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Biden-Harris, l’argine contro il trumpismo che fa male

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La scelta della senatrice dalla California, Kemala Harris, come vice-presidente nella corsa democratica alla Casa Bianca, è un’opzione obbligata e, insieme, la migliore possibile. Nelle circostanze date. E il primo atto politico veramente forte e inequivoco che Joseph Biden offre alla sua constituency meno motivata al voto e, soprattutto, più restìa a fidarsi di lui, che sembra un virtuoso di fioretto di fronte a un avversario che conosce solo la scimitarra. Una constituency senza la quale i democratici non vanno da nessuna parte. Sto parlando non solo degli elettori afroamericani, i primi che vengono in mente, ma delle periferie urbane che -all’Est come all’Ovest, al Nord come al Sud- hanno preso coscienza del loro statuto di inferiorità, di fronte all’aggressività di una pandemia senza governo che mischia neri e bianchi, ispanici e indiani, tutti uniti nel segno della precarietà e dell’emarginazione.

Biden sta dicendo a questa gente che Trump è un uomo pericoloso per l’America. Certo, perché apre fronti di conflitto su teatri lontani, lasciandoli marcire sulle spalle di chi capita e costruendo, così, una mappa pullulante di crisi locali a bassa intensità ma pronte a scoppiare in ogni momento. Guardate solo gli Orienti asiatici. In quello Estremo, dove aggiunge la mossa provocatoria di Taiwan, -con la visita in questi giorni del ministro della salute, il più inutile dei membri dell’Amministrazione statunitense, se possiamo dire- al festone incendiario che lega Pyongyang, Pekino e Delhi. Nel Vicino Oriente, dove eterodirige la politica intollerabilmente annessionista di Netanyahu, non avendo appreso nulla dalla lunga storia dei rapporti tra gli Stati Uniti e quelle terre. Per cui non ci si può davvero stupire se non sa che pesci prendere di fronte alle cose che accadono: da ultimo, il nucleare emiratino o la devastazione del porto di Beirut. 

Il farmer delle Grandi Pianure è poco interessato a tutto questo, impegnato volentieri a coltivare l’immagine irriflessa di un’America vincente sugli scacchieri internazionali perché ha sempre ragione: a prescindere. Ma poco interessati a tutto ciò sono pure gli slumers di Chicago, gli indiani delle riserve, i latinos di Miami o di El Paso. Nessuno di questi legge il Washington Post o il New York Times che si affannano a spiegare le melense uscite del presidente, come pure le sue rischiose avventure planetarie: non ha tempo per leggere, non ha i soldi.  Tutti sono invece interessati, eccome!, al  non-governo di Trump. E’, questa, l’America così infelicemente colpita dall’inanità trumpiana, con il governo più contraddittorio al mondo concernente una pandemia che sta corrodendo la spina dorsale degli Stati Uniti: 5 milioni di infetti certificati che, se reggono le stime pur approssimative in questo campo, dovrebbero avvicinarsi ai 50 milioni di contagi reali: 1/6 della popolazione degli Stati Uniti. Ma, di più, il fumo mediatico pompato dalla casa Bianca, sì, quello che obbliga i grandi media digitali come Twitter e Facebook e Instagram a censurarne continuamente l’inquilino che diffonde disinformazione a raffica, ebbene questo fumo social non riesce a dissimulare la realtà di fondo di un’Amministrazione che non solo non governa la sanità pubblica ma è privo di un piano per la ripresa post-epidemica.

In queste condizioni, la formazione del tandem Biden-Harris avverte che il non-governo è la prima forma di cattivo governo, come dicono a Siena da 700 anni gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti nell Sala dei Nove del Palazzo Pubblico. Dice che l potere si prende perche sia esercitato: e ciò, non secondo impulsi erratici, ma seguendo una strategia. E tale strategia prende in carico senza equivoco, ed anzi in modo qualificante, le paure, i bisogni, le aspirazioni degli “ineguali”: quelli a cui il candidato democratico Joe Biden non ha saputo parlare finora, ma a cui da adesso si rivolgerà Kamala Harris, impegnando la sua sensibilità di donna, con la sua midollare intelligenza di afro-americana. E’ l’argine di un “altro” sogno americano: meno roboante, meno arrogante. Una passione logica e compassionevole, contro la violenza delle istituzioni –polizia docet!- e per rispondere a un razzismo montante che dice apertamente il suo nome.  

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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Veto russo a bozza Usa contro armi nucleari nello spazio

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La Russia ha bloccato con il veto la risoluzione elaborata da Usa e Giappone sulla prevenzione delle armi nucleari nello spazio. La bozza intendeva “rafforzare e sostenere il regime globale di non proliferazione, anche nello spazio extra-atmosferico, e riaffermare l’obiettivo condiviso del suo mantenimento per scopi pacifici”. Il testo ha ottenuto 13 voti a favore, il veto della Russia e l’astensione della Cina.

Oltre a ribadire gli obblighi ai 115 Stati parte del Trattato sullo spazio extra-atmosferico – compresi tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – “di non posizionare in orbita attorno alla Terra alcun oggetto che trasporti armi nucleari o altre armi di distruzione di massa”. Mosca e Pechino volevano un emendamento che riecheggiava una proposta del 2008 delle due potenze, e aggiungeva un paragrafo che vietava “qualsiasi arma nello spazio”, ma e’ stato bocciato avendo ottenuto solo 7 voti a favore.

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Indagini sulla moglie, Sanchez valuta le dimissioni

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E’ un leader abituato alla resilienza, rimasto al timone nelle condizioni più avverse. Ma per Pedro Sanchez ha avuto l’effetto di una bomba di profondità la notizia, anticipata da El Confidencial, di un’indagine aperta dal Tribunale di Madrid nei confronti di sua moglie, Begona Gomez, sulla base di un esposto presentato dal sindacato di estrema destra Manos Limpias, che ipotizza presunti reati di abuso di informazione privilegiata e corruzione. Tanto che il premier, pur confidando nella giustizia, sta valutando l’ipotesi di dimettersi: una decisione sarà presa lunedì.

L’attività professionale della primera dama all’African Center dell’Istituto di Impresa privato IE University e all’Università Complutense, e sui presunti rapporti con alcune imprese destinatarie di appalti e fondi pubblici, da settimane era al centro di una campagna mediatica, cavalcata dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox, che hanno minacciato di citare Begogna Gomez anche nella commissione parlamentare d’inchiesta sulle presunte tangenti sulle forniture di materiale sanitario durante la pandemia, che scuote l’esecutivo socialista.

“In un giorno come oggi, e dopo le notizie che ho conosciuto, nonostante tutto, continuo a credere nella giustizia del mio paese”, aveva affermato, scuro in volto e in tono grave Pedro Sanchez stamattina durante il question time alla Camera, senza fare riferimento diretto all’inchiesta. Poi, in serata, ha rotto il silenzio, in una lettera di 4 pagine alla cittadinanza su X, in cui ha annunciato di aver “cancellato l’agenda” per un “periodo di riflessione” in cui rifletterà “se valga la pena” restare alla guida del governo, davanti “alla campagna di intimidazione e demolizione” mossa dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox nei confronti della moglie, che sta soffrendo assieme alla sua famiglia. Si tratta, scrive il premier, che cita di nuovo “la macchina del fango”, “di attacchi senza precedenti” per “tentare di abbattermi politicamente e personalmente attaccando mia moglie”.

“Arrivati a questo punto, la domanda che mi pongo legittimamente è: vale la pena tutto questo?”, si chiede il capo dell’esecutivo. L’esposto di Manos Limpias – che si autodefinisce un sindacato, fondato nel 1995 da Miguel Bernard, ex responsabile del gruppo di estrema destra Forza Nuova – è l’ultimo di una lunga serie di denunce presentate contro il governo e la sinistra e spesso finite nel nulla. L’ultima si basa su una serie di articoli pubblicati da quella che Sanchez chiama “una costellazione di testate dell’ultradestra” ed è relativo a presunte riunioni avute nel 2020 da Begona Gomez con i responsabili di Globalia, proprietaria della compagnia aerea Air Europa.

Poi destinataria di un finanziamento 475 milioni da parte dell’esecutivo spagnolo mediante il fondo creato durante la pandemia per il salvataggio di imprese strategiche. Gli inquirenti stanno anche esaminando due lettere di raccomandazioni che Gomez avrebbe fornito per una joint venture per un appalto pubblico, secondo El Confidencial. Il principale azionista della joint venture era il consulente Carlos Barrabes, che ha legami con il dipartimento gestito da Gomez all’Università Complutense di Madrid ed ha vinto il contatto, battendo altri 20 rivali, per 10,2 milioni di euro. L’indagine preliminare, aperta il 16 aprile dal tribunale madrileno, è stata secretata dal giudice che ha citato a dichiarare vari testimoni, fra i quali due giornalisti. Non è stata citata per ora la moglie del premier, ma lo sarà.

“Abbiamo smentito queste falsità mentre Begogna ha intrapreso azioni legali”, spiega il premier nella missiva. “Begogna collaborerà con la giustizia e difenderà la sua onorabilità”, assicura. Ma “sono state superate tutte le linee rosse” ed è necessaria “una riflessione”. Il partito popolare per bocca della vicesegretaria nazionale Ester Munuz, ha chiesto a Sanchez di dare spiegazioni. E la segretaria del partito ha accusato il premier di “vittimismo e di sparire per 5 giorni invece di dare conto”. In difesa del premier e della moglie è invece intervenuta la sua vice, Maria Jesus Montero: “Non permetteremo che queste pratiche trumpiane per coprire la corruzione nel Pp minino la democrazia spagnola”. I quotidiani della costellazione dell’estrema destra da settimane danno Pedro Sanchez in partenza per Bruxelles in vista di un ruolo di primo piano nelle nuove istituzioni comunitarie dopo il voto di giugno.

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Blinken: Usa-Cina gestiscano relazioni responsabilmente

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato gli Stati Uniti e la Cina a gestire le loro differenze “responsabilmente”, iniziando oggi la sua visita nel Paese asiatico. “Abbiamo l’obbligo nei confronti del nostro popolo, e anzi nei confronti del mondo, di gestire le relazioni tra i nostri due paesi in modo responsabile”, ha detto Blinken a Shanghai incontrando il leader del Partito comunista locale.

Il segretario di Stato americano ha affermato che il presidente Joe Biden è impegnato nel dialogo “diretto e duraturo” tra le due maggiori economie del mondo, dopo anni di crescente tensione. “Penso che sia importante sottolineare il valore e anzi la necessità dell’impegno diretto, del parlarsi l’un l’altro; mettere in evidenza le nostre differenze, che sono reali, cercando di superarle”, ha detto Blinken. Il segretario del Partito comunista cinese per Shanghai, Chen Jining, ha dato il benvenuto a Blinken e ha parlato dell’importanza delle imprese americane per la città. “Sia che scegliamo la cooperazione o il confronto, influisce sul benessere di entrambi i popoli, di entrambi i paesi e sul futuro dell’umanità”, ha detto Chen.

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