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Borse alla finestra, nervosismo ma per ora niente panico

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L’attacco americano a tre siti nucleari iraniani fa scivolare le borse dove il nervosismo è palpabile anche se, almeno per ora, non c’è panico. La speranza e l’auspicio degli investitori è che la guerra resti contenuta e non si allarghi ad altri paesi dell’area. La presidente della Bce, Christine Lagarde parla di “eccezionale incertezza” e di “rischi sulla crescita orientati al ribasso”, anche se l’inflazione è attorno all’obiettivo del 2% e, se dovessero esserci schiarite sul fronte commerciale, i mercati e l’economia potrebbe ripartire anche più forte. Ma per ora quel che regna è l’incertezza e, mentre l’Iran lancia missili alla base americana in Qatar, è meglio procedere con cautela. Così le borse europee chiudono tutte in rosso, anche se con cali contenuti, e Wall Street trascorre la seduta in altalena. In attesa di conoscere nel dettaglio i danni causati dall’attacco americano e la risposta iraniana, il petrolio e il gas calano. Il greggio a New York arriva a perdere oltre il 2% dopo il lancio di missili iraniani contro le basi americane in Qatar.

Il gas ha chiuso perdendo lo 0,99% a 40,52 euro. La flessione del petrolio, spiegano gli osservatori, è dovuta alla risposta iraniana che appare meno severa delle attese e soprattutto che ha risparmiato, almeno per ora, le infrastrutture petrolifere. L’attenzione degli operatori è sullo stretto di Hormuz, attraverso al quale transita un terzo del petrolio mondiale: il timore è che possa essere chiuso in ritorsione, anche tramite mine che renderebbero il passaggio poco sicuro. Donald Trump ha esortato a mantenere bassi i prezzi del petrolio: “teneteli bassi. Vi sto osservando. State facendo il gioco del nemico. Non fatelo”, ha scritto su X.

“Non c’è dubbio” che se si materializzasse una chiusura “ci sarebbero conseguenze inflazionistiche”, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde, parlando nel corso di un’audizione al parlamento europeo. Se le piazze finanziarie europee chiudono tutte in basso, con Milano che perso l’1,00%, a Wall Street la seduta è trascorsa in altalena. Dopo un’apertura debole, i listini americani hanno trovato slancio e hanno girato in positivo. Poi l’attacco iraniano alle basi americane in Qatar li ha fatto girare in calo, prima di tornare a salire dopo che il governo di Doha ha confermato che i missili lanciati sono stati intercettati. Un’altalena destinata probabilmente a continuare nelle prossime sedute fino a quando non sarà più chiaro come la situazione si evolverà.

Oltre all’escalation, il timore degli investitori è che Stati Uniti vengano trascinati nel conflitto nonostante l’attacco di successo del fine settimane. In passato, infatti, l’iniziale vittoria militare gli Usa è stata seguita conflitti lunghi e costosi, come nel caso dell’Iraq e dell’Afghanistan. I listini americani hanno accelerato nel corso della seduta quando la vicepresidente della Fed per la supervisione, Michelle Bowman, ha aperto a un taglio dei tassi di interesse a luglio se l’inflazione continuerà a scendere. Un’apertura significativa anche se alcuni osservatori notano come Bowman sia stata nominata da Trump, da tempo critico del presidente della Fed, e impegnato a scegliere il successore di Jerome Powell. Per la banca centrale americana la riunione di luglio si avvia a essere contrassegnata da molte incertezze, da quelle sui dazi – il 9 luglio scade la pausa di 90 giorni concessa da Trump – a quelle geopolitiche.

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Biden: “Ho concesso io le grazie, l’autopen è legale e usato anche da Trump”

Joe Biden chiarisce al New York Times di aver concesso personalmente tutte le grazie firmate con autopen. “Sistema legale, usato anche da Trump”.

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Joe Biden rompe il silenzio e risponde alle accuse mosse dai repubblicani riguardo al suo stato cognitivo e al presunto mancato controllo sulle grazie presidenziali emesse a fine mandato. In un’intervista concessa al New York Times, l’ex presidente americano ha chiarito che tutte le decisioni di clemenza e grazia annunciate negli ultimi giorni della sua presidenza sono state personalmente autorizzate da lui.

Le accuse dei repubblicani

Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno sollevato dubbi sulla lucidità mentale di Biden, insinuando che non sarebbe stato in grado di decidere autonomamente e che le grazie siano state firmate da altri a sua insaputa. In particolare, hanno puntato il dito sull’uso dell’autopen, uno strumento che replica automaticamente la firma del presidente.

La difesa di Biden: “Tutto legale, anche Trump lo ha fatto”

Biden ha spiegato che l’uso dell’autopen è assolutamente legale e ampiamente utilizzato: “Lo ha usato anche Donald Trump”. L’ex presidente ha precisato che tutte le grazie e commutazioni sono state decise oralmente da lui, e poi i suoi collaboratori hanno proceduto a formalizzarle con lo strumento automatico, dato l’elevato numero di persone coinvolte.

Grazia preventiva ai familiari

Biden ha anche ammesso di aver concesso la grazia preventiva a familiari e membri della sua amministrazione, una mossa pensata per proteggerli da eventuali ritorsioni del suo successore alla Casa Bianca. Una decisione controversa, ma secondo Biden necessaria: “Era un atto di responsabilità”, ha affermato.

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Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”

Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

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Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

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Donald Trump durante una conferenza stampa con sfondo bandiere americane e militari.


Trump annuncia l’invio dei missili Patriot all’Ucraina: “Pagherà tutto l’Unione Europea”

Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno i sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina, affermando che si tratta di un equipaggiamento “di cui hanno disperatamente bisogno”. Il presidente americano ha parlato con i reporter, sottolineando che, sebbene non sia stato ancora deciso il numero esatto di missili, l’invio avverrà a breve.

L’incontro con il segretario generale della NATO

Nel suo intervento, Trump ha anche confermato che incontrerà domani il segretario generale della NATO, Mark Rutte, per discutere delle forniture militari all’Ucraina e della sicurezza europea. Il colloquio si inserisce in un momento delicato della guerra, in cui Kiev continua a chiedere maggiore supporto militare per difendersi dagli attacchi russi.

Nessun costo per gli Stati Uniti, secondo Trump

Noi non pagheremo nulla”, ha puntualizzato Trump, precisando che l’intero costo dell’operazione sarà a carico dell’Unione Europea. “Loro (gli ucraini, ndr) ne avranno un po’, perché hanno bisogno di protezione”, ha dichiarato. Il presidente ha inoltre aggiunto che gli ucraini pagheranno il 100% per gli altri equipaggiamenti militari sofisticati che saranno forniti da Washington.

Un messaggio politico e strategico

Le parole di Trump arrivano in un contesto di crescente pressione su NATO e Unione Europea per il sostegno all’Ucraina. Il leader americano, pur ribadendo il supporto militare, ha marcato con decisione la linea del “niente spese per gli Stati Uniti”, segnando una chiara posizione di disimpegno economico diretto, ma non operativo.


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Abu Mazen: Hamas rilasci gli ostaggi e consegni le armi all’Anp

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Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha esortato Hamas a rilasciare gli ostaggi israeliani che ancora detiene e a consegnare le armi alla stessa Anp, sottolineando che il gruppo islamista “non governerà la Striscia di Gaza” dopo la fine della guerra in corso con Israele. Lo riportano l’agenzia di stampa palestinese Wafa e i media dello Stato ebraico. In un incontro ad Amman con l’ex primo ministro britannico Tony Blair, Abbas ha chiesto anche il rilascio dei prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane, un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e l’ingresso senza ostacoli di aiuti umanitari nell’enclave palestinese. Abu Mazen è tornato a chiedere anche che all’Anp venga concesso il controllo della Striscia di Gaza, un’idea a lungo respinta da Israele.

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