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Economia

Bankitalia, da lunedì faro acceso su uso anomalo contanti anche entro 10mila euro

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Parte da lunedi’ un nuovo faro sull’utilizzo ‘anomalo’ di contanti, spesso anticamera di riciclaggio ed evasione da parte della criminalita’ organizzata. Si accendera’ un faro per chi movimenta, fra prelievi e versamenti, complessivamente oltre 10mila euro in un mese. Mentre infuria ancora la discussione sul se e come incentivare gli strumenti di pagamento ai fini della lotta all’evasione, da settembre la Uif, l’unita’ di informazione finanziaria incardinata presso la Banca d’Italia, potra’ quindi avvalersi di un nuovo strumento previsto dalla legge di riforma del 2017 e partito dopo una consultazione con gli operatori. E cosi’ banche, Poste e istituti di pagamento dovranno fornire alla Uif i nominativi di chi supera quel tetto, anche con piu’ operazioni da oltre mille euro. La ‘comunicazione oggettiva’ (questo il nome ufficiale) dovra’ essere fatta su base mensile e non comportera’ l’automatica segnalazione di operazione sospetta ma certo accendera’ un faro da parte delle autorità di vigilanza. Le operazioni dovranno essere individuate considerando “tutte le movimentazioni di denaro effettuate dal medesimo soggetto, in qualita’ di cliente o di esecutore; le operazioni effettuate dall’esecutore sono imputate anche al cliente in nome e per conto del quale ha operato”. Il primo invio dovra’ essere effettuato entro il 15 settembre 2019 e riguardera’ i dati riferiti ai mesi di aprile, maggio, giugno e luglio. I contanti in Italia restano ancora molto usati, rispetto agli altri paesi europei, malgrado l’aumento di questi anni degli strumenti di pagamento come carte di credito, bancomat e bonifici. La ‘moneta di plastica’, ora anche contactless e il mobile banking stanno facendo passi rilevanti. Ma oltre l’80% dei pagamenti resta eseguito in contanti con dei costi per le banche, gli utenti e sociali, basti pensare alla sicurezza necessaria per proteggere le filiali e i rischi per gli esercizi commerciali di tenere in cassa somme rilevanti di denaro. E poi c’e’ appunto l’aspetto riciclaggio: come rilevava di recente uno studio della stessa Uif, i contanti sono usati maggiormente al Sud per una questione di arretratezza finanziaria e tecnologica ma gli usi anomali sono concentrati al Centro Nord, laddove guarda caso l’economia muove risorse maggiori. “I risultati – si legge nello studio – mostrano che l’utilizzo di contante e’ negativamente correlato con il grado di sviluppo economico locale e con il grado di finanziarizzazione. Al contrario, l’utilizzo del contante risulta correlato positivamente con le dimensioni dell’economia sommersa”. E inoltre la distribuzione geografica, a livello di comuni e province, del rischio di riciclaggio “risulta coerente con la presenza delle principali organizzazioni mafiose, cosi’ come emerge dalle evidenze investigative, e positivamente correlata sia con misure del riciclaggio (le operazioni sospette segnalate alla Uif) sia con indicatori di attivita’ criminale (le denunce di particolari reati)”.

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Economia

Dazi USA, Trump alza i toni: intesa fragile con l’Ue, von der Leyen tratta per evitare lo scontro

Donald Trump annuncia dazi fino al 40% contro sette Paesi. Von der Leyen tratta per evitare l’escalation e tenere l’Europa fuori dalla guerra commerciale. Berlino, Roma e Parigi in pressing.

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Nessuna comunicazione ufficiale a Bruxelles, ma una mossa unilaterale da parte di Donald Trump, annunciata via Truth Social, ha riacceso lo scontro commerciale tra Stati Uniti e mondo. Il presidente americano ha indicato i primi sette Paesi destinatari di nuove tariffe doganali tra il 25% e il 40% a partire dal primo agosto: Giappone, Corea del Sud, Myanmar, Laos, Sudafrica, Malesia e Kazakistan.

Nel frattempo, un canale diretto tra Trump e Ursula von der Leyen resta l’ultima ancora di salvezza per l’Unione Europea, che cerca un’intesa fragile e complessa da costruire prima della scadenza. La finestra negoziale è stata prorogata da un nuovo ordine esecutivo del tycoon, ma i margini restano stretti.

L’Europa compatta ma divisa su come reagire

Mentre Wall Street vacilla, i vertici europei lavorano a una posizione comune. Von der Leyen ha ribadito al Parlamento europeo la necessità di negoziare “con forza e unità”, con un coordinamento stretto tra Berlino, Roma e Parigi. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macronsono in contatto continuo per rafforzare il fronte europeo.

L’ipotesi più concreta resta quella di un compromesso sull’aliquota unica al 10%, con esenzioni per settori strategicicome aerospazio, tecnologia e alimentare di qualità. Ma Parigi spinge per la linea dura, con l’Austria e la Spagna al suo fianco, evocando anche il ricorso allo strumento anti-coercizione, che colpirebbe le grandi aziende tech statunitensi.

Contromisure pronte a Bruxelles

Nel frattempo, due pacchetti di contromisure europee – uno congelato in primavera, l’altro in fase di rifinitura – sono già pronti: l’Europa potrebbe colpire prodotti americani per un valore fino a 120 miliardi di euro, con l’ipotesi di estendere la rappresaglia anche alle Big Tech.

Il timore principale è l’aumento delle tariffe già in vigore: 25% sulle auto europee, 50% su acciaio e alluminio, e la minaccia più recente di un ulteriore 17% sull’agroalimentare, che preoccupa soprattutto Italia e Francia.

La via del dialogo e il possibile viaggio a Washington

Nonostante tutto, la trattativa resta aperta. Un portavoce dell’UE ha dichiarato che “siamo all’inizio della fase finale e per posizionarci al meglio nel negoziato non possiamo aggiungere altro”, confermando la determinazione a ottenere “il miglior accordo possibile”.

Se nelle prossime settimane maturerà un’intesa di principio, von der Leyen potrebbe recarsi ufficialmente a Washington, ripetendo quanto fatto da Jean-Claude Juncker nel luglio 2018, quando ottenne una tregua in cambio dell’impegno europeo ad aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto e armamenti americani. Oggi, quella stessa contropartita torna sul tavolo, come carta geopolitica da giocare in una partita a scacchi dai risvolti economici esplosivi.

(Immagine realizzata con sistemi di Ia)

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Economia

‘Usa hanno proposto a Ue accordo con tariffe base del 10%’

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Gli Stati Uniti hanno proposto un accordo all’Unione Europea che manterrebbe una tariffa base del 10% su tutti i prodotti dell’Ue, con alcune eccezioni per settori sensibili come aerei e alcolici: lo scrive Politico citando un diplomatico di Bruxelles e un dirigente nazionale. I contorni di un accordo commerciale sono ancora incerti, hanno sottolineato fonti diplomatiche, e qualsiasi accordo è soggetto all’approvazione di Trump per procedere. Washington non ha dato alcuna indicazione di voler esentare settori politicamente sensibili come quello automobilistico, siderurgico e dell’alluminio o farmaceutico, come richiesto da Bruxelles. Francia, Italia e Irlanda sarebbero tuttavia probabilmente soddisfatte delle esenzioni per alcolici e aeromobili.

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Economia

Cina: difenderemo i nostri diritti da pressione dazi Usa

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Di fronte alle pressioni dei dazi Usa, la Cina “rimane ferma nel difendere i propri diritti e interessi e nel sostenere l’equità e la giustizia internazionale”. Il premier Li Qiang, durante l’incontro a margine del 17/mo vertice dei Brics con la numero uno dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), Ngozi Okonjo-Iweala, ha assicurato che Pechino dispone “di abbondanti risorse e mezzi per contrastare gli impatti esterni negativi” ed “è fiduciosa e in grado di promuovere uno sviluppo economico costante e sano”. La Cina introdurrà “ulteriori misure di apertura volontaria e unilaterale”, ha aggiunto Li, secondo l’agenzia Xinhua.

Il panorama commerciale globale “ha subito cambiamenti significativi a causa dell’intensificarsi dell’unilateralismo e del protezionismo, che hanno avuto un impatto significativo sull’ordine economico e commerciale internazionale”, ha aggiunto Li, auspicando la coesione da parte dei Paesi in via di sviluppo. Nel suo intervento alla sessione plenaria del vertice dei Brics, il premier cinese ha detto che il gruppo dovrebbe “guidare attivamente la cooperazione allo sviluppo e sfruttare il potenziale di crescita dei settori emergenti”. Anche per tale scopo, Pechino istituirà quest’anno “un centro di ricerca Cina-Brics sulle nuove forze produttive di qualità”, sempre nel resoconto della Xinhua.

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