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Bombe sulla tv iraniana, Bibi vuole uccidere Khamenei/VIDEO

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Poco dopo le 18 sono rimbalzate in Israele le sconvolgenti immagini in diretta dell’attacco all’emittente statale iraniana Irib, portavoce degli ayatollah, a Teheran. La conduttrice Sahar Emami, col capo coperto dal velo nero e blu, annuncia con concitazione di essere sotto un bombardamento nemico, poi si sente una forte esplosione. Cadono calcinacci, detriti, si alza il fumo, blocchi di cemento crollano dal soffitto, lei scappa via dallo studio. Lo schermo si riempie di buio, si sente una voce gridare più volte: “Allahu Akbar”. Filmati ripresi dall’esterno mostrano l’edificio in fiamme. Poco dopo la rete è tornata in diretta con Emami: “Quello che avete visto è un crimine palese del regime sionista sulla terra santa dell’Iran”, ha detto, “le nostre forze armate, risolute, continuano a percorrere la strada del nostro popolo innocente”.

Nel mentre Benyamin Netanyahu, in un’intervista all’Abc, non ha escluso di volere l’eliminazione dell’ayatollah Ali Khamenei. Alla domanda sul presunto veto del presidente Donald Trump, secondo cui l’uccisione della Guida Suprema dell’Iran aggraverebbe la situazione, il primo ministro israeliano ha risposto: “Non l’aggraverà, ma vi porrà fine”. Poi, è stato tutto un crescendo di minacce incrociate tra Iran e Israele. Poco tempo prima che i caccia dell’Iaf facessero cadere le loro bombe, era arrivato un messaggio di evacuazione in farsi dall’Idf per la popolazione che abita vicino al quartier generale dell’Irib. Il ministro della Difesa Israel Katz ha anticipato l’attacco con una dichiarazione: “Il portavoce della propaganda e dell’incitamento iraniano sta per scomparire”. Successivamente l’esercito ha confermato ufficialmente l’attacco alla tv di Stato, spiegando che “il centro comunicazioni del regime è stato utilizzato dalle forze armate iraniane per promuovere operazioni militari sotto copertura civile”.

Nel micidiale botta e riposta, le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno avvertito: “Si invitano i residenti di Tel Aviv a evacuare il prima possibile”. E poi in serata l’avviso di evacuazione emesso da Teheran e rivolto ai canali di informazione israeliani N12 ed N14. I media statali hanno quindi avvisato che l’Iran si sta preparando per il “più grande e intenso attacco missilistico” contro Israele. Intanto sall’America il Wall Street Journal ha riferito che Teheran avrebbe segnalato la volontà di porre fine alle ostilità e di riprendere i colloqui sul nucleare, inviando messaggi a Israele e agli Stati Uniti tramite intermediari arabi. I diplomatici iraniani avrebbero detto di essere disponibili a tornare al tavolo delle trattative, a condizione che gli Usa non prendano parte ai raid dell’Iaf. Gerusalemme ha fatto sapere, ufficiosamente, di non saperne niente.

Ma la tensione è altissima, tanto da una parte che dall’altra. In serata Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione live sul drammatico momento: “Abbiamo aperto un’autostrada nei cieli dell’Iran, li dominiamo. Siamo sulla strada verso la vittoria. Se qualcuno aveva dei dubbi, oggi non ne ha più. Anche gli iraniani lo capiscono”. E ha aggiunto: “Abbiamo colpito duramente l’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, distrutto un numero enorme di lanciatori: non importa quanti missili abbiano, importa il numero dei lanciatori distrutti. Gli iraniani avevano migliaia di droni: ne abbiamo eliminato la metà”, ha affermato. Nel frattempo il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi ha scritto sul suo account X-net che “una sola telefonata del presidente Trump potrebbe porre fine agli attacchi contro l’Iran”. “Questa è l’unica cosa che può bloccare Netanyahu e aprire la strada alla diplomazia”, ;;precisando di non essere sicuro che “Trump faccia sul serio e sia interessato a porre fine alla guerra”.

Intanto, nonostante il tono vittorioso delle parole di Bibi, il bilancio delle vittime e dell’estesa distruzione, registra una realtà che non si era mai vista prima in Israele. Nella notte tra domenica e lunedì diversi missili iraniani hanno superato lo sbarramento dell’Idf colpendo al centro e al nord del Paese, provocando 8 morti (in totale 24 da venerdì notte) e circa 300 feriti. Che arrivano a oltre 600, di cui 10 in gravi condizioni, con quelli dei giorni scorsi. Non solo, in serata le autorità hanno dato il via libera per la pubblicazione: i tre uccisi a Haifa nella notte si trovavano negli impianti della compagnia Bazan, le raffinerie della città. Erano in una stanza interna considerata tra le più protette, ma il missile iraniano è esploso vicino causando un incendio. I lavoratori sono rimasti intrappolati e sono morti per asfissia a causa del fumo e del calore estremo generato dall’esplosione.

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Biden: “Ho concesso io le grazie, l’autopen è legale e usato anche da Trump”

Joe Biden chiarisce al New York Times di aver concesso personalmente tutte le grazie firmate con autopen. “Sistema legale, usato anche da Trump”.

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Joe Biden rompe il silenzio e risponde alle accuse mosse dai repubblicani riguardo al suo stato cognitivo e al presunto mancato controllo sulle grazie presidenziali emesse a fine mandato. In un’intervista concessa al New York Times, l’ex presidente americano ha chiarito che tutte le decisioni di clemenza e grazia annunciate negli ultimi giorni della sua presidenza sono state personalmente autorizzate da lui.

Le accuse dei repubblicani

Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno sollevato dubbi sulla lucidità mentale di Biden, insinuando che non sarebbe stato in grado di decidere autonomamente e che le grazie siano state firmate da altri a sua insaputa. In particolare, hanno puntato il dito sull’uso dell’autopen, uno strumento che replica automaticamente la firma del presidente.

La difesa di Biden: “Tutto legale, anche Trump lo ha fatto”

Biden ha spiegato che l’uso dell’autopen è assolutamente legale e ampiamente utilizzato: “Lo ha usato anche Donald Trump”. L’ex presidente ha precisato che tutte le grazie e commutazioni sono state decise oralmente da lui, e poi i suoi collaboratori hanno proceduto a formalizzarle con lo strumento automatico, dato l’elevato numero di persone coinvolte.

Grazia preventiva ai familiari

Biden ha anche ammesso di aver concesso la grazia preventiva a familiari e membri della sua amministrazione, una mossa pensata per proteggerli da eventuali ritorsioni del suo successore alla Casa Bianca. Una decisione controversa, ma secondo Biden necessaria: “Era un atto di responsabilità”, ha affermato.

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Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”

Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

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Donald Trump durante una conferenza stampa con sfondo bandiere americane e militari.


Trump annuncia l’invio dei missili Patriot all’Ucraina: “Pagherà tutto l’Unione Europea”

Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno i sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina, affermando che si tratta di un equipaggiamento “di cui hanno disperatamente bisogno”. Il presidente americano ha parlato con i reporter, sottolineando che, sebbene non sia stato ancora deciso il numero esatto di missili, l’invio avverrà a breve.

L’incontro con il segretario generale della NATO

Nel suo intervento, Trump ha anche confermato che incontrerà domani il segretario generale della NATO, Mark Rutte, per discutere delle forniture militari all’Ucraina e della sicurezza europea. Il colloquio si inserisce in un momento delicato della guerra, in cui Kiev continua a chiedere maggiore supporto militare per difendersi dagli attacchi russi.

Nessun costo per gli Stati Uniti, secondo Trump

Noi non pagheremo nulla”, ha puntualizzato Trump, precisando che l’intero costo dell’operazione sarà a carico dell’Unione Europea. “Loro (gli ucraini, ndr) ne avranno un po’, perché hanno bisogno di protezione”, ha dichiarato. Il presidente ha inoltre aggiunto che gli ucraini pagheranno il 100% per gli altri equipaggiamenti militari sofisticati che saranno forniti da Washington.

Un messaggio politico e strategico

Le parole di Trump arrivano in un contesto di crescente pressione su NATO e Unione Europea per il sostegno all’Ucraina. Il leader americano, pur ribadendo il supporto militare, ha marcato con decisione la linea del “niente spese per gli Stati Uniti”, segnando una chiara posizione di disimpegno economico diretto, ma non operativo.


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Abu Mazen: Hamas rilasci gli ostaggi e consegni le armi all’Anp

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Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha esortato Hamas a rilasciare gli ostaggi israeliani che ancora detiene e a consegnare le armi alla stessa Anp, sottolineando che il gruppo islamista “non governerà la Striscia di Gaza” dopo la fine della guerra in corso con Israele. Lo riportano l’agenzia di stampa palestinese Wafa e i media dello Stato ebraico. In un incontro ad Amman con l’ex primo ministro britannico Tony Blair, Abbas ha chiesto anche il rilascio dei prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane, un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e l’ingresso senza ostacoli di aiuti umanitari nell’enclave palestinese. Abu Mazen è tornato a chiedere anche che all’Anp venga concesso il controllo della Striscia di Gaza, un’idea a lungo respinta da Israele.

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