Un confronto tra i leader, che consenta di superare lo stallo sulla Rai così come è successo, questa settimana, sull’elezione dei giudici della Corte costituzionale. A premere perché si trovi una soluzione che sblocchi non solo le nomine della tv pubblica ma anche le attività della commissione di Vigilanza non sarebbero più solo le opposizioni. Anche nello stesso centrodestra ci sarebbe chi sta chiedendo un incontro. Per capire quale strategia adottare per bypassare il muro contro muro tra maggioranza e opposizioni che va in scena oramai da mesi. In attesa che dai partiti che sostengono il governo arrivi un segnale, le minoranze hanno trovato nel regolamento della bicamerale il grimaldello per ottenere intanto l’audizione dell’ad, Giampaolo Rossi: all’articolo 11 comma 4 infatti si prevede che in casi straordinari il presidente (la 5s Barbara Floridia) possa convocare una seduta specifica se la richiesta arriva da un quarto dei componenti della commissione. La richiesta è stata puntualmente avanzata, sottoscritta anche dal Movimento 5 Stelle, e viene valutata come “legittima”, tanto che Floridia starebbe sondando la disponibilità dell’ad della Rai, come ha confermato lei stessa nei giorni scorsi.
Al di là dei nomi, spiegano dai vertici pentastellati, l’interesse del M5S è che “la Vigilanza si sblocchi e torni a esercitare le sue funzioni”. Accogliere la richiesta delle opposizioni, che di fatto aggira il blocco che si verifica anche nell’ufficio di presidenza della commissione, potrebbe non piacere al centrodestra, che a sua volta sta studiando le contromosse. “Ogni opzione è sul tavolo”, dicono dalla maggioranza, compresa l’estrema ratio di dimissioni di massa che farebbero decadere l’intera Vigilanza. Il pomo della discordia rimane la scelta del presidente, osteggiata dal centrosinistra non tanto per una questione di “nomi” ma di “metodo”. Non sarebbe quindi in sé la figura di Simona Agnes, sostenuta da Forza Italia, il problema, quanto il “metodo” con cui si è arrivati al suo nome, senza tenere in considerazione la richiesta delle opposizioni, Pd in testa, di ottemperare prima all’attuazione del Freedom Act europeo che impone una riforma della tv pubblica.
Al no ad Agnes da parte delle opposizioni (per il via libera serve una maggioranza dei due terzi) la maggioranza ha risposto finora disertando le votazioni. Scenario che dovrebbe ripetersi anche mercoledì prossimo quando è in calendario un’altra seduta per procedere al voto. Nel frattempo anche in Forza Italia, stando ai bene informati, starebbe crescendo la convinzione che la situazione così com’è non può durare ancora a lungo (sia per opportunità sia in punta di diritto). Anche perché nel frattempo a presiedere ad interim viale Mazzini è il consigliere anziano Antonio Marano, componente del Cda in quota Lega. Mentre l’ad è stato voluto da Giorgia Meloni. Ci sarebbe quindi chi inizia a spingere per fare uno scatto in avanti indicando un nuovo nome che possa superare il blocco, anche se la prima linea azzurra ufficialmente ancora sostiene Agnes. Cedere sul nome, è il ragionamento parallelo e opposto che si fa nel partito di Antonio Tajani, sarebbe comunque una sconfitta e un cedimento alle opposizioni. E sulla base di tutte queste riflessioni starebbe maturando anche nel centrodestra la richiesta di un vertice risolutore.