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Berlusconi perde 32 mln ma resta il più ricco politico in Parlamento

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Anche nella XIX legislatura è Silvio Berlusconi il parlamentare più ricco, il ‘paperone’ dei leader di partito. Nella dichiarazione per la pubblicità della situazione patrimoniale allegata alla scheda da senatore sul sito di palazzo Madama, infatti, figurano come reddito complessivo del Cavaliere quasi 18 milioni di euro (17.698.668 euro).

I bilanci del leader azzurro, in realtà però, registrano il segno meno: nella fotografia consegnata al fisco nel 2021 e riguardante il 2020, infatti, Berlusconi dichiarava di aver percepito 50 milioni 661mila 390 euro, con una differenza di circa 32 milioni. Numerosi, poi, i beni immobili intestati a lui: cinque appartamenti e due box a Milano, una villa a Lesa (Novara), una ad Antigua con tanto di terreno e una a Lampedusa, comprata nel lontano 2011 e praticamente mai utilizzata. Il leader di FI non possiede automobili, ma conserva la proprietà di tre imbarcazioni extra lusso: la ‘San Maurizio’ (comprata nel 1977), la ‘Principessa vai via’ , immatricolata nel 1965, e il ‘Magnum 70’ (del ’90). S

empre cospicuo resta il pacchetto titoli del Cav: 5.174.000 azioni della ‘Dolcedrago spa’ con sede a Segrate; 2.444.144 della ‘Holding italiana prima spa’; 2.199.600 della ‘Holding italiana seconda spa’, 1.193.400 della ‘Holding italiana terza spa’; 1.095.140 della ‘Holding italiana ottava spa’. Tra le partecipazioni, poi, anche 200 quote della Banca popolare sviluppo di Napoli, 896 mila della Banca popolare di Sondrio. 990 mila azioni, infine, nella società ‘Forza 5 s.s.’. Berlusconi resta presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Luigi Berlusconi- Onlus. “Divorziato”, poi, si legge alla voce stato civile, nonostante il ‘quasi matrimonio’ celebrato con Marta Fascina il 19 marzo 2022 a Villa Gernetto.

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Conte minaccia Grillo: pronto a sospenderti i contratti

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Il linguaggio ornato di parole come “malleveria” e “dominicale” non ha mitigato il senso ruvido dell’avvertimento che Giuseppe Conte ha dato a Beppe Grillo: rischi che il Movimento ti tolga il compenso che ricevi per la comunicazione. Cioè, i famosi 300 mila euro. Insomma, dopo quello politico sulla costituente e quello legale con le minacce di ricorsi in tribunale, la guerra ai vertici Cinque Stelle ha raggiunto un ulteriore stadio, quello economico.

Cosa pensi Grillo dell’avviso di Conte è noto, perché lo ha fatto trapelare nei giorni scorsi, quando la corrispondenza era ancora privata (non era apparsa sul web): Conte vuole farmi fuori dal M5s. Ricapitolando: la mail di Conte a Grillo è l’ultima (conosciuta) di uno scambio epistolare in crescendo ed è in risposta a una diffida di Grillo – sempre via pec – che avrebbe intimato a Conte di non aprire il confronto della costituente e, in particolare, di non toccare tre capisaldi: limite del doppio mandato, simbolo e nome. Non solo: Grillo avrebbe minacciato di esercitare il potere di veto anche su “ulteriori temi che dovessero emergere e/o risultare all’esito della consultazione tra gli iscritti”.

La replica di Conte è stata quindi “necessaria, nei toni e nei modi – hanno fatto sapere dal M5s – per tutelare la comunità del Movimento 5 Stelle da una diffida che mira a sabotare il processo costituente e a imbavagliare il libero confronto nella nostra comunità”. Il tuo comportamento, ha scritto Conte a Grillo, “mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria”, l’accordo che solleva Grillo da eventuali oneri economici (querele, denunce…) legati al suo ruolo nel Movimento, “e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione”. Nella lettera, Conte prima ha ricordato i poteri di Grillo, che riguardano la “custodia dei valori fondamentali dell’azione politica del movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie”.

Ma poi li ha circoscritti: sono formule “altisonanti” – ha sottolineato Conte – ma “si risolvono in una moral suasion” e “di certo non si estendono all’esercizio di un supposto diritto di veto”. Con una frase, Conte ha liquidato ogni pretesa di Grillo: la legge attribuisce “all’Assemblea degli iscritti un potere sovrano”. Una riga che suona così: la Costituente può cambiare tutto e tu non puoi farci nulla. “Nessuna norma statutaria – ha scritto il presidente – è sottratta a possibili modifiche e/o revisioni”, dalla Carta dei principi e dei valori al simbolo, al nome, alla regola del limite del doppio mandato che, oltretutto, è “contenuta nel Codice Etico – ha sottolineato Conte rivolgendosi a Grillo – in sé sottratto al tuo potere di interpretazione autentica”.

Infine, l’avvertimento: “Questa tua condotta, con connessi accenni a futuri contenziosi legali e a potenziali scissioni”, e le tue “esternazioni sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento” e “stanno accreditando agli occhi della opinione pubblica una concezione dominicale”, padronale, “del Movimento”, rischiando “di appannare le energie e l’entusiasmo che questo processo costituente sta liberando”.

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Pronta la Commissione Ue, Fitto verso la vicepresidenza

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A tarda sera, in un’Eurocamera ormai vuota, la nuova Commissione europea disegnata da Ursula von der Leyen ha avuto l’atteso – ma ancora informale – via libera dei gruppi della maggioranza. Volto disteso, prudenza d’ordinanza, la presidente ha lasciato gli edifici del Parlamento europeo limitandosi ad un generico “vediamo” con i cronisti che gli chiedevano dell’appuntamento di martedì mattina per la lista dei commissari. Ma secondo diverse fonti europee è quasi certo che tra qualche ora, alla Conferenza dei presidenti dei gruppi, von der Leyen presenterà la sua lista. Con una sorpresa dell’ultima ora: al posto di Thierry Breton, nella casella destinata alla Francia ci sarà Stéphane Séjourné.

A dispetto di cinque anni fa sulla lista dei nuovi commissari fino all’ultimo è stata mantenuta una coltre di riserbo, dovuta anche ad una certa instabilità delle ipotesi di deleghe da assegnare. Tra i principali nodi che la presidente della Commissione ha dovuto affrontare c’è stato quello della vicepresidenza esecutiva da destinare a Raffaele Fitto. Il ministro italiano avrà – anche se manca ancora l’ufficialità – la delega alla Coesione e al Pnrr e dovrebbe mantenere il ruolo pensato per lui prima della veemente protesta di socialisti, liberali e verdi: quello cioè di una vicepresidenza forte, formalmente dello stesso peso di quelle che avranno il francese Séjourné, la spagnola Teresa Ribera, il lettone Valdis Dombrovskis, lo slovacco Maros Sefcovic e l’estone Kaja Kallas.

Il tutto nonostante il voto contrario a von der Leyen sia di Giorgia Meloni in seno al Consiglio europeo sia di Fdi alla Plenaria di luglio. Sul tavolo di Fitto ci sarà subito un dossier caldissimo, quello del rinvio della deadline del Pnrr: “Non è impossibile, dipende dai numeri”, ha spiegato il commissario uscente Paolo Gentiloni. I principali movimenti tellurici dell’ultimo miglio hanno invece riguardato il candidato francese. Alle prime luci del giorno Thierry Breton, potente vicepresidente esecutivo con delega al Mercato interno, ha messo in scena un clamoroso strappo. In un primo tweet ha pubblicato la cornice di un quadro vuoto, spiegando che quello sarebbe stato il suo ritratto nella nuova Commissione. Subito dopo ha reso noto la lettera con cui ha ritirato la sua candidatura e ha rassegnato le dimissioni immediate.

Von der Leyen, è stato il suo j’accuse, ha lavorato per chiedere l’esclusione della sua candidatura “per ragioni personali che in nessun caso sono state discusse direttamente con me”. Ciò che Breton non ha reso noto è che il presidente Emmanuel Macron era sostanzialmente d’accordo. Poco dopo, infatti, l’Eliseo ha annunciato la designazione di Sejourné mettendo in chiaro l’obiettivo di Parigi: avere, all’interno della Commissione, una delega forte “sulla sovranità industriale Ue e sulla competitività”. Il cluster di Sejourné (ogni vicepresidente esecutivo è infatti supervisore di un gruppo di commissari), raccontano diverse fonti europee, potrebbe a questo punto includere anche il portafoglio all’Economia.

Al di là della distribuzione dei ruoli, ciò che emerge dalle nomine di von der Leyen è che la futura Commissione sarà nettamente a sua immagine e somiglianza. Una volta esclusi profili forti e non sempre in linea con la presidente, come quelli di Breton, Frans Timmermans e in misura minore Margrethe Vestager, i poteri dell’ex ministra tedesca, di fatto, risulteranno ben più incisivi. “Sarà un esecutivo Ue accentrato su Ursula, che opererà aspettando i suoi placet”, è l’opinione di un europarlamentare della maggioranza di lungo corso. I socialisti potranno consolarsi con la delega della Concorrenza affidata a Ribera, mentre sul portafoglio del Commercio è dato in vantaggio il ceco Jozef Sikela sull’olandese Woepke Hoekstra, dato tra i papabili per l’Economia.

La delega alla Giustizia appare diretta alla svedese Jessika Roswall, quella dell’Agricoltura al lussemburghese Christophe Hanses, i Trasporti al greco Apostolos Tzitzikostas. Il dossier della Migrazione potrebbe finire invece nelle mani della belga Hadja Lahbib mentre il Digitale avrà i colori finlandesi di Henna Virkkunen. Resta da capire se domani von der Leyen presenterà la squadra – undici in totale le donne – anche alla stampa, perché il Parlamento sloveno non ha dato ancora via libera alla candidata Marta Kos. In ogni caso, von der Leyen andrà per la sua strada.

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Esteri

Bus si schianta in Perù, ‘6 italiani gravemente feriti’

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Sei italiani e altre decine di turisti sono rimasti gravemente feriti in Perù quando il loro autobus si è schiantato mentre scendeva dall’antica cittadella Inca di Machu Picchu, ha detto la polizia locali. L’autista avrebbe perso il controllo e il mezzo è precipitato fuori dalla strada di montagna a zigzag che collega il sito storico con la città turistica di Aguas Calientes, cadendo per circa 15 metri.

“Abbiamo 30 turisti feriti: sono stati tutti portati a Cusco”, ha detto un funzionario di polizia peruviana. Subito dopo l’incidente, le autorità e i residenti locali sono accorsi in aiuto dei turisti per aiutarli a raggiungere il centro sanitario della città. Almeno 20 persone tra cui italiani, cileni e guatemaltechi sono stati ricoverati in ospedale per fratture ossee. Sono rimasti feriti anche cinque cittadini messicani, due giapponesi e un cinese. La polizia ha aperto un’indagine sull’incidente.

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