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Politica

Arriva il Commissario per contenere il granchio blu

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È tutto pronto per la nomina del Commissario straordinario del granchio blu da parte del ministro della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida e del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. A poche ore dall’annuncio previsto per martedì 6 agosto alle ore 11,30 a palazzo Chigi, arrivano le indiscrezioni su colui che avrà poteri e risorse per debellare questa grave emergenza. Nella rosa delle persone designate, come anticipato dal Gazzettino, Enrico Caterino, ex prefetto di Rovigo, una delle zone più infestate dal killer delle vongole. La figura del Commissario straordinario è prevista dal dl Agricoltura approvato l’11 luglio scorso e resterà in carica fino al 31 dicembre 2026. A lui il compito di varare un piano di interventi con un fondo complessivo di 10 milioni, in un arco temporale che copre il 2024 con 1 milione di euro, il 2025 con 3 milioni di euro e il 2026 con i restanti 6 milioni.

Un compito non facile, visto che sul banco degli imputati c’è innanzitutto il cambiamento climatico, con gli estremi fenomeni che ne conseguono. Quello che si sa, è che il calo di produzione delle vongole veraci oggi sfiora perdite del 100%, come riportato nella relazione tecnica predisposta dal governo. L’attesa del mondo associativo per l’arrivo del Commissario è molto alta, pari solamente ai danni che da oltre due anni ha provocato ad un’economia fiorente. Nuotatore forte, vorace e veloce, questo granchio distrugge molluschi e pesci negli allevamenti, senza avere al momento un antagonista naturale. Tanti gli strumenti utilizzati dagli allevatori per cercare di arginare le perdite, da teli e recinti di contenimento, alle luci a led; questi crostacei, infatti, si appostano intorno ai recinti di vongole in cerca di qualche falla nel sistema di protezione per entrare e fare razzia.

Ma una volta catturati c’è anche il problema dello smaltimento. Nel 2023, da luglio a novembre, come aveva già ricordato nei giorni scorsi Legacoop Agroalimentare, sono stati smaltiti quasi 427mila chili, mentre da marzo a fine luglio del 2024 poco più di 403mila, raggiungendo in soli 5 mesi il totale complessivo dello scorso anno. Già a luglio 2033 Confcooperative Fedagripesca denunciava che i pescatori spendevano 100mila euro al giorno per smaltire i granchi e mettere in salvo le loro produzioni. Certo è che non è stato facile per le cooperative inserire il prodotto all’interno di canali commerciali per la scarsa richiesta da parte del mercato: nei primi sei mesi di quest’anno sono stati venduti quasi 44mila chili di prodotto, mentre lo scorso anno, da luglio a dicembre, 510mila chili. Un effetto novità che aveva attirato i curiosi in cucina ma che oggi sembra essere finito. A peggiorare la situazione, conclude Coldiretti Pesca, con la responsabile Daniela Borriello, il fatto che i granchi si riproducono in dimensioni più piccole, rendendo inutili le reti attuali e obbligando gli operatori a investimenti in nuove attrezzature con maglie adatte a proteggere gli impianti delle vongole. Da qui l’urgenza di “un’azione decisa per proteggere la nostra pesca e il nostro ecosistema marino”.

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Cronache

Caso Open Arms, chiesti 6 anni di carcere per Salvini: la “totale solidarietà” della premier Meloni

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Alla fine di una requisitoria di 7 ore, i Pm di Palermo hanno chiesto di condannare a 6 anni di carcere Matteo Salvini per avere impedito cinque anni fa, quando era ministro degli Interni nel governo Conte, lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti, con l’accusa di averli sequestrati a bordo della nave spagnola Open Arms. Richiesta che ha avuto un effetto dirompente nel mondo della politica: “Mi dichiaro colpevole di avere difeso l’Italia e gli italiani, mi dichiaro colpevole di avere mantenuto la parola data”, il commento di Salvini.

Che aggiunge: “Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa e processato per avere difeso i confini del proprio Paese”. Al suo fianco la premier Giorgia Meloni: “Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo, la mia totale solidarietà al ministro Salvini”. Presa di posizione fortemente criticata dall’opposizione. Ma a Salvini è arrivato addirittura il duro endorsement di Elon Musk: “Quel pazzo pubblico ministero dovrebbe essere lui quello che va in prigione per sei anni, questo è pazzesco”. Proprio secondo i Pm di Palermo, Salvini avrebbe agito nel 2019 non per una strategia concordata col governo Conte, come invece sostiene la difesa, ma per l’interesse ad aumentare il proprio consenso elettorale facendo leva sulla lotta all’immigrazione clandestina. Secondo l’accusa, non c’era alcun pericolo di terrorismo a bordo della nave e dunque non c’era alcuna necessità di proteggere la sovranità dello Stato.

Inoltre, le condizioni dei migranti per quell’azione si aggravarono di giorno in giorno. Per motivare la richiesta di condanna, il pm Marzia Sebella ha sottolineato che “il pos doveva essere rilasciato senza indugio e subito, il diniego è stato in spregio delle regole e non per proseguire in un disegno governativo”, e quel “diniego consapevole e volontario ha leso la libertà di ognuna delle 147 persone e non c’era ragione”. Quindi un pensiero ai migranti, “i grandi assenti in questo processo: non ci sono state le persone offese, la maggior parte di loro è irreperibile, ma non perché siano clandestini o criminali, magari perché una casa non ce l’hanno. Leggeremo a uno a uno i nomi di queste persone per ricordarle”. Parole apprezzate da Oscar Camps, fondatore di Opem Arms: “Siamo emozionati”. Di tutt’altro tenore l’avvocato Giulia Bongiorno: “Basta esaminare gli atti, e non fare ipotesi e teoremi, per rendersi conto che durante tutto il processo c’è stata la correttezza dell’operato di Salvini e la massima attenzione alla salute dei migranti”. Il sostituto procuratore Geri Ferrara, assieme alla collega Giorgia Righi, ha affermato che non si tratta di “un processo politico” perché “è pacifico che qui di atto politico non c’è nulla”: sono stati valutati “atti amministrativi come il ritardo o la negazione” del porto assegnato per sbarcare.

“L’elemento chiave”, per l’accusa, “è stato quando Salvini ha assunto il ruolo di ministro” e “ha spostato le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos dal Dipartimento libertà civili e immigrazione al suo ufficio di gabinetto”. E’ stato lui, insomma, ad assumere tutte le decisioni, era lui che veniva informato in modo “costante e quotidiano”. Per i pm “non è accettabile” l’idea di anteporre la protezione dei confini nazionali ai diritti umani. “C’è un principio chiave non discutibile: nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, i diritti umani prevalgono sulla protezione della sovranità dello Stato”, ha sottolineato Geri Ferrara.

“La persona in mare va salvata ed è irrilevante la sua classificazione: migrante, componente di un equipaggio o passeggero”, perché “per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato, poi se è il caso la giustizia fa il suo corso”. In attesa della replica delle difese prevista per il 18 ottobre, l’avvocato Bongiorno ha accusato il pm di fare politica: “Nel momento in cui dice che il tavolo tecnico, i decreti e le direttive sono tutti inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani in realtà sta processando la linea politica di quel governo”. Entro la fine dell’anno, poi, è prevista la sentenza.

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Politica

Arianna Meloni, vicenda Sangiuliano è chiusa, solo gossip

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“La vicenda è chiusa. Se n’è parlato fin troppo. È una vicenda dolorosa. Sangiuliano è stato un ottimo ministro. È stato un ministro onesto. È una persona brava e competente. Si è dimesso per una faccenda del tutto personale, una faccenda di gossip montata dalla stampa in maniera decisamente eccessiva. Direi, anche basta. Risponderei come hanno risposto gli imprenditori a Cernobbio”. Lo ha detto Arianna Meloni alla festa di FdI a Lido degli Estensi. A chi chiedeva se potessero essere coinvolte altre persone, la responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia ha risposto: “Sono ricostruzioni fantasiose, lo hanno confermato tutti”.

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Mattarella: il fascismo complice della ferocia nazista

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“Il fascismo, con il regime della Repubblica sociale italiana, era complice della ferocia nazista”, dunque “l’Italia è orgogliosa del percorso compiuto in questi quasi 80 anni dalla Liberazione”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come già in passato, non lascia adito a dubbi sugli anni del regime e plaude ai partigiani. Oggi è salito fin sulle montagne della Carnia e dell’Alto Friuli per ribadirlo, in un discorso tenuto ad Ampezzo (Udine) per l’80/o anniversario della Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli. Un’esperienza durata pochi mesi del 1944, fino alla brutale controffensiva nazista appoggiata dai fascisti e da 5mila cosacchi, l’operazione Waldläufer. Breve ma carica di significati: estesa su 2.500 chilometri quadrati – la più grande tra le zone liberate dai partigiani in Italia del Nord – nella Repubblica della Carnia vivevano 90 mila persone: un “laboratorio di democrazia”, come ha detto Mattarella.

I partigiani sollecitavano “all’iniziativa e alla partecipazione dal basso, dopo due decenni di subalternità e passività popolare, frutto” del ‘credere, obbedire, combattere’. Quando si dovette votare per i comuni, nella Repubblica si chiamarono a votare i capifamiglia come era uso, e se questi erano donne, si chiamarono a votare le donne. Un’iniziativa senza precedenti. Ma si presero anche decisioni fiscali, a difesa dei boschi dalle speculazioni, si dispose di riprendere la scuola e anche una riforma della giustizia. Il capo dello Stato ha visto “in queste popolazioni, in Carnia, le radici della nostra Costituzione, che alimentano la nostra vita democratica”. Quello del voto non fu la sola emancipazione femminile: erano le donne che, sfidando gelo, neve e i pericoli di essere intercettate, portavano sulle spalle le gerle con munizioni, viveri e armi agli uomini in montagna.

A rappresentare quelle donne oggi c’era Paola Del Din, 101 anni, partigiana medaglia d’oro al valor militare: si è sollevata dalla sedia a rotelle per “stare di fronte al Presidente, apprezzandone “la vita molto faticosa. Passando dal visitare luoghi di sciagure ad altri luoghi di fatti storici, il suo è un lavoro di ricucitura dell’Italia”. Il capo dello Stato non si è limitato alla lotta partigiana di quest’area ma ha ricordato che “il Regno d’Italia con la dichiarazione ambigua dell’8 settembre 1943 e sino al cambio di fronte operato con la dichiarazione di guerra a Berlino del 13 ottobre successivo, aveva permesso l’invasione della penisola da parte delle truppe germaniche”. Ma la Resistenza fu lotta anche per l’indipendenza, e prendeva forza mentre nel 1944 si moltiplicavano le stragi naziste “da Sant’Anna di Stazzema a Marzabotto”.

Fu il momento in cui “si affacciavano i primi embrioni di partecipazione politica e di aspirazioni democratiche”. Anche il governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha definito quella della Carnia libera una “straordinaria lotta per la democrazia”, lanciando il monito che, visti “i sanguinosi conflitti alle porte dell’Europa”, non si diano per scontati i “diritti e le libertà conquistati nel secolo breve”. Le parole di Mattarella siano un monito, hanno osservato le dem Debora Serracchiani e Tatjana Rojc, presenti ad Ampezzo, “a lavorare ancora su una strada di progresso, diritti e libertà”. Mattarella ha poi raggiunto Illegio per visitare la mostra d’arte ‘Il Coraggio’, e dopo un breve intervento e il pranzo, è ripartito.

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