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Ambiente

Ambiente: i fatti, le parole e tutto il resto

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Prima ci sono i fatti. E i fatti dicono che in Italia si commettono qualcosa come 95 reati ambientali al giorno, 4 ogni ora, secondo Ecomafia 2021, il Rapporto di Legambiente. Oltre 4.000 incendi boschivi dolosi. Oltre 8.000 reati contro gli animali. Non solo organizzazioni mafiose. Non solo Sicilia, Puglia, Campania, Calabria. Ma anche Lazio in preoccupante crescita delinquenziale. Ma anche Lombardia, col maggior numero di arresti nazionali. A ciò, si aggiungano, a livello mondiale, le espropriazioni violente di terre ai popoli indigeni, in Amazzonia e altrove. E gli omicidi che decimano gli attivisti ambientali: oltre 200, dal Brasile alle Filippine e al bacino del Congo. Paesi tropicali. Biodiversità. Foreste, capite? I polmoni del pianeta, come si dice.

Amazzonia

Questi sono i fatti. Poi vengono, nell’ordine:

I. I buoni sentimenti di ciascuno di noi, sì, insomma, quelli che non costano nulla fino a quando non interviene un sia pur minimo interesse, di fronte al quale l’amore per l’ambiente, il rispetto e quant’altro, scompaiono.

II. Le Cop, le Conferenze per il clima, che quando va bene si concludono con un nulla di fatto, salvo promesse, e quando va male si concludono con un nulla di fatto, salvo minacce: a volte roboanti, ma sempre piene di national interests se ci mettiamo dal punto di vista di chi le proferisce, come l’India a Glasgow nei giorni scorsi; a volte meno proterve, ma non meno insidiose, come per il ritorno del nucleare annunciato da uno stuolo di adepti dell’atomo guidato dalla Francia.

III. L’energia dei ragazzi al seguito di Greta o Vanessa, che capiscono tutto e lo dicono per le strade del mondo, ma ottengono solo “tanta comprensione” e compunte strette di mano nei Palazzi dove ormai tutti si affannano a riceverli.

 

IV. Le retoriche della battaglia per il clima e quelle degli aiuti internazionali ai poveri del mondo, che pagano già, e ancor più pagheranno, fatture stellari per responsabilità che loro non hanno e che sono solo ed unicamente dei ricchi: Paesi opulenti, come Stati Uniti e Cina; megalopoli tecno-finanziarie, come “Bos-Wash”, la pluri-città da Boston a Washington (che comprende New York), IV economia del pianeta; grandi imprese, del petrolio o d’altro: 20 aziende “globali” contribuiscono da sole ad oltre 1/3 della crisi climatica; al primo posto, Aramco (Arabia Saudita), seguita da Chevron (USA) e Gazprom (Russia).

Quanto a me, tengo sempre a portata di mano l’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’” (2015), grande Manifesto di ecologia politica, per non farmi prendere dalla rabbia o dalla depressione, e continuare a pensare, nonostante tutto, che qualche speranza si può continuare a coltivare. Trattandosi del Pontefice, un atto di fede, si capisce.

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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Mytilus Fest 2025 celebra la cozza di Bacoli, simbolo di gusto, storia e sostenibilità

La cozza di Bacoli protagonista del Mytilus Fest 2025: due giorni tra degustazioni, cultura e ambiente per riscoprire una tradizione millenaria e a basso impatto ambientale.

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Radici profonde, eleganza naturale e gusto autentico. La cozza di Bacoli, simbolo dell’antica mitilicoltura flegrea, torna protagonista con la seconda edizione del Mytilus Fest, in programma il 12 e 13 luglio 2025, un evento che unisce cultura, enogastronomia, storia e sostenibilità ambientale.

Un viaggio tra le onde di Capo Miseno e i fondali della Baia sommersa, dove la mitilicoltura è molto più di una pratica produttiva: è un’eredità culturale che affonda le sue origini nell’VIII secolo a.C.. Testimonianze numismatiche di Cuma raffigurano già allora il mitile come simbolo economico e identitario, mentre nel Settecento, con Ferdinando IV di Borbone e Carlo Vanvitelli, nasce la moderna mitilicoltura attorno al lago Fusaro, con la splendida Casina Vanvitelliana.

Due giorni di festa tra sapori, scienza e racconto del territorio

Il Mytilus Fest, promosso dal Comune di Bacoli con l’Associazione Culturale MSP guidata da Bruna Manfredonia, è dedicato alla memoria di Tony Scotto, visionario precursore della valorizzazione culturale della cozza flegrea. L’edizione 2025 è stata presentata nel suggestivo scenario del Tempio di Diana a Baia, e si concluderà nel porto della frazione flegrea.

Degustazioni, laboratori, visite guidate, racconti scientifici e storici: un programma ricco per celebrare un prodotto che rappresenta gusto, identità e rispetto per l’ambiente.

Una perla del mare a impatto quasi zero

Come spiega il biologo Francesco Scamardella, le cozze flegree vengono allevate in mare aperto con il sistema delle longline, senza mangimi né antibiotici, in un ciclo di 14 mesi. Il risultato è un mitile con alto contenuto di ferro, salinità marcata e ottimo rapporto carne/guscio.
La cozza di Bacoli è tra gli alimenti più sostenibili al mondo: la sua impronta idrica è pari a zero, e un chilo di prodotto genera meno di 0,25 kg di CO₂, contro i 20 kg della carne bovina. I gusci stessi contribuiscono a sottrarre carbonio all’ambiente, migliorando la qualità dell’acqua.

Cucina d’autore: tradizione e creatività flegrea

Il momento ideale per gustarle? L’estate, da fine maggio ad agosto, quando le cozze raggiungono la loro massima pienezza. E al Mytilus Fest, la creatività degli chef le celebra in ogni forma:

  • Maritozzo con cozze di Capo Miseno – Riccio Restaurant

  • Montanara al vapore con cozze e zucchine alla scapece – Hostaria Bugiarda

  • Zuppetta fredda in tacos – Home Piccola Osteria Alternativa

  • Spaghettino freddo con cozze – Origini

  • Tiramisù salato con crumble al basilico – Armonì Restaurant

Il tutto accompagnato dai vini DOC dei Campi Flegrei, in un perfetto connubio tra territorio e sapore.

Bacoli verso la Capitale Italiana della Cultura 2028

«La cozza è parte della nostra identità e della nostra economia – ha dichiarato il sindaco Josi Gerardo Della Ragione –. Il Mytilus Fest non è solo un evento gastronomico, ma un tassello strategico nella candidatura di Bacoli a Capitale Italiana della Cultura 2028».

Un prodotto semplice, antico e sostenibile che diventa ambasciatore di un’intera comunità. La cozza di Bacoli non è solo buona: è un esempio virtuoso di come il mare, la storia e l’innovazione possano convivere in armonia.

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La foca monaca torna nel golfo di Napoli: avvistamenti tra Capri, Ischia e Amalfi

La foca monaca è riapparsa nel golfo di Napoli: avvistata tra Capri, Ischia, Positano e Amalfi. Il 16 luglio evento a Forio con Ispra e Legambiente per tutelarla.

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 Dopo decenni di assenza, la foca monaca è tornata nel golfo di Napoli, diventando la protagonista inattesa dell’estate. Diportisti e turisti, anziché ammirare lo skyline di Sorrento, Capri o Ischia, scrutano il mare nella speranza di intravedere la misteriosa creatura marina, che riappare per pochi attimi prima di sparire negli abissi, come una vera diva.

La sua presenza era documentata con regolarità solo fino alla metà del secolo scorso. Poi, il nulla, fino al primo clamoroso avvistamento del 2023 tra Punta Campanella e l’isola azzurra. Da lì, un nuovo silenzio, interrotto il 25 aprile scorso, quando un video sfocato ha riacceso l’interesse degli esperti.

Avvistamenti da Capri al Cilento

Da maggio a oggi, le segnalazioni si sono moltiplicate: Capri, Ischia, Positano, Amalfi, fino al Parco nazionale del Cilento. Tutti luoghi che rientrano nei siti marini protetti della Rete Natura 2000.

Le immagini raccolte, incrociate con i rilievi scientifici dell’Ispra e delle aree marine protette, confermano la presenza stabile del mammifero nelle acque campane. Secondo gli studiosi, potrebbero esserci fino a tre esemplari differenti: due nel golfo di Napoli, uno nel golfo di Salerno. Si attendono i risultati dei test genetici sui campioni di DNA prelevati in mare.

Iniziativa a Ischia il 16 luglio

Per sensibilizzare il pubblico e condividere i dati raccolti, il 16 luglio alle ore 19, presso la sala Capuano del porto di Forio d’Ischia, si terrà un evento pubblico organizzato nell’ambito del progetto Life SeaNet. A partecipare saranno i ricercatori dell’Ispra, le aree marine protette Regno di Nettuno e Punta Campanella, con l’obiettivo di spiegare come comportarsi in caso di avvistamento.

«Ci siamo attivati fin dalla prima segnalazione», ha spiegato Carmela Guidone, direttrice dell’Amp Punta Campanella, «e invitiamo chi va per mare a prestare attenzione, restare a distanza di sicurezza, e segnalare gli avvistamenti all’Ispra o alla Capitaneria di porto».

L’app per segnalare: la Citizen Science in azione

Chi dovesse avvistare una foca monaca può contribuire alla sua tutela anche attraverso strumenti digitali: tra questi, l’app del progetto Life SeaNet, pensata per raccogliere dati grazie alla Citizen Science. Ogni segnalazione può essere utile per monitorare il ritorno di questa specie a rischio, simbolo di un ecosistema marino che tenta di rinascere.

Il ritorno della foca monaca non è solo un evento naturalistico, ma anche un messaggio di speranza per il Mediterraneo. Un segnale che la bellezza selvatica delle nostre acque può ancora sorprenderci – e va protetta con responsabilità.

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Le immagini più dettagliate dell’universo primordiale: Alma svela le origini delle galassie

Scoperte senza precedenti grazie al radiotelescopio Alma e al lavoro dei ricercatori cileni.

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Nel cuore del deserto del nord del Cile, tra le vette dell’altopiano di Chajnantor, il radiotelescopio Alma, il più potente del mondo, ha permesso di ottenere le immagini più dettagliate mai viste dell’universo primordiale. Un risultato storico per l’astrofisica mondiale, che getta nuova luce sulla formazione delle prime galassie oltre 13 miliardi di anni fa.

Gas cosmici e nascita delle prime stelle

«Non abbiamo mai ottenuto un tale dettaglio e profondità nelle galassie dell’universo primordiale», ha dichiarato Sergio Martin, responsabile del Dipartimento Operazioni Scientifiche di Alma. Le immagini rivelano la presenza di gas primordiali, elementi fondamentali che hanno dato origine alle prime strutture cosmiche, confermando e ampliando le scoperte fatte nel 2012 dal telescopio James Webb.

Secondo Rodrigo Herrera-Camus, direttore del Nucleo Millenio de Galaxias (Mingal), «grazie a queste immagini possiamo finalmente studiare i luoghi esatti in cui nascono le stelle», aprendo una nuova frontiera per lo studio delle galassie più antiche e remote dell’universo.

Anche il Vera Rubin alza il velo sull’universo

Sempre nel nord del Cile, l’Osservatorio Vera Rubin ha appena pubblicato le sue prime immagini ufficiali, che mostrano spettacolari vedute di galassie lontane e regioni di formazione stellare con dettagli mai osservati prima. Due contributi straordinari che confermano la centralità del Cile nella ricerca astronomica mondiale.

Il Cile, capitale mondiale dell’osservazione del cielo

Con oltre 30 paesi coinvolti e alcune delle tecnologie più avanzate al mondo, il nord del Cile ospita una concentrazione unica di osservatori astronomici. Il prossimo grande progetto, l’Extremely Large Telescope, dovrebbe entrare in funzione nel 2027, promettendo di spingersi ancora più in là, verso distanze cosmiche finora inaccessibili.

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