Aumento dei ricavi fino a 25 euro per ogni euro di credito ricevuto, 40mila nuovi posti di lavoro creati, tasso d’investimento salito, soprattutto per le imprese micro: a quattro anni dal varo, Mef, Mimit e Bankitalia danno il primo bilancio intermedio di Transizione 4.0, il piano che ha assegnato alle imprese 29 miliardi di euro sotto forma di credito d’imposta a fronte di investimenti in beni strumentali materiali e immateriali, attività di ricerca, sviluppo, innovazione tecnologica (R&D&I), design e formazione del personale.
La quasi totalità degli incentivi è stato maturato da società di capitali: l’83% per gli investimenti materiali come macchinari e fabbricati, il 91% per gli investimenti immateriali in software e applicazioni, il 98% per ricerca e sviluppo e il 92% per la formazione. Nel triennio 2020-2022, le micro e piccole imprese hanno assorbito quasi il 50% del totale dei crediti, e superano di gran lunga il numero delle richiedenti grandi e medie. Le richieste arrivano soprattutto dal Nord (64%), poche dal Sud (14%).
E la maggior parte dei crediti (52%) sono stati maturati dalle manifatturiere. Eccezione per i crediti in R&D&I, dove le grandi imprese assorbono il 33% del totale, certificando la complessità delle attività di R&S che richiede l’impiego di notevoli risorse finanziarie e umane. Invece i crediti per la formazione piacciono molto alle micro e piccole che ne hanno ottenuti il 78%, e il 37% di queste realtà è al Sud. Il rapporto spiega anche che i beneficiari di Transizione 4.0 hanno aumentato il loro tasso d’investimento: è salito tra 0,5 e 0,8 punti percentuali per le imprese di grandi e medie dimensioni, mentre aumenta fino a 1,8 punti per le imprese piccole. L’effetto maggiore è stimato per le imprese micro, con incrementi tra 3,3 e 3,7 punti. Si tratta, spiega il rapporto, di effetti molto elevati, tenuto conto che il tasso medio di investimento medio nel periodo pre-incentivo è di circa il 2%. Buoni risultati anche per l’occupazione, aumentata fino all’8%. Complessivamente si stima che il piano finora abbia contribuito a generare circa 40.000 posti di lavoro.
Le imprese piccole e medie sono quelle che in termini assoluti hanno assunto di più (rispettivamente 18.000 e 15.000 occupati), seguite dalle imprese grandi (5.000) e dalle micro (1.600). Significativi gli incrementi di fatturato: circa 26 miliardi di euro ripartiti quasi equamente tra piccole, medie e grandi aziende. Ma sono le grandi che hanno massimizzato i ricavi: a fronte di ogni euro di credito concesso si stima siano stati generati ricavi per circa 24 euro nel 2020, poi dimezzati nel 2021 e 2022. Per le imprese di medie dimensioni, invece, ogni euro di credito ha fruttato un aumento di fatturato di 7,7 euro, per le piccole tra 2,5 e 4,8 euro.