La fiammata dei prezzi appare inarrestabile e colpisce tutti i settori con impennate a doppia cifra o perfino tripla come nel caso dell’elettricita’ che ha superato il raddoppio nel giro di un anno con un +103,4%. Ma nella classifica degli aumenti piu’ forti per i prodotti alimentari, e’ in testa ancora una volta l’olio di semi che costa ormai quanto l’olio di oliva. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si sono susseguite raffiche di rincari totalizzando a settembre in media un balzo del 60,5% rispetto allo scorso anno. E nei prossimi mesi, se l’emergenza gas e materie prime dovesse proseguire, il prezzo potrebbe salire ancora e superare quello del piu’ pregiato olio di oliva. Anche un altro condimento ‘povero’ come la margarina segna rincari consistenti con un +26,5%. L’ondata di rincari preoccupa soprattutto perche’ colpisce tutti beni di prima necessita’, dall’energia ai generi alimentari, rendendo di fatto impossibile per le famiglie piu’ svantaggiate far quadrare i conti e per quelle un po’ piu’ abbienti sottrarsi a un’emorragia che rischia di bruciare i risparmi e paralizzare i consumi. Le associazioni dei consumatori si mobilitano e chiedono misure di sostegno, tra bonus e taglio dell’Iva, per compensare almeno la stangata sui beni alimentari. L’Unione Nazionale Consumatori chiede un bonus di 600 euro per le famiglie e calcola che fare la spesa costera’ in media 665 euro in piu’ su base annua. Ma si sale a 907 euro per una coppia con 2 figli. “Inutile, invece, tagliare l’Iva del 4% sui beni alimentari”, perche’ la riduzione della spesa, osserva l’Unc, sarebbe pari appena a 90 euro per una famiglia media e 122 euro per una coppia con 2 figli. Favorevoli alla sterilizzazione sono invece il Codacons che chiede interventi fiscali sui beni di prima necessita’ e Federconsumatori che ritiene necessaria “una profonda revisione e riforma delle aliquote Iva” per un “contenimento su tutti i beni primari”. Anche per Consumerismo il taglio dell’Iva su cibi e bevande e’ “una misura indispensabile per abbattere i listini al dettaglio e alleggerire la spesa delle famiglie”, ma anche per gli “effetti positivi diretti sulla spesa di bar, ristoranti, hotel, strutture ricettive e attivita’ varie, e di conseguenza sui listini al pubblico di una moltitudine di servizi con un effetto calmierante sull’inflazione”. Nella graduatoria dei rincari che incidono di piu’ sulla spesa quotidiana ci sono il burro con un +38,1%, mentre il costo del riso sale del 26,4%, la farina di oltre il 24%, la pasta aumenta del 21,6%. Lo zucchero segna aumenti del 18,4%, i gelati del 18,2%. Anche i prodotti freschi subiscono significativi aumenti dei prezzi, a partire dai vegetali che registrano un +16,7%, seguiti da uova (+16,6%) e pollame (+16,5%). Il latte fresco parzialmente scremato costa il 15,3% in piu’, il pane il 14,6% e, con la carenza di anidride carbonica, le acque minerali il 12,9%. Per il capitolo energia, dopo il +103,4% registrato dal costo dell’elettricita’ (libero + tutelato), l’aumento piu’ forte e’ segnato da gas naturale e gas di citta’ con +63,7%. Gpl e metano sono a +46,4%, gasolio per riscaldamento a +43,7%.