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Alvaro Morata costretto a cambiare casa dopo un post del sindaco di Corbetta: polemica social

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Un’esultanza social del sindaco di Corbetta, nell’hinterland milanese, ha obbligato l’attaccante del Milan, Alvaro Morata, a cambiare casa. Il sindaco Marco Ballarini ha condiviso su Facebook un post nel quale celebrava il trasferimento del giocatore nella sua città. “Il campione è un nostro nuovo concittadino. Here We Go! Il bomber del Milan sta ultimando le pratiche per il trasferimento nella sua nuova (meravigliosa) casa nella nostra città”, ha scritto Ballarini, tifoso dell’Inter, accompagnando il messaggio con una foto di Morata e la scritta “Corbetta”.

La reazione di Alvaro Morata

L’attaccante spagnolo non ha affatto apprezzato la mancanza di discrezione, sottolineando l’importanza della privacy per la sua famiglia. In una risposta via social, Morata ha espresso il suo disappunto con una storia su Instagram (che riportiamo in foto): “Egregio signor sindaco, la ringrazio per aver violato la mia privacy. Fortunatamente non possiedo alcun bene di valore, l’unico tesoro sono i miei figli la cui incolumità è stata da lei turbata.”

Morata ha inoltre sottolineato che la sua aspettativa era quella di trovare riservatezza a Corbetta, ma a causa di questo gesto, si è trovato costretto a cambiare casa: “Pensavo che il comune di Corbetta potesse garantirmi una certa privacy, invece mi trovo a dover cambiare casa nell’immediato.”

La risposta del sindaco

Dopo la polemica, il sindaco Ballarini ha ulteriormente alimentato la discussione condividendo una storia su Instagram con la scritta “ciao ciao” e una bandiera dell’Inter, commento che ha ulteriormente acceso la polemica tra i tifosi e gli utenti sui social.

Polemica social e riservatezza delle celebrità

L’incidente ha sollevato una questione importante sulla riservatezza delle figure pubbliche, in particolare dei calciatori e delle loro famiglie, che spesso cercano di mantenere un basso profilo fuori dal campo. Questo episodio ha dimostrato come un gesto apparentemente innocente sui social media possa avere conseguenze importanti, costringendo Morata a cambiare i suoi piani abitativi.

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Valentina dal Trentino Alto Adige protagonista ad “Affari Tuoi”: una storia di dolore e coraggio, e la fortuna la premia

Valentina Zottele, concorrente del Trentino Alto Adige, vince 30mila euro nella puntata di “Affari Tuoi” condotta da Stefano De Martino. Una storia di forza e dolore che ha commosso il pubblico.

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Nella sessantasettesima puntata di questa edizione di “Affari Tuoi”, condotta da Stefano De Martino, la protagonista è stata Valentina Zottele, in gara per il Trentino Alto Adige. La puntata, andata in onda venerdì 14 novembre, ha regalato momenti di grande emozione e una vittoria significativa per la concorrente di Vadena, in provincia di Bolzano.

Valentina, che nella vita lavora come collaboratrice all’integrazione, è arrivata in studio accompagnata dalla madre Luana, casalinga e madre di cinque figlie. Insieme, mamma e figlia hanno giocato con il pacco numero 6, poi sostituito con il numero 4, che si è rivelato alla fine quello vincente.


Una partita sofferta e un finale da favola

La partita non è stata tra le più fortunate: a quattro pacchi dalla fine, nella colonna blu erano rimasti solo 20 euro e il simbolico Gennarino, mentre tra i rossi resistevano 20mila e 30mila euro.

Si è arrivati allo showdown finale con due pacchi in gioco — 20 euro e 30mila euro — e Valentina, seguendo l’istinto, ha deciso di tenere il suo pacco numero 4. Una scelta coraggiosa e vincente: all’interno c’erano 30mila euro, la cifra più alta rimasta.


Una storia di dolore e resilienza

Oltre alla vittoria, la storia personale di Valentina ha profondamente colpito il pubblico e lo stesso conduttore. La concorrente trentina ha infatti raccontato di aver attraversato momenti molto difficili, segnati dalla perdita di un figlio al quinto mese di gravidanza e dalla morte di una sorella.

Sul suo profilo Instagram, seguito da circa 1500 follower, Valentina condivide spesso momenti di vita familiare con il compagno Markus e i loro due bambini, Damien ed Emanuel, di cinque e due anni.


Un applauso per il coraggio

Alla fine, la vittoria di Valentina non è stata soltanto economica. È stata una vittoria di forza e speranza, quella di una donna che ha saputo affrontare il dolore con il sorriso, conquistando il pubblico di Rai 1 e lo stesso Stefano De Martino, visibilmente commosso durante la puntata.

Una serata che ha ricordato a tutti come, anche dietro un semplice gioco televisivo, possano nascondersi storie di vita vera e di straordinaria umanità.

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Le querele temerarie e il giornalismo delle marchette: così l’Italia ha spento la libertà di stampa

In Italia la libertà di stampa muore ogni giorno, soffocata da querele temerarie e da editori che trasformano i giornali in fabbriche di marchette e contenuti a pagamento.

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Altro che mafia, altro che minacce o scorte. Il giornalismo libero in Italia lo stanno uccidendo le querele temerarie. Quelle milionarie, depositate da “signori perbene” che si indignano se osi raccontare i loro affari torbidi, le loro commistioni con il potere, i loro rapporti con la politica o la pubblica amministrazione.
Politici, imprenditori, professionisti, banchieri, perfino magistrati — sì, magistrati — che usano la giustizia come un’arma per intimidire, fiaccare, annientare. Ogni volta che accade, non è solo un giornalista a essere colpito. È un pezzo di democrazia che si spegne.

Le querele bavaglio

Io, in trent’anni di giornalismo, ne ho contate decine. Ho passato migliaia di ore nei tribunali, da imputato, mai da condannato.
Ho dovuto difendermi da accuse ridicole, pretestuose, costruite con la precisione di chi conosce bene le falle del sistema.
In un processo sono finito persino identificato con il codice fiscale di Massimo Giletti e la data di nascita di Giuliano Ferrara. In un altro, un signore con la toga ha pensato bene di denunciarmi in tre procure diverse, chiedendomi pure 250 mila euro di danni civili nel tribunale della città in cui lui risiede e lavora.

Ti difendi, sì. Ma intanto spendi soldi, tempo, salute. Ti logori.
E intanto, chi ti ha querelato gode: l’obiettivo è raggiunto. Hai smesso di scrivere di lui. Ti sei zittito.

L’autocensura: il virus che ha infettato la stampa

Oggi i giornalisti non hanno più bisogno di essere censurati. Si censurano da soli.
Non per vigliaccheria, ma per stanchezza, per paura, per sopravvivenza.

E gli editori? Non fanno più giornali per raccontare il Paese, ma marchette eleganti travestite da articoli, comunicati stampa mascherati da inchieste, spot pubblicitari infilati tra le cronache.
È tutto evidente, alla luce del sole. Sulle stesse pagine dove un tempo trovavi inchieste che facevano tremare i palazzi del potere, oggi leggi interviste pagate ai colossi del tabacco per illustrare i nuovi “modelli sostenibili di consumo” o peana ai Ceo delle multinazionali del farmaco, settore che oggi foraggia alla grande il neo-giornalismo delle marchette.

E non è un incidente, ma un sistema perfetto.
Dentro le grandi case editrici dei giornali e dei magazine italiani convivono due aziende parallele: da un lato la redazione, che dovrebbe fare informazione; dall’altro una macchina societaria opaca, che non si occupa di pubblicità (per quella c’è la concessionaria), ma di business di lobby travestito da giornalismo.

Queste strutture organizzano corsi per manager, creano ranking e certificazioni fasulle su pari opportunità, gender gap, sostenibilità e altre questioni serie, svuotate di senso e trasformate in scemenze a pagamento.
Un mondo dove la reputazione si compra, la visibilità si vende e la verità non interessa più a nessuno.

I mafiosi e i perbene

Tutta quella retorica sui “giornalisti minacciati dalle mafie” suona ormai come una litania ipocrita.
Le mafie vere fanno paura, certo. Ma almeno rischiano qualcosa.
Le vere minacce oggi arrivano dai mafiosi in giacca e cravatta, quelli che non urlano ma ti soffocano con atti giudiziari.

Il giornalismo come il Csm di Palamara

Il giornalismo italiano oggi somiglia al Csm raccontato da Palamara: mercanteggi, compromessi, carriere costruite su rapporti opachi e silenzi calcolati.
Con una differenza: nel Csm si barattavano nomine, nel giornalismo si baratta la dignità.
E così il “cane da guardia” della democrazia si è trasformato nel cane da salotto dei potenti, con il guinzaglio corto e la ciotola piena.

Le querele manganello e le leggi che mancano

Le querele temerarie sono la versione giudiziaria del manganello: non ti spaccano la testa, ma ti spaccano la vita.
Eppure il Parlamento resta immobile. Servirebbe una legge di civiltà: punire severamente chi abusa della giustizia per intimidire un giornalista, prevedere risarcimenti automatici e sanzioni per chi usa il tribunale come clava.

Senza giornalismo libero, non c’è democrazia

Non si tratta di difendere una categoria — molti non meritano nemmeno di essere chiamati giornalisti — ma di difendere la qualità della democrazia.
Un Paese senza stampa libera è un Paese cieco.
E in Italia, da troppo tempo, chi dovrebbe accendere la luce preferisce restare al buio. O peggio ancora, vendere l’interruttore.

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Polemica sul nuovo emendamento di Fratelli d’Italia: si riaprono i termini del condono edilizio del 2003

Un emendamento di Fratelli d’Italia riapre la sanatoria edilizia del 2003 per correggere errori della Regione Campania. Scoppia la polemica: l’opposizione accusa il governo Meloni di voler favorire un nuovo condono.

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Con un emendamento alla legge di bilancio, Fratelli d’Italia propone la riapertura dei termini della sanatoria edilizia del 2003, per regolarizzare migliaia di edifici rimasti fuori dal precedente condono a causa — secondo i parlamentari di FdI — di un errore amministrativo della Regione Campania.

L’emendamento, presentato dai senatori Antonio Iannone (foto Imagoeconomica), Domenico Matera e Sergio Rastrelli, prevede misure per la riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica, oltre che per rafforzare la repressione dell’abusivismo edilizio e per la definizione degli illeciti edilizi e delle occupazioni di aree demaniali.


Iannone: “Così salviamo migliaia di persone dagli abbattimenti”

Il senatore Antonio Iannone (FdI) ha annunciato con un post sui social:

“Grazie a Fratelli d’Italia e ai parlamentari campani sarà possibile sanare una grave discriminazione sulla sanatoria 2003. Se la nuova Regione recepirà questa normativa, salveremo migliaia di persone dall’abbattimento. Riapriamo i termini della sanatoria edilizia prevista dalla legge del 2003: parliamo di edifici non in zone rosse, quindi regolarizzabili.”

Secondo Iannone, nel 2003 alcune famiglie che avevano presentato domanda di condono e pagato gli oneri previsti non furono ammesse alla sanatoria per un errore tecnico della Regione Campania, all’epoca guidata dal centrosinistra.


Matera: “Sanata un’ingiustizia storica”

Sulla stessa linea il senatore Domenico Matera, che definisce l’emendamento “un atto di equità”:

“Nel 2003 ci furono cittadini che riuscirono ad accedere alla sanatoria e altri, pur avendo pagato, ne furono esclusi. Ora correggiamo un errore grossolano. Spetterà alle Regioni attuare la norma e stabilire le modalità di accesso.”

Matera ha poi ricordato un secondo emendamento di FdI per semplificare le procedure legate alla doppia conformità urbanistica, che spesso rallentano la regolarizzazione degli immobili.


Rastrelli: “Non è un condono, ma un provvedimento di giustizia”

Anche Sergio Rastrelli, segretario della Commissione Giustizia al Senato, ha voluto chiarire che la misura non si applicherà agli immobili costruiti in zone a rischio idrogeologico o con vincoli ambientali:

“Si tratta di un provvedimento di giustizia per chi era rimasto ingiustamente escluso. Con il governo Meloni nessuno resta indietro.”


Bonelli (Avs): “Un atto irresponsabile e criminogeno”

Durissima la reazione delle opposizioni. Il deputato Angelo Bonelli di Europa Verde – Avs parla di “atto irresponsabile e criminogeno”, accusando Fratelli d’Italia di voler riaprire la stagione dei condoni edilizi:

“La presidente Meloni ha sempre dichiarato che non ci sarebbero stati nuovi condoni. Ora un suo senatore propone di riaprire quello del 2003: un emendamento elettorale, un vero e proprio voto di scambio.”

Bonelli ha ricordato che il condono del 2003 consentiva la sanatoria anche per immobili in aree vincolate, e ha chiesto una presa di posizione netta da parte della premier:

“Sarebbe gravissimo utilizzare questi strumenti per ottenere consenso politico. I condoni e l’abusivismo hanno rappresentato una ferita profonda per l’Italia, con costi sociali ed economici enormi.”


Tra sanatoria e condono: il dibattito si riaccende

Il dibattito sul tema dell’abusivismo edilizio torna così ad accendersi, soprattutto in Campania, dove migliaia di famiglie attendono da vent’anni la definizione della loro posizione.

Per FdI l’obiettivo è ristabilire un principio di giustizia e consentire la regolarizzazione di edifici “regolarizzabili”, ma per le opposizioni si tratta di un condono mascherato, in aperta contraddizione con le promesse del governo Meloni di non favorire l’illegalità urbanistica.

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