Collegati con noi

Cronache

Bibbiano, l’accusa regge: 4 anni a Foti, 17 persone a giudizio

Pubblicato

del

Sarà il processo, con inizio a giugno 2022, a dire se il sistema degli affidi nella Val d’Enza fosse lecito oppure no. Ma gia’ il numero di capi imputazione, 97, per cui e’ stato disposto oggi il rinvio a giudizio per 17 persone e la dura condanna per lo psicoterapeuta Claudio Foti, rappresentano un primo risultato ottenuto dall’accusa, la Procura di Reggio Emilia, che ha coordinato le indagini dei carabinieri. Tra gli imputati c’e’ anche il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, del Pd, uno dei simboli dell’inchiesta ‘Angeli e Demoni’: al primo cittadino non sono contestati reati che riguardano i minori, ma di aver dato copertura politica agli illeciti. E’ stato prosciolto dal falso, ma dovra’ comunque difendersi al dibattimento dall’accusa di abuso d’ufficio. Altro uomo chiave del ‘caso affidi’ e’ proprio Foti, col suo centro studi piemontese Hansel & Gretel. A lui, che ha scelto di essere giudicato in abbreviato, sono stati inflitti quattro anni, mentre la Procura ne aveva chiesti sei. Assolto da una frode processuale, e’ stato ritenuto invece responsabile dell’abuso di ufficio contestato anche a Carletti, e che riguarda l’affidamento senza gara, all’associazione, del servizio di psicoterapia nell’Unione Val d’Enza. La condanna riguarda inoltre il reato di lesioni dolose gravissime su una minorenne. I danni subiti dalla ragazzina sono psicologici: ansia, depressione e altri disturbi, provocati dalle sedute a cui ha partecipato. Foti in particolare avrebbe ingenerato in lei il convincimento di aver subito abusi sessuali dal padre e l’avrebbe sottoposta alla tecnica della Emdr, la discussa ‘macchina dei ricordi’, “in totale violazione dei protocolli di riferimento”. Fu questo uno di quegli episodi di cui si parlo’ molto, quando come un ciclone l’inchiesta, esplosa con le misure cautelari a giugno 2019, si abbatte’ sull’Emilia diventando una delle indagini piu’ citate negli ultimi anni dalla politica che si divise e la strumentalizzo’, soprattutto nella campagna elettorale per le Regionali a inizio 2020. ‘Angeli e Demoni’ ha scoperchiato un presunto business illecito, legato al mondo degli affidi, ipotizzando affari fatti sulla pelle dei minori, allontanati ingiustamente dalle famiglie con storie inventate, perizie falsificate per ingannare i giudici minorili, finti abusi, disegni manipolati a fini sessuali, e ore di sedute di psicoterapia, che servivano, secondo l’accusa, solo a fare ai piccoli “il lavaggio del cervello”. L’obiettivo erano i bandi dell’Unione comunale e per questo sono stati coinvolti i sindaci, Carletti per Bibbiano e Paolo Colli per Montecchio Emilia, entrambi rinviati a giudizio. “Restiamo fermamente convinti che il sindaco Carletti ha sempre agito in totale buona fede, come contiamo di dimostrare in giudizio”, hanno detto i difensori del primo cittadino, gli avvocati Giovanni Tarquini e Vittorio Manes, sottolineando che la posizione del loro assistito e’ stata ulteriormente alleggerita. Va invece a processo con un significativo carico di accuse l’ex dirigente del Servizio sociale, Federica Anghinolfi, 64 capi di imputazione, tra cui falso e depistaggi. Con lei il suo braccio destro, l’assistente sociale Francesco Monopoli, che risponde di 31 episodi e in particolare, in concorso con la psicologa Imelda Bonaretti, proprio delle lesioni psicologiche per cui e’ stato gia’ condannato Foti. Il giudice Dario De Luca ha invece assolto perche’ il fatto non sussiste l’assistente sociale Beatrice Benati, l’unica imputata con Foti a optare per l’abbreviato e non luogo a procedere e’ stato pronunciato per altri cinque.

Advertisement

Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

Pubblicato

del

Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

Continua a leggere

Cronache

Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

Pubblicato

del

Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

Continua a leggere

Cronache

Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

Pubblicato

del

Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto