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Australian Open parte sotto la pioggia, Darderi e Gigante ko

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Pioggia protagonista, ma grande spettacolo nella prima giornata degli Australian Open, con programma in ritardo e tanti match cancellati. Subito fuori i primi due italiani in campo, Luciano Darderi e Matteo Gigante. Il primo, numero 45 del ranking, è stato costretto al ritiro nel match di debutto nel corso del 2° set contro lo spagnolo Pedro Martinez (44 del mondo), con l’iberico che conduceva 6-3, 4-1.

Darderi era all’esordio assoluto nel main draw dello Slam australiano, dove aveva fallito la qualificazione nelle ultime due edizioni. Entrato scarico, l’italoargentino è parso accusare problemi respiratori e di tosse nell’arco dell’intero match. Perso 6-3 il primo parziale, è partito in ritardo anche nel secondo. A nulla è valso il lungo medical time-out a cui è ricorso: molto limitato nei movimenti, dolorante allo sterno e in affanno, ha deciso nel secondo set di andare a stringere la mano al rivale e chiudere così dopo 72′ di gioco la propria corsa in questi Australian Open. “Sono dispiaciuto, mi ero preparato tanto – ha detto Darderi -. Sentivo che non riuscivo a fare altri set ad alti livelli, non volevo rischiare. Avevo dolore al petto sul diritto, penso un guaio muscolare. Ora penso alla terra”.

Stessa sorte per l’altro azzurro in campo oggi nello Slam di Melbourne: Gigante esce tra gli applausi e si ferma a firmare autografi nonostante la sconfitta. Ce l’ha messa tutta il romano nella sua “prima volta” in un main draw Slam ma non è bastato. Nel match che ha chiuso il programma sulla “John Cain Arena”, il 23enne romano, n.145 ATP, passato attraverso le qualificazioni ha ceduto per 7-6(5) 7-5 6-4, dopo due ore e 49 minuti di lotta, al mancino francese Ugo Humbert, n.14 del ranking. “Noi vogliamo questa vittoria”, si sente gridare dalle tribune più o meno per l’intera durata della partita.

E Matteo dà tutto per regalare una bella soddisfazione ai tanti italiani d’Australia. Ma il palcoscenico importante, la prima da Slam, l’avversario di livello complicano maledettamente le cose. Gigante può recriminare per non aver sfruttato un vantaggio di 5-2 nel tie-break del primo set e di 5 giochi a 2 nella seconda frazione mentre nel terzo set non ha trasformato una palla-break nell’ottavo game che avrebbe potuto probabilmente permettergli di allungare la partita. Quanto al resto del tabellone maschile, Casper Ruud, sesta testa di serie del seeding, sopravvive dopo una lotta di cinque set con lo spagnolo Munar. Fa anche meglio il redivivo Kei Nishikori: il giapponese, ex 4 del mondo, annulla due match point al brasiliano Monteiro e lo batte 6-3 al quinto dopo oltre quattro ore di match. Tra le donne avanzano le finaliste del 2024: la campionessa in carica Sabalenka lascia appena 5 giochi all’americana Stephens, mentre la cinese Zheng supera la romena Todoni.

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Napoli, il messaggio di Conte: “Serve una casa per il Napoli”

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Antonio Conte ha lanciato un segnale forte alla società. Il centro sportivo e il settore giovanile sono temi centrali per l’allenatore, che non vuole essere un semplice traghettatore ma costruire un progetto a lungo termine. Dopo le polemiche di Benitez nel 2015, anche l’attuale tecnico azzurro porta avanti la stessa battaglia: servono investimenti nelle infrastrutture per creare un club che possa competere stabilmente ai massimi livelli.

Un progetto fermo al palo

Nonostante i tanti sopralluoghi e i terreni individuati nel corso degli anni – da Lago Patria ad Afragola, fino a Sant’Antimo e Bagnoli – il Napoli non ha ancora avanzato nessuna richiesta ufficiale per costruire un proprio centro sportivo. Attualmente, resta valido solo l’accordo con Castel Volturno fino al 2026, ma senza una vera evoluzione verso una struttura di proprietà.

Conte ha ribadito la necessità di una “Casa del Napoli”, un investimento che garantirebbe stabilità e crescita al club, invece di spendere cifre folli per singoli calciatori. Un’idea opposta a quella di Gasperini, ma che riflette una visione a lungo termine per il futuro della squadra.

Il problema dello stadio e il rischio per Euro 2032

Se il centro sportivo è un tema delicato, ancora più complessa è la questione dello stadio Maradona. Napoli potrebbe addirittura perdere l’Europeo 2032 senza un progetto di restyling chiaro, ma su questo Conte non si è espresso, consapevole della burocrazia e delle difficoltà politiche che frenano l’evoluzione dell’impianto.

Un Napoli da costruire, dentro e fuori dal campo

Oggi il Napoli è in lotta per lo scudetto, ma Conte guarda oltre. La sua non è un’”exit strategy”, come lo fu per Benitez, ma una richiesta concreta affinché il club cresca anche fuori dal campo. La palla ora passa a De Laurentiis, che dovrà dimostrare di voler investire su una società solida e competitiva, con un futuro ben definito.

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Leao-Gimenez, in 8 minuti il Milan si rilancia ad Empoli

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Dopo aver raggiunto la semifinale in Coppa Italia ai danni della Roma, il Milan si rilancia in campionato e vince anche a Empoli con un grande secondo tempo: decisivi i gol di Leao e di Gimenez, il primo in serie A per il messicano appena arrivato dal Feyenoord. I rossoneri si portano in classifica a quota 38 (con una partita da recuperare) e quindi a -4 dalla coppia Fiorentina e Lazio (che però devono ancora giocare). L’Empoli resta a quota 21, quart’ultimo posto col rischio di essere sorpassato dal Parma impegnato a Cagliari. Primo tempo a ritmi blandi da parte di azzurri e rossoneri: si aspetta la fantasia offensiva del Milan ma è l’Empoli a creare due vere occasioni. La prima al 15′: Esposito è bravo a liberarsi in area di rigore e a concedere un buon assist a Grassi, la cui conclusione viene però murata da Walker.

La squadra di D’Aversa è sfortunata al 33′: Colombo riesce a impossessarsi di un pallone in area, calcia di potenza col suo sinistro ma la palla si stampa sul palo interno. Maignan non ci sarebbe potuto arrivare. Per quanto riguarda il Milan proteste in avvio (8′) per un brutto intervento di Cacace su Walker: check del Var ma alla fine nessun cartellino estratto da Pairetto, che invece ammonisce al 18′ Joao Felix per simulazione. Dopo l’intervallo, Conceiçao riesce a dar la scossa alla squadra con tre cambi: escono Jimenez, Abraham e Fofana, entrano Leao, l’atteso Gimenez e Pulisic. La connessione portoghese tra Leao e Joao Felix si vede subito al 50′: il primo cerca il secondo, che prova un colpo di tacco ma non è preciso.

Al 55′ Tomori interviene in ritardo su Colombo, riceve il secondo cartellino giallo e viene espulso. La parità numerica si ristabilisce al 65′ perché Marianucci riceve un rosso diretto dopo aver risposto a una provocazione di Gimenez (ammonito): l’arbitro Pairetto vede l’episodio al Var e decide di punire il giocatore dell’Empoli per aver scalciato il messicano. Sono i minuti decisivi. Al 68′ il Milan trova il gol del vantaggio: è perfetto il cross di Pulisic sulla destra, sul secondo palo arriva Leao ed è gol. Il raddoppio arriva al 76′ dall’uomo più atteso, Santiago Gimenez: ancora assist di Pulisic per il messicano che controlla, rientra sul sinistro e apre l’interno: per Vasquez non c’è niente da fare. Il Milan blinda la gara. Joao Felix ha anche una buona occasione per il 3-0, ma non riesce a segnare. E’ festa comunque per i rossoneri attesi adesso playoff di Champions sul campo del Feyenoord. Per l’Empoli la prossima sfida è la trasferta di Udine (16 febbraio), dove gli azzurri devono riprendere a fare punti salvezza.

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L’Italrugby piega il Galles, festa azzurra all’Olimpico

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Il Sei Nazioni si tinge d’azzurro. L’Italia, dopo aver perso contro la Scozia all’esordio, rialza la testa e conquista la prima vittoria, salendo così a 4 punti in classifica togliendo lo zero dalla casella dei successi. All’Olimpico, sotto una pioggia battente, gli uomini di Quesada riescono ad avere la meglio sul Galles, battuto per 22-15 grazie alla meta di Capuozzo e ai 17 punti al piede di Allan, dopo i 14 contro la Scozia e nonostante i due calci sbagliati, resistendo nel finale nonostante la doppia inferiorità numerica al tentativo di rientro dei gallesi, battuti a Roma dopo 18 anni e ora alla 14/a sconfitta consecutiva (8 nel Torneo), cifra che testimonia la vastità di una crisi a cui per ora non riesce a porre rimedio neppure un tecnico esperto come Warren Gatland. Quesada opta per la continuità, con un solo cambio nel XV titolare azzurro rispetto alla trasferta di Edimburgo della settimana scorsa; dentro Niccolò Cannone che rimpiazza in seconda linea Dino Lamb dal primo minuto.

E gli azzurri partono subito forte con il piede ‘caldo’ di Allan che apre le marcature con il 3-0 – a fine primo tempo saranno 11 i punti messi a segno dall’azzurro – e la meta di Capuozzo che permettono all’Italia di andare all’intervallo sul 16-3. Nella ripresa il Galles le prova tutte, ma ancora Allan porta gli azzurri sul 19-3. Wainwright cerca di riaprire il match con la meta, ancora Allan segna ancora dalla piazzola per il 22-8 prima della meta tecnica assegnata al Galles nel finale che firma il 22-15 e consente agli azzurri di tornare a battere il Galles – condannandolo alla 14/a sconfitta consecutiva – replicando così il successo di Cardiff dell’anno scorso e conquistando la vittoria numero 16 da quando partecipa al torneo di rugby più antico del mondo. “Pensavamo di soffrire di più contro il Galles. Dobbiamo lavorare ma il bilancio è più che positivo. Noi parliamo sempre di crescita, lavoriamo tanto su questo per accompagnare la squadra in questo percorso. Oggi è un giorno importante per questo gruppo, l’italia era data per favorita e oggi rappresenta un’evoluzione per noi – ammette il ct Gonzalo Quesada alla fine del match -. Abbiamo saputo gestire con consistenza e pragmatismo, abbiamo giocato un rugby che non ci piace e sono fiero di loro, peccato per gli ultimi 10 minuti ma devo dare merito al gruppo e ai giocatori”, prosegue il ct ammettendo la sofferenza degli azzurri nel finale, ma anche il grande spirito dimostrato.

La stessa fierezza che si ritrova nelle parole del capitano azzurro, Michele Lamaro, che prima sottolinea di essere “contento di come abbiamo approcciato fin dall’inizio mettendoli subito sotto pressione con il gioco al piede. Non è un gioco che preferiamo fare, ma sappiamo che tra i 50 e i 30 metri riusciamo a mettere pressione obbligando l’avversario a concederci tanti calci, che sono punti a tutti gli effetti”, poi ammette che, grazie a questo successo, l’Italia si è tolta “un bel peso dal groppone”. Poi un pensiero al futuro proiettandosi già alla prossima sfida del 23 febbraio quando, ancora a Roma, arriverà la Francia del fenomeno (e ora anche olimpionico) Antoine Dupont. “Sarà una sfida completamente diversa. Sono molto grossi, ma anche lenti nel ripiazzarsi. Speriamo in un tempo migliore, ma ci arriviamo con più serenità; nessuno si aspetta che noi facciamo niente con la Francia e questo può giovare”, dice Lamaro. E, con un’Italia così e uno stadio intero a spingere gli azzurri, nessuna impresa sembra impossibile.

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