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Esteri

Ankara vuole 33 ‘terroristi’ da Svezia e Finlandia

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L’estradizione di 33 “terroristi” in cambio dell’appoggio della Turchia all’entrata di Svezia e Finlandia nella Nato. Il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag e’ stato molto preciso oggi nell’affermare che – dopo l’accordo tra Ankara, Helsinki e Stoccolma ieri a Madrid – saranno nuovamente mandate ai Paesi scandinavi le richieste per l’estradizione di 17 membri del partito curdo armato Pkk e di 16 affiliati alla rete Feto, ritenuta responsabile del tentato golpe in Turchia del 2016. Erdogan passa subito all’incasso di quella che gran parte della stampa locale ha chiamato “la vittoria di Madrid”, come si leggeva stamattina sulle prime pagine di molti quotidiani turchi, che nei giorni scorsi gia’ pubblicavano liste di sospetti terroristi che i Paesi scandinavi avrebbero dovuto estradare. I tempi e la reazione di Helsinki e Stoccolma alle richieste di Ankara potrebbero rivelarsi fondamentali per la positiva conclusione del processo di adesione dei Paesi scandinavi all’Alleanza atlantica. Dopo la firma dei protocolli, per l’allargamento a Svezia e Finlandia ci dovra’ essere infatti anche la ratifica da parte dei parlamenti dei singoli Stati membri della Nato, compreso quello turco, che vorra’ vedere i risultati prima di confermare la decisione. E il memorandum siglato ieri – che oltre all’estradizione di sospetti terroristi chiede ai Paesi scandinavi anche la rimozione dell’embargo sulla vendita di armi alla Turchia – prevede una commissione congiunta di funzionari turchi, finlandesi e svedesi che si occupera’ di supervisionare l’attuazione del patto. A complicare la situazione, l’annunciata operazione militare di Ankara nel nord della Siria, con l’obiettivo di conquistare aree sotto il controllo delle milizie curde Ypg che, come scritto esplicitamente nel memorandum, non dovranno essere sostenute in alcun modo da Svezia e Finlandia. Erdogan aveva annunciato una nuova campagna contro i militanti curdi in Siria ormai piu’ di un mese fa e, sebbene l’esercito non si sia ancora mosso, ieri ha ribadito l’intenzione di attaccare quando la preparazione dei militari lungo il confine siriano sara’ completata. Per il momento, gli Stati Uniti si sono opposti all’operazione contro le milizie curde Ypg, in anni recenti alleate di Washington per combattere l’Isis nel nord della Siria. Il via libera di Ankara a Svezia e Finlandia potrebbe comunque essere destinato a sanare un’altra delle tante crisi tra Turchia e Usa, ovvero lo stallo nelle contrattazioni sull’acquisto dei caccia F-16 che la Turchia vuole da Washington dopo essere stata esclusa dalla cooperazione militare sugli F-35 per avere comprato dalla Russia i missili S-400 nel 2017. Prima del vertice di Madrid, ieri mattina, Erdogan aveva criticato il presidente americano Joe Biden per i “ritardi” nella trattativa; oggi, a meno di 24 dall’accordo sulla Nato, la funzionaria del Pentagono Celeste Wallander ha affermato che “gli Usa sostengono la modernizzazione della flotta di aerei da combattimento della Turchia”.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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