“Posso ufficializzare la presenza in tutte le cinque sere del festival di Sanremo di Zlatan Ibrahimovic, senza saltare nessuna partita del Milan. Un altro colpo di Sanremo”. Lo ha annunciato Amadeus, durante la conferenza stampa di presentazione della trasmissione di fine anno di Rai1, L’anno che verra’.
La parola d’ordine è: serenità. In mattinata una puntatina a pesca con il figlio Matteo, che ieri ha compiuto 11 anni, a pranzo una pasta al pomodoro in compagnia della moglie Francesca, dal primo pomeriggio full immersion in teatro per le prove. A 48 ore dal festival Carlo Conti non perde quella calma olimpica, quell’understatement venato di ironia toscana che ha sempre professato in queste settimane di vigilia. Anche il caso Emis Killa e il gossip avvelenato degli ultimi giorni non gli hanno tolto il sorriso: “Non è Sanremo Island”, ha scherzato un paio di giorni fa il direttore artistico.
Alla quarta esperienza all’Ariston dopo il triennio 2015-2017, Conti è ben consapevole, però, delle sfide che lo aspettano, a partire dal confronto con il quinquennio da record di Amadeus in termini di ascolti, raccolta pubblicitaria e impatto sul mercato discografico. E della responsabilità di capitanare l’evento tv per eccellenza, tradizionale banco di prova per la stabilità del vertice Rai e oggetto di attrazione fatale per la politica. Il festival 2024 ha realizzato in media il 66% di share. In particolare – stando alle elaborazioni dello Studio Frasi su dati Auditel – la prima parte delle cinque serate (quella con gli slot più cari e il pubblico più numeroso) ha raccolto una media di 14,9 milioni di spettatori. Eclatante il risultato sui giovanissimi, con un record dell’85.2% sul pubblico tra 15 e 24 anni. Dati non paragonabili a quelli dell’edizione numero 75, ha messo le mani avanti la Rai: le serate chiuderanno prima, all’1 (Conti lo ha promesso) e poi da quest’anno Auditel diffonde anche la total audience, monitorando tutti i device da cui si può fruire la programmazione tv.
Calcolata sempre dallo Studio Frasi, lo scorso anno la total audience media delle cinque serate raggiunse 11 milioni 596mila spettatori, di cui 303mila visioni da small screen (pc, smartphone, tablet). Lo spot più visto raggiunse 16,2 milioni di spettatori; 191 messaggi pubblicitari furono visti da più di 10 milioni e 17 da oltre 15 milioni. Alla luce di questo successo, e scommettendo su Conti, Rai Pubblicità ha aumentato quest’anno i listini tra il 7 e il 12%. “I conti si fanno alla fine”, ha premesso l’Ad Luca Poggi. Ma è chiaro che l’obiettivo è uguagliare o superare la raccolta record dello scorso anno, che chiuse a 60,2 milioni di euro. Quanto al mercato discografico, la scelta di un cast sempre più vicino ai trend – sono dati Fimi – ha portato lo streaming dei brani in gara a crescere del 463% negli ultimi cinque anni e ha visto il numero dei platini dei singoli in gara raggiungere quota 241 (dal 2013 al 2024), con un’impennata negli ultimi 4 anni.
Una linea con la quale Conti si pone in continuità, come dimostra la selezione dei Big, da Tony Effe (al top del 2024 con l’album Icon) ad Achille Lauro, da Rose Villain a The Kolors. Del resto Conti ha più volte rivendicato di aver lanciato cantanti come Mahmood, Irama, Francesco Gabbani, Ermal Meta, avviando la rivoluzione di un festival capace di intercettare i giovani. Su tutto pesa l’incognita del futuro, dopo la sentenza del Tar della Liguria che ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai, da parte del Comune, dell’organizzazione del festival per il 2024-2025: fatta salva questa edizione, dal 2026 si dovrà andare a gara. Viale Mazzini ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, rivendicando la piena titolarità a organizzare il festival nella sua versione attuale i cui diritti spettano all’azienda “in via esclusiva”. Entro febbraio si prepara a fare ricorso anche il Comune, che dall’altra parte si è mosso per uniformarsi alla sentenza del Tar, bandendo una manifestazione di interesse. Chi vivrà vedrà, ma intanto alla finestra c’è sicuramente un colosso come Warner Bros. Discovery: l’Ad Italy & Iberia, Alessandro Araimo, ha detto qualche giorno fa a Repubblica che sarebbe pronto a partecipare al bando per ‘vincere’ Sanremo.
Ottanta anni da protagonista tra arte, amori, scandali e battaglie. L’attrice americana Mia Farrow, a lungo musa e amante ma poi nemica di Woody Allen, ha spento oggi 80 candeline da poco reduce dall’ultima fatica artistica: The Roommate a Broadway con Patty Lupone su cui il sipario e’ calato lo scorso dicembre. Da Peyton Place in tv e Rosemary’s Baby di Roman Polanski alla lunga collaborazione con Woody che frutto’ 13 film iconici tra cui Commedia Sexy di una Notte di mezza Estate, Hannah e le Sue Sorelle, Zelig, La Rosa Purpurea del Cairo, Radio Days, September e Alice, poi il ritorno al palcoscenico e alla televisione dopo la separazione dal regista, la Farrow e’ stata un’icona di Hollywood, figura complessa tra cinema, vita privata e attivismo: ambasciatrice di buona volonta’ dell’Unicef (l’agenzia dell’Onu per l’infanzia), ha svolto missioni nel Darfur, in Ciad e nella Repubblica Centrafricana.
Nel 2008 Time Magazine l’ha nominata una delle persone piu’ influenti del mondo. Figlia d’arte – una dei sette figli del regista John Farrow e dell’attrice Maureen O’Sullivan, George Cukor e Louella Parson padrino e madrina di battesimo – Mia ha attraversato epoche e cambiamenti, rimanendo pur sempre sotto i riflettori. Ha debuttato in tv nella soap Peyton Place, un ruolo che le diede la fama poi cementata nel breve ma intenso matrimonio nel 1966 con Frank Sinatra: 21 anni lei, lui gia’ cinquantenne. Sinatra voleva che smettesse di recitare, ma duro’ poco. Mia si annoiava e due anni dopo fece il salto nel cinema nel classico dell’orrore che la consacro’ icona del thriller psicologico.
Polanski e Allen, registi oggi discussi alla luce degli scandali sessuali in cui sono stati coinvolti, non furono gli unici maestri di cinema con cui la Farrow ha lavorato: Mia ha girato anche con Jack Clayton (Il Grande Gatsby del 1974 con la sceneggiatura di Francis Ford Coppola) e John Guillermin (Assassinio sul Nilo del 1978) poi, dopo la lunga parentesi di Woody e una relativa inattivita’ nel decennio successivo alla fine del loro rapporto, con Michel Gondry (Be Kind Rewind del 2008). Tra Sinatra e Allen ci sono stati altri amori. Il matrimonio con André Previn porto’ alla nascita di tre figli e l’adozione di altri tre bambini tra cui Soon Yi protagonista nel 1992 dello scandalo con Woody da lei poi sposato cinque anni dopo a Venezia. Mia incontro’ Woody nel 1979 ad una cena organizzata da amici comuni a New York.
Mantenendo appartamenti separati da lati opposti di Central Park (parte del mito di una relazione moderna e indipendente), la love story da cui nacque il figlio Ronan, oggi poliedrico saggista e giornalista di punta del New Yorker, si intreccio’ per una decina d’anni col lavoro fino al 1992 quando Mia scopri’ foto nude di Soon Yi sul caminetto della casa del compagno. Segui’ la rottura (riflessa nell’ultimo film insieme Mariti e Mogli in cui lei e’ la moglie di un professore che la tradisce con una studentessa ventunenne) e il nuovo scandalo che cambio’ tutto: le accuse di abusi al partner su un’altra figlia adottiva, Dylan, quando la bambina aveva appena sette anni, consumarono da allora in avanti la vita di Mia, segnando la sua immagine pubblica e la sua vita personale.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Éva Henger(le foto sono di Imagoeconomica) ripercorre la sua carriera, dagli esordi nel mondo dello spettacolo alla controversa esperienza nel cinema per adulti, fino al recente debutto come sceneggiatrice e regista. Un racconto a cuore aperto in cui l’ex attrice ungherese parla anche del rapporto con il marito Riccardo Schicchi, figura chiave nell’industria del porno italiano, e delle amicizie con Moana Pozzi e Ilona Staller.
“Ho girato solo quattro film hard, poi basta”
Henger chiarisce un aspetto che, a suo dire, è sempre stato esagerato:
«Di film porno ne ho girati solo quattro. Mio marito Riccardo Schicchi non voleva, ma non so che mi era preso… Facevo foto e spettacoli sexy, però ovunque andassi mi dicevano: ho visto tutti i tuoi film. Non ne avevo fatto neanche uno, ma per tutti ero una pornostar. Così ho pensato: tanto vale, li faccio anche io».
Una scelta che ha avuto conseguenze legali e personali:
«Quei quattro film sono stati rimaneggiati fino a trarne oltre venti, e ne sono scaturiti anni di cause legali».
Nel frattempo, però, la sua carriera ha preso una svolta diversa, portandola alla conduzione di programmi tv per famiglie come Paperissima Sprint.
Il ritratto di Schicchi: “Era un visionario”
L’intervista approfondisce il legame con Riccardo Schicchi, descritto come un uomo geniale e fuori dagli schemi:
«Era folle, infantile. Voleva vivere in un mondo fatto di farfalle, gioia e amore. La sua era una lotta per la libertà e contro l’ipocrisia».
Un uomo capace di trasformare un settore marginale in un fenomeno di costume:
«Grazie a lui la morale è cambiata: ha portato Cicciolina in Parlamento e Moana Pozzi su tutte le televisioni».
Schicchi, però, era anche ingenuo in ambito finanziario:
«Si è fatto raggirare più volte e ha perso tutto, compreso il nostro appartamento».
Moana Pozzi e la leggenda sulla sua morte
Éva Henger parla anche del legame con Moana Pozzi, di cui è appena uscito un film biografico. Secondo Henger, la pornostar più famosa d’Italia potrebbe non essere morta nella data ufficiale:
«Non è morta il 15 settembre 1994. Credo che si sia data per morta anzitempo per poter morire in pace».
Un sospetto alimentato da una frase di Schicchi:
«Per il secondo anniversario della morte, gli chiesi se facessimo qualcosa per ricordarla e lui disse: no, tanto non è questa la data».
Eva Henger
Kevin Spacey e il nuovo film “The Contract”
Oggi, Éva Henger si dedica al cinema da dietro la macchina da presa. Ha scritto il film The Contract, che segna il ritorno di Kevin Spacey dopo le accuse di molestie sessuali:
«L’ho sempre immaginato per quel ruolo e mio marito gli ha mandato la sceneggiatura. Dopo tre giorni, mi ha chiamato dicendo: lo faccio».
Un’operazione rischiosa, visto il momento delicato della carriera dell’attore, ma Henger non ha avuto dubbi:
«Non ho creduto alle accuse, perché l’avevo conosciuto e mi era sembrato dolce e umile».
Il porno oggi: “OnlyFans? La libertà e il declino del settore”
Parlando dell’attuale industria dell’hard, Henger riflette su piattaforme come OnlyFans:
«È la libertà del porno perché chiunque può avere amicizie sessuali via Internet. Ma è anche il declino del porno, perché mostra scene brutte, con brutte luci e persone brutte».
Un mondo lontano da quello costruito da Schicchi:
«Per lui l’estetica era fondamentale. E non sopportava la violenza: smise di fare il regista quando vide una scena di Rocco Siffredi che metteva la testa di un’attrice nel Wc».
Il rapporto con i figli e il peso del passato
Infine, parlando della sua famiglia, Henger ammette che i figli non sono entusiasti del suo passato:
«Non gli fa piacere, ma lo accettano perché mi amano molto».
Un’intervista che racconta una vita fatta di successi, scandali e rinascite, con un futuro tutto da scrivere nel cinema.