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Esteri

Biden esulta, passa il maxipiano per le infrastrutture

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La rivincita di Joe Biden e’ arrivata nella notte, quando dopo settimane e settimane di amarezze, passi falsi e critiche che lo hanno fatto crollare nei sondaggi e nel gradimento degli americani il presidente e’ tornato finalmente a sorridere: la Camera ha varato in maniera definitiva e bipartisan il suo maxi piano per le infrastrutture. Oltre mille miliardi di dollari per ammodernare ponti, strade, porti, rete ferroviaria e per sviluppare la banda larga e l’energia pulita. “Siamo di fronte a un passo monumentale per il futuro del Pese, creeremo milioni di posti di lavoro ben pagati”, ha esultato il presidente non risparmiando davanti alle telecamere i toni trionfali: “Le generazioni future guarderanno alla giornata di oggi come quella in cui l’America ha cominciato a vincere la competizione del 21esimo secolo”. Del resto il piano per le infrastrutture e’ solo una delle colonne portanti dell’ambiziosissima agenda economica del presidente, che con questo primo risultato riesce li’ dove il suo predecessore aveva fallito, col piano infrastrutturale di Donald Trump naufragato di fronte agli scandali e al clima di esacerbato scontro politico che ha caratterizzato i quattro anni del suo mandato. Quello di Biden, dunque, rappresenta un successo non solo per la portata storica degli investimenti approvati, ma anche perche’ premia l’ostinata volonta’ e l’incrollabile fede del presidente nel dialogo col Congresso e nel compromesso. “Non governero’ a colpi di decreto”, aveva promesso appena eletto, facendo affidamento sulla sua esperienza di senatore di lungo corso. E cosi’ e’ stato, anche se l’epilogo e’ arrivato dopo giorni di caos e incertezza a Capitol Hill, mettendo in evidenza una frattura profonda tra le diverse anime dei democratici. Il provvedimento, che era passato al Senato con voto bipartisan, anche alla Camera e’ stato approvato grazie ai 13 si’ arrivati dallo schieramento repubblicano, mentre ben sei deputati democratici dell’ala piu’ progressista – Alexandria Ocasio-Cortez e la sua ‘Squad’ – hanno votato no. Non si sono fidati del compromesso raggiunto, quello in base al quale i moderati del partito si impegnano a votare entro fine novembre il ‘Build Back Better’, l’altro maxi piano di spesa da 1.800 miliardi con cui Biden intende ridisegnare il Paese sul fronte delle riforme sociali e della lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. “Non si tratta di aumentare il deficit, che anzi verra’ ridotto nel lungo termine”, ha assicurato il presidente. “Si tratta di ricostruire l’America facendo pagare i piu’ ricchi – ha ribadito – perche’ non puo’ essere che ci siano grandi aziende che pagano zero tasse”. Nemmeno un centesimo di aumento della pressione fiscale invece per chi guadagna meno di 400 mila dollari l’anno, ha promesso Biden. Non ci crede Trump, che bolla i piani della Casa Bianca come un nuovo Green New Deal dalle spese insostenibili: “Gli americani verranno tartassati, ma i democratici perderanno la maggioranza alla Camera nelle elezioni di meta’ mandato del prossimo anno”, si consola il tycoon.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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