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Cronache

Appuntato della Finanza indagato e licenziato prima della sentenza: il Tribunale Militare di Napoli lo assolve perché il fatto non sussiste 

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Sarebbe stato licenziato ingiustamente P.T., appuntato della Guardia di Finanza di Napoli. Indagato per truffa militare aggravata dal Tribunale Militare di Napoli e poi assolto perché il fatto non sussiste, P.T. è stato licenziato nella fase iniziale del processo, ben prima della sentenza. All’appuntato era stata assegnata la licenza straordinaria retribuita per assistenza a persona con handicap in situazione di gravità, secondo la legge 104 del 1992; percepiva dunque regolare stipendio, senza le indennità che derivano dagli straordinari o dal servizio notturno. La madre di P.T. soffre infatti di Alzheimer, oltre ad avere gravi problemi cardiocircolatori che rendono necessario il sostegno quotidiano di un’altra persona. L’appuntato era stato così nominato amministratore di sostegno dal tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere. 

Il comando di P.T. aveva svolto degli accertamenti, ritenendo che il finanziere facesse un uso indebito della licenza 104, percependo cioè il denaro senza occuparsi realmente della madre malata. “Il suo comando sostiene di aver fatto un servizio di appostamento sotto casa della madre dal 12 al 28 marzo 2018 – ci spiega il legale di P.T., l’avvocato barese Antonio La Scala, ex ufficiale della Guardia di Finanza ed esperto in materia di diritto penale militare -, e di averlo avvistato solo tre giorni, di pomeriggio. Il problema è che il servizio di appostamento veniva interrotto alle otto di sera. L’appuntato – prosegue il legale – ha moglie e figli in un paese nel napoletano, la madre risiede invece a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. La raggiungeva quindi in serata per dormire da lei. La mattina invece, come abbiamo documentato grazie alle testimonianze di medici e farmacisti, si occupava della madre a trecentosessanta gradi: acquistando farmaci, recandosi dal medico curante, facendole la spesa. La legge parla di assistenza quotidiana e continua della madre, ma non prevede più l’obbligo di coabitazione, abolito dalla legge n.53/2000”. 

Le indagini sono partite nel 2018 e il processo presso il Tribunale Militare di Napoli è iniziato nel 2019. L’appuntato viene trasferito presso un altro ufficio; poi, nel momento in cui è rinviato a giudizio dal tribunale, viene prima sospeso e, dopo l’udienza preliminare, licenziato. Il processo si è concluso di recente con l’assoluzione perché il fatto non sussiste. La procura non ha fatto appello. “È molto grave che l’imputato sia stato licenziato prima della sentenza, addirittura all’inizio del processo – denuncia La Scala -. Il licenziamento con il rinvio a giudizio si ha, in Italia, quando l’imputato viene arrestato in flagranza. Avrei anche potuto concepire l’avvio del procedimento di licenziamento dopo due udienze, se fossero emerse schiaccianti prove di colpevolezza; ma non certo dopo l’udienza preliminare, è assurdo”. 

Adesso l’appuntato ha fatto ricorso al Tar per essere reintegrato. Il tribunale dovrà quindi fissare un’udienza per pronunciarsi sul licenziamento. A differenza dei civili – che in caso di licenziamento possono fare ricorso al giudice del lavoro – per i militari la competenza in materia è rimasta esclusiva del Tar. “In caso di pronuncia favorevole, il mio assistito avrebbe diritto al reintegro con tutti gli arretrati – chiarisce La Scala -. Il controllo sulla 104 è più che legittimo, sono in troppi ad approfittarsene. Ciò che contestiamo è quel licenziamento prima della sentenza, un fatto inammissibile. L’appostamento, inoltre, è stato incompleto. Hanno controllato solo la macchina intestata al mio assistito, che però spesso si recava dalla madre con l’auto della sorella o con quella della moglie. Infine, un servizio serio – conclude l’avvocato difensore – avrebbe fatto un appostamento per ventiquattro ore al giorno e non fino alle otto di sera; oppure avrebbero potuto bussare a casa della madre, così da avere l’assoluta certezza sulla presenza dell’appuntato nell’abitazione”. 

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Cronache

Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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