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Cronache

Attacco hacker dall’estero blocca il Lazio: è terrorismo

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Un’azione partita dall’estero e realizzata da criminali esperti che molto probabilmente hanno agito da qualche paese dell’Est, puntando a monetizzare l’attacco anche se al momento una richiesta ‘ufficiale’ di riscatto non e’ arrivata. L’ombra e’ che possano aver agito per conto di entita’ statuali, il rischio e’ che altri enti e istituzioni possano essere prese di mira. Si cominciano a delineare i contorni dell’attacco hacker al Centro elaborazione dati della Regione Lazio che dalla mezzanotte del primo agosto ha mandato in tilt il sistema di prenotazione delle vaccinazioni anticovid, anche se sono ancora molti i punti da chiarire. “Stiamo difendendo la nostra comunita’ da questi attacchi di stampo terroristico – dice il presidente della Regione Nicola Zingaretti – il Lazio e’ vittima di un’offensiva criminosa, la piu’ grave mai avvenuta sul nostro territorio nazionale”. La portata dell’attacco, in effetti, e’ ancora tutta da definire, cosi’ come le ripercussioni sugli altri servizi pubblici e non e’ un caso che il presidente del Copasir Adolfo Urso abbia convocato il direttore del Dis Elisabetta Belloni per avere un quadro piu’ ampio e dettagliato della situazione. Di certezze al momento ce ne sono dunque poche. La prima e’ che l’attacco e’ ancora in corso dopo 48 ore e altri ne sono stati respinti: “la situazione e’ seria e molto grave” ripete Zingaretti. La seconda, e almeno questa e’ una buona notizia, e’ che chi si e’ introdotto nei sistemi regionali utilizzando le credenziali di un amministrativo, non e’ riuscito ad accedere alla storia sanitaria dei milioni di cittadini che sono inseriti nel database del sistema regionale. “E’ stato colpito – spiega una qualificata fonte della sicurezza – il sistema di prenotazioni Cup (quello che gestisce tutti gli appuntamenti per screening diagnostici, analisi e visite ospedaliere della regione, ndr) e quello delle prenotazioni vaccinali”. Al momento, conferma il capo della Polizia Postale Nunzia Ciardi, “non c’e’ evidenza che siano stati presi i dati sanitari delle persone. Questi si trovano su un server diverso, che non e’ interessato dall’attacco. Ed in ogni caso non ci sono evidenze che i dati siano stati sottratti, ma al momento solo criptati”. Al momento resta dunque bloccato il sistema delle prenotazioni La Regione, dice l’assessore alla Sanita’ Alessio d’Amato, e’ al lavoro per riattivarle “in totale sicurezza mentre chi ha gia’ prenotato il vaccino fino al 13 agosto – circa 500mila persone – avra’ la dose garantita nel luogo e nell’orario indicato”. Con il Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo si sta inoltre lavorando affinche’ possa comunque essere rilasciato il green pass a tutti coloro che sono stati vaccinati e non lo hanno ancora ricevuto. Difficile pero’ che il sistema possa essere ripristinato a breve. “Una volta che i dati sono stati cifrati e resi inservibili – spiega ancora Ciardi – o viene ripristinato il sistema attraverso una copia opportunamente ‘sterilizzata’, che pero’ si doveva gia’ avere prima dell’attacco, oppure e’ necessario ricostruire un sistema parallelo che riesca a svolgere le funzioni” di quello hackerato. Gli esperti della Polizia postale e del Cnaip (il Centro di coordinamento contro i crimini informatici), coordinati dalla procura di Roma che nelle prossime ore aprira’ formalmente il fascicolo e non e’ escluso il coinvolgimento anche del pool di pm che si occupano di reati di terrorismo, hanno passato tutta la giornata nella sede della Regione e hanno gia’ fatto le prime acquisizioni e sequestrato i dati del Ced. Individuando anche l’ultimo ‘passaggio’ del virus prima che infettasse i computer regionali: su un server in Germania, anche se e’ gia’ chiaro che non e’ da li’ che e’ partito l’attacco. Al momento, inoltre, non e’ arrivata una formale richiesta di riscatto. Il link indicato che gli hacker hanno fornito non contiene infatti ne’ cifre ne’ indicazioni particolari anche se in casi analoghi avvenuti in altri paesi le richieste sono passate da poche centinaia di migliaia di euro fino a una decina di milioni. Il link e’ comunque al centro delle indagini anche perche’ costituisce un ulteriore rischio: potrebbe celare un altro virus e dunque va gestito con la massima attenzione. “Siamo alle prime battute” dice ancora Ciardi che poi sottolinea un aspetto che tutti gli esperti da tempo vanno ripetendo: “era fatale che sarebbe capitato anche a noi, e’ solo questione di tempo. La cyber e’ qualcosa da tenere in massima attenzione e spesso si tende a sottovalutare questi aspetti. Ma in societa’ digitalizzate come le nostre i rischi sono altissimi”.

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Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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