Se qualcuno pensava che forse c’era uno spiraglio per vedere presto Bagnoli rinascere dopo la bonifica, state sereni: nulla è cambiato. Chiacchiere delle istituzioni quante ne volete su master plan, iperbolici progetti futuri, risse su nomine, fondi da stanziare, risorse spese male e bla bla bla. Nella realtà Bagnoli era e resta un cantiere fermo da anni. Con sprechi milionari. Perché? Per la lentezza della magistratura. Da anni non ci riesce a dire se su Bagnoli si è consumata una colossale truffa o se invece è tutto apposto e si può continuare a bonificare l’immensa area inquinata da Italsider, Cementir, Eternit e tutta l’industria pesante che illuminati industrialisti piazzarono nella zona costiera più bella di Napoli per inseguire sogni sballati.
“La bonifica di Bagnoli non è un problema di soldi ma di tempi. Sul 60% del terreno interessato si rischia di restare fermi ancora per anni in attesa dei tempi della giustizia per il dissequestro delle aree”. Il messaggio è chiato e lapidario. E arriva dell’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, nel corso dell’incontro del Sabato delle Idee dedicato al futuro di Bagnoli. Un futuro che è da anni appeso ad processo per la mancata bonifica (che si è concluso in primo grado con sei condanne in particolare per gli ex vertici di Bagnolifutura) che blocca la bonifica. Sono paradossi che solo a Napoli sappiamo costruire ad arte. In pratica la bonifica non si fa perchè quella che stavano facendo forse era un imbroglio e però nessuno lo accerta con celerità. Si scontra soprattutto con questo paradosso il futuro della rinascita di Bagnoli di cui si è discusso con “Il Sabato delle Idee” al Circolo Ilva di Bagnoli. Un salotto culturale che ha un merito: farci ricordare, anzi sbatterci in faccia le mille emergenza chiacchierate è mai risolte di Napoli, una capitale che potrebbe coltivar le sogni di grandeur e invece balla sul precipizio da anni.
In questa situazione la soluzione prospettata dal Commissario di governo, Francesco Floro Flores, è quella di procedere per gradi iniziando a lavorare sui terreni bonificabili. Il cronoprogramma è chiaro. Per la prossima settimana già si aspetta che dal Ministero dell’Ambiente arrivi finalmente la VAS, la Valutazione Ambientale Strategica. Poi partirà la cabina di regia e per Floro Flores è stato molto proficuo il lavoro svolto finora con Comune e Regione, rappresentati al Sabato delle Idee dagli assessori comunali Raffaele Del Giudice e Carmine Piscopo e dall’assessore regionale all’Urbanistica, Bruno Discepolo. Nel rispetto di questi tempi si potrebbe sperare di riuscire ad arrivare entro marzo all’approvazione definitiva del PRARU, il Programma di Risanamento Ambientale e di Rigenerazione Urbana. A quel punto Invitalia, come soggetto attuatore, potrebbe dare il via a bandi progettuali e concorsi di idee.
E sono tante le idee per il futuro di Bagnoli emerse nel dibattito del Sabato delle Idee, coordinato da Ottavio Ragone, direttore della redazione napoletana di “Repubblica”, che è stato un quotidiano attento alla questione Bagnoli e tra i promotori del confronto. Innanzitutto il potenziamento delle infrastrutture con la proposta del presidente dell’Ordine degli Ingegneri, Edoardo Cosenza, di un sistema ferrotranviario leggero dedicato a Bagnoli che possa essere realizzato in tempi rapidi e con costi contenuti per collegare la nuova area al resto delle infrastrutture trasportistiche della città.
La formazione dei giovani è l’altro grande tema per lo sviluppo economico della zona. Per il presidente di Confindustria Campania e Unione Industriali Napoli, Vito Grassi, “un esempio di rigenerazione urbana vincente è quello dell’Academy di San Giovanni a Teduccio ed è un modello che si può seguire anche per Bagnoli”. Un’idea rilanciata dal Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, Lucio d’Alessandro, che immagina nei luoghi dell’ex Italsider “una cittadella internazionale di giovani studenti e ricercatori dei Paesi del Mediterraneo che siano una grande risorsa per il sistema universitario campano ed anche per il processo di integrazione interculturale e interrazziale che nel nostro Paese fatica a compiersi”. Che poi sono tutte idee buone. Che si possono aggiungere alle mille altre già conosciute: polo turistico, polo cinematografico, museo del mare, ospedale delle tartarughe, centro termale. E potremmo andare avanti all’infinito. Per ora abbiamo tre certezze da declinare: Bagnoli è ferma al palo, quel poco che è stato fatto sta marcendo, la giustizia lumaca ha bloccato tutto.
Fondamentale il contributo al dibattito di associazioni e comitati del quartiere riuniti dal 2015 nella sigla “Jamme Assiem” (da Arci Mare ad InArch Campania, dal Museo del Mare alla Lega Navale Nisida-Pozzuoli) che hanno consegnato al Sabato delle Idee un documento che riassume sei punti fondamentali per il progetto di rilancio di Bagnoli: la presenza e la visibilità nel tempo delle risorse economiche necessarie, la definizione dei tempi di realizzazione del progetto, i tempi previsti per il dissequestro dei suoli, le bonifiche differenziate per aree e per tipologia con le relative valutazioni di impatto ambientale, la salvaguardia e la tutela della salute pubblica, l’attenzione e la sensibilità sulle realtà maggiormente coinvolte: i cittadini del borgo Coroglio, il Circolo Ilva, Città della Scienza.
“Da parte nostra c’è tutto l’impegno nel voler portare avanti questa battaglia fondamentale per il futuro della città di Napoli con il ruolo di stimolo propositivo e di aggregatore di istituzioni e associazioni che stiamo avendo da ormai dieci anni”. Così Marco Salvatore, fondatore del Sabato delle Idee, ha raccolto questa nuova sfida ricordando gli ultimi due risultati conseguiti dalle attività del pensatoio progettuale che unisce ormai alcune delle migliori eccellenze accademiche, scientifiche e culturali della città di Napoli. La settimana scorsa l’inaugurazione del nuovo campo sportivo di Ponticelli grazie dall’intervento della Fondazione Santobono Pausilipon e ieri la partenza per Boston dei giovani studenti del Righi che lunedì saranno impegnati nella finale di “Zero Robotics”, la competizione internazionale di programmazione di robotica aerospaziale ideata dal MIT, il Massachusetts Institute of Technology, in collaborazione con la NASA. Due appelli raccolti dal Sabato delle Idee ed arrivati ad un lieto fine. Quello che tutta la città si augura per il futuro di Bagnoli.
Monitoraggio del magma ai Campi Flegrei, rischio da non sottovalutare: studio Ingv e Università
Un team internazionale guidato dall’INGV ha tracciato l’evoluzione del bradisismo dal 2007 al 2023, rilevando il progressivo accumulo di magma a profondità superficiali nella caldera vulcanica dei Campi Flegrei.
L’attività sismica, la deformazione del suolo e l’emissione di gas, fenomeni osservati dal 2007, sono oggetto di studio di un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Università Roma Tre e l’Université de Genève. Il loro obiettivo è comprendere se questi fenomeni, legati al bradisismo in corso nel vulcano Campi Flegrei, siano associati al movimento o all’accumulo di magma in profondità.
I risultati dello studio, pubblicati su Nature – Communications of Earth and Environment, evidenziano che il vulcano ha mostrato segni di un progressivo accumulo di magma a profondità inferiori agli 8 km, con un continuo sollevamento del suolo di circa 1,3 metri a Pozzuoli dal 2006. Sebbene non ci siano segnali imminenti di eruzione, gli esperti avvertono che l’accumulo di magma e l’aumento della pressione nel sottosuolo rappresentano un rischio costantemente monitorato, anche grazie all’integrazione di tecnologie avanzate come il GNSS e i dati satellitari.
Questo lavoro rappresenta un passo cruciale per comprendere meglio la dinamica vulcanica in una delle aree più densamente popolate d’Europa.
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Con il corpo di un pesce, le ali che ricordano quelle di un uccello e zampe simili a quelle di un granchio, le gallinelle di mare sono già animali insoliti, ma le loro particolarità non finiscono qui: due studi pubblicati sulla rivista Current Biology hanno scoperto che le sei zampe sono in realtà degli incredibili organi sensoriali analoghi alla nostra lingua, che questi pesci utilizzano per ‘assaggiare’ letteralmente il fondale marino dove vivono e scovare prede nascoste.
Le due ricerche sono guidate dall’Università di Harvard e dalla Scuola di Medicina dell’Università di Stanford, con la partecipazione anche dell’Università di Genova, e indicano che questi animali potrebbero diventare nuovi modelli della ricerca scientifica per indagare i meccanismi dell’evoluzione. “Questo pesce deve le sue zampe (che sono in realtà estensioni delle pinne pettorali) agli stessi geni che contribuiscono allo sviluppo dei nostri arti – afferma Nicholas Bellono di Harvard, che ha coordinato i ricercatori insieme a David Kingsley di Stanford – ma le ha riprogrammate come strumento per trovare prede utilizzando gli stessi geni che la nostra lingua usa per sentire il sapore del cibo: una cosa straordinaria”.
Gli autori dello studio hanno, infatti, scoperto che le zampe di alcune specie di gallinelle di mare, in particolare quella chiamata Prionotus carolinus, sono ricoperte di papille sensoriali come quelle presenti sulla nostra lingua. Ciascuna papilla è sensibile al tatto, ma anche al gusto: riesce a captare singole molecole che guidano poi il pesce verso altri organismi che vivono sepolti sotto il fondale e di cui si cibano. Grazie ad analisi approfondite, i ricercatori hanno confermato che le papille rappresentano un’innovazione evolutiva chiave, che ha permesso a questi animali di avere successo nel loro ambiente in modi impossibili per gli altri.
Il comune di Bagé, nel Rio Grande do Sul, in Brasile, ha registrato il chicco di grandine più grande mai trovato nel Paese, con un diametro di ben 14,6 centimetri. Lo riportano i media. Secondo la società Climatempo, che offre servizi di meteorologia, il record precedente apparteneva a chicco di grandine di 13 centimetri, caduto nella cittadina di Barra do Ribeiro, sempre nel Rio Grande do Sul, nell’aprile del 2023. Climatempo ha spiegato che il chicco di grandine record “si è formato all’interno di cumulonembi, dove le correnti d’aria sono così intense da trasportare le gocce d’acqua in regioni molto fredde dell’atmosfera, facendole congelare. I chicchi accumulano strati di ghiaccio fino a diventare troppo pesanti da sostenere. La loro dimensione dipende dalla forza di queste correnti d’aria”.