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Beccalossi, il 10 dell’Inter che dribbla anche la malattia. Danila: «Ha ancora voglia di vivere e lavorare»

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Una finestra su San Siro, il passato rossonero rinnegato per amore, un campione nerazzurro alle prese con la sfida più dura: quella per la vita. Evaristo Beccalossi (nella foto Imagoeconomica con Daniele Massaro) , indimenticabile numero 10 dell’Inter, sta affrontando la sua battaglia più importante dopo l’emorragia cerebrale che lo ha colpito il 9 gennaio.

Dalla finestra del bagno di casa si intravede la Curva Sud di San Siro, ma Danila, la moglie, sorride: «Da bambina tifavo Milan, ma poi ho sposato Evaristo. Da quel giorno esiste solo l’Inter». Una dichiarazione d’amore che oggi accompagna il percorso di rinascita dell’uomo che, con la sigaretta in bocca e il sinistro tra i più amati della storia nerazzurra, ha saputo incantare e far discutere intere generazioni.

Il malore, la corsa in ospedale e l’incubo del coma

Il 9 gennaio un amico lo trova in stato confusionale. È l’inizio dell’incubo. La figlia Nagaja accorre, lo accompagna alla Fondazione Poliambulanza di Brescia, dove una tac rileva un’emorragia cerebrale. La diagnosi è grave, ma Evaristo non perde il suo stile. Quando un medico gli dice «saluta tua moglie», risponde: «Vai, vai, fuori dalle balle». Un lampo di ironia che non basta: due giorni dopo, il quadro peggiora. Beccalossi entra in coma, intubato in terapia intensiva. I medici avvisano con chiarezza: «Non sappiamo se arriverà a domani».

L’affetto dell’Inter e il calore degli amici

In quei giorni sospesi, l’Inter si stringe intorno a lui. Il presidente Marotta, gli amici dello scudetto del 1980, la chat su WhatsApp dove ogni giorno ci si saluta: l’assenza di Evaristo si nota subito. Oriali e Bordon sono i primi a preoccuparsi. Canuti si presenta con le Marlboro, per strappargli un sorriso. Gianni Infantino, presidente della FIFA e grande estimatore, invia un messaggio vocale commovente. Poi una videochiamata: quando Evaristo inizia a riprendersi, le emozioni scorrono libere.

Il risveglio e la lunga strada della riabilitazione

Il 27 febbraio Beccalossi comincia lentamente a svegliarsi. A Pasqua capisce quanto tempo è passato in ospedale. Il sostegno è continuo, discreto: Altobelli, Bollini, Ruggeri, Savino, Max Pezzali e la moglie Debora. E poi Aldo Serena, sempre presente con delicatezza. Al suo fianco Danila e la figlia Nagaja, che lavora all’ufficio stampa dell’Inter, sentinelle instancabili.

Verso i 69 anni, tra sbuffi e sogni

Fra due giorni Evaristo compirà 69 anni. Il percorso di riabilitazione è ancora lungo. Non ama la palestra («sbuffa», dice Danila), ma la voglia di tornare c’è. Alla domanda di Nagaja su chi andrà in finale tra Inter e Barcellona, la risposta è secca: «L’Inter, ovvio». E guardando fuori dalla finestra, un desiderio: «Voglio tornare a lavorare». Il Becca non smette mai di dribblare.

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La piccola orsa trovata in Molise ha completato lo svezzamento

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L’orsetta Nina, trovata a maggio da sola nei pressi di Pizzone (Isernia) è stata trasferita in un ambiente più simile alle condizioni naturali in cui dovrà vivere una volta libera. Lo ha reso noto il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con un post sui canali social. “Nina era stata trovata nei pressi di Pizzone (Isernia) all’inizio di maggio – si legge nel post – allevata con l’obiettivo di essere reintrodotta in natura non appena le condizioni lo permetteranno. Sabato scorso, i tecnici del Parco, biologi e veterinari, hanno provveduto a trasferire Nina in una nuova struttura.

L’orsetta ha completato con successo lo svezzamento, seguendo il protocollo sviluppato con il supporto di esperti internazionali, sia europei sia nordamericani. Ora può vivere in un ambiente più adatto alle sue esigenze attuali, molto più simile a ciò che incontrerà una volta tornata libera. Si tratta di un ampio recinto immerso nella natura, dove potrà continuare a crescere e prendere peso”. Nel post si ricorda anche che il nome dato all’orsetta “è stato selezionato dopo il concorso lanciato in occasione della seconda edizione della giornata dedicata all’orsa Amarena. Abbiamo deciso di accogliere la proposta degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Gesuè” di San Felice a Cancello (Caserta), che hanno suggerito proprio il nome Nina”.

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Omicidio Giulia Tramontano, legali di Impagnatiello: nessun agguato, fu un errore dettato dal narcisismo

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Non un agguato pianificato, ma un delitto “maldestro”, frutto di “errori” e di una personalità narcisistica incapace di sopportare il crollo della propria immagine. È questa la linea della difesa di Alessandro Impagnatiello, l’ex barista dell’Armani Café condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, assassinata a Senago il 27 maggio 2023.

Mercoledì si apre il processo d’appello davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano. L’avvocata Giulia Geradini, che difende l’imputato, chiederà di riformare la sentenza di primo grado, sostenendo che l’omicidio non fu premeditato ma la conseguenza tragica di una relazione doppia che Impagnatiello “avrebbe voluto interrompere”, ma che non è riuscito a gestire, sopraffatto dalla necessità di preservare un’immagine pubblica costruita con cura.

Le richieste della difesa: escludere le aggravanti

La difesa punta a escludere le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, non riconosciute dal gip Angela Laura Minerva già nella convalida del fermo, e chiederà il riconoscimento delle attenuanti generiche. Se accolte, queste richieste potrebbero ridurre la condanna a 30 anni.

Secondo l’avvocata, non ci sarebbe “alcuna prova” di un omicidio studiato nei dettagli: la dinamica sarebbe invece “grossolana e maldestra”, come dimostrerebbe il modo in cui Impagnatiello ha cercato di disfarsi del cadavere — bruciandolo con alcol e benzina — e di simulare la scomparsa della 29enne per quattro giorni, spostandone il corpo tra il box, la cantina e l’auto prima di abbandonarlo in un’intercapedine.

L’accusa: 37 coltellate e un corpo dato alle fiamme

La ricostruzione fatta dalla Corte in primo grado parla di 37 coltellate inferte tra le 19.05 e le 19.30 del 27 maggio. Un gesto di violenza estrema, seguito dal tentativo di cancellare ogni traccia, mentre il corpo della giovane, scopertasi poco prima tradita da una collega del compagno, veniva occultato per giorni.

A sostenere l’accusa in aula sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, che si opporrà alla richiesta della difesa e chiederà la conferma dell’ergastolo.

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Attentati a commissariato e caserma CC per vendetta, un arresto

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Arrestato il presunto autore degli attentati incendiari avvenuti a febbraio scorso nelle sedi della compagnia carabinieri di Castel Gandolfo e del commissariato di polizia di Albano Laziale, vicino Roma. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, del ROS, e gli agenti della Digos di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Velletri su richiesta della Procura, nei confronti di un 34enne di origine egiziana, regolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia. E’ accusato di strage politica, ovvero commessa allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato. Il movente sarebbe legato a un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell’ordine locali, maturato nell’ambito di vicende personali.

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