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Cultura

Battistello Caracciolo, i tesori del ‘600 nella Reggia di Capodimonte

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A chiamarlo il ‘patriarca bronzeo dei Caravaggeschi’ fu lo storico dell’arte Roberto Longhi e questa celebre definizione e’ anche nel titolo della grande mostra monografica dedicata al pittore Battistello Caracciolo (Napoli, 1578-1635) che si e’ aperta al Museo e Real Bosco di Capodimonte, fino al 2 ottobre. Oltre ottanta opere, curatori Stefano Causa e Patrizia Piscitello, la mostra nasce da un’idea di Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte. Con la collaborazione di Mario Epifani (direttore del Palazzo Reale) e di Marta Ragozzino (direttrice Musei Campania) e’ stata inoltre creata una bigliettazione congiunta (20 euro). Anche a Palazzo Reale e a San Martino sono presenti infatti opere di Battistello, il maggiore dei caravaggeschi meridionali. Lunghissimo l’elenco delle istituzioni pubbliche, da Urbino alla Galleria Borghese a Brera, anche estere, enti ecclesiastici e collezionisti che hanno contribuito con loro prestiti, affiancati nella sala Causa ai capolavori presenti gia’ in collezione. Con un allestimento che rimanda all’incarnato bronzeo dei Cristi, delle Madonne e dei Santi, cifra dell’artista, l’articolato percorso aiuta a comprendere come e quanto Caracciolo sia stato influenzato da Caravaggio. Al centro di questa come in altre mostre di Capodimonte c’e’ la relazione tra Napoli e l’artista. Si parte dai primi dipinti dedicati al Battista, dalla ‘Madonna col Bambino e San Giovannino’, ‘Ecce Homo’, ‘Cupido e la Morte’ (da Malta), per giungere alla maturita’, sempre in confronto con i grandi maestri coevi.

Una autentica ‘festa visiva’ che ci riporta in quel Viceregno spagnolo che fu, nella stagione del naturalismo, sempre meta di nuovi talenti, da Firenze, dalla Spagna, da Roma. “Una mostra che ci ha permesso di comprendere meglio la peculiarita’ di questo pittore, ma anche di cambiare prospettive, dare nuove letture al dialogo artistico di quegli anni”, nota Bellenger. Del 1615 e’ la ‘Liberazione di San Pietro dal carcere’ uno dei dipinti piu’ celebri del Caracciolo; ‘La Crocifissione con i dolenti’ rimanda alla ‘Crocifissione di Sant’Andrea’ di Caravaggio oggi al Museo di Cleveland. Di Ribera da’ una rilettura molto personale Battistello nella ‘Gloria di San Luigi Gonzaga’. ‘Cristo e la Samaritana’, del 1622 , e’ un gioiello dalla Pinacoteca di Brera. Degli anni ’30 e’ ‘Leda e il cigno’. Il ‘Miracolo di Sant’Antonio da Padova’ e’ tra le opere piu’ celebri della maturita’, quando sara’ influenzato anche dal Lanfranco . Chiude l’itinerario un capolavoro di Mattia Preti , ‘Scena di carita’ con tre fanciulli mendicanti’. All’ingresso della mostra c’e’ l’installazione multimediale- finestra curata da Stefano Gargiulo, verso le due sale conclusive ecco i bozzetti di Battistello, caravaggesco in controtendenza: lo dimostrano i suoi disegni nitidi e veloci, mentre sembra che il Merisi trascurasse l’esercizio grafico preliminare al dipinto. Nel circuito: al Palazzo Reale il focus sulla sala del Gran Capitano, affrescata dall’artista, mentre alla Certosa e al Museo di San Martino il percorso si snoda tra le cappelle dell’Assunta, di San Gennaro, di San Martino e nel Coro della Chiesa, nella galleria del Quarto del Priore.

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Cultura

Mattarella a Napoli per celebrare le Quattro Giornate

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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è giunto in mattinata a Napoli e,  dopo aver deposto una corona  al monumento degli scugnizzi, ha raggiunto la basilica di San Giovanni Maggiore dove ha presenziato ai lavori di un convegno sulle Quattro giornate di Napoli, promosso dal Comune a ottanta anni dalla rivolta popolare contro il nazifascismo.

A piazza della Repubblica  il Presidente della Repubblica ha incontrato Francesco Amoretti, figlio di Antonio Amoretti, ultimo partigiano di Napoli, scomparso all’età di 95 anni nel dicembre 2022: “Ho detto al Presidente Mattarella che mio padre quotidianamente ha lavorato soprattutto presso le scuole e con gli studenti a difesa della Costituzione. Chi meglio del Presidente può capire il senso e il significato di quell’impegno”.

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Cultura

Christie’s, all’asta a novembre tre dipinti di Cezanne

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La prossima asta di novembre di Christie’s dedicata all’arte di fine Ottocento offrirà al miglior offerente non uno, ma tre dipinti di Paul Cézanne che da 90 anni non erano apparsi sul mercato. Le tre opere vengono dal museo Langmatt di Baden, in Svizzera, e verranno presentate una dopo l’altra il 9 novembre in uno sforzo del museo di raccogliere 45 milioni di dollari per assicurarsi un futuro.

Star tra i tre quadri è Fruits et Pot de Gingembre, all’asta con una stima tra 35 e 55 milioni di dollari. Realizzato tra 1890 e 1893, fa parte di un periodo d’oro in cui Cézanne creò le sue opere più elaborate, tra cui i Giocatori di Carte, dipinto nello stesso studio che il pittore teneva della casa dei genitori, ma anche il panoramico La Montagne Sainte-Victoire della collezione del co-fondatore di Microsoft Paul Allen venduto l’anno scorso, sempre da Christie’s, per 138 milioni di dollari. Il secondo quadro, Quatre Pommes et un Couteau, ha al centro la mela, uno dei soggetti quotidiani preferiti di Cezanne: la stima è tra sette e dieci milioni di dollari, mentre per La Mer à l’Estaque del 1878-1879 – l’unico dipinto del gruppo che non è una natura morta ma una veduta sul Mediterraneo e un pittoresco villaggio di pescatori – le previsioni sono tra i 3 e i 5 milioni.

“Le vendite di opere di musei sono una questione delicata. Siamo colpiti dall’attenzione e dalla cura con cui il Langmatt ha scelto cosa mettere in vendita”, ha detto Dirk Boll, vicepresidente di Christie’s per l’arte moderna e contemporanea. Il formato dell’asta è inconsueto: Christie’s, su istruzioni del museo, venderà i tre quadri in sequenza finché non verrà raggiunto o superato il target dei 45 milioni richiesti. a quel punto, se resterà qualcosa di invenduto, sarà restituito al Langmatt. Cézanne non fu mai veramente apprezzato in vita, ma già al tempo della morte era considerato un precursore dell’arte moderna e negli anni a seguire la maggior parte dei suoi capolavori finirono in mano private, tra cui i tre ora in vendita, acquistati nel 1933 dal collezionista anglo-svizzero Sidney Brown e dalla moglie Jenny. Il museo Langmatt ha sede nella villa di famiglia dei Brown, lasciata in eredità assieme alla vasta collezione alla città di Baden dal figlio della coppia, John Alfred Brown, nel 1987. Da allora il Langmatt è entrato in crisi finanziaria in parte a causa degli altissimi costi di manutenzione dell’edificio disegnato dall’architetto svizzero Karl Moser nel 1900: nel 2017 era stata lanciata cosi una campagna raccogli fondi per assicurare la futura operatività del museo.

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Cultura

Melania Mazzucco vince il Premio Serao, la consegna il 5 ottobre a Napoli

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Melania Mazzucco è la vincitrice del premio Matilde Serao: la scrittrice lo riceverà il prossimo 5 ottobre in una cerimonia che si svolgerà nel Palazzo Reale di Napoli, nell’ambito del Campania libri festival. Un premio organizzato da Il Mattino dedicato alla sua cofondatrice.  E al Mattino Melania Mazzucco, scrittrice amatissima, vincitrice di numerosi premio, spiega che quello che più l’ha colpita “è la capacità di stare nel proprio tempo”, e questo, spiega, è evidente fin dal 1886.

Il bacio della Medusa (Rizzoli 1996) a Vita (Einaudi, premio Strega 2003) a La lunga attesa dell’angelo (Einaudi 2008) , L’architettrice (Einaudi 2019): sono i grandi successi di Melania Mazzucco, libri che hanno richiesto anche un gran studio, un lavoro che si avverte pagina dopo pagina. Vita, per esempio: una storia di immigrazione dove la scrittrice ha avuto come punto di partenza i racconti di famiglia ma man mano che andava avanti nelle ricerche per scrivere il suo romanzo ha scoperto che verità e raconto non sempre coincidevano così quello è diventato, come ha detto al Mattino, “il mio libro più libero”

 

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