Ha ammesso le sue responsabilità spiegando di non essere mai stata capace di opporsi “alle richieste” avanzate e, riferendosi a Severino Antinori, di aver sempre “eseguito gli ordini”. E’ quasi una sorta di ‘confessione’ quella contenuta nella dichiarazione scritta e depositata stamane alla Corte d’Appello di Milano da Bruna Balduzzi, stratta collaboratrice del ginecologo romano alla clinica milanese Matris e con cui ora e’ a processo per il prelievo forzato di ovuli a una infermiera a cui, oggi, ha chiesto ‘scusa’. In una paginetta ora agli atti del dibattimento di secondo grado la donna, difesa dall’avvocato Gino Perrotta, ha voluto spiegare ai giudici di essersi “resa conto della gravita’” delle condotte contestate nei due procedimenti, ora trattati unitamente, di non volersi “discolpare” e di assumersi le sue “responsabilita’”. “Mi dispiace davvero”, ha aggiunto, precisando di non essere riuscita a dire ‘no’ a tutto quanto le veniva chiesto. Parole queste che, anche se mai lo ha nominato, riguardano il medico e che, si presume, avranno un certo peso sulla sua posizione. Per la ‘rapina’ di otto ovuli alla giovane ragazza spagnola di origini marocchine, che poi lo ha denunciato facendolo finire in cella e ai domiciliari, in primo grado Antinori e’ stato condannato a 7 anni e 2 mesi di carcere. Vicenda per cui Balduzzi e l’anestesista Antonino Marciano’ hanno preso 5 anni e 2 mesi.
L’ammissione della ex segretaria avrebbe dovuto portare al via libera della Procura Generale al concordato in appello, in sostanza un patteggiamento, che pero’, per motivi ‘tecnici’, in questo caso non potra’ essere concesso. Pure l’anestesista ha chiesto, tramite il suo difensore, di poter patteggiare (con un accordo con il sostituto pg Daniela Meliota) e ha annunciato anche lui il deposito di una dichiarazione con cui si assume le sue responsabilita’. Ma per i difensori del ginecologo, gli avvocati Tommaso Pietrocarlo e Gabriele Vitiello, “un processo cosi’ complesso non puo’ essere liquidato sulla base di dichiarazioni scritte rese in assenza di contraddittorio, contestualmente a una richiesta di concordato in appello ed evidentemente ad essa strumentali”. I due legali sostengono che la sentenza del Tribunale non ha risolto alcuni fondamentali questioni che hanno elencato nei loro motivi di appello: sostengono che la ragazza si sia “recata liberamente in clinica per effettuare l’intervento” di prelievo di ovuli oppure che “le ecchimosi riscontrate sul suo corpo dopo i fatti, recano una colorazione tipica di una lesione che risale a giorni prima” del 5 aprile di tre anni fa. Il dibattimento, aggiornato al prossimo 6 maggio per la requisitoria del pg, tratta anche il presunto traffico di ovociti, accusa da cui Antinori era stato assolto cosi’ come la Balduzzi e altre persone. La sentenza e’ stata impugnata dalla Procura. Infine le ammissioni depositate stamane probabilmente avranno qualche riflesso anche sul procedimento in cui la ragazza spagnola, vittima della ‘rapina’, risponde di calunnia. Procedimento nato dopo che Antinori ha risposto alla sua denuncia con una contro-denuncia e l’ordine di imputazione coatta decisa dal gip Luigi Gargiulo che aveva rigettato la richiesta del pm Maura Ripamonti di archiviare l’indagine in quanto ha sempre ritenuto che la giovane abbia detto la verita’.