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Politica

Berlusconi ora vuole fare la Federazione di centro e chiamarla Altra Italia

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Silvio Berlusconi spariglia i giochi interni a Forza Italia lanciando ‘altra Italia’, una federazione di centro di cui il partito azzurro “e’ parte costituente essenziale” ma senza voler “alcun ruolo egemonico”. L’ex premier si riprende ancora una volta il boccino del partito azzurro, rinnova la sua leadership e si fa promotore di una nuova fase alla vigilia di una importante riunione del tavolo delle regole alla quale il partito arriva sfinito da fortissime tensioni. “Forza Italia da tempo segue un percorso di rinnovamento che sostengo e che deve andare avanti. Ma sono convinto – afferma Berlusconi – della necessita’ di fare qualcosa di piu'”. Una nuova prospettiva, quella avanzata dal Cavaliere, anticipando forse le mosse di Giovanni Toti, il governatore ligure e co-coordinatore nazionale Giovanni Toti che aveva annunciato su Facebook le sue dimissioni dall’incarico: “sono sul tavolo”, da presentare gia’ domani, in assenza di un “cambiamento vero”. Ma il Cav lo precede. “Non si tratta di fondare un nuovo partito – chiarisce Berlusconi – ma di creare una federazione fra i soggetti che pensano a un nuovo centro moderato ma innovativo, alternativo alla sinistra, in prospettiva alleato ma non subordinato alle altre forze del centro-destra”. Un appello rivolto “all’Italia vera”, cosi’ la chiama l’ex premier, “che oggi e’ pressoche’ priva di una rappresentanza politica, perche’ non va a votare o disperde il suo voto”. “L’Italia – scrive Berlusconi – che lavora e che apprezza chi sa lavorare. L’Italia che non confonde umanita’ con buonismo ne’ rigore con cinismo. Sono convinto che siano tanti i liberali,i cattolici, i riformatori, gli italiani di buonsenso e di buona volonta’, che sentono come me questo profondo disagio per la politica di oggi”. Una forza che, mette in chiaro il Cavaliere, non ha nulla a che fare con le tre anime che oggi sono al governo, “quella di destra della Lega, quella della sinistra pauperista e giustizialista dei Cinque Stelle e quella tecnocratica del premier Conte e di alcuni ministri, impegnate in una continua lite che ne conferma l’incompatibilita’ di valori e di programmi”. Durissimo anche il giudizio nei confronti del Pd, che, conclude il Cavaliere, “conduce un’opposizione tanto gridata quando inconcludente e priva di prospettive, che non siano quelle di un’inquietante alleanza con i Cinque Stelle”. Prima della mossa del Cavaliere, Toti aveva pero’ messo sul tavolo le dimissioni e usato parole durissime contro i vertici azzurri: “In Forza Italia – e’ la sua tesi – la negazione della realta’ e’ la stella popolare: continuiamo a perdere e c’e’ chi dice che e’ colpa di Toti, che ha stufato. Ma e’ questa classe dirigente ha stufato”. Un suo addio aprirebbe le porte alla nomina di Mara Carfagna come coordinatrice unica. Ma prima di assumere ogni decisione, a quanto si apprende, ci sara’ un chiarimento con il Cavaliere entro il fine settimana. Intanto, ambienti vicini a Toti confermano che non esiste alcuna ipotesi di scissione. Tutt’altro. L’obiettivo del suo movimento – si potrebbe chiamare “Cambiamo insieme” – e’ invece quello, insistono le stesse fonti, di fare dal basso quello che Forza Italia “non puo’ o non vuole fare”, aggregando elettori, militanti, iscritti e amministratori azzurri che non trovano piu’ in Forza Italia un contenitore utile per fare politica. L’obiettivo, confortato da alcuni sondaggi recentissimi, e’ quello di creare una forza che potrebbe valere tra il 3 e il 7%, alla ‘sinistra’ della Lega. Un progetto che da’ per scontato il fatto che Matteo Salvini non si alleera’ mai con una forza politica guidata ancora da Silvio Berlusconi.

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Politica

Deficit Sanità Campania, perché il Piano di rientro non si chiude: conti in ordine ma criticità ancora aperte nei nuovi Lea

Dal 2007 la Campania è nel Piano di rientro dal deficit sanitario. Nonostante i conti in ordine e i Lea sufficienti, il Ministero rileva criticità su prevenzione, assistenza territoriale e indicatori pediatrici e geriatrici.

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Il Piano di rientro dal deficit sanitario della Campania nasce nel 2007, quando l’allora Finanziaria impose alle regioni con i conti fuori controllo un percorso stringente di risanamento. La Campania, reduce da anni segnati da sprechi, doppioni, contenziosi imponenti e pagamenti in ritardo cronico, era tra le prime “regioni canaglia” a finire sotto tutela.
Insieme a Lazio, Abruzzo, Molise, Sicilia, Sardegna e Liguria, fu tra le prime destinatarie di un monitoraggio serrato su conti, programmazione e qualità dell’assistenza.

Dal commissariamento alla risalita (con stop pandemia)

Nel 2019 la Campania esce dal commissariamento dopo dieci anni e conquista la sufficienza nella pagella dei Lea. Scatterebbe così il triennio di consolidamento, ma nel 2020 arriva la pandemia e le valutazioni vengono sospese.
Nel frattempo i Lea vengono completamente ridisegnati: tre macroaree – ospedaliera, distrettuale e prevenzione – con decine di indicatori più stringenti.

Con la nuova griglia, la Campania nel 2020 arretra nelle aree ospedaliera e distrettuale, mantenendo i conti in ordine ma senza raggiungere la sufficienza tecnica. Nel 2021 migliora nettamente in ospedale e prevenzione, restando insufficiente sul distretto; quadro replicato nel 2022.
Il 2023 segna invece la sufficienza in tutte e tre le aree, con trend positivo confermato anche dai dati preliminari 2024.

La primavera 2025: la Regione si presenta con i conti in ordine

Ai tavoli romani la Campania porta un quadro complessivamente positivo: equilibrio finanziario dal 2013, Lea sufficienti, indicatori ospedalieri superiori ai 7 punti e prevenzione sopra 6.
Ma il Ministero entra nel dettaglio dei nodi storici:

  • laboratori di analisi sotto soglia (meno di 200mila prestazioni annue) da accorpare;

  • centri nascita sotto i 500 parti l’anno da chiudere, come previsto dalla normativa nazionale;

  • criticità negli screening oncologici e nelle cure per gli over 75 non autosufficienti.

La Regione chiede deroghe per alcuni punti nascita in aree disagiate, ma il Ministero respinge la richiesta. Palazzo Santa Lucia, pur tra proteste locali, applica le indicazioni.

La bocciatura del 4 agosto: sufficienti ma non abbastanza

Nel confronto estivo, il Ministero della Salute giudica ancora troppo bassi alcuni indicatori chiave. Una valutazione che, pur in un contesto di sufficienza complessiva, impedisce alla Campania di uscire dal Piano.

In particolare restano critici:

  • copertura vaccinale MPR nei bambini a 24 mesi;

  • screening oncologici (mammella, cervice uterina, colon-retto);

  • stili di vita e consumo eccessivo di antibiotici;

  • presa in carico oncologica nelle cure palliative;

  • numero ridotto di anziani non autosufficienti assistiti in Rsa;

  • eccesso di parti cesarei.

Sono indicatori che pesano in modo determinante sulla valutazione tecnica, e che – secondo il Ministero – rendono prematuro chiudere definitivamente il Piano.

Un quadro nazionale disomogeneo

Non mancano paradossi: la Campania è sufficiente in tutte le tre macroaree, mentre otto regioni italiane risultano insufficienti almeno in una, senza essere però soggette a Piano di rientro.
Valle d’Aosta è insufficiente sia nell’area distrettuale che in quella ospedaliera, la Liguria non raggiunge i target in prevenzione, la Basilicata è sotto soglia nell’assistenza territoriale.

Perché il Piano resta in piedi

Il Ministero ritiene che la Campania debba ancora colmare gap strutturali nella prevenzione e nell’assistenza distrettuale, pilastri dei Lea di nuova generazione. È qui che si concentrano i riflettori del tavolo tecnico.
E finché questi indicatori non miglioreranno stabilmente, il Piano di rientro – nato nel 2007 – resterà formalmente attivo.

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In Evidenza

L’Italia ribadisce il sostegno all’Ucraina: dal Consiglio Supremo di Difesa via libera al 12° pacchetto militare

Il Consiglio Supremo di Difesa conferma il pieno sostegno all’Ucraina e la preparazione del dodicesimo pacchetto militare. Allarme su Mosca, cyber-attacchi, Medio Oriente, Libano e Mediterraneo.

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Il Consiglio Supremo di Difesa ha ribadito il “pieno sostegno” all’Ucraina, confermando il lavoro sul dodicesimo pacchetto di aiuti militari e la partecipazione italiana alle iniziative di Ue e Nato. Una linea definita necessaria alla luce dell’atteggiamento di Mosca, che secondo la nota finale “non mostra segnali di distensione” e continua a utilizzare droni violando lo spazio aereo Nato e Ue, oltre a mettere a rischio i processi democratici con minacce ibride e attacchi cyber.

Le ragioni della posizione italiana

La presa di posizione arriva dopo i dubbi sollevati nella Lega sui casi di corruzione a Kiev. Per il Quirinale e il governo resta però prioritario mantenere alta la vigilanza e sostenere la difesa ucraina, anche lavorando alla ricostruzione futura del Paese. La riunione al Quirinale, durata tre ore, ha visto la presenza del presidente Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni e dei ministri Tajani, Piantedosi, Giorgetti, Urso, insieme ai vertici militari.

I dossier sulla sicurezza europea

Il Consiglio sottolinea la necessità di uno scudo europeo e di sviluppare progetti di innovazione della difesa, come previsti dal Libro Bianco 2030. Roma condivide la preoccupazione per “l’accanimento della Russia”, mentre Bruxelles chiede un ulteriore sforzo finanziario per Kiev. Critiche e ironie arrivano dalla Lega, che mette in dubbio l’efficacia dell’aiuto europeo all’Ucraina.

La posizione sull’area mediorientale

La crisi in Medio Oriente resta un tema centrale. Alla vigilia del voto Onu sul piano Trump, il Consiglio ribadisce che una pace duratura può arrivare solo attraverso la soluzione “due popoli, due Stati”. L’Italia conferma il suo ruolo nell’assistenza umanitaria a Gaza e si impegna nell’addestramento delle forze di polizia palestinesi, riconoscendo l’Autorità Nazionale Palestinese come interlocutore fondamentale.

Il ruolo dell’Italia in Libano e nell’Onu

Preoccupa il ripetersi di attacchi “inaccettabili” contro il contingente Unifil, guidato dall’Italia. Il Consiglio esprime vicinanza alle Forze Armate e ribadisce la necessità di garantire la sicurezza della Linea Blu oltre il 2026, quando terminerà il mandato della missione.

Mediterraneo, Balcani, Africa e Sahel

La nota finale richiama l’attenzione anche sulla crescente presenza ostile nel Mediterraneo, da monitorare con il supporto della Nato. Preoccupano inoltre le tensioni nei Balcani, la situazione critica in Libia, le instabilità nel Sahel e la guerra civile in Sudan, definita motivo di “forte allarme”.

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Politica

Minacce ibride dalla Russia, l’allarme del Consiglio supremo di difesa

Russia, minacce ibride, Consiglio supremo di difesa, Quirinale, disinformazione, cyber attacchi, sicurezza Italia, Sahel, Libia, Sudan.

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Il Consiglio supremo di difesa, riunito al Quirinale, ha affrontato il tema delle minacce ibride provenienti dalla Russia e da altri attori stranieri ostili. Nel comunicato finale si parla di una “sfida complessa” per la sicurezza dell’Europa e dell’Italia, oltre che per la tenuta dei processi democratici.

Rischi crescenti: tecnologia, velocità e IA

Il Consiglio ha evidenziato “gravi rischi” in forte aumento, legati alla rapidità e alla diffusione delle tecnologie digitali e all’uso malevolo dell’intelligenza artificiale. Una combinazione che rende le operazioni ostili più pervasive, difficili da individuare e capaci di agire su vasta scala in pochissimo tempo.

Manipolazione dello spazio cognitivo

Nel documento viene richiamata la preoccupazione per le campagne di disinformazione, le interferenze nei processi democratici e le narrazioni polarizzanti diffuse sui social. Obiettivo: indebolire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e minare la coesione sociale.

Cyber attacchi contro infrastrutture critiche

Il Consiglio ha sottolineato il rischio di attacchi informatici a obiettivi strategici: infrastrutture critiche, reti sanitarie, sistemi finanziari e piattaforme logistiche. Azioni pensate per provocare interruzioni, ritardi, frizioni e creare “sfiducia sistemica”.

Crisi internazionali: focus su Libia, Sahel e Sudan

Nel corso della riunione è stata analizzata anche la situazione critica in Libia e nel Sahel, definite “aree cruciali per la sicurezza europea”.
Espresso inoltre forte allarme per il perdurare della guerra civile in Sudan, che sta generando una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi anni.

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