Era la scatola dei giochi, divenuta poi la scatola dei progetti, oggi, come una coperta di Linus che viaggia sempre con lei, inseparabile da lei, qualsiasi parte del mondo attraversi, si è trasformata nella scatola delle idee e di tutti gli oggetti che ispirano le sue opere. Anna Fusco, artista nata a Napoli, città dove vive e lavora, ci mostra il prezioso contenuto di questa scatola, fili, anelli, stoffe, disegni, bozzetti, forbici, colori, biglietti, pennini, inchiostri, calamai e ricordi. Ricordi che Anna poi ci illustra e ce ne fa partecipi attraverso le sue opere. Opere presentate in numerose mostre personali nazionali ed internazionali e accolte in altrettante mostre collettive. Opere che l’artista, dopo averle mostrate, non conserva in depositi, ma continua ad esporle e a farle respirare nel suo studio nel centro di Napoli, a ridosso dei quartieri spagnoli, sulla linea di confine con il quartiere Montesanto, in uno dei crocevia strategici e pulsanti della vita popolare e dell’anima più vivace della città. Uno studio che L’artista divide con l’atelier di sartoria del marito, insieme a macchine da cucire, ferri da stiro, manichini con giacche dal taglio particolare e gli indumenti vintage che ispirano nuovi tagli e inserti per ringiovanirli e personalizzarli, uno studio dove arte e artigianato vivono in simbiosi, come la coppia dimostra baciandosi con gioia e con assoluta naturalezza anche di fronte all’obiettivo e non ci si chiede se questa condivisione di spazio tra arte e artigianato possa inspirare l’uno a l’altra attività, esse sono fuse e ricordano subito la delicata poesia di Erri De Luca -Quando saremo “Due”-. Anna indaga l’uomo, le sue paure e le sue interazioni prima di tutto con la natura, per poi addentrarsi nelle relazioni interpersonali, quelle mani che vediamo impugnare una pistola, sono di uomo oppure di una donna? La figura è attraversata da una composizione floreale simile all’edera che addolcendola ci fa entrare nel pensiero di quello che potrebbe essere un killer, ma un rivolo di pittura, simile al sangue che cola, esce dall’arma che impugna con tutte e due le mani, facendoci pensare al suo ferimento e allora non sappiamo se quella figura, maschile o femminile che sia, impersoni un carnefice o una vittima che ha tentato di difendersi con un gesto estremo, un gesto come quello di armarsi. E poi uccelli, gufi, aquile, civette, comunque rapaci che trovano il loro habitat su quelle forme floreali che Anna fa esplodere nella loro fioritura quasi a voler distruggere le precise forme geometriche caleidoscopiche che li circondano, ma che forse, vogliono solo proteggerli.
L’artista Anna Fusco nel suo studio a Napoli.
ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Lo studio dell’artista Anna Fusco a Napoliph. Mario Laporta/KONTROLAB
L’artista Anna Fusco nel suo studio a Napoli.
ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Lo studio dell’artista Anna Fusco a Napoliph. Mario Laporta/KONTROLAB
L’artista Anna Fusco nel suo studio a Napoli.
ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Lo studio dell’artista Anna Fusco a Napoliph. Mario Laporta/KONTROLAB
Lo studio dell’artista Anna Fusco a Napoliph. Mario Laporta/KONTROLAB
L’artista Anna Fusco nel suo studio a Napoli.
ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Lo studio dell’artista Anna Fusco a Napoliph. Mario Laporta/KONTROLAB
Lo studio dell’artista Anna Fusco a Napoliph. Mario Laporta/KONTROLAB
L’artista Anna Fusco nel suo studio a Napoli.
ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Lo studio dell’artista Anna Fusco a Napoliph. Mario Laporta/KONTROLAB
Lo studio dell’artista Anna Fusco a Napoliph. Mario Laporta/KONTROLAB
L’artista Anna Fusco nel suo studio a Napoli.
ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Pompei continua a far emergere reperti preziosi, testimonianze dell’antichità: un pavimento a mosaico del salone di un’abitazione più antica, cancellata per far spazio ad una parte delle terme e a botteghe, dopo il terremoto del 62d.C. La scoperta nel corso della campagna di scavi della Freie Universität di Berlino con l’Università Orientale di Napoli, a cui è stata affidata dal Parco Archeologico di Pompei.
“E’ una prova di quanto c’è ancora da scoprire nella parte già scavata di Pompei – spiega il direttore Gabriel Zuchtriegel – Le terme Stabiane furono scavate negli anni ’50 dell’800, ma solo adesso viene alla luce tutta la complessa storia dell’isolato nei secoli prima dell’ultima fase di vita della città. Grazie alle nuove ricerche dell’università di Berlino e dell’Orientale di Napoli, oggi si può cominciare a riscrivere la storia dell’isolato, inserendone un ulteriore capitolo, quello di una sontuosa domus con mosaici eccezionali e ambienti spaziosi, che occupava la parte occidentale dell’area delle terme fino a pochi decenni prima dell’eruzione nel 79 d.C.”.
Il mosaico è stato individuato nell’area delle tabernae: siamo nell’area occidentale del complesso delle Terme Stabiane, precisamente in 3 tabernae nel vicolo del Lupanare, nel corridoio di servizio alle spalle della natatio ( piscina) e dei ninfei delle terme, nella palestra e presso l’originario ingresso del settore maschile delle terme su via dell’Abbondanza, che era stato chiuso dopo il terremoto.
È il primo grande museo nazionale con i tetti in fotovoltaico invisibili, Capodimonte, a Napoli, ha fatto da apripista per altri siti, altri musei per avviare un progetto di efficientamento energetico: Federico Mollicone, presidente della Commissione cultura della Camera ha aperto il suo giro di visite nei musei italiani proprio con Capodimonte. Con lui la commissione che sotto la guida del direttore del museo, Sylvain Bellenger, lo ha girato in lungo e in largo.
“Mostriamo vicinanza a Capodimonte, spiega Mollicone, che sta diventando anche luogo di narrazione e di diplomazia culturale con la prossima mostra al Louvre di Parigi. E’ un’eccellenza ma sappiamo anche che ci sono criticità strutturali che vengono dal passato. Con il ministro Sangiuliano e con la Commissione oggi qui il Parlamento sostiene l’indirizzo in corso che ha delle esigenze di bilancio, ad esempio sul personale e sui restauratori. C’è stato già un grande lavoro su questo e dalle prossime settimane si può rafforzare l’organico. Le criticità nei grandi musei, ha infine detto il deputato, ci sono, nonostante la passione di direttori come Bellenger e altri, ma ci sono limiti di finanza pubblica in strutture meravigliose che hanno problemi di riqualificazione e manutenzione. Il ministro ha presentato politiche attive di defiscalizzazione che estendano il bonus per portare veri sostegni strutturali, dopo il tanto che è stato già fatto con i fondi Ue”.
La giornalista Bice Biagi, figlia di Enzo, è morta: aveva 75 anni. Lo ha reso noto Articolo 21, associazione alla quale la giornalista e scrittrice nata a Bologna contribuiva nel ruolo di garante. “Ha sempre avuto come impegno – ricorda Articolo 21 – la difesa dei diritti delle donne e come baluardo di riferimento la Costituzione”, coerente con l’insegnamento di suo padre Enzo. Fin da giovane del resto era stata protagonista di battaglie di libertà.