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Cronache

Appalti e mazzette all’ombra della Madunina: 13 arresti e 35 indagati per i lavori alla metropolitana

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Otto appalti per l’innovazione e la manutenzione della metropolitana di Milano pilotati attraverso un giro di tangenti. Ruota attorno a questo impianto accusatorio l’inchiesta che ha portato a 13 arresti (12 in carcere e 1 ai domiciliari), circa 35 indagati (tra cui 8 società) e una raffica di perquisizioni e sequestri di documenti amministrativi e contabili negli uffici Atm e nelle sedi delle varie società coinvolte, tra le province di Milano, Monza, Savona, Lodi, Parma, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Latina, Caserta, Napoli, Salerno, Benevento, Pescara e Chieti. Le manette sono scattate ai polsi di imprenditori e manager della società fornitrici di Atm (Siemens Mobility Spa, Alstom Ferroviaria, Engineering Informatica, Celt spa, Gilc Impianti Civili srl e Ctf, a loro volta sotto accusa per responsabilità amministrativa) e di due dipendenti Atm (che risulta comunque “parte lesa” nel procedimento). Tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta, peculato, abuso d’ufficio e falsi in atti pubblici. Il personaggio chiave dell’inchiesta è Paolo Bellini, responsabile dell’Unità Amministrativa Tecnica Complessa sugli impianti di Segnalamento e Automazione delle linee metropolitane 1,2,3 e 5 della municipalizzata milanese dei trasporti. Un pubblico ufficiale che, come scrive il gip Lorenza Pasquinelli nell’ordinanza di custodia cautelare, agiva con un unico obiettivo: “Trarre da ogni appalto una fonte di arricchimento personale”. Al punto da aver architettato quello che gli inquirenti, negli atti di indagine, definiscono “metodo Bellini”. Un sistema collaudato, il suo: il manager proponeva alle imprese interessate a partecipare alle gare d’appalto lanciate da Atm un servizio di consulenza “sotto forma di fornitura di materiale e informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante” garantendo “perfino la supervisione e la correzione delle bozze dell’offerta”. Poi forniva alle società in gara “l’indicazione precisa delle percentuali al ribasso da offrire ad Atm al fine di prevalere sulle aziende concorrenti”. Un sistema basato soprattutto su due società occulte a lui riconducibili, la Ivm e la Mad System, che ottenevano sempre vari sub-appalti da chi si era aggiudicato la commessa. Perchè oltre a “promesse di versamenti di denaro proporzionali al valore dell’appalto e cadenzati mensilmente”, il metodo prevedeva l’obbligo, per l’impresa vincitrice della gara, di “coinvolgere nell’esecuzione delle opere, in qualità di subappaltatori, le società Ivm e Mad System o altre imprese” che poi ricompensavano Bellini con “illecite remunerazioni”. Secondo quanto ricostruito dal pm Giovanni Polizzi, titolare del fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, tra l’ottobre 2018 e il luglio 2019 il manager Atm avrebbe ricevuto “promesse o dazioni di denaro pari a oltre 125 mila euro oltre a diverse utilità quali prestazioni prestazione di servizi e benefit vari”. La sua, sottolinea ancora il giudice milanese, era una “gestione personale e padronale” di tutti i “lavori pubblici affidati al suo controllo”. Al punto che “dalle intercettazioni non è emersa neppure una procedura di gara pubblica, negli ultimi due anni circa, che non sia stata attinta, in misura più o meno penetrante, dall’intervento abusivo di Bellini in favore di una o più imprese interessate all’appalto”. Il più grosso degli appalti sotto accusa – valore complessivo 127 milioni di euro – è quello lanciato da Atm nel marzo 2019 per il sistema di segnalamento della linea 2 vinto da Siemens Mobility. “Questo parte da 127 milioni ma tra 7 anni che è il tempo tecnico si arriverà a 200… perchè sono tante le varianti e sono tante le condizioni che non sono state valutate da un punto di vista tecnico progettuale”, afferma Bellini in un’intercettazione ambientale che contiene anche dei riferimenti a un’analoga gara vinta nel 2006 da Alstom per la fornitura dello stesso sistema sulla linea 1. Il dirigente Atm parla infatti di una maxi corruzione (ormai prescritta da un punto di vista penale) da 1 milione di euro che sarebbe stato consegnato in una valigetta per pilotare la gara favore del gruppo francese. Ed è nell’ambito di questo appalto sospetto, come precisa il procuratore di Milano Francesco Greco in una nota, che “sono emerse le recenti criticità (frenate brusche d’emergenza) che hanno investito la linea rossa”. Ma è dalle molte altre conversazioni intercettate che emerge il “livello di spregiudicatezza” di Bellini. Come quella in cui il dirigente esprime il suo proposito di aprire “un conto gabbietta”, sinonimo di conto occulto negli anni di Tangentopoli (il termine originario fu coniato da Primo Greganti, l’allora cassiere del Pci-Pds arrestato per tangenti negli anni di Mani Pulite): “A me mancano 7-8 anni per andare in pensione, vorrei farmi un conto gabbietta e far qualcos’altro poi da grande. Siccome c’ho in testa un agriturismo, cavalli, caccia…”. Oppure quella in cui propone al manager di una società coinvolta di falsificare “la stampigliatura di un cavo” per nascondere ad Atm che il prodotto fornito non corrisponde a quello del contratto, assicurando che “la posa del cavo sbagliato” non verrà mai scoperta tranne che in caso di un gravissimo incidente (“un incendio, un cortocircuito… per arrivare a quello deve bruciare la galleria”). O ancora quando ammette di essere il socio di una società che lavora per Atm: “Io ho la garanzia che chiunque di questi venga mi darà il lavoro. Voi sapete che io ho una società, sono un socio occulto chiamamolo così, della Ivm che adesso si chiamerà Mad”. L’indagine milanese ha fatto dunque emergere, per dirla con le parole del gip Pasquinelli, “un quadro estremamente preoccupante delle modalità con cui vengono gestite le gare ad evidenza pubblica indette da Atm”.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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