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Cronache

Bimbo scomparso, prime verità dopo 43 anni silenzio: identificato il sequestratore

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Un amico di famiglia. Fidato, tanto che il piccolo Mauro lo chiamava ‘lo zio’. All’epoca dei fatti un giovane sui 30 anni, oggi sulla settantina. E’ con lui che il 20 giugno 1977, Mauro che aveva 6 anni, si allontana a bordo di un Ape car, lasciando gli amichetti con cui stava giocando per strada alla periferia di Taviano, vicino alla casa dei nonni cui il bimbo era stato affidato momentaneamente perche’ i genitori dovevano andare nel Napoletano per un funerale. Al loro rientro in Salento, pero’, Mauro era scomparso. Quell’uomo oggi, potrebbe rappresentare la svolta di un silenzio lungo 43 anni. Secondo le conclusioni a cui la Procura di Lecce e’ arrivata dopo una serie di interrogatori a tappeto, riascoltando nei mesi scorsi tutte le persone coinvolte nella vicenda, anche i familiari, sarebbe lui il sequestratore del bimbo di Racale. L’ipotesi investigativa e’ che possa aver agito dietro commissione, pagato per farlo. Le indagini sulla scomparsa di Mauro Romano sono state riaperte sulla scorta dell’istanza formulata dal legale della famiglia, avvocato Antonio Maria La Scala, presidente di Gens Nova , avanzata lo scorso febbraio in seguito all’arresto di un 71enne di Taviano accusato di atti sessuali su minori consumati in un capannone di sua proprieta’. Lo stesso uomo condannato per tentata estorsione ai danni della famiglia del bambino, perche’ dopo la scomparsa, aveva chiesto ingenti somme in cambio di informazioni sulla vicenda. All’epoca si disse che millantava sfruttando la disperazione dei genitori , senza in realta’ sapere nulla. E’ sulla scorta del suo arresto che le indagini sulla scomparsa di Mauro prendono nuovamente linfa. I vigili del fuoco del nucleo Saf e i carabinieri, ispezionano un pozzo – cisterna vicino al casolare dove l’anziano adescava i ragazzini. L’ipotesi e’ che anche Mauro all’epoca potesse essere finito in una rete di violenze e abusi. Si cerca per trovare qualche piccolo segnale della presenza del corpicino, senza alcun esito. A quest’uomo il sequestratore di Mauro sarebbe in qualche maniera collegato. Ne sono convinti gli investigatori del nucleo operativo dei carabinieri di Lecce. Stesso paese, stessa eta’ , probabilmente le stesse frequentazioni e attitudini sessuali. L’ipotesi di reato che compare sul fascicolo d’inchiesta riaperto nuovamente dal sostituito procuratore Stefania Mininni , dopo essere stato chiuso per due volte in questi 43 anni, ipotizza l’omicidio volontario e l’ occultamento di cadavere.

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Omicidio Borsellino, il pm: Arnaldo La Barbera figura centrale del depistaggio

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“Figura centrale di questo depistaggio è Arnaldo La Barbera. Mi auguro di non sentire affermazioni, da parte della difesa, sul fatto che si processano i morti, chi non è in grado di difendersi, sugli schizzi di fango, così come fatto in primo grado. Perché al di là delle frasi ad effetto mi piacerebbe capire cosa dovrebbe fare un pubblico ministero quando c’è l’ipotesi di un’azione delittuosa concorsuale nel momento in cui la figura centrale è deceduta. Dovremmo archiviare anche per gli altri? E nemmeno si possono omettere tutte le argomentazioni che riguardano la figura centrale”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, iniziando la sua requisitoria nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta nei confronti dei poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Tutti ex appartenenti al gruppo di indagine Falcone-Borsellino con a capo Arnaldo La Barbera.

“Dobbiamo partire – ha continuato Bonaccorso – dalle risultanze su Arnaldo La Barbera che ci danno l’immagine di un soggetto che è un ponte tra due mondi, quello di Cosa Nostra e quello dei servizi deviati, entrambi interessati al mancato accertamento della verità. Alla scorsa udienza ho iniziato la requisitoria parlando dell’anomala collaborazione, per non dire inquietante, tra la procura di Caltanissetta e il Sisde nella fase preliminare delle indagini.

Questa collaborazione nasce dall’ostinazione del dottore Tinebra, allora procuratore di Caltanissetta, che all’indomani della strage sollecitò una collaborazione con il Sisde. La cosa singolare è che l’attività del Sisde, anziché entrare in collisione con l’attività della Squadra Mobile di Palermo, si salda perfettamente con essa. Il Sisde veste di mafiosità Vincenzo Scarantino, che fino ad allora era stato un delinquente comune”. Vincenzo Scarantino era definito come un “picciotto” del quartiere della Guadagna che si occupava all’epoca di furtarelli e sigarette di contrabbando.

E’ evidente che nel nostro Paese vige il principio della presunzione di innocenza e pertanto le contestazione del pm a La Barbera (deceduto) come a chunque altro in questo processo non sono sentenze. L’ultima sentenza sarà la Cassazione ad emetterla.

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Escort e regali di lusso per appalti smaltimento rifiuti

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Escort di lusso, bottiglie di champagne, pernottamenti in hotel e cene costose nonché buoni carburante e biglietti per le partite di calcio in cambio di appalti affidati in via esclusiva per lo smaltimento dei rifiuti. Corruzione e sfruttamento della prostituzione sono i reati contestati nell’operazione ‘Leonida’ condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla procura di Reggio Emilia che ha portato ad eseguire 5 misure cautelari (di cui una ai domiciliari e quattro interdittive) e 14 avvisi di garanzia nell’ambito di perquisizioni in corso dall’alba di stamattina, oltre che nel Reggiano, nelle province di Parma, Verona, Brescia, Lucca, Livorno, Sassari, Roma e Siena.

Agli arresti domiciliari è finito il socio unico e presidente del Cda di Greenlife srl ed di Ecologia Soluzione Ambiente Spa con sede a Bibbiano, nel Reggiano. Tra gli indagati anche due ufficiali dell’Esercito e un ingegnere civile, tutti e tre impiegati nello stabilimento militare ripristini e recupero del munizionamento di Noceto (Parma) e accusati di aver ricevuto le regalie per favorire l’azienda negli affidamenti diretti di lavori di smaltimento di rifiuti speciali (tra cui anche attività di demilitarizzazione di missili e di bombe al fosforo bianco) per una cifra complessiva di 650.000 euro tra l’aprile 2023 e gennaio scorso. Le commesse pubbliche affidate in via diretta e presunta illecita all’azienda reggiana sono state individuate nell’alveo dei servizi richiesti da alcune municipalizzate operanti in Toscana, Veneto, e Lombardia e per tali condotte sono indagate 10 persone (delle quali, 5 soggetti privati collegati a un’azienda reggiana e 5 pubblici ufficiali inseriti nelle tre aziende a partecipazione pubblica coinvolte nelle indagini).

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Non cammina più dopo il calcetto, un intervento gli salva l’arto

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Ha sentito un forte dolore alla gamba destra durante la partita di calcetto. Poi il dolore è passato, ma un trentacinquenne siciliano ha continuato a provare dolore camminando solo dopo pochi passi. Il suo calvario è continuato per un anno, servito ad identificare la rara malattia che gli causava tutti i problemi. Era infatti affetto da malattia cistica avventiziale dell’arteria poplitea: in pratica gli si erano formate delle cisti nell’arteria che si trova dietro il ginocchio, cisti che rendevano sempre più difficoltoso il passaggio del sangue.

Per salvargli la gamba, il trentacinquenne è stato operato ala Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza, con un complesso intervento durato circa tre ore in cui il tratto dell’arteria interessato dalle cisti è stato ‘sostituito’ con una vena prelevata allo stesso paziente. “Si tratta di un intervento delicato – ha spiegato Vittorio Segramora, direttore della Chirurgia vascolare – e reso difficoltoso delle tenaci aderenze che le cisti determinano con le strutture adiacenti e che impongono un meticoloso ed attento isolamento dei nervi (nervo sciatico-popliteo-esterno) e delle vene (vena poplitea) che devono essere preservati per garantire la normale funzionalità della gamba”.

Dopo pochi giorni dall’intervento, eseguito da Segramora con il dottor Savino Pasquadibisceglie, aiuto chirurgo vascolare, insieme alla dottoressa Margherita Scanziani, anestesista, il trentacinquenne è stato dimesso e, fanno sapere dal San Gerardo, è tornato ad una vita normale senza ulteriori disturbi.

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