Dopo una settimana di scontri e un bilancio che secondo un’ong sfiora i mille morti, Israele e la Siria hanno concordato un cessate il fuoco. Damasco ha cominciato a schierare le sue truppe nella provincia meridionale di Sweida, teatro degli scontri con i drusi appoggiati dallo Stato ebraico, e il presidente siriano Ahmed al-Sharaa ha ribadito l’impegno del suo governo a proteggere tutte le comunità.
Ma Israele, che non ha confermato l’intesa, ha ribattuto che oggi in Siria è molto pericoloso appartenere a una minoranza. A dare l’annuncio del cessate il fuoco è stato l’ambasciatore statunitense in Turchia, Tom Barrack. Israele e la Siria, ha dichiarato, hanno “concordato un cessate il fuoco, sottoscritto da Turchia, Giordania e i Paesi vicini. Invitiamo drusi, beduini e sunniti a deporre le armi e, insieme ad altre minoranze, a costruire una nuova e unita identità siriana, in pace e prosperità con i suoi vicini”.
Poche ore dopo, il presidente al-Sharaa, fondamentalista sunnita già membro di Isis e Al Qaida, ora su posizioni più moderate e appoggiato dalla Turchia, ha annunciato un cessate il fuoco “immediato” nella provincia di Sweida, nel sud del Paese. E’ la zona a maggioranza drusa dove nell’ultima settimana le milizie sunnite legate al governo si sono scontrate duramente con quelle locali. I drusi temono di essere perseguitati dai sunniti ora al potere, come sta succedendo agli alawiti dell’ex dittatore Bashar al Assad. Per questo hanno fatto resistenza alle forze di Damasco che cercavano di prendere il controllo della provincia. Il bilancio complessivo degli scontri intercomunitari nel sud della Siria è arrivato a 940 morti da domenica scorsa, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Tra le vittime, scrive l’ong, ci sono molti civili, “giustiziati sommariamente da personale dei ministeri della Difesa e dell’Interno”. Nello scontro si è inserito Israele, che da sempre ha un rapporto privilegiato con la comunità drusa in funzione anti-araba. Lo Stato ebraico ha martellato le forze governative a Sweida, ed è arrivato a bombardare i centri del potere militare a Damasco. L’obiettivo di Israele è ampliare il territorio controllato nel Golan e nel sud della Siria. Il cessate il fuoco, mediato da Turchia e Giordania, col beneplacito degli Usa, ha permesso alle forze di sicurezza governative di schierarsi nella provincia di Sweida. “Lo Stato siriano è impegnato a proteggere tutte le minoranze e le comunità del Paese – ha detto il presidente in tv -. Noi condanniamo tutti i crimini commessi”. Il governo israeliano però è scettico.
“Il discorso del presidente siriano Ahmed al-Sharaa – ha scritto su X il ministro degli Esteri, Gideon Saar – ha manifestato il suo sostegno agli aggressori jihadisti (nelle sue parole: “Le tribù beduine come simbolo di nobili valori e principi”), incolpando le vittime (la minoranza drusa attaccata)”. Per Saar “nella Siria di al-Sharaa, è molto pericoloso appartenere a una minoranza, che sia curda, drusa, alawita o cristiana”. A Londra intanto, davanti alla sede della Bbc decine di siriani appartenenti a comunità minoritarie si sono radunati per chiedere azioni volte a proteggere i drusi a Sweida dove la violenza settaria ha causato centinaia di morti. Circa 80 manifestanti hanno gridato “Dio protegga i drusi” e “Smettete di sostenere Jolani”, riferendosi al nome di battaglia del leader siriano, abbandonato dopo che il suo gruppo islamista ha preso Damasco a dicembre scorso. I dimostranti nella capitale britannica hanno esposto cartelli che chiedevano la fine delle violenze a Sweida la scorsa settimana e l’apertura di un corridoio umanitario attraverso il confine con la Giordania.