Collegati con noi

Lavoro

Bombardieri: se sarà precettazione andremo dalla magistratura

Pubblicato

del

“Noi rispettiamo le regole, se ci sarà una precettazione, la impugneremo e ci rivolgeremo alla magistratura”. Lo spiega Pierpaolo Bombardieri segretario generale Uil in un’intervista al Corriere della Sera in merito allo sciopero nazionale indetto il 29 novembre contro la manovra. Sia la Commissione di garanzia sullo sciopero sia il ministro Matteo Salvini ritengono ci siano troppi scioperi.

“Siamo rimasti un po’ delusi dalla Garante degli scioperi Paola Bellocchi. Nei mesi scorsi abbiamo avuto con lei diversi incontri e le abbiamo riconosciuto un ruolo di arbitro nella gestione degli scioperi durante il Giubileo – prosegue -. Ma evidentemente la voce del padrone conta più della nostra e la Commissione ha risposto ‘obbedisco’. Da parte del ministro c’è un tentativo chiaro di ridurre un diritto costituzionalmente garantito”.

“Noi scioperiamo per ricordare alla politica e anche al Paese che c’è una parte d’Italia in difficoltà: sanità, salari, lavoro, sicurezza, pensioni, su questo la manovra economica del governo non dà risposte – conclude -. Io rivendico l’azione sindacale per occuparmi di chi sta peggio, questa non è una nostra protesta ma di chi ogni giorno ci dice che non ce la fa più”.

Advertisement

Lavoro

Su ricavi e occupati, il bilancio di Transizione 4.0

Pubblicato

del

Aumento dei ricavi fino a 25 euro per ogni euro di credito ricevuto, 40mila nuovi posti di lavoro creati, tasso d’investimento salito, soprattutto per le imprese micro: a quattro anni dal varo, Mef, Mimit e Bankitalia danno il primo bilancio intermedio di Transizione 4.0, il piano che ha assegnato alle imprese 29 miliardi di euro sotto forma di credito d’imposta a fronte di investimenti in beni strumentali materiali e immateriali, attività di ricerca, sviluppo, innovazione tecnologica (R&D&I), design e formazione del personale.

La quasi totalità degli incentivi è stato maturato da società di capitali: l’83% per gli investimenti materiali come macchinari e fabbricati, il 91% per gli investimenti immateriali in software e applicazioni, il 98% per ricerca e sviluppo e il 92% per la formazione. Nel triennio 2020-2022, le micro e piccole imprese hanno assorbito quasi il 50% del totale dei crediti, e superano di gran lunga il numero delle richiedenti grandi e medie. Le richieste arrivano soprattutto dal Nord (64%), poche dal Sud (14%).

E la maggior parte dei crediti (52%) sono stati maturati dalle manifatturiere. Eccezione per i crediti in R&D&I, dove le grandi imprese assorbono il 33% del totale, certificando la complessità delle attività di R&S che richiede l’impiego di notevoli risorse finanziarie e umane. Invece i crediti per la formazione piacciono molto alle micro e piccole che ne hanno ottenuti il 78%, e il 37% di queste realtà è al Sud. Il rapporto spiega anche che i beneficiari di Transizione 4.0 hanno aumentato il loro tasso d’investimento: è salito tra 0,5 e 0,8 punti percentuali per le imprese di grandi e medie dimensioni, mentre aumenta fino a 1,8 punti per le imprese piccole. L’effetto maggiore è stimato per le imprese micro, con incrementi tra 3,3 e 3,7 punti. Si tratta, spiega il rapporto, di effetti molto elevati, tenuto conto che il tasso medio di investimento medio nel periodo pre-incentivo è di circa il 2%. Buoni risultati anche per l’occupazione, aumentata fino all’8%. Complessivamente si stima che il piano finora abbia contribuito a generare circa 40.000 posti di lavoro.

Le imprese piccole e medie sono quelle che in termini assoluti hanno assunto di più (rispettivamente 18.000 e 15.000 occupati), seguite dalle imprese grandi (5.000) e dalle micro (1.600). Significativi gli incrementi di fatturato: circa 26 miliardi di euro ripartiti quasi equamente tra piccole, medie e grandi aziende. Ma sono le grandi che hanno massimizzato i ricavi: a fronte di ogni euro di credito concesso si stima siano stati generati ricavi per circa 24 euro nel 2020, poi dimezzati nel 2021 e 2022. Per le imprese di medie dimensioni, invece, ogni euro di credito ha fruttato un aumento di fatturato di 7,7 euro, per le piccole tra 2,5 e 4,8 euro.

Continua a leggere

Economia

Poste, accordo su 7.500 posti. I sindacati spaccati

Pubblicato

del

Oltre 7.500 inserimenti a tempo indeterminato, tra assunzioni e stabilizzazioni, sperimentazione dell’orario a 5 giorni nelle aree metropolitane, indennità: ruota intorno a questi punti cardine l’accordo sulle politiche attive per il 2024/2025 raggiunto tra Poste Italiane e Cisl Slp, Confsal Comunicazioni, Failp Cisal e Fnc Ugl, sigle che rappresentano in totale l’80% dei lavoratori.

Per i sindacati firmatari si tratta di “un risultato eclatante”, che ha “vanificato il tentativo aziendale di ridurre progressivamente il personale”. Ma l’intesa segna una nuova spaccatura tra Cisl da una parte e Cgil e Uil dall’altra, con i sindacati di categoria di queste due organizzazioni, al tavolo come osservatori sulla base di un tecnicismo contrattuale, che accusano l’azienda di averli “buttati fuori dai tavoli negoziali” e parlano di “un accordo farsa”.

Nel dettaglio l’intesa prevede l’inserimento di 7.548 lavoratori a tempo indeterminato, 5.948 lavoratori nel settore della logistica e 1.600 destinati alla rete postale e commerciale. Sul fronte delle politiche attive del lavoro, è prevista l’attivazione di 9.318 interventi: le conversioni vengono incrementate di 811 in attività di recapito e 360 in smistamento, per un totale di 1.171 interventi; le stabilizzazioni previste sono 5.447 nel recapito e 500 nel settore smistamento, per un totale di 5.947 interventi.

Nel triennio 2024-2026, la rete postale sarà composta da una media di 32.000 addetti. L’azienda si è inoltre resa disponibile alla proroga dello smart working, rimandando i termini di dettaglio in una riunione apposita da tenersi a breve. L’accordo è “molto importante e positivo” a detta del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, secondo cui “è la prova concreta che il dialogo sociale e il confronto responsabile pagano, rispetto ad una linea esclusivamente protestataria ed antagonista”. Un messaggio implicito a Cgil e Uil, che a loro volta attaccano e annunciano “battaglia”.

Alla vigilia dello sciopero generale proclamato dai due sindacati confederali per domani, “Poste Italiane fa da promoter al governo” accusano i segretari nazionali con delega di Poste italiane di Slc Cgil e UilPoste, Nicola Di Ceglie e Claudio Solfaroli Camillocci, e “con artifici tecnici di dubbia legittimità”, dicono, “preferisce buttare fuori dai tavoli negoziali Slc Cgil e UilPoste, perché come l’azienda stessa ha dichiarato ha bisogno di chi le garantisce sintonia al tavolo”. Il risultato è, per i due sindacalisti, “un pasticcio a danno dei lavoratori”, perché sono state contrattate “tre maxi riorganizzazioni senza coinvolgere le rsu” e decise “nuove assunzioni in un numero talmente esiguo che non risolve la precarietà in Poste Italiane”.

Continua a leggere

Economia

Sbarra critica Cgil e Uil: la protesta populista e partitica è contro i lavoratori

Pubblicato

del

cgil cisl uil

“Affidarsi a proteste sterili, demagogiche, populiste, dal sapore politico e partitico è un grande errore che pesa sui lavoratori e rischia di infiammare gli ambienti lavorativi, cancellando le relazioni sindacali. Operazione che come Cisl non accettiamo”: lo ha detto stamani, a Potenza, il segretario generale, Luigi Sbarra, riferendosi allo sciopero nazionale previsto domani e indetto da Cgil e Uil. “La via – ha aggiunto Sbarra che è nel capoluogo lucano per l’Attivo della Cisl Basilicata – è quella del dialogo e del confronto che produce risultati e che ci consente di restare come sindacato agganciati ai luoghi della decisione”. Sbarra ha ribadito che la Cisl “ha giudicato la legge di Stabilità positiva in molte misure e interventi”, ma che “non mancano cose da migliorare. Al governo – ha proseguito – stiamo chiedendo di tornare indietro sul taglio strutturale degli organici della scuola, sul blocco parziale del turnover negli enti locali, sull’aumento delle pensioni minime e stiamo chiedendo di tagliare le tasse sul ceto medio. Le risorse che entreranno col concordato preventivo devono servire a ridurre il peso delle tasse a chi fa fatica a salvaguardare il potere d’acquisto e sta scivolando verso condizioni di precarietà. Per più di due terzi la manovra è concentrata sulle rivendicazioni fatte come Cisl e mi riferisco al sostegno ai redditi e alle pensioni, a finanziare il rinnovo dei contratti, a sostenere la famiglia, ad assicurare l’indicizzazione pensioni concentrarer risorse sulla sanità”, ha concluso Sbarra.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto