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Cronache

Amanda Knox a Modena, “Ora in Italia da donna libera”

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Per la prima volta dal 4 ottobre 2011, quando fu assolta e scarcerata per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, Amanda Knox e’ tornata in Italia, e lo ha fatto, come ha detto lei stessa “da donna libera”. E’ atterrata in mattinata all’aeroporto di Linate, per poi spostarsi a Modena dove sabato e’ atteso un suo intervento al festival della Giustizia penale. Dove parlera’ della sua vicenda, ovvero del suo punto di vista su uno dei casi mediatico-giudiziari che hanno piu’ appassionato l’opinione pubblica, non solo italiana, negli ultimi decenni. Atterrata all’aeroporto non ha parlato con i tanti cronisti presenti. Anzi, non li ha nemmeno degnati di uno sguardo. Intorno a lei a fare quadrato la madre Edda Mellas, il fidanzato Cristopher Robinson, alcuni avvocati che la accompagnano, e Martina Cagossi dell’Italy Innocence Project. “L’arrivo e’ stato difficile – ha detto Cagossi – perche’ l’assalto e’ stato anche fisico. Ma lei sa benissimo di essere un personaggio pubblico e ha un carattere molto forte”. Al festival della giustizia penale si parlera’, in particolare, dei processi mediatici e l’intervento di Amanda Knox e’ il fiore all’occhiello del programma. Raccontera’, hanno spiegato gli organizzatori, come ha vissuto quel periodo sotto i riflettori, del fatto che una larga fetta dell’opinione pubblica la considerava un’assassina e quando venne assolta parlo’ di un errore. Sara’, insomma, il racconto di un’esperienza umana, senza entrare nel merito del procedimento giudiziario. Nel pomeriggio Amanda e’ arrivata a Modena per l’aperitivo inaugurale del festival. Rilassata, con i capelli sciolti e un vestito lilla lungo e senza maniche, ha bevuto uno spritz e si e’ lasciata andare a ripetute affettuosita’ con il fidanzato Christopher, tenendolo spesso mano nella mano. La 32enne di Seattle e’ entrata da un ingresso secondario, e anche a Modena ha evitato giornalisti e cameraman: ai giornalisti e’ stato concesso dagli organizzatori di entrare pochi minuti nel chiostro, con il ‘divieto’ di parlare con Amanda o di fare domande. Di quella vicenda cominciata la notte del primo novembre 2007, quando Meredith Kercher venne uccisa con una coltellata al collo in un’abitazione di Perugia presa in affitto con Amanda e due ragazze italiane, su di lei sono rimaste accuse sempre respinte e quasi quattro anni di carcere, ribaltamenti di sentenze fino all’assoluzione definitiva, pronunciata il 27 marzo 2015 dalla Cassazione quando lei pero’, era gia’ tornata da tempo in America. “Torno in Italia da donna libera”, aveva scritto lei su Twitter qualche giorno fa. E sabato e’ pronta a raccontare anche all’opinione pubblica italiana, la sua esperienza con la giustizia, conclusasi, alla fine, con la sola condanna per calunnia per aver accusato Patrick Lumumba. “Amanda torna in Italia da libera cittadina come tanti altri. Sensazioni particolari? Nessuna, e’ una notizia che mi lascia indifferente”, ha detto Claudio Pratillo Hellmann, il presidente, oggi in pensione, della Corte d’assise d’appello di Perugia, che l’assolse. “Per me quel processo ha rappresentato una grande soddisfazione umana”, ha rivendicato parlando dell’assoluzione della giovane. “Quella sentenza – ha aggiunto – ha contribuito a evitare un grande errore giudiziario”.

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Continuum Bellum 3: i Carabinieri smantellano le piantagioni di cannabis sui Monti Lattari

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È in corso da oltre un mese una delle più intense operazioni di contrasto al narcotraffico mai realizzate sui Monti Lattari. Si chiama “Continuum Bellum 3”, ed è la terza edizione di un’azione sistematica e capillare condotta dai Carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, affiancati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, dal nucleo investigativo di Torre Annunziata e dagli elicotteri del 7° nucleo Carabinieri di Pontecagnano.

Scoperta una nuova piantagione a Castellammare: distrutte 120 piante

Nelle ultime ore, i militari hanno scoperto un’ulteriore piantagione di cannabis nella località Pozzano di Castellammare di Stabia. In un bosco isolato sono state individuate 3 piazzole coltivate con 120 piante di Cannabis Indica, alte circa 120 cm. La droga è stata immediatamente distrutta sul posto. Un rinvenimento che segue di appena 24 ore quello precedente, segno di una continuità operativa e di un controllo serrato del territorio.

Numeri imponenti: 670 piante distrutte, armi e munizioni recuperate

Dal 14 maggio ad oggi, l’operazione ha portato alla distruzione di oltre 670 piante di cannabis, distribuite in almeno 17 piazzole tra Gragnano, Castellammare di Stabia e Lettere. Le piante, in diverse fasi di maturazione, erano curate e ben nascoste grazie alla fitta vegetazione.

I Carabinieri hanno anche sequestrato due chili di marijuana già essiccata, bilancini di precisione, e soprattutto un arsenale nascosto sottoterra: due pistole con matricola abrasa, tre fucili (tra cui un semiautomatico), 107 munizioni, caricatori e materiale per la manutenzione delle armi.

Un territorio aspro, ma strategico per il narcotraffico

I Monti Lattari, promontori che sovrastano la costiera sorrentina e si estendono fino all’agro nocerino-sarnese, si confermano uno dei territori più delicati nella geografia del narcotraffico campano. L’orografia accidentata e la posizione isolata favoriscono la coltivazione di cannabis e la protezione di armi, rendendo difficoltoso l’accesso alle forze dell’ordine.

Zone come il Vallone Fondica e il Monte Muto, così come i boschi tra Castellammare e Lettere, sono diventate aree sensibili, ora mappate anche grazie all’impiego di droni, elicotteri e squadre speciali a terra.

Il nemico invisibile: cunicoli e grotte come basi criminali

A colpire gli investigatori è anche il livello di sofisticazione logistica delle organizzazioni criminali: l’uso di cunicoli nascosti, grotte e anfratti trasformati in depositi e rifugi rende evidente un sistema strutturato e ben organizzato, spesso pronto a difendere i propri interessi con la violenza.

Una missione in corso: “bonificare la Giamaica del Sud”

L’obiettivo di “Continuum Bellum 3” è chiaro: liberare i Monti Lattari dalla morsa di droga e armi, restituire il territorio ai cittadini e sradicare le radici del narcotraffico. I risultati ottenuti finora indicano una presenza costante e determinata delle forze dell’ordine, pronte a proseguire per tutta l’estate.

Il soprannome che circola da tempo – “Giamaica del Sud” – rende bene l’idea di quanto i Monti Lattari fossero divenuti un simbolo della coltivazione illegale. Ma oggi, la lotta continua, metro dopo metro.

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Cellulari, 43% studenti li usa oltre 5 ore al giorno

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Quasi la metà degli adolescenti italiani tra i 12 e i 17 anni dichiara di utilizzare lo smartphone per oltre cinque ore al giorno e di sentirsi in qualche modo dipendente di questo oggetto ormai sempre più ingombrante nelle nostre vite. Lo rivela un’indagine guidata dallo psichiatra Sergio De Filippis, docente all’Università La Sapienza di Roma, che ha coinvolto 2.139 studenti di scuole secondarie, insieme a genitori e docenti, distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Dati che spingono gli psichiatri ad appoggiare la scelta del ministro dell’Istruzione Valditara di vietare i cellulari anche alle superiori. Il quadro che emerge dalle risposte ai questionari è preoccupante: il 43% degli studenti ammette una forma di dipendenza dal proprio dispositivo. Cosa strettamente connessa con l’insonnia, tanto che il 33% lamenta disturbi del sonno, ma solo il 17% dei genitori ne è consapevole. Ancora più allarmante è che il 58% dei ragazzi riporta episodi frequenti di ansia, con dati abbastanza simili tra maschi e femmine. Secondo De Filippis, che dirige la Clinica Villa Von Siebenthal, dedicata proprio alla cura degli adolescenti, “si sta sviluppando una nuova forma di fragilità giovanile: quella dell’isolamento sociale mascherato da connessione permanente”.

Il problema, che esplode in adolescenza, nasce in realtà molto prima. “L’età più vulnerabile è quella tra i 6 e i 9 anni, quando l’esposizione precoce agli schermi può attivare il sistema del piacere (nucleus accumbens) senza che il cervello sia pronto, portando a meccanismi compulsivi che esplodono poi qualche anno dopo”, spiega l’esperto. Ben venga, per questo, la decisione del ministero dell’Istruzione, guidato da Giuseppe Valditara, di vietare l’uso dei cellulari in classe anche nelle scuole superiori. “È un segnale culturale importante che le istituzioni scolastiche devono dare. Ma serve anche accompagnare il divieto con educazione digitale, alfabetizzazione emotiva e ascolto clinico – spiega De Filippis – . Perché, nonostante le evidenze scientifiche siano ormai chiare, molti genitori ancora non capiscono quanto profondo sia l’impatto degli schermi sulla mente in formazione”. I risultati della ricerca saranno presentati domani a Roma, nell’ambito del congresso ‘Salute Mentale: Confini e bisogni emergenti’, che riunisce esperti, clinici e decisori pubblici per affrontare le nuove sfide psicologiche dell’era digitale.

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Arriva la circolare, stop ai cellulari in classe anche alle superiori

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Stop ai cellulari a scuola: il divieto di utilizzarli viene esteso infatti anche agli studenti delle superiori. Dopo averli vietati fino ai 14 anni con una circolare dell’11 luglio dello scorso anno, oggi il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha diffuso una nota ai dirigenti scolastici del secondo ciclo di istruzione nella quale vieta l’utilizzo del telefonino sia durante lo svolgimento dell’attività didattica che, più in generale, nell’orario scolastico. Saranno previste specifiche sanzioni disciplinari per coloro che dovessero contravvenire al divieto, mentre è rimessa all’autonomia scolastica l’individuazione delle misure per assicurarne il rispetto. E’ un intervento che Valditara giudica “ormai improcrastinabile alla luce degli effetti negativi, ampiamenti dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche”.

E cita una serie di studi – dell’Ocse, dell’ Organizzazione mondiale della Sanità e dell’Istituto superiore di Sanità – nei quali si evidenziano effetti negativi su sonno, concentrazione e relazioni, ma anche dipendenza, sintomi da astinenza e calo nella concentrazione e negli apprendimenti che si riflettono sul rendimento scolastico e che è rilevabile dai punteggi delle rilevazioni internazionali. Sono sempre più numerosi i Paesi che, nell’ottica di migliorare i processi di apprendimento e di ridurre il tempo complessivo di connessione dei giovani alla rete, hanno introdotto o stanno introducendo misure per limitare, e in diversi casi proibire del tutto, l’uso dello smartphone in ambito scolastico. L’uso del telefono cellulare sarà sempre ammesso – spiega la circolare – nei casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato come supporto agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per motivate necessità personali.

Analogamente, l’utilizzo del telefono cellulare rimane consentito qualora, sulla base del progetto formativo adottato dalla scuola, sia strettamente funzionale all’efficace svolgimento dell’attività didattica nell’ambito degli specifici indirizzi del settore tecnologico dell’istruzione tecnica dedicati all’informatica e alle telecomunicazioni. Sempre per uso scolastico si potranno utilizzare pc, tablet e lavagna elettronica. Il dicastero di viale Trastevere chiede infine di “rafforzare le azioni finalizzate a educare all’uso responsabile e consapevole dello smartphone e degli altri strumenti digitali” dedicando particolare attenzione alle tematiche connesse alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale, inclusi i suoi impieghi nelle attività didattiche e nei processi di apprendimento. Un plauso alla circolare è arrivato subito dal Codacons.

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