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AstraZeneca verso over-65. Est Ue dice sì a Sputnik

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L’utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca (AZ) potrebbe essere allargato ai soggetti con piu’ di 65 anni anche in Italia. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) potrebbe infatti rivedere l’attuale indicazione che prevede l’immunizzazione con questo vaccino solo per la fascia tra 18 e 65 anni, e questo sulla base dei risultati di nuovi studi presentati. Intanto, alcuni Paesi dell’Est Europa aprono al vaccino russo Sputnik non ancora autorizzato dall’Agenzia europea dei medicinali Ema, ed anche Silvio Berlusconi ne chiede una rapida approvazione. Sul vaccino russo pero’ le posizioni di Ema e Aifa sono chiare. Anche oggi i vertici di Aifa -Palu’ e Magrini- hanno ribadito che una valutazione va fatta accompagnandola ad una visita ai siti produttivi. I dati sono promettenti ma una valutazione – dice Palu – e’ prematura. La richiesta di importazione – aggiunge Magrini – con i dati ancora incompleti e’ fuori luogo. Mentre una buona notizia arriva da Bruxelles, con la Commissione europea che ha firmato con Moderna un secondo contratto per la fornitura di altri 300 milioni di dosi di vaccino, sul fronte italiano potrebbe dunque essere modificata l’attuale limitazione ai 65 anni d’eta’ per le dosi di AZ, prevista dalla circolare del ministero della Salute dello scorso 23 febbraio. I nuovi dati di uno studio sul campo effettuato in Scozia, e in pre-print sulla rivista Lancet, potrebbero infatti far cambiare la linea italiana. I nuovi risultati, su 1,1 milioni di persone vaccinate, dimostrano che dopo una dose del vaccino AZ e Pfizer si rileva una riduzione delle ospedalizzazioni del 95% con AZ e 84% con Pfizer e si evidenzia una simile efficacia dei due vaccini all’81% sopra gli 80 anni. L’Aifa, ha spiegato la presidente della Commissione tecnico-scientifica (Cts) dell’Agenzia, Patrizia Popoli, “ha detto fin dall’inizio che il vaccino AZ poteva essere reso disponibile nell’intera popolazione autorizzata dall’Ema”. Lo scorso 29 gennaio, proprio l’Ema ha autorizzato tale vaccino dai 18 anni e senza limiti di eta’. Rispetto all’eta’ quindi, rileva Popoli, “non sono stati posti dei veri e propri limiti, ma si e’ suggerito un uso preferenziale nei soggetti meno anziani, che erano stati maggiormente inclusi negli studi clinici. Si era detto fin dall’inizio, tuttavia – ha precisato – che queste indicazioni si sarebbero dovute riconsiderare quando fossero state acquisite ulteriori evidenze dagli studi in corso”. Quindi, e’ l’apertura della presidente, “la posizione potrebbe essere rivista se i nuovi dati lo consentiranno”. Da parte sua, l’amministratore delegato di AstraZeneca Italia, Lorenzo Wittum, ha sottolineato come l’estensione dell’eta’ sia “una decisione che deve prendere Aifa con il ministero della Salute, ma in Francia e Germania si sta gia’ valutando questa ipotesi”. Quanto alla questione del brevetto, AstraZeneca e’ disposta a “cedere le licenze di produzione per far si’ che si possa accelerare. E’ quello che abbiamo fatto negli ultimi mesi: i 20 stabilimenti di produzione – ha detto – non sono solo nostri”. L’imperativo, dunque, resta quello di aumentare la produzione dei vaccini ed utilizzare subito tutti quelli presenti per accelerare le campagne vaccinali a livello nazionale. Per questo, alcuni Paesi dell’Est Europa stanno aprendo al vaccino russo Sputnik, per il quale manca ancora il via libera Ema. La linea di attendere in modo compatto l’autorizzazione a livello europeo prima dell’utilizzo nazionale in emergenza di un nuovo vaccino sembra, quindi, sgretolarsi. Ad oggi, la Slovacchia ha appena ricevuto il suo primo lotto di Sputnik, mentre l’Ungheria aveva gia’ approvato e iniziato a distribuirlo, e Austria e Repubblica Ceca hanno fatto sapere di essere in trattativa con Mosca. Lo Sputnik e’ gia’ utilizzato a San Marino. Apre alle dosi russe anche il presidente di Forza Italia Berlusconi: “Ci sono due azioni da mettere in campo – ha rilevato -. Predisporsi per realizzare, acquistando i brevetti e gli strumenti, il vaccino anche in Italia e l’altra azione riguarda l’approvazione del vaccino russo che, secondo gli esperti, funziona benissimo, ma e’ in attesa dell’approvazione delle autorita’ Ue”. Per reperire piu’ dosi, un’altra novita’ potrebbe infine arrivare a breve in Italia. La nuova indicazione dell’Aifa sarebbe infatti quella di somministrare ai soggetti che hanno gia’ contratto Covid-19 un’unica dose di vaccino dopo 6 mesi dalla guarigione. Il parere dell’Aifa dovrebbe essere ora recepito in una circolare del ministero della Salute.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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