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‘Azioni trasparenza’, i dubbi dell’Unione europea sui vaccini ad altri Paesi

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“Le risposte di AstraZeneca sui ritardi sono insufficienti”. I timori dell’Unione Europea sui tagli annunciati dalla societa’ farmaceutica di Oxford sono ora diventati sospetti. Le risposte fornite dall’azienda nelle riunioni che si susseguono in queste ore non convincono la Commissione, che ora vuole “sapere quante dosi sono state prodotte, dove e a chi sono state consegnate”. Per questo l’Ue annuncia azioni legali e punta a mettersi al sicuro per il futuro, con l’istituzione di un registro di trasferimenti dei vaccini fuori dall’Unione. L’obiettivo dello ‘schema di trasparenza’, che Bruxelles conta di attivare entro una settimana, sara’ capire se le case produttrici stiano consegnando altrove i vaccini destinati ai Paesi dell’Europa. Il provvedimento, inoltre, introdurrebbe di fatto un obbligo di autorizzazione sull’export dei vaccini al livello Ue. Sugli aspetti legali l’Italia ha gia’ mosso i primi passi: l’Avvocatura dello Stato ha presentato per conto del Commissario Straordinario, Domenico Arcuri, un esposto contro Pfizer, che nelle ultime due settimane ha distribuito prima il 29%, poi il 20% di fiale in meno. Si valuteranno inoltre a breve le “ulteriori azioni da intraprendere, in sede nazionale ed europea, a tutela della regolare prosecuzione della campagna di vaccinazione e, piu’ in generale, della salute dei cittadini”. Tocchera’ ora capire quanto possano essere efficaci le contestazioni mosse a Pfizer: nel contratto sarebbero menzionate le quantita’ di dosi e non quelle delle fiale (da cui ora e’ possibile estrarre una dose in piu’), cosi’ come le penali sarebbero applicabili esclusivamente sulle forniture trimestrali e non su quelle settimanali. Contro i ritardi di AstraZeneca, le cui prime consegne dopo il via libera dell’Ema arriveranno in Italia soltanto il 15 febbraio e sono state sottostimate ora a 3,4 milioni di dosi (per il primo trimestre), si e’ mobilitata invece l’Europa. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha parlato al telefono con l’Ad dell’azienda, Pascal Claude Roland Soriot, ricordando che l’Ue si attende “una consegna nei tempi previsti” dei vaccini. L’Unione Europea si aspetta che AstraZeneca “esplori tutte le flessibilita’ in termini di capacita’ produttiva, per onorare gli impegni e consegnare le dosi di vaccino richieste il prima possibile”. Anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, intervenendo al Consiglio, chiede che le aziende si assumano la piena responsabilita’ della consegna diretta e senza ritardi. Il braccio di ferro tra le giustificazioni della societa’ di Oxford e la pretesa di trasparenza da parte dell’Ue sembra appena cominciato, ma al momento le dichiarazioni al vetriolo lasciano il passo alla cautela, affinche’ sia scongiurato che qualsiasi concreta azione legale possa rischiare di bloccare le consegne. I programmi prefissati al momento restano gli stessi. “Non cambieremo gli obiettivi” di copertura vaccinale dell’80% della popolazione vulnerabile e del personale medico entro marzo e del 70% della popolazione entro l’estate, spiega il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer. In Italia sono intanto arrivati i primi ‘vassoi’ di dosi, distribuiti attraverso un meccanismo di solidarieta’ attivato dal Governo, in accordo con le regioni, per rifornire i centri che sono a corto di fiale. Nelle prossime ore e’ previsto l’arrivo di circa 406mila nuove dosi da Pfizer (circa 455mila quelle annunciate per questi giorni) e 66mila da Moderna: in tutto dovrebbero essere mezzo milione entro mercoledi’. “Non perderei la speranza di raggiungere alla fine dell’autunno l’immunita’ di gregge”, commenta Arcuri confidando sull’arrivo di ulteriori vaccini, a partire da quelli di Johnson & Johnson, che potrebbero essere approvati a breve. In attesa che l’arrivo delle dosi di AstraZeneca possa mettere in moto la campagna vaccinale di massa, i territori cominciano ad organizzarsi: dopo il Piemonte, anche la Lombardia ha sottoscritto un accordo per le somministrazioni in farmacia. E c’e’ l’ok al nuovo Piano Pandemico: la Conferenza Stato-Regioni ha approvato l’intesa sul Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale predisposto dal Ministero della salute.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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