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Calcio, torna il Napoli al San Paolo: si gioca la finale di Coppa Italia con l’Inter

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Manca davvero poco, il conto alla rovescia è iniziato: fra poche ore i calciatori torneranno al San Paolo, ci sarà l’uscita dagli spogliatoi sotto lo sguardo attento dell’effigie di San Gennaro, e calcare il manto erboso che adesso è perfetto, provocherà di sicuro un brivido ai protagonisti che attendevano da tempo questo momento. Il Napoli si è allenato bene, è compatto e crede nella possibilità di centrare l’obiettivo numero uno: la Coppa Italia. Tanta attesa ed emozione da parte di tutta una città e della tifoseria che vive questo match come un nuovo debutto in questa stagione. Dopo il lungo stop dovuto alla pandemia mondiale è arrivato dunque il tempo di tornare al calcio giocato. L’appuntamento per gli azzurri di Rino Gattuso è fissato per sabato 13 giugno alle ore 21,00 allo stadio San Paolo proprio per la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l’Inter (arbitro designato: Gianluca Rocchi).

Si parte dall’1-0 conquistato nella gara di andata a Milano lo scorso 24 febbraio con goal di Fabian Ruiz. Ma abbassare la guardia sarebbe un errore: occorre massima concentrazione e determinazione per portare a casa il risultato dopo tanti mesi di inattività (in riferimento alle partite che contano) e con lo stadio a porte chiuse. Saranno trecento le persone autorizzate ad accedere all’impianto di Fuorigrotta per il match (tra società, atleti, addetti ai lavori e giornalisti). In atto in queste ore la ratifica del cambiamento di una regola da parte del consiglio di Lega: in caso di parità alla fine del tempo regolamentare si andrà direttamente ai calci di rigore (questo per evitare un ulteriore tour de force ai calciatori impegnati in partita in questo periodo ogni tre giorni).
Ieri il Presidente Aurelio De Laurentiis si è presentato presso il Centro Tecnico di Castel Volturno, per stare accanto alla sua squadra e trasmettere messaggi importanti alla vigilia di un match così significativo. Il patron ha invitato i suoi a onorare al massimo l’imminente competizione, la cui finale si disputerà a Roma il 17 giugno.

Per i giocatori la promessa di corrispondere per intero – dunque senza decurtazioni – le mensilità dello stipendio non ancora attribuite in questi mesi di Covid, durante i quali, per il lockdown sono mancati sia allenamenti di gruppo che partite. Le mensilità saranno spalmate nei prossimi mesi. il Presidente ne ha approfittato, infine, per abbracciare con affetto Gattuso dopo la recente scomparsa della giovane sorella Francesca: per il mister tanta fiducia, stima e l’imminente rinnovo triennale, testimonianza di un feeling costruito giorno per giorno, da dicembre ad oggi.
Dal 10 maggio ad oggi la squadra ha lavorato molto bene, con massima attenzione a tutti i dettagli. Domani il gruppo farà allenamento al San Paolo per ritrovare il campo di casa, anch’esso ritornato in perfette condizioni. Altra novità: la squadra andrà in ritiro non al consueto centro sportivo ma all’hotel Britannique di Napoli, fresco di ristrutturazione e super accessoriato. Per quanto riguarda la formazione di sabato questa è l’ipotesi più probabile per il 4-3-3: Ospina (probabilmente ancora preferito a Meret) in porta; difesa con Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly e Mario Rui (Manolas ancora out per una decina di giorni per infortunio); centrocampo con Zielinski, Fabian Ruiz e Demme; in attacco il tridente con Callejon, Mertens e Insigne.

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Onu: in Brasile 1 milione di omicidi in 18 anni

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Il Brasile è da 22 anni il Paese dove si registra il maggior numero di omicidi al mondo e dove negli ultimi 18 anni sono stati registrati complessivamente quasi un milione di assassinii. I numeri provengono da una ricerca dell’Ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine (Unodc), lo Studio globale sugli omicidi, aggiornato al 2021. Dopo aver scalzato l’India dal primo posto in classifica nel 2001, registrando 45.955 morti violente, il Brasile non ha mai più lasciato la posizione di vertice. L’India resta seconda seguita da Messico, Colombia e Russia.

L’anno con il maggior numero di omicidi dal 2001 è stato il 2017, durante il governo dell’ex presidente Michel Temer: 63.788. Il secondo peggiore era stato quello precedente, il 2016, con 61.208 assassinii. Nell’agosto di quell’anno la presidente Dilma Rousseff fu allontanata dall’incarico al termine di un processo di impeachment che aveva consegnato il governo del Paese a Temer. Il numero più basso di omicidi è stato il 2019, primo in carica per il l’ex presidente Jair Bolsonaro: 44.073. Il numero di assassinii era tuttavia tornato a crescere dall’anno successivo: 47.722 omicidi nel 2020. Nel 2021, il Brasile ha registrato 45.562 morti, con un tasso di 21,3 omicidi ogni 100mila abitanti.

Per l’Onu il 2021 è stato l’anno più letale nel mondo, segnando il record di 457.945 morti. Tra i continenti, l’Africa ha il numero più alto di assassinii, 176mila, seguito da America (154mila) che ha il tasso più alto per 100mila abitanti (15 morti). Il 40% degli omicidi nel mondo è stata commesso con armi da fuoco. Un altro 22%, con arma da taglio. In America, le morti con armi da fuoco sono più significative: 67%.

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Domani la Consulta elegge il suo nuovo presidente

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Domani la Corte costituzionale eleggerà il suo nuovo presidente, cioè il successore di Silvana Sciarra, il cui mandato è terminato un mese fa. Diversamente da quanto accaduto in altri cambi al vertice della Consulta, stavolta sembra esserci poca suspense. Perchè sembra profilarsi la conferma del presidente facente funzioni Augusto Barbera, il professore di diritto costituzionale eletto alla Consulta dal Parlamento a dicembre del 2015, su indicazione del Pd.

Il collegio che domani è chiamato al voto non è al completo: manca un giudice di nomina parlamentare, visto che le due sedute comuni di Camera e Senato convocate a novembre per riempire il posto lasciato libero da Sciarra, si sono concluse con una fumata nera. Troppo alto il quorum richiesto per le prime tre votazioni, i 2/3 , per poter essere raggiunto senza un accordo tra maggioranza e opposizione, allo stato improbabile considerato che si tratta di eleggere un solo giudice. Per questo non sembra senza fondamento l’ipotesi che la pratica possa essere rimandata a dicembre del 2024, quando scadranno altri tre giudici costituzionali di nomina parlamentare: si tratta di Barbera, del vicepresidente Franco Modugno e del giudice Giulio Prosperetti, tutti eletti nel 2015.

Comunque vada, domani saranno 14 e non 15 i giudici chiamati a scegliere il nuovo presidente. Due di loro sono di fresca nomina : si tratta dei professori Giovanni Pitruzzella (docente di diritto costituzionale) e Antonella Sciarrone Alibrandi, entrambi indicati dal presidente Sergio Mattarella il 10 novembre scorso, in sostituzione di Daria De Pretis e Nicolo’ Zanon, che hanno lasciato per scadenza del mandato. A far ritenere probabile l’elezione di Barbera – che resterebbe al vertice della Corte Costituzionale per un anno – è il consenso unanime raggiunto sul suo nome quando si è trattato di indicare il successore pro tempore di Sciarra.

Per lui hanno votato anche i giudici “più titolati” dal punto di vista dell’anzianità alla Consulta (che resta il parametro di riferimento nell’elezione del presidente), a partire dal vicepresidente Franco Modugno. Originario di Aidone, in provincia di Enna, 85 anni, Barbera ha alle spalle una lunga attività accademica tra le Università di Bologna, Ferrara e Catania ed è autore di 22 volumi. Ha fatto anche politica: eletto alla Camera dei deputati nelle liste del Pci e del Pds, per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994, è stato anche ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo Ciampi e poi tra i promotori dei referendum elettorali del 1991, del 1993 e del 1999. È sposato da cinquantadue anni con Maria Montemagno e ha due figli, Alessandro e Teresa.

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Ue lancia missione civile-militare per Golfo di Guinea

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Il Consiglio Ue ha adottato la decisione che avvia l’iniziativa di sicurezza e difesa dell’Ue a sostegno dei Paesi dell’Africa occidentale del Golfo di Guinea, per una durata iniziale di due anni e ha inoltre approvato i piani operativi per i pilastri civile e militare delle missione. L’iniziativa rientra nell’approccio integrato dell’Ue alla regione e contribuirà a sostenere Costa d’Avorio, Ghana, Togo e Benin nell’affrontare le sfide dell’instabilità e dell’insicurezza. Lo farà rafforzando le capacità delle forze di sicurezza e di difesa dei quattro Paesi dell’Africa occidentale.

– “Con il lancio di questa iniziativa per la sicurezza e la difesa, l’Ue sta intensificando il sostegno per affrontare le ricadute dell’insicurezza dal Sahel agli Stati costieri dell’Africa occidentale. Come parte di una risposta più ampia che riunisce prevenzione, sviluppo socioeconomico e assistenza umanitaria, questa iniziativa fornirà un sostegno su misura, in linea con le esigenze espresse dai nostri partner. Dimostra l’impegno dell’UE nei confronti dei Paesi disposti a collaborare con noi”, commenta Josep Borrell, Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza.

L’iniziativa rafforzerà le capacità delle forze di sicurezza e di difesa dei quattro Paesi dell’Africa occidentale di contenere e rispondere alla pressione esercitata dai gruppi armati terroristici nelle loro regioni settentrionali. Inoltre, promuoverà lo stato di diritto e il buon governo nei settori della sicurezza e la costruzione della fiducia tra la società civile e le forze di sicurezza e di difesa. Con questa iniziativa, elaborata in stretto coordinamento con Costa d’Avorio, Ghana, Togo e Benin, l’Ue propone un sostegno su misura basato sulle esigenze individuate e formulate dagli stessi quattro Paesi.

Seguendo un’impostazione innovativa, flessibile e modulare, l’iniziativa combinerà competenze militari e civili in materia di sicurezza e difesa (fornendo squadre di formazione a breve termine o esperti in visita) in complementarità con le misure di assistenza del Fondo europeo per la pace, come quelle recentemente adottate per sostenere le Forze armate del Benin (11,75 milioni di euro) e del Ghana (8,25 milioni di euro).

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