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Cronache

Aumenta il divario tra famiglie, colpita classe media

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Si allargano i divari di ricchezza fra le famiglie italiane mentre restano invariate le diseguaglianze sui redditi anche se questi restano ancora lontani dai livelli precedenti alla crisi del 2006 e la pandemia ha portato un effetto negativo. La caduta dei prezzi delle case ha soprattutto eroso la ricchezza della classe media che, spesso, nel ‘mattone’ ha il principale investimento mentre le famiglie piu’ ricche hanno guadagnato dalle attivita’ finanziarie e quelle di basso reddito sono invece riuscite, in media, a migliorare la loro posizione grazie proprio all’acquisto di immobili piu’ economici e dei bassi tassi. Il lockdown del 2020 che ha frenato i consumi ha poi spinto tutti a un risparmio forzato, facendo aumentare in media la liquidita’ depositata sui conti correnti. La storica indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia passa in rassegna le variazioni fra il 2016 e il 2020, alle soglie quindi della pandemia con una metodologia profondamente cambiata (grazie anche all’aiuto dell’Istat) che riesce a ‘catturare’ piu’ a fondo le famiglie di fascia alta. Attraverso le interviste peraltro gli esperti di Via Nazionale riescono a individuare valori piu’ vicini a quelli reali rispetto alle dichiarazioni fiscali. Nel periodo 2016-2020 quindi la ricchezza netta media e’ aumentata dell’1,7% principalmente grazie alla componente finanziaria, grazie alla crescita del risparmio e all’aumento del valore. L’indice di Gini (che misura le diseguaglianze) della ricchezza netta familiare e’ cresciuto di 3 punti. Va considerato infatti come l’82% del patrimonio lordo del totale delle famiglie sia costituito da attivita’ reali come gli immobili (-6,9% il loro valore fra 2016 e 2020), aziende o oggetti di valore. Le misure di sostegno, i bonus e i provvedimenti Covid hanno invece cristallizzato i divari sui redditi e con la quota di individui a basso reddito, quelli il cui reddito equivalente e’ inferiore al 60% di quello mediano, che e’ anzi diminuita. Il reddito medio familiare e’ stato sospinto dal lavoro dipendente e dalle misure di sostegno introdotte tra il 2016 e il 2019 e da quelli straordinari adottati nel 2020 durante la pandemia. Anche per questo l’aumento e’ stato piu’ sostenuto nei redditi della fascia piu’ bassa. Le famiglie, complici i tassi bassi e il calo dei valori immobiliari, si sono indebitate di piu’. E per comprare casa ci voglino meno anni del proprio reddito annuale. In media ci vogliono ora otto anni contro i 14 del 2006. E poi le moratorie varate dal governo e dalle banche hanno limitato i problemi per quelle famiglie in difficolta’ momentanea o che pagano una rata elevata rispetto al proprio reddito. Certo, poco piu’ della meta’ dichiara “difficolta’ ad arrivare a fine mese” anche se la quota e’ in calo rispetto alla precedente rilevazione. Verso il 2016 poi, le famiglie vulnerabili rispetto alle rate del mutuo o che non dispongono di liquidita’ per fare fronte a spese o difficolta’ improvvise sono in diminuzione. Nel 2020 il rischio di illiquidita’ era diffuso soprattutto tra le famiglie finanziariamente vulnerabili (in quasi due casi su tre), seppure in sensibile miglioramento rispetto al 2016 quando tale quota era superiore di quasi 8 punti percentuali. Inoltre, rileva l’indagine, le famiglie finanziariamente vulnerabili (a basso reddito e con la rate del mutuo che assorbe un terzo del reddito) sono scese dall’1,6 del 2016 all’1,2 grazie anche alle misure che prevedono la sospensione del pagamento delle rate varate da governo e banche.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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