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Economia

Azione antitrust contro Amazon, Washington alza il tiro

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Il monopolio di Amazon si e’ tradotto in prezzi piu’ alti per i consumatori. E’ l’accusa lanciata dal procuratore di Washinton Dc, Karl Racine, in un’azione antitrust contro il colosso di Jeff Bezos. Secondo Racine, Amazon controlla illegalmente i prezzi al dettaglio online soffocando la concorrenza. Il gigante infatti vieta a chi vende i prodotti sulla sua piattaforma di offrire prezzi piu’ bassi o termini d’acquisto migliori sul proprio sito. Un divieto che si traduce in prezzi “artificialmente alti. Amazon – dice il procuratore di Washington Dc – ha usato la sua posizione dominante sul mercato delle vendite al dettaglio online per vincere a tutti i costi. Massimizza i suoi profitti a scapito di venditori terzi e dei consumatori, danneggiando la concorrenza e soffocando l’innovazione”. Amazon e’ nel mirino delle autorita’ americane da tempo e molti chiedono all’amministrazione di Joe Biden di presentare accuse antitrust contro la societa’. L’azione di Racine mostra come i procuratori degli stati americani sono in prima linea nel controllare il potere dei giganti dell’hi tech dopo anni di scarsa azione da parte delle autorita’ federale. Lo scorso anno un gruppo di procuratori di vari stati ha presentato due azioni antitrust contro Google, accusandolo di potere eccessivo nelle ricerche online e nella pubblicita’. Un altro gruppo di 48 procuratori ha invece agito nei confronti di Facebook puntando a uno spezzatino della societa’. L’azione contro Amazon arriva mentre il gigante delle vendite si appresta a siglare un accordo per l’acquisto degli studio MGM per 9 miliardi di dollari. L’annuncio e’ atteso a breve per quella che e’ la seconda maggiore acquisizione della storia di Amazon, con la quale il gigante potrebbe mettere le mani su un ampio catalogo di film, da James Bond a Rocky, da RobCop al Silenzio degli Innocenti.

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Economia

Tim, debito sotto 7,3 miliardi, soci remunerati nel 2026

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Tim completa il suo riassetto, centra tutti gli obiettivi che si era fissata per il 2024 e tra il debito che scende sotto i 7,3 miliardi con un rapporto sotto 2 volte l’ebitda e il ritorno alla generazione di cassa previsto già, A 0,5 miliardi, nel 2025 vuole tornare a remunerare i suoi azionisti, rimasti ‘a secco’ per troppo tempo. Contribuirà anche la vendita di Sparkle, l’accordo per 700 milioni di euro, prevede la firma dei contratti entro l’11 aprile e i cavi internazionali potrebbero cambiare casa entro un anno e il 50% dell’incasso sarà redistribuito ai soci (non è ancora stato definito come). Nei due anni successivi verrà invece usato il 70% dell’Equity free cash flow after lease generato (ci si attende circa 0,5 miliardi di euro nel 2027 e circa 0,6 miliardi di euro nel 2028).

E’ tutto parte dei target finanziari del nuovo piano che puntano a una crescita media del 3% dei ricavi e del 6-7% dell’ebitda e un ulteriore taglio del debito che la porterà alla fine del 2027 ad avere una leva inferiore a 1,7 volte. La strategia dell’ad Pietro Labriola (foto Imagoeconomica in evidenza) trasforma Tim in una “piattaforma digitale e telco in Italia e il più efficiente operatore di tlc in Brasile”. Per Tim Consumer deve proseguire la stabilizzazione dei ricavi mentre Enterprise può accelerare rafforzandosi nel cloud con nuovi e più potenti data center (17 entro la fine del 2026 con un aumento del 25% della capacità installata). Intanto, per il terzo anno consecutivo, porta a casa gli obiettivi che si era fissato: ricavi a 14,5 miliardi (+3,1%) ed Ebitda (+8,3%) con Tim Consumer che registra ricavi totali in crescita (+0,6%) a 6,1 miliardi.

A monte invece tra i soci sembra esserci fermento e prende corpo l’ipotesi di un riassetto nell’azionariato del gruppo di tlc con un passaggio del testimone tra Poste e Cdp che, secondo indiscrezioni di stampa, potrebbe avvenire in tempi brevi. Il cuore dell’operazione sarebbe uno swap, uno scambio di partecipazioni: Poste rileverebbe da Cdp il 9,8% di Tim, che vale circa 660 milioni, e in cambio le darebbe il suo 3,8% di Nexi, che ne vale oltre 200 con un conguaglio in denaro. Il riassetto consentirebbe a Cdp di sciogliere il legame con Tim e rafforzare la sua presa in Nexi (passerebbe dall’attuale 14,46% al 18,24%) “in vista di eventuali operazioni straordinarie, come la vendita della rete interbancaria alla stessa Cdp o della più volte ventilata fusione con il gruppo dei pagamenti francesi Worldline”.

Su queste attese è stato anche l’unico titolo a beneficiare oggi dei rumors, chiudendo la seduta con un rialzo del 3,8% a 4,56 euro, sui massimi da due mesi. Per lo Stato significherebbe, attraverso Poste mantenere un controllo pubblico e consentire la sostituzione di un azionista finanziario con uno industriale, aprendo la strada a possibili collaborazioni. In Borsa Poste ha perso lo 0,14% a 14,78 euro e Tim ha guadagnato lo 0,3% a 0,31 euro.

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Economia

Chiara Ferragni speaker al World government summit di Dubai

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Mentre l’ex marito Fedez è a Sanremo, Chiara Ferragni è a Dubai, invitata della rivista Forbes al ‘World government summit’, summit internazionale giunto alla sua 12esima edizione, che – si legge nella presentazione – “riunisce i leader più influenti del mondo, dai capi di Stato ai visionari in ambito tecnologico, per plasmare soluzioni che guideranno il progresso globale nel prossimo decennio”.

Al forum che si chiude domani partecipano “oltre 30 capi di Stato e di governo, più di 400 ministri, 80 organizzazioni internazionali, 140 delegazioni di governo per identificare ed espandere le soluzioni in materia di stabilità economica, trasformazione digitale e il modo in cui la collaborazione tra pubblico e privato può generare un cambiamento significativo”. Chiara Ferragni – che appare tra gli speaker del Forum come ceo di Tbs crew e content creator – oggi ha parlato della sua esperienza di imprenditrice digitale in un panel dal titolo ‘The Power of Big Data to Build a Social Media Empire’. Tailleur pantalone color cipria dalle spalle importanti, l’imprenditrice – che pochi giorni fa è stata accolta dalla sindaca di Granada come ospite dei Goya Awards – da Dubai nelle sue storie ha anche augurato “buon Sanremo a chi lo festeggia” mentre si accingeva ad andare a dormire.

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Tim chiude su Sparkle,passa a Mef e Retelit nel 2026

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Tim, il Mef e Retelit hanno trovato l’accordo su Sparkle e i cavi internazionali potrebbero cambiare casa entro un anno. Intanto prende corpo l’ipotesi di un riassetto nell’azionariato del gruppo di tlc con un passaggio del testimone tra Poste e Cdp che, secondo indiscrezioni di stampa, potrebbe avvenire in tempi brevi. Il cuore dell’operazione sarebbe uno swap, uno scambio di partecipazioni: Poste rileverebbe da Cdp il 9,8% di Tim, che vale circa 660 milioni, e in cambio le darebbe il suo 3,8% di Nexi, che ne vale oltre 200 con un conguaglio in denaro. Il riassetto consentirebbe a Cdp di sciogliere il legame con Tim e rafforzare la sua presa in Nexi (passerebbe dall’attuale 14,46% al 18,24%) “in vista di eventuali operazioni straordinarie, come la vendita della rete interbancaria alla stessa Cdp o della più volte ventilata fusione con il gruppo dei pagamenti francesi Worldline”. Su queste attese è stato anche l’unico titolo a beneficiare oggi dei rumors, chiudendo la seduta con un rialzo del 3,8% a 4,56 euro, sui massimi da due mesi. Per lo Stato significherebbe, attraverso Poste mantenere un controllo pubblico e consentire la sostituzione di un azionista finanziario con uno industriale, aprendo la strada a possibili collaborazioni.

In Borsa Poste ha perso lo 0,14% a 14,78 euro e Tim ha guadagnato lo 0,3% a 0,31 euro in attesa che il cda, riunito da metà mattina in una riunione fiume, approvi conti e piano. La ridda di ipotesi speculative “dimostra a nostro avviso un rinnovato interesse per l’asset e la sottovalutazione delle attuali quotazioni del titolo” commenta Equita ricordando che nel weekend erano già emerse ipotesi di una possibile Opa da parte di Cvc per delisting di Tim e vendita separata delle attività Consumer, Enterprise e Brasile, scenario che non avrebbe però trovato supporto. Iliad starebbe invece lavorando con advisor Mediobanca e Lazard e BCG per una combinazione delle proprie attività italiane con tutta Tim (e non con la sola consumer, come riportato in passato). Ulteriore scenario è quello che vede una convergenza di CVC e Iliad, con CVC che rileverebbe il 24% di TIM da Vivendi, Iliad che combinerebbe le proprie attività italiane e CVC che apporterebbe poi MaticMind (system integrator). Resta comunque l’attesa per i conti anche se gli analisti non si aspettano sorprese. Il 2024 dovrebbe chiudersi con ricavi in crescita del 2,9% a 14,46 miliardi, un’ebitda in aumento dell’8,4% a 4,34 miliardi e un debito in calo a 7,35 miliardi di euro.

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