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Economia

Bagnoli, anche il ministro Provenzano dice che partono le bonifiche: è da 25 anni che lo sentiamo dire ma…

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“Oggi dopo 25 anni sento di dire ai cittadini di Napoli, di Bagnoli e di tutto il Sud: scusate il ritardo, ma oggi partono le bonifiche”. È da 25 anni che ministri, sottosegretari, premier, sindaci dicono queste parole. Dunque che le dica anche il ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano, non deve indispettire più di tanto. Chi segue le vicende della chiusura dell’ex Ilva di Bagnoli e scrive da 25 anni di faraonici progetti di disinquinamento, bonifica e nuova vocazione turistica del territorio sa che Bagnoli rappresenta, nel bene e nel male, quel treno di far ripartire Napoli e il Sud che troppe volte è stato fermato in corso o parcheggiato su un binario morto. Ora c’è questo novo ministro che iniziando la visita, insieme al sindaco di Napoli Luigi De Magistris, all’ex area Italsider di Bagnoli ha voluto spiegare che questa volta si comincia davvero con la la rigenerazione dei suoli dell’area, la bonifica dai materiali inquinanti, i metalli pesanti, l’amianto ma anche la depurazione dell’acqua che passa attraverso il terreno inquinato portando poi con sè i materiali tossici.

Gli concede credito il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che dice “è la volta buona”. Ovviamente lo spera non solo lui ma ogni napoletano. “Siamo soddisfatti e ovviamente saremo felici quando la bonifica sarà terminata – spiega de Magistris -, ma oggi non sono solo chiacchiere, ci sono i fatti”. Quali sono i fatti?

“Si è entrati nel vivo della bonifica e nei prossimi giorni si entrerà nel cuore della bonifica con la rimozione dell’eternit”, ha spiegato. Il sindaco ha sottolineato “l’enorme lavoro istituzionale di questi anni a partire dall’accordo firmato con il governo Gentiloni grazie a una coesione istituzionale che prima non c’era e che ci ha portato alla bonifica integrale senza dimenticare che è già partita la gara per la progettazione per la nuova Bagnoli e pertanto – ha aggiunto – si andrà di pari passo con la bonifica e la progettazione della Bagnoli di domani grazie anche a un processo di partecipazione cittadina”.

Chi invita tutti a mantenere i piedi per terra sono quelli dei Comitati civici che  hanno fatto sentire la loro voce al ministro Provenzano che ha fatto una visita nell’eterno cantiere di Bagnli assieme al vice presidente della giunta regionale, Fulvio Bonavitacola, del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, del commissario straordinario del governo, Francesco Floro Flores e l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri. “In vista della campagna elettorale dicono che partono le bonifiche”, ha dichiarato Eddy Sorge del Movimento disoccupati 7 novembre. Sorge spiega ai giornalisti che “in realtà oggi parte solo la rimozione di parte del materiale nell’area ex Morgan”. “Siamo qui – argomenta il portavoce del Movimento – con i disoccupati, gli abitanti, i lavoratori e gli studenti del territorio per chiedere di poter controllare i processi della bonifica, che ci siano clausole sociali per l’inserimento dei disoccupati di Napoli e del territorio ma soprattutto basta annunci su Bagnoli in vista delle campagne elettorali”. “Vogliamo trasparenza e democrazia – conclude Sorge – e vogliamo decidere noi sui nostri territori. Chiediamo di poter aver un incontro con il ministro Provenzano, con De Luca e de Magistris”.

Secondo quanto dice il ministro Provenzano la bonifica di Bagnoli dovrebbe terminare nel 2024. A confermare i tempi di realizzazione l’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, che rispetto ai tempi per le gare rimaste ha spiegato: “Confidiamo di aggiudicare le gare per la rimozione dell’amianto entro due, tre settimane. Lavori che andranno avanti per almeno un intero anno”. Se il cronoprogramma sarò rispettato senza intoppi “all’inizio del prossimo anno si dovrebbero vedere tutte le attivita’ di bonifica sul territorio” ha aggiunto il commissario per Bagnoli, Francesco Floro Flores, in riferimento alla bonifica dell’ex area Italsider. Una rinascita, quella dell’ex area industriale di Napoli, per cui sono stanziati circa 500 milioni di euro per bonifica e riqualificazione ambientale di cui 320 milioni allocati da Invitalia, 71 milioni derivanti da giacenze della struttura commissariale, 45 milioni del Comune di Napoli per la bonifica a mare, 38 milioni della Regione Campania per le infrastrutture. Per il progetto complessivo – come sottolineato dal commissario – servono un miliardo e 800 milioni di euro di cui 600 milioni da risorse private.

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Confindustria, tutti i nomi della nuova squadra del presidente Orsini

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Il consiglio generale di Confindustria, su proposta del presidente designato Emanuele Orsini, ha approvato la squadra di presidenza per il quadriennio 2024-2028 con l’84% delle preferenze. Dieci i vicepresidenti elettivi: Francesco De Santis, Maurizio Marchesini, Lucia Aleotti, Angelo Camilli, Barbara Cimmino, Vincenzo Marinese, Natale Mazzuca, Marco Nocivelli, Lara Ponti. Completeranno la squadra di presidenza i tre vicepresidenti di diritto: Giovanni Baroni presidente della Piccola Industria, Riccardo Di Stefano presidente dei Giovani Imprenditori, Annalisa Sassi presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali.

Il consiglio generale di Confindustria ha approvato la squadra di presidenza per il quadriennio 2024-2028 con l’84% delle preferenze: su 132 presenti, 110 hanno votato a favore, i contrari sono stati 9 e 13 le schede bianche. Queste le deleghe ai vicepresidenti. Francesco De Santis continuerà il suo impegno su Ricerca e Sviluppo. Maurizio Marchesini, dopo aver seguito le Filiere e le Medie Imprese, avrà la delega su Lavoro e Relazioni industriali. Stefan Pan, croseguirà il lavoro svolto in Europa negli scorsi quattro anni in veste di delegato del presidente, con la vicepresidenza per l’Unione europea e il rapporto con le Confindustrie europee. A Lucia Aleotti andrà la vicepresidenza per il centro studi, snodo cruciale nella definizione delle strategie di politica economica. Ad Angelo Camilli la delega su credito, finanza e fisco. Barbara Cimmino seguirà l’export e l’attrazione degli investimenti. A Vincenzo Marinese sarà affidata la responsabilità dell’organizzazione e dei rapporti con i territori e le categorie. Natale Mazzuca avrà la delega alle politiche strategiche e allo sviluppo del Mezzogiorno. A Marco Nocivelli la nuova delega sulle politiche industriali e made in Italy. Lara Ponti si occuperà di transizione ambientale e obiettivi Esg, temi centrali nell’agenda di Confindustria. Emanuele Orsini manterrà per sé la responsabilità su alcuni grandi capitoli strategici: transizione digitale, cultura d’impresa e certezza del diritto.

La squadra di presidenza di Emanuele Orsini, al vertice di Confindustria per il 2024-2028, su richiesta del presidente designato si avvarrà anche del contributo di tre special advisor: Antonio Gozzi con delega all’autonomia strategica europea, piano Mattei e competitività; Gianfelice Rocca per le Life Sciences e Alberto Tripi per l’intelligenza artificiale. Il nuovo board di Confindustria sarà coadiuvato da cinque delegati del presidente: Leopoldo Destro ai trasporti, alla logistica e all’industria del turismo, Riccardo Di Stefano al quale sarà affidata la delega all’education, Giorgio Marsiaj si occuperà di space economy, ad Aurelio Regina andrà la delega all’energia, mentre Mario Zanetti seguirà l’economia del mare.

 

Il presidente Orsini ha anche ringraziato l’ambasciatore Raffaele Langella per il lavoro svolto come direttore generale, annunciando che fino al suo prossimo incarico, sarà al suo fianco come consigliere diplomatico. Il nuovo direttore generale sarà Maurizio Tarquini.

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Ponte sullo Stretto, i dubbi del Ministero dell’Ambiente

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Il ministro Matteo Salvini lancia la Conferenza dei servizi sul Ponte sullo Stretto, per avviare entro l’estate i cantieri della sua opera-bandiera. Ma il primo sgambetto gli arriva proprio da un altro ministero, quello dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto di Forza Italia. Alla prima riunione della Conferenza dei servizi, che riunisce tutti i soggetti interessati per sveltire le procedure (imprese, Ministeri, enti locali), il Mase ha chiesto alla Società Stretto di Messina S.p.a. ben 239 integrazioni di documenti. Per il ministero, la documentazione presentata dalla concessionaria è superficiale, insufficiente e non aggiornata, e va approfondita su tutti i fronti.

I tecnici della Commissione Via-Vas, quelli che devono fare la valutazione di impatto ambientale dell’opera, in 42 pagine di relazione hanno chiesto nuove informazioni praticamente su ogni aspetto del progetto. Le richieste di integrazione di documenti riguardano la compatibilità coi vincoli ambientali, la valutazione dei costi e benefici, la descrizione di tutti gli interventi previsti, il sistema di cantierizzazione, la gestione delle terre e rocce di scavo. Il Mase chiede dati più approfonditi e aggiornati sul rischio di maremoti, sull’inquinamento dell’aria, sull’impatto del Ponte sull’ambiente marino e di terra e sull’agricoltura, sulle acque, sui rischi di subsidenza e dissesto, sulla flora e sulla fauna, sul rumore e i campi magnetici, sulle aree protette di rilevanza europea Natura 2000. Le associazioni ambientaliste come Wwf e Legambiente e i comitati locali anti-Ponte parlano di “passo falso” e di “farsa”, e ribadiscono “il progetto non sta in piedi”.

Ma sono soprattutto le opposizioni a cavalcare la vicenda. Per Marco Simiani del Pd, “il ministero dell’Ambiente sconfessa clamorosamente Matteo Salvini, bloccando di fatto il progetto”. Proprio il leader della Lega era assente alla Conferenza dei servizi, che si è tenuta al suo ministero delle Infrastrutture. “Dal ministero dell’Ambiente arriva un macigno sul progetto del Ponte sullo Stretto”, commenta il leader Cinquestelle Giuseppe Conte, che parla di “un progetto vecchio, risalente al 2011/2012, pieno di falle sul piano ingegneristico, ambientale, trasportistico e finanziario”. Angelo Bonelli di Avs rincara la dose: “La commissione tecnica Via del Ministero dell’Ambiente ha demolito il progetto definitivo sul ponte. Ma esiste un progetto definitivo? O quello che avete presentato è quello di 15 anni fa, che era stato bocciato nel 2012 dal ministero dell’Ambiente?”. Mentre il Codacons chiede l’intervento della Corte dei Conti, l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, non si mostra preoccupato per le osservazioni del Mase: “Sono richieste congrue, data l’entità dell’opera. In 30 giorni daremo tutti i chiarimenti richiesti”.

Il ministro Gilberto Pichetto si trova all’improvviso in una posizione scomodissima, con gli uffici del suo ministero che bastonano un progetto che è il cavallo di battaglia di un suo collega. “Con queste istanze abbiamo dato via alla procedura di valutazione di impatto ambientale”, commenta asettico. La richiesta di integrazioni “è atto tipico della prima parte di ogni procedimento di valutazione di impatto ambientale”. Per il Ponte “si è tenuto conto, come di consueto, anche di elementi tratti dai contributi di Ispra e di soggetti non pubblici aventi diritto, per legge, ad esprimersi”. “Le richieste della Commissione Via-Vas del Mase non rappresentato assolutamente una bocciatura del Ponte sullo Stretto, ma sono legittime integrazioni proporzionate ad un progetto enorme – ha commentato Matilde Siracusano, sottosegretario di FI ai Rapporti con il Parlamento – Ho sentito il ministro Pichetto e anche Pietro Ciucci, e non ci sono criticità”.

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Cronache

Superbonus, partiti i primi recuperi sulle compensazioni della truffa miliardaria dei bonus

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Le truffe collegate al Superbonus non sono ancora emerse tutte ma l’attività di contenimento dei danni all’erario è partita. L’Agenzia delle Entrate ha iniziato ad inviare le prime contestazioni per recuperare le somme da chi ha cercato di pagare le imposte con crediti fasulli portati in compensazione. Intanto il Mef cala la scure sui bonus edilizi del passato: agevolazioni senza controlli preventivi non sono più compatibili con il nuovo quadro di norme europee sui conti pubblici. “Sono in corso verifiche fiscali sui crediti oggetto di compensazione, che stanno portando all’emissione di atti di recupero nei confronti dei responsabili”, ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, al termine dell’audizione sull’ultimo decreto Superbonus in commissione Finanze al Senato.

Sui bonus edilizi, ha spiegato, “abbiamo intercettato insieme alla Guardia di finanza truffe per circa 15 miliardi di euro: di questi, grazie ai nostri controlli preventivi, 6,3 miliardi di euro sono stati individuati e scartati prima che si realizzassero le frodi; 8,6 miliardi sono invece stati oggetto di decreti di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”. La lotta alle truffe proseguirà, ma la dimensione del fenomeno Superbonus ha spinto il Tesoro a metterci un punto. “Misure agevolative automatiche, senza una preventiva autorizzazione, non sono più compatibili col nuovo quadro di finanza pubblica a seguito delle nuove regole di governance europea”, ha detto il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, nella stessa aula del Senato da dove Ruffini ha fornito i dati aggiornati sulle frodi, non tutte con ricadute per i contribuenti perché alcune sono state intercettate prima della compensazione. Spalletta ha spiegato che, da ora in poi, gli obiettivi di efficientamento energetico e di miglioramento del rischio sismico “devono tenere conto degli obiettivi di sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo e della riduzione del debito pubblico sia nelle fasi congiunturali sia in ottica strutturale”.

Il Mef riflette su “una complessiva razionalizzazione delle norme in materia di agevolazioni edilizie”, in vista delle scadenze di fine anno. Non si potrà prescindere – ha spiegato Spalletta – da due lezioni frutto della recente esperienza. La prima, è che gli incentivi fiscali “devono essere congegnati evitando aliquote eccessivamente generose e prevedendo limitazioni più stringenti sui massimali di spesa, per ridurre comportamenti opportunistici ed effetti dirompenti”. La seconda lezione è che i crediti d’imposta dovranno essere “soggetti a procedure preventive di autorizzazione”, per consentire il monitoraggio della spesa e quindi l’impatto sulla finanza pubblica.

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