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Cronache

Camorra a Pomigliano d’Arco: arrestati 27 affiliati, tra cui quattro minorenni

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La camorra a Pomigliano d’Arco è una realtà concreta e radicata. L’indagine condotta dalla DDA di Napoli e dalla Procura per i Minorenni, avviata nel 2023, ha portato a 27 arresti, tra cui quattro minorenni. Tra questi, un giovane affiliato al clan Cipolletta, che si è addirittura tatuato il nome del sodalizio criminale sul polso come simbolo di appartenenza. Un segno inquietante della diffusione del fenomeno della criminalità minorile, con giovanissimi pronti a commettere atti violenti per guadagnarsi prestigio all’interno della camorra.

Il blitz e le accuse ai clan

L’operazione ha colpito due gruppi criminali rivali, i Cipolletta e i Ferretti-Mascitelli (legati ai Mazzarella), che si contendevano il controllo del territorio attraverso sparatorie, incendi e tentati omicidi. Gli arrestati sono accusati di tentato omicidio, estorsione, spaccio di droga, utilizzo di cellulari in carcere, usura e sequestro di persona. Le indagini hanno anche documentato 14 estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori, 11 rapine violente e una serie di “stese” intimidatorie.

Le polemiche: il sindaco e le dichiarazioni smentite

Lo scorso anno, il sindaco di Pomigliano d’Arco, Lello Russo, aveva dichiarato che “nella mia città non c’è camorra”, provocando dure reazioni. La presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, aveva invitato il primo cittadino a una “maggiore prudenza”. Dopo i nuovi arresti, anche il procuratore Nicola Gratteri ha commentato la vicenda, sottolineando come la realtà smentisca nettamente le parole di Russo. Il sindaco ha poi precisato che intendeva riferirsi alla mancanza di infiltrazioni mafiose all’interno del Comune, e non alla criminalità sul territorio.

La camorra e il traffico di droga gestito con droni

Gli investigatori hanno scoperto che il clan Cipolletta gestiva un sofisticato traffico di droga e cellulari nel carcere di Carinola, utilizzando droni per il trasporto illecito. L’operazione ha portato al sequestro di 30 armi, tra pistole e fucili, e 90mila euro in contanti, utilizzati per finanziare le intercettazioni che si sono rivelate fondamentali.

L’agghiacciante normalità della violenza

Uno degli aspetti più inquietanti delle intercettazioni è la naturalezza con cui gli indagati maneggiavano le armi, anche in contesti familiari. In un caso, un uomo è stato sorpreso a scarrellare una pistola davanti a un bambino di sei anni, che ingenuamente gli ha chiesto: “Papà, dove vai con la pistola?”. Un episodio che dimostra quanto la criminalità sia radicata in alcune realtà e la necessità di interventi mirati per fermare il fenomeno.

L’operazione ha inferto un duro colpo alla camorra locale, ma la battaglia è tutt’altro che finita. L’aumento del coinvolgimento dei baby criminali, pronti a tutto per scalare le gerarchie mafiose, è un segnale d’allarme che impone azioni concrete per evitare che una nuova generazione di camorristi prenda il posto dei vecchi boss.

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Cronache

“Cecchini del weekend”, la Procura di Milano indaga su presunti documenti del Sismi: viaggi dell’orrore partiti da Trieste per uccidere a Sarajevo

La Procura di Milano indaga sui “cecchini del weekend” che pagavano per uccidere nella Sarajevo assediata. Si cercano documenti del Sismi che avrebbe fermato i viaggi partiti da Trieste nel 1994.

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La Procura di Milano sta indagando sul caso dei cosiddetti “cecchini del weekend”, cittadini occidentali che, durante la guerra in Bosnia tra il 1992 e il 1996, avrebbero pagato per andare a uccidere civili a Sarajevo. L’obiettivo dei magistrati è ora verificare l’esistenza di documenti del Sismi, l’ex servizio segreto militare italiano (oggi Aisi), che all’epoca avrebbe avuto conoscenza di questi viaggi e sarebbe intervenuto per bloccarli.

Il racconto dell’ex agente bosniaco

L’inchiesta nasce da un esposto dello scrittore Ezio Gavazzeni, assistito dagli avvocati Nicola Brigida e Guido Salvini, nel quale è riportata la testimonianza di un ex agente dell’intelligence bosniaca.
Secondo quanto riferito, all’inizio del 1994 i servizi bosniaci avrebbero informato il Sismi che gruppi di “tiratori turistici”, anche italiani, partivano da Trieste per partecipare a un “safari” umano contro la popolazione civile di Sarajevo.
L’ex 007 ha sostenuto che il Sismi avrebbe poi interrotto quelle missioni, rispondendo nel giro di pochi mesi che “il safari parte da Trieste, l’abbiamo scoperto e interrotto”.

Le verifiche su possibili documenti segreti

Secondo la testimonianza, potrebbero esistere carte che documentano le interlocuzioni tra servizi bosniaci e italiani, con tanto di identificazioni dei presunti assassini.
Gli inquirenti, coordinati dal procuratore Marcello Viola e dal pm Alessandro Gobbis, insieme al Ros dei Carabinieri, stanno ora cercando di rintracciare quei documenti.
Se trovati, saranno acquisiti formalmente. Nei prossimi giorni dovrebbero inoltre iniziare le audizioni dei primi testimoni, tra cui proprio l’ex agente bosniaco e altri citati nell’esposto.

Le testimonianze e il documentario “Sarajevo Safari”

L’indagine si intreccia con le denunce presentate dall’ex sindaca di Sarajevo, Benjamina Karic, che indicavano almeno cinque persone coinvolte, emerse anche nel documentario “Sarajevo Safari” del regista sloveno Miran Zupancic, uscito nel 2022.
Tra i testimoni figura anche un anonimo ufficiale dei servizi segreti sloveni, secondo cui “per sparare a un bambino con un fucile di precisione veniva pagato un compenso più alto”.

Un’ombra sulla guerra in Bosnia

Le indagini, che comprendono anche l’acquisizione di atti del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, puntano ora a chiarire se davvero ci fu un traffico di turisti-assassini partiti dall’Italia per partecipare ai crimini di guerra durante l’assedio di Sarajevo.
Gli investigatori lavorano su una pista delicata, che intreccia intelligence, orrore e responsabilità storiche, e che potrebbe portare alla luce una delle pagine più oscure e inimmaginabili del conflitto balcanico.

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Cronache

Aurore boreali visibili in Italia: la tempesta solare G4 illumina i cieli e minaccia le comunicazioni

Aurore boreali eccezionali visibili anche in Italia per una tempesta geomagnetica di classe G4. Spettacolo nei cieli ma possibili disagi a satelliti, reti elettriche e comunicazioni.

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Uno spettacolo raro e affascinante ha colorato i cieli italiani: le aurore boreali sono tornate visibili anche a latitudini insolitamente basse, grazie a una tempesta geomagnetica di classe G4, la penultima per intensità nella scala che arriva fino a G5. Il fenomeno, iniziato nella notte tra l’11 e il 12 novembre, è tuttora in corso e potrebbe intensificarsi nelle prossime ore.

Un evento straordinario anche per l’Italia

Le prime luci danzanti sono comparse lungo l’arco alpino, ma secondo Mirko Piersanti, professore all’Università dell’Aquila ed esperto di meteorologia spaziale, questa notte potrebbero essere visibili anche in altre zone d’Italia. “La tempesta potrebbe essere molto intensa, è assolutamente probabile che le aurore saranno visibili non solo al Nord”, ha spiegato lo studioso.

L’origine del fenomeno

Le aurore boreali si formano quando le particelle cariche del vento solare interagiscono con il campo magnetico terrestre. Normalmente, queste particelle vengono deviate verso i poli, dove eccitano le molecole dell’atmosfera, generando le tipiche scie luminose.
Durante le tempeste solari, tuttavia, la quantità di particelle è così elevata da penetrare più in profondità, rendendo il fenomeno visibile anche in regioni lontane dai poli.

Rischi per infrastrutture e comunicazioni

Una tempesta geomagnetica di classe G4 non porta solo bellezza nei cieli, ma anche rischi per le reti elettriche e i sistemi di comunicazione.
Secondo il centro di previsione meteo-spaziale Noaa, gli eventi di questa intensità possono provocare blackout radio, variazioni di orientamento dei satelliti e interferenze con i sistemi di navigazione Gps.
Alcuni effetti si sono già manifestati, come il blackout radio che ha interessato Europa e Africa, interrompendo le comunicazioni ad alta frequenza sul lato terrestre esposto al Sole.

Le cause: due espulsioni di massa coronale

L’attuale tempesta è stata innescata dall’arrivo di due espulsioni di massa coronale (Cme), una delle quali associata al più potente brillamento solare del 2025, di classe X5.1.
All’origine c’è la macchia solare AR4274, una delle più attive dell’attuale ciclo solare. “Da giorni la stavamo monitorando — ha spiegato Piersanti — perché si è fusa con altre regioni raggiungendo dimensioni enormi. Alcune Cme precedenti non hanno raggiunto la Terra, ma questa volta l’impatto è diretto”.

Il rischio di un evento storico

Secondo i dati della Noaa, l’intensità della tempesta oscilla tra G3 e G4, ma potrebbe salire ulteriormente con l’arrivo di una terza Cme nelle prossime ore.
“Al momento — ha aggiunto Piersanti — stiamo osservando solo la prima parte della nuvola magnetica. Se le condizioni si manterranno favorevoli, potremmo assistere a una tempesta ancora più forte, forse la più intensa dai tempi dell’evento di Carrington del 1859”.

Un fenomeno raro e spettacolare, dunque, che coniuga meraviglia e rischio, e che ancora una volta ricorda quanto la Terra resti profondamente connessa all’attività del suo Sole.

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Stop ai siti porno per i minori, Italia prima in Europa: entra in vigore la verifica dell’età

Entra in vigore la delibera Agcom che impone la verifica dell’età per l’accesso ai siti porno in Italia. I portali esteri avranno tre mesi per adeguarsi. L’obiettivo è tutelare i minori.

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L’Italia diventa il Paese capofila in Europa nella lotta all’accesso dei minori ai siti pornografici. È infatti entrata in vigore la delibera dell’Autorità per le Comunicazioni (Agcom) che impone la verifica dell’età obbligatoria per accedere alle piattaforme a luci rosse con sede in Italia, come previsto dal decreto Caivano.

Per i siti con sede all’estero – tra cui Pornhub, YouPorn, RedTube e OnlyFans – scatterà un periodo di adeguamento di tre mesi, fino al 1° febbraio 2026, data entro la quale dovranno implementare i nuovi sistemi di controllo.


Come funzionerà la verifica dell’età

L’Agcom ha trasmesso alla Commissione europea la lista dei 48 portali coinvolti, in linea con il Digital Service Act. Non sarà più sufficiente dichiarare con un clic di essere maggiorenni: gli utenti dovranno dimostrare la propria età tramite un sistema certificato e anonimo.

Il processo prevede due fasi:

  1. Scaricare un’app europea dedicata (in fase di sperimentazione) che attesti la maggiore età dell’utente tramite un sistema di identificazione.

  2. Accedere al sito tramite un QR Code o un codice numerico, che autorizzerà la visione dei contenuti.

La garanzia della privacy è assicurata dal “doppio anonimato”: i siti non conosceranno l’identità dell’utente e i fornitori della verifica non sapranno per quale servizio viene richiesta la certificazione. Nessun dato sensibile – come documenti o foto – sarà condiviso.


Sanzioni fino a 250mila euro per i trasgressori

In caso di mancato adeguamento, l’Agcom potrà diffidare i gestori entro 20 giorni e, in caso di inadempienza, procedere al blocco del sito fino alla regolarizzazione. Le sanzioni possono arrivare fino a 250.000 euro.


Le reazioni politiche

La senatrice Mariastella Gelmini (Noi Moderati) ha accolto positivamente la misura:
«È un passo avanti importante per la tutela dei minori, frutto del decreto Caivano e reso operativo dall’Agcom».

Di segno opposto il commento di Roberto Giachetti (Italia Viva), che definisce la norma «una torsione da Stato etico di un’Unione Europea sempre meno attenta ai veri problemi dei cittadini».


Il contesto europeo

Il provvedimento italiano segue le orme di iniziative analoghe nel Regno Unito, dove l’Online Safety Act obbliga i siti a verificare l’età tramite documento o riconoscimento facciale. In Francia, invece, l’obbligo di inviare una foto o un documento ha spinto la casa madre di Pornhub, Aylo, a oscurare i propri portali per protesta, fino alla sospensione della misura da parte del tribunale di Parigi.

Negli Stati Uniti, 17 Stati hanno già imposto regole simili, mentre la Commissione europea ha aperto un’inchiesta su Pornhub per presunte lacune nei controlli sull’accesso dei minori.

Con questa delibera, l’Italia punta a diventare un modello europeo di sicurezza digitale e di tutela dei minori nel mondo online.

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