Ci sono alcune delle voci più autorevoli della guerra tra la valanga di dimissioni che ha colpito il governo ucraino di Volodymyr Zelensky, che a 11 mesi esatti di guerra deve affrontare una bufera corruzione nel primo scandalo di questa portata dall’inizio dell’invasione russa. Tra i silurati ci sono nomi illustri, primo tra tutti il vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino Kyrylo Tymoshenko, in questi mesi megafono dell’esecutivo nel conflitto. Insieme a lui, quattro viceministri hanno perso il loro incarico nell’ultima giornata, che si aggiungono al collega delle Infrastrutture arrestato per tangenti il 21 gennaio. Sono poi cinque i governatori dimessi, alcuni di oblast chiave come quelle di Kherson e di Zaporizhzhia.
“Niente occhi chiusi”, Zelensky “risponde direttamente a una richiesta pubblica fondamentale: la giustizia per tutti”, è il tagliente commento del consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. E mentre l’Ue esprime “soddisfazione”, sottolineando che “l’Ucraina deve rafforzare la lotta alla corruzione” come parte del processo di adesione all’Unione, lo scandalo non passa inosservato a Mosca: in Ucraina è cominciata “una nuova spartizione della torta”, sono le parole al vetriolo della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Di questa torta, aggiunge, è rimasto solo un pezzo, ma “questi vampiri insaziabili continuano a spartirselo”.
La raffica di dimissioni e destituzioni è giunta all’indomani dell’annuncio di Zelensky di “decisioni sul personale” riguardanti “dirigenti di vario livello”, compreso il divieto ai funzionari di viaggiare all’estero tranne che per affari ufficiali. Poche ore dopo sono arrivate le dimissioni di Tymoshenko, accusato di aver utilizzato un veicolo fuoristrada che era stato donato all’Ucraina per scopi umanitari. A lasciare la sua poltrona poi il viceministro della Difesa Vyacheslav Shapovalov, coinvolto nello scandalo secondo cui il suo ministero ha firmato un contratto a un prezzo gonfiato per i prodotti alimentari destinati ai soldati. Insieme a lui, hanno lasciato i viceministri per lo Sviluppo comunitario e territoriale Ivan Lukeryu e Vyacheslav Negoda, e il viceministro delle Politiche Sociali Vitaly Muzychenka.
E prima di loro, il viceministro delle Infrastrutture Vasyl Lozinsky è stato arrestato il 21 gennaio con l’accusa di aver intascato una tangente di 400.000 dollari per “facilitare” l’acquisto di generatori a prezzi gonfiati. Dopo i viceministri, hanno perso la poltrona i governatori delle regioni di Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Sumy e Kherson, finiti sotto inchiesta giudiziaria secondo la stampa ucraina. Dimissioni anche dal governatore della regione di Kiev, Oleksiy Kuleba, ma sarebbero legate alla sua prossima nomina nell’amministrazione presidenziale.
La bufera ha poi coinvolto altri funzionari, tra cui il vice capo del partito di Zelensky Pavlo Halimon e il sostituto procuratore generale Oleksiy Simonenko, accusato di essersi recato in vacanza in Spagna, infrangendo il divieto di partire per gli uomini in età da combattimento. Al momento lo scandalo non ha raggiunto i ministri dell’esecutivo di Zelensky. Ma secondo i media ucraini un rimpasto potrebbe portare anche alla sostituzione di alcuni di loro. Il primo della lista potrebbe essere il titolare dell’Energia Herman Galushchenko, che ha gestito la complessa situazione energetica nel Paese dopo gli attacchi russi. A seguire potrebbero essere sostituiti il ministro della Gioventù e dello Sport Vadym Gutzait e quello della Strategia e dell’Industria Pavlo Ryabikin.