“Vogliamo essere trattati come lavoratori normali”. Cosi’ due rider, presenti stamani in un’aula del Palazzo di Giustizia di Milano, hanno spiegato la loro decisione di entrare, assieme ad altri 19 fattorini delle consegne di cibo a domicilio, come parti civili per chiedere i danni nell’udienza preliminare con al centro l’accusa di caporalato contestata, tra gli altri, ad una manager di Uber Italy, Gloria Bresciani, ora sospesa. Le indagini del pm di Milano Paolo Storari, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf, il 29 maggio scorso avevano portato la Sezione misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Fabio Roia, a disporre, con un provvedimento mai preso prima nei confronti di una piattaforma di delivery, il commissariamento della filiale italiana del colosso americano. I rider del servizio ‘Uber eats’, stando alle imputazioni, venivano “pagati a cottimo 3 euro a consegna”, “derubati” delle mance e “puniti” se si ribellavano. Bresciani e’ accusata di sfruttamento del lavoro in concorso con Giuseppe e Leonardo Moltini (il primo ha scelto l’abbreviato e il secondo punta a patteggiare, versando 5mila euro alla ‘brigata per il tampone sospeso’) e Danilo Donnini (in abbreviato), responsabili delle societa’ di intermediazione Frc e Flash Road City. Avrebbero tutti approfittato, scrive il pm, “dello stato di bisogno” di “migranti richiedenti asilo” che vivevano nei “centri di accoglienza” e venivano “da zone conflittuali (Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Pakistan, Bangladesh)”. Il pm oggi ha integrato l’imputazione di caporalato con contestazioni sulle violazioni delle norme sulla sicurezza del lavoro. La Frc e’ indagata per la legge sulla responsabilita’ amministrativa e altri cinque imputati rispondono di reati fiscali (una ha scelto di patteggiare). Oggi il gup Teresa De Pascale ha ammesso come parti civili i 21 lavoratori, che lavoravano per Uber Eats soprattutto a Torino, e ha aggiornato l’udienza al 26 marzo, dopo aver decretato, sempre su richiesta dei legali delle parti civili, tra cui gli avvocati Gianluca Vitale e Giulia Druetta, la citazione di Uber Italy come responsabile civile. La societa’, indagata per la legge sulla responsabilita’ degli enti (posizione stralciata prima della chiusura indagini), potra’ chiedere, pero’, l’esclusione dal procedimento. “Negli ultimi mesi – ha spiegato Uber Italy – abbiamo lavorato a stretto contatto con l’amministratore giudiziario per rivedere e rafforzare ulteriormente i nostri processi. Continueremo a collaborare con le autorita’ e a combattere tutte le forme di intermediazione illegale”. Davanti alla Sezione misure di prevenzione riprendera’, con udienza a marzo, il procedimento sulla prosecuzione o meno dell’amministrazione giudiziaria. Nel frattempo, il 26 gennaio a Torino iniziera’, come chiarito dai legali dei rider, la causa intentata contro Uber e Frc. Chiedono che “vengano riconosciute le differenze retributive tra il contratto collettivo e cio’ che, invece, davvero percepivano, ossia 200-300 euro al mese”.