Buon Primo Maggio, festa del Lavoro negato, a chi lo ha perso e a chi lo cerca invano. Buon Primo Maggio a chi è ricattato ed umiliato dal padrone, e subisce ancora una volta per paura di non poter più portare il pane a casa. Buon Primo Maggio ai datori di lavoro onesti ed appassionati, che fanno anche debiti per pagare gli stipendi ai lavoratori, mentre i loro creditori come la Pubblica Amministrazione o colossi imprenditoriali, spesso carrozzoni politici affollati di predoni, ritardano i pagamenti dovuti, che si dimezzano o addirittura si annullano quando scientificamente dichiarano dissesto, fregandosene dei licenziamenti e dei buchi neri che lasciano nell’economia di un paese sempre più debole, dove la Giustizia è stata affossata da una burocrazia assurda, creata ad hoc dai tanti politicanti corrotti ed incapaci, e che ancora ad oggi osano proferire parola.
Buon Primo Maggio alla mia assistita R.C., che ha avuto il coraggio di denunciare il potente datore di lavoro depositando denuncia all’Ispettorato del Lavoro di Caserta il 28/07/2020, ma che proprio da quella data, malgrado più solleciti, attende ancora di essere ricevuta o ascoltata per la prima volta. Buon Primo Maggio alle donne licenziate o non assunte per non aver consentito a porci in giacca e cravatta, di far loro una carezza non richiesta, o per il loro essere state madri o potenziali tali, spesso dimenticate da uno Stato che lamenta la crescita zero ma nei decenni trascorsi ha negato ogni sostegno alla Famiglia, abbandonandola a se stessa in un mondo stravolto, sempre più spietato.
Che siano maledetti tutti coloro che con il ricatto del lavoro approfittano di uomini e donne che si sono sempre spaccati la schiena, e non chiedono altro di poterlo fare ancora per la loro dignità di esseri umani. Maledetti i caporali e le organizzazioni che li appoggiano, che sfruttano italiani e stranieri costretti dalla disperazione e dalla miseria, alimentando le nuove schiavitù del XXI Secolo. Maledetti coloro che nel sempre più distante Parlamento non compiono il loro dovere e si inventano misure assistenzialistiche, che sono giustissime e sacrosante in una Società efficiente, ma che nella nostra, senza soprattutto l’attivazione di reali controlli,sono state distorte e mantenute in vita per legalizzare un gigantesco voto di scambio, un pagamento per giustificare il loro essere nulli, ossessionati solo dal tenere il sedere ben saldo sulla poltrona, cambiando casacca, schieramento e bandiera, magari perché nella vita non hanno mai vissuto con il frutto del loro lavoro.
Buon Primo Maggio a chi ci crede ancora ed ha il coraggio di indignarsi ed esprimere il suo disappunto, e maledetti noi ogni qual volta ci voltiamo dall’altra parte, non ci ribelliamo ed attendiamo sostanzialmente ignavi la prossima umiliazione nazionale o locale, per poi rimandare sempre quella rivolta sociale e culturale, pacifica ma durissima, che avemmo dovuto attuare già da anni.
In Italia a inizio 2024 l’Inps ha registrato 17,7 milioni di pensioni vigenti, escluse quelle degli ex dipendenti pubblici e dei giornalisti per una spesa di 248 miliardi di euro e un’incidenza di assegni sulla popolazione di 295,2 pensioni ogni mille abitanti. Ma se al Nord si percepiscono in media più assegni l’incidenza cambia guardando alle prestazioni di invalidità e a quelle sociali. Nel Sud, secondo quanto emerge dall’Osservatorio Inps sulle pensioni, l’incidenza delle prestazioni agli invalidi civili è di 77,4 ogni mille residenti, quasi il doppio di quella registrata al Nord che è di 39,3 ogni mille residenti.
Se si guarda al complesso delle pensioni il Nord registra 311 pensioni ogni mille abitanti, il Centro 292,5 e il Sud 275,6. Al Nord prevalgono le pensioni previdenziali, quelle basate sul versamento di contributi (vecchiaia, invalidità previdenziali e superstiti) mentre al Sud prevalgono le prestazioni assistenziali (a fronte di invalidità civili e di disagio economico). Ma se per le pensioni e gli assegni sociali il dato è legato al fattore economico e a un tasso di occupazione nettamente più basso nell’area per le invalidità civili non dovrebbe esserci una differenza così significativa. Se si guarda alle pensioni assistenziali nel complesso ce ne sono 70 ogni mille abitanti in Italia con un range che va dalle 44 dell’Emilia Romagna alle 124 della Calabria e 116 della Campania. Nel complesso le pensioni assistenziali sono 4.142.774 (il 23,3% del totale).
Di queste 3.297.954 sono prestazioni agli invalidi civili. Oltre la metà della spesa per pensioni è destinata al Nord. Il 55,5% delle somme stanziate a inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale, il 24,2% all’Italia meridionale e le isole (per la categoria Pensioni e assegni sociali la percentuale passa al 55,9%), il 19,6% all’Italia centrale e lo 0,7% a soggetti residenti all’estero. L’importo medio mensile della singola prestazione (bisogna tenere conto del fatto che il pensionato può avere più assegni) in Italia è di 1.081,16 euro per 13 mensilità.
Al Nord l’importo medio mensile è di 1.248,74 euro, al Centro di 1.100,48 euro e al Sud di 852,40 euro. All’Estero l’importo medio mensile è di 379,40 euro. Il dato tiene conto del fatto che al Nord le pensioni sono basate in media su più anni di contributi e al Sud c’è un’alta percentuale di prestazioni assistenziali. Oltre la metà delle pensioni vigenti, sempre escluse quelle dei dipendenti pubblici e dei giornalisti, ha un importo inferiore a 750 euro. Il dato riguarda le singole prestazioni (sia previdenziali che assistenziali) e non il complessivo reddito da pensione dei pensionati che spesso si basa su più assegni. Si tratta di 9.543.973 pensioni (il 53,7% del totale). Il divario tra i due sessi è accentuato con il 40% delle pensioni degli uomini al di sotto di questa cifra e il 64,7% per le donne.
Si è conclusa oggi l’offerta delle azioni Juventus nell’ambito dell’aumento di capitale del club bianconero. E’ stato sottoscritto il 97,6% delle azioni, per un ammontare complessivo pari a circa 195,1 milioni di euro. I diritti di opzione non esercitati saranno offerti in Borsa a partire dal 3 aprile. Il periodo di offerta delle nuove azioni era stato aperto l’11 marzo: sono stati esercitati 246.628.440 diritti di opzione per la sottoscrizione di 123.314.220 nuove azioni, per un controvalore di 195.083.096,04 euro.
Le misure adottate con il decreto sul superbonus e sui bonus edilizi “sono tese a chiudere definitivamente la eccessiva generosità di una misura che come è noto ha causato gravi effetti sulla finanza pubblica e i cui effetti, definitivamente, potremo contabilizzare tra pochi giorni quando si caricherà la finestra per tutte le fatture e i lavori eseguiti entro il 31 dicembre 2023”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti al termine del Consiglio dei Ministri. “Il governo ha approvato un decreto in materia di bonus edilizi che elimina ogni tipo di sconto in fattura e cessione del credito per tutte le tipologie che ancora lo prevedevano; abbiamo eliminato la disposizione della remissione in bonis che avrebbe consentito fino al 15 ottobre le correzioni con il pagamento di minime sanzioni di tutte le comunicazioni già intervenute e previsto per tutte le nuove fattispecie una nuova comunicazione preventiva, quando si inizia il lavoro, in modo da avere un monitoraggio del fenomeno e non solo quando le fattura vengono caricate”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Abbiamo esteso a questa fattispecie – ha proseguito il ministro – la compensazione rispetto ai debiti di coloro che vogliono usufruire dei debiti d’imposta rispetto ai debiti effettivamente accertati nei confronti dello Stato”. In pratica – ha spiegato il ministro “se c’è un ruolo già accertato definitivamente, prima si compensa su quello”. Il ministro ha poi sottolineato che sono stati individuati nuovi meccanismi di frode sui quali è stato introdotto un paletto. “C’è la limitazione della cessione del credito Ace, perché abbiamo iniziato a notare un utilizzo fraudolento su questa agevolazione che peraltro è eliminata dalla riforma fiscale”. Altre norme prevedono una comunicazione preventiva anche sulle misure di “Transizione 4.0, fermo restando la compensazione che abbiamo già introdotto su transizione 5.0”.