Collegati con noi

Lavoro

Amazon in crescita nel 2018: in Italia 2mila assunzioni e 800 milioni di euro investiti

Pubblicato

del

Amazon ha creato oltre 2.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato in Italia nel 2018. Lo ha annunciato la piattaforma ecommerce specificando come gli occupati siano cresciuti più del 50% solo nel 2018: dai 3.500 dipendenti del 2017 agli oltre 5.500 di oggi. Nell’anno che sta per finire Amazon ha investito in Italia oltre 800 milioni di euro e complessivamente, dal 2010 quando ha esordito nel nostro Paese, oltre 1,6 miliardi di euro.

“Siamo orgogliosi di aver accolto quest’anno più di 2 mila nuovi Amazoniani all’interno dei nostri team in tutto il Paese, mentre continuiamo a offrire supporto ai clienti italiani e alle piccole imprese”, ha detto Mariangela Marseglia, Country Manager di Amazon.it e Amazon.es. Nel 2018 ci sono stati anche investimenti nella logistica con l’apertura di sei nuovi depositi di smistamento e un nuovo centro di smistamento a Casirate (Bergamo) dopo quelli di Milano, Passo Corese (Rieti), Vercelli, Castel San Giovanni (Piacenza) e Cagliari.

Advertisement

Economia

Occupati al top, disoccupazione ai minimi da 14 anni

Pubblicato

del

Occupazione al top ad agosto, con il tasso che risale al 61,5% e 23 milioni 593 mila persone con un lavoro, un livello che si riposiziona sul record storico di giugno scorso. E il tasso di disoccupazione in discesa al 7,3%, ai minimi da oltre 14 anni. Il mercato del lavoro si presenta con risultati positivi che mettono alle spalle anche l’inciampo di luglio. I dati Istat fotografano così oltre mezzo milione di occupati in più in un anno. Dati accolti con favore dall’esecutivo, a partire dalla stessa premier Giorgia Meloni: “Ci incoraggiano a fare ancora di più. Avanti così per far correre l’Italia”, afferma, sottolineando come “il faro” dell’azione di governo sia “favorire le condizioni per chi crea lavoro” e dicendosi “felice della fiducia che le imprese stanno riponendo in noi”. Dopo il calo registrato a luglio, l’Occupazione torna quindi a crescere ad agosto segnando +59 mila unità rispetto al mese precedente, soprattutto tra i dipendenti a termine (+39 mila).

Rispetto ad agosto 2022, l’aumento è di 523 mila occupati e la spinta in questo caso arriva tutta dal lavoro stabile: i dipendenti permanenti sono 550 mila in più, mentre i dipendenti a termine risultano 74 mila in meno; in aumento anche gli autonomi (+48 mila). “Siamo sulla strada giusta: ora premiamo chi lavora con il taglio strutturale al cuneo fiscale”, commenta il ministro delle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso. Volano dell’Occupazione è il turismo, sottolinea la ministra Daniela Santanchè, “prova ne è che sui 523 mila nuovi posti di lavoro, 130 mila provengono dal comparto, di cui 90 mila da inizio 2023”, evidenzia. Un rimbalzo atteso per gli autonomi, sottolinea Confesercenti, sebbene il loro numero sia ancora lontano da un recupero sostanziale: dal 2004 ad oggi gli indipendenti – calcola – sono diminuiti di 1,2 milioni di unità. Un dato che, a giudizio dell’associazione, purtroppo conferma “le crescenti difficoltà a rimanere sul mercato delle micro e piccole imprese, che hanno visto sfumare la ripresa post pandemica a causa del caro-vita e dell’incremento dei prezzi energetici”.

Tornando ai dati Istat, l’Occupazione femminile aumenta, ma resta ampio il gap con gli uomini: ad agosto, rispetto al mese precedente, le donne con un lavoro sono cresciute di 35 mila unità, più degli uomini (+24 mila); nel confronto annuo, la crescita segna rispettivamente +234 mila e +289 mila. Ma il tasso di Occupazioneli vede ancora distanti: al 52,5% per le donne contro il 70,5% per gli uomini. In calo il tasso di disoccupazione totale che scende al 7,3%: bisogna tornare indietro a gennaio 2009 per ritrovare lo stesso livello. Un livello più basso anche di quello registrato durante la pandemia e il lockdown: ad aprile 2020 era sceso al 7,5%, tra le chiusure e le restrizioni varie determinate dall’emergenza Covid.

Giù anche il tasso di disoccupazione giovanile al 22,0%. Nel complesso il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce di 62 mila unità rispetto al mese precedente e di 185 mila rispetto ad agosto 2022. Il tasso di inattività, ovvero tra coloro che non hanno un lavoro e non lo cercano, ad agosto resta stabile al 33,5%. “I risultati positivi registrati ad agosto sul versante del mercato del lavoro attenuano le preoccupazioni sulla possibilità che la nostra economia stia entrando in una fase di, sia pur moderata, recessione”, commenta l’Ufficio studi di Confcommercio, che tuttavia non manca di sottolineare come restino elementi di “criticità”, a partire dalla bassa partecipazione di donne e giovani al mondo del lavoro. Oltre “i timidi segnali di recupero” per l’Occupazione autonoma. Intanto sono cresciuti i contratti di produttività, aumentati in un anno del 35,6%. Una misura alla quale la ministra del Lavoro Marina Calderone vorrebbe dare continuità, visti i risultati, “per permettere alla contrattazione di farne uso su più larga scala”.

Continua a leggere

Economia

I lavoratori italiani sono esauriti e insoddisfatti

Pubblicato

del

I lavoratori italiani sono stressati e insoddisfatti: così non ritengono la carriera prioritaria e si trovano a gestire quotidianamente lo stress di un lavoro che probabilmente non gli piace. La fotografia emerge da due distinte ricerche circolate in questi giorni che confermano l’ulteriore difficoltà di mantenere il proprio posto al netto dell’insoddisfazione, già ampiamente emersa, per stipendi decisamente bassi tanto da spingere il governo ad intervenire, anche se con pochi fondi, per la riduzione delle aliquote fiscali (quella al 25% dovrebbe scendere al livello della prima) e sul troppo ampio cuneo fiscale.

In Italia solo tre persone su dieci si dichiarano pienamente soddisfatte della propria posizione lavorativa e circa una su due si sente abbastanza apprezzata e stimata sul posto di lavoro, evidenzia una ricerca firmata Maw, l’agenzia per il lavoro e parte di W-Group, condotta su un campione di oltre 2.600 lavoratori in tutta Italia, che ha l’obiettivo di indagare bisogni, desideri e priorità dei lavoratori italiani in un momento di grandi sfide per il settore, e per fornire alle imprese uno strumento utile ad affrontare l’incremento del mismatching tra domanda e offerta di lavoro. Gli intervistati, 46% uomini e 50% donne (4% preferisce non dirlo), hanno un’età media di 37 anni, prevalentemente lavorano da almeno 1 anno (88%) e provengono dai settori più svariati (da metalmeccanica, alimentare, servizi, commercio, chimica, gommaplastica, P.a, trasporto e multiservizi).

La maggior parte (62%) lavora in aziende con più di 50 dipendenti. “Dall’analisi emerge che i lavoratori non cercano solo un posto di lavoro, ma qualcosa di più – spiega Federico Vione, ceo di Maw e W-Group – ed è fondamentale per le aziende chiedersi se i propri dipendenti si sentano quindi sufficientemente coinvolti nei processi di crescita aziendale. Leggendo i dati, infatti, prendiamo atto che la carriera viene dopo la vita personale nella scala delle priorità e per quasi la metà del campione non è un aspetto di primaria importanza. I lavoratori coinvolti ci hanno raccontato, poi, l’importanza dell’aspetto salariale, che naturalmente continua ad essere al primo posto quando si cambia lavoro, ma anche del benessere sul luogo di lavoro: più di sei persone su dieci non lasciano i datori di lavoro che sanno valorizzarli e un buon rapporto con i colleghi è determinante nella scelta di non lasciare il proprio posto di lavoro”. “In Italia, 1 lavoratore su 2 lotta in silenzio contro i problemi di salute mentale. – spiega invece GoodHabitz, la piattaforma internazionale per la formazione aziendale – Il 70% della forza lavoro nel Paese è alle prese con stress e burnout e il 13% dichiara di averli sperimentati in modo (molto) forte”.

L’indagine, che ha coinvolto 24mila dipendenti a livello globale e circa 1300 intervistati per lo Stivale, ha fornito una chiara lettura sui vari aspetti che contribuiscono al benessere dei dipendenti, rivelando alcuni interessanti dati e sottolineando una preoccupante lacuna nella comunicazione tra dipendenti e manager in materia di salute psichica: il 70% dei talenti italiani sperimenta stress e burnout (stato di esaurimento emotivo, fisico e mentale), ma solo il 50% ne discute apertamente con i propri manager. Quattro dipendenti italiani su cinque vedono una correlazione tra la felicità sul lavoro e l’impatto sul loro benessere generale (80%) più di 7 professionisti su 10 (76%) pensano che lo sviluppo personale potrebbe aumentare la loro felicità sul lavoro. “I dati parlano chiaro: la crisi silenziosa messa in atto dalla metà delle risorse è un fenomeno iper-diffuso a livello culturale su cui non si può chiudere un occhio. Diventa allora essenziale per i manager delle aziende investire nella crescita personale, aiutando ogni risorsa a raggiungere il proprio potenziale e costruendo così un ambiente di lavoro sano e positivo”, commenta Paolo Carnovale, country manager di GoodHabitz.

Continua a leggere

Economia

Via dal lavoro a 61 anni, in manovra spunta l’Ape donna

Pubblicato

del

Un accompagnamento alla pensione per le donne già a partire dai 61 anni. Ma anche la possibilità di usare la previdenza integrativa per permettere ai più giovani di uscire dal mondo del lavoro già a 64 anni. Mentre il lavoro sulla manovra procede con cautela, in attesa che la Nadef definisca quella che sarà la cornice delle risorse, nel cantiere delle possibili misure è dal capitolo pensioni che spuntano nuove ipotesi di lavoro. In particolare, prende forma l’ipotesi Ape Donna, ovvero un’Ape sociale agevolata al femminile, che consentirebbe di ricevere l’indennità di accompagnamento verso la pensione dai 61/62 anni invece dei 63 previsti attualmente. La platea è quella delle donne con una situazione di disagio (licenziate, con invalidità almeno al 74%, caregiver o impegnate in lavori gravosi) e si aggiungerebbe allo sconto già in vigore di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni. Una soluzione che potrebbe anche mandare in soffitta Opzione donna, già oggetto di una forte stretta. Qualche prospettiva di anticipare l’uscita dal lavoro arriva anche per più giovani.

L’idea è di dare la possibilità di usare la contribuzione nella previdenza integrativa per raggiungere la soglia minima e uscire già a 64 anni anche per chi ha cominciato a versare dal 1996 ed è quindi interamente nel sistema contributivo. Per il resto il capitolo previdenziale in manovra dovrebbe limitarsi alla proroga di quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) e Ape sociale. Non partirà dunque nemmeno quest’anno la ‘Quota 41’ piena tanto cara alla Lega, cioè la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età: è un “obiettivo di legislatura”, promette comunque il sottosegretario al Lavoro leghista Claudio Durigon. In questa manovra c’è spazio solo per le priorità, è il mantra dell’esecutivo. Con il Ministero dell’Economia che guida la linea della cautela di fronte ad un quadro tutt’altro che roseo.

La politica monetaria restrittiva della Bce è riuscita solo a rallentare la crescita, osserva il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti. E per un paese indebitato come l’Italia il rialzo dei tassi significa avere a disposizione “14-15 miliardi in meno”. Con questo dovrà fare i conti la manovra. Su cui è destinato ad incidere anche il negoziato sul nuovo Patto di Stabilità, con l’Italia in pressing perché siano esclusi gli investimenti. Sulla riforma però Giorgetti sfodera ottimismo: l’accordo “si raggiungerà – dice -, se non a ottobre dopo Natale”. Quello che è certo è che la prossima legge di bilancio prorogherà il taglio del cuneo. Dipenderà invece dalle risorse a disposizione se si riuscirà ad abbinarlo ad una prima riforma dell’Irpef (con l’accorpamento dei primi due scaglioni con un’unica aliquota al 23%), per evitare che i benefici del taglio contributivo finiscano poi per essere mangiati dalle tasse. Un altro dei capisaldi sarà sicuramente la natalità, un tema particolarmente caro all’esecutivo, che ha già sul tavolo una serie di ipotesi dagli aiuti per le famiglie con almeno 3 figli ai bonus per il secondo figlio, agli sgravi per le mamme che lavorano. Un cantiere questo ancora in pieno fermento. Come dimostra l’incontro in serata tra l’esecutivo e il network “Ditelo sui tetti”, che riunisce circa cento associazioni di area cattolica. “Un incontro che conferma l’attenzione dell’esecutivo per le sensibilità sociali”, spiega il sottosegretario Alfredo Mantovano: la legge di bilancio, promette, ne “terrà conto nel massimo possibile”. Ma il governo promette anche qualcosa agli imprenditori.

“Nella prossima manovra economica faremo una riforma del fondo di garanzia”, annuncia il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Al di là della manovra, a tenere impegnato l’esecutivo è anche il nodo della tassa sugli extraprofitti delle banche: dopo i paletti presentati da FI con emendamenti al decreto asset, si attende di capire la mossa del governo. Che intanto ha riscritto la norma sul caro-voli, eliminando il tetto ai prezzi e affidando poteri all’Antitrust. Il governo torna indietro, accusano le opposizioni. Ma Urso assicura: “L’obiettivo rimane lo stesso”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto