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Calcio: Verratti a Doha, firmerà per l’Al Arabi

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Marco Verratti è arrivato a Doha dove, secondo quanto riferito da RMC Sport, firmerà per l’Al Arabi. Messo ai margini nel Psg dal tecnico Luis Enrique, ed escluso dalla lista per la Champions, l’ex centrocampista del Pescara ha scelto di continuare a giocare in Qatar. L’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare entro le prossime 24 ore. intanto Verratti è rimasto fuori anche dalle convocazioni del nuovo ct dell’Italia, Luciano Spalletti.

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De Laurentiis: rinnovo Kvaratskhelia? Ha un contratto fino al 2027

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Dopo aver annunciato il rinnovo imminente del contratto di Osimhen il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, ha messo da parte il tema delle trattative di rinnovo con Kvaratskhelia. “Che c’entra Kvara? Ha un contratto lungo 4 anni ancora – ha detto De Laurentiis al Premio Campania Felix – c’è troppa negatività in città, piangete sempre su un morto che non c’è”. Il contratto dell’esterno georgiano di 22 anni dura attualmente fino al 2027 con un ingaggio di 1,4 milioni a stagione. Kvaratskhelia è però nell’obiettivo di grandi club europei, con voci di mercato sull’interesse del Paris Saint Germain, del Chelsea e del Barcellona, per offerte che però il Napoli non ascolterebbe se fossero sotto i 100 milioni di euro.

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Roberto Baggio numero 10, la malinconia di un grandissimo Campione

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Nel mondo del calcio, essere un numero dieci è sempre stato un compito difficile, e Roberto Baggio lo sa bene. In un’intervista, l’ex calciatore italiano riflette sulla sua carriera, il ruolo del numero dieci e le sfide che ha affrontato nel corso degli anni.

“È sempre stato complicato essere un numero dieci. Era già difficile ai miei tempi”, ammette Baggio. “Eravamo sempre discussi. Ora ce ne sono di meno, siamo un genere in via di estinzione. Bisognerebbe stare dentro il mondo del calcio di oggi per capire le ragioni di questa eclissi della fantasia. Io non ci sono. So solo che per me quel numero corrispondeva al desiderio di fare le giocate, di inventare, di sentirsi liberi”.

Il campione italiano ricorda un’epoca in cui giocatori come Zola cercavano opportunità all’estero per esprimere la loro creatività. Tuttavia, secondo Baggio, il calcio moderno sembra aver perso un po’ di quella magia. “Sembrava che il calcio non avesse più bisogno di fantasia, che considerasse l’estro un reato. Tutto era finito in mano alla tattica. Le partite non le vincevano più i giocatori, le vincevano gli allenatori”.

Baggio rivela di aver sofferto personalmente durante la sua carriera, soprattutto quando, giocando in nazionale, non è stato più convocato dopo essere uscito dal mondiale. “Sembrava che il calcio non avesse più bisogno di fantasia, che considerasse l’estro un reato”, dice, riflettendo sul cambiamento nella percezione del calcio.

Il numero dieci italiano rivela anche i suoi modelli, citando Paolo Rossi come un’icona sentimentale e Zico come una fonte di ispirazione nel gioco. “Dal punto di vista del gioco mi innamorai di Zico. Lo sognavo di notte”.

La carriera di Baggio è stata segnata anche da dolorosi momenti fisici, tra cui un grave infortunio al ginocchio nel 1985. “Fu un’incidente stupido, avevo appena fatto gol, mi sono buttato in scivolata per un contrasto, ho toccato la palla ma quando mi sono rialzato era come se mi fosse scoppiato un ginocchio. Un dolore impensabile. Ci sono voluti due anni per tornare a giocare. Ma mi ha segnato per la vita. È stato un compagno fedele, non mi ha mai lasciato”.

Baggio affronta anche le difficoltà del calcio moderno, la sua filosofia di gioco, e il rimpianto di alcune partite cruciali. “La finale dei mondiali del 1994 a Pasadena, Italia-Brasile. Non la posso dimenticare. Quella sì vorrei rigiocarla”, confessa.

Nonostante le sfide e i dolori, Roberto Baggio conserva un attaccamento alla maglia azzurra e ricorda con affetto i suoi compagni di squadra, esprimendo il desiderio di cenare con quelli che non sono più tra noi. Il campione, malgrado gli alti e bassi della sua carriera, si presenta come un uomo grato e riflessivo, la cui vita calcistica è stata plasmata dalla passione, dalla sofferenza e dalla lotta per superarla.

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Messi e il Mondiale 2026, “vorrei esserci” ma “sarà difficile”

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Un anno dopo il titolo mondiale con l’Argentina, il capitano dell’Albiceleste Lionel Messi ha rilanciato ancora una volta la possibilità della sua partecipazione ai Mondiali del 2026, dicendo che lo desidera “più che mai”, ma ammettendo che “essendo realistici, sarà difficile”. Alla domanda sulla sua possibile presenza ai Mondiali del 2026 negli Stati Uniti, Canada e Messico, Messi ha ribadito che “l’unica cosa a cui (lui) pensa oggi è arrivare alla Copa America” a giugno-luglio 2024 negli Stati Uniti, competizione che l’Argentina vinse nel 2021. “Dopo il tempo dirà se sarò o no” ai Mondiali del 2026, ha dichiarato al canale Star+. “Raggiungerò un’età (39 anni) che normalmente non mi permetterebbe di competere in Coppa del Mondo”. “Sembrava che mi sarei ritirato dopo l’ultimo Mondiale, ma è esattamente il contrario. Ora voglio esserci più che mai”, ha ammesso Messi, parlando del torneo nel 2026.

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