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Politica

Alta tensione nel M5s, l’appello di Casaleggio: astensione per l’unità

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L’aritmetica è dalla parte del governo di Mario Draghi, tanto alla Camera quanto al Senato, dove mercoledi’ il nuovo esecutivo si presentera’ per chiedere la fiducia. Ma il possibile smottamento di una parte, piu’ o meno consistente, del Movimento rischierebbe di diventare un nodo politico, anche per l’alleanza tra Pd, M5s e Leu su cui hanno puntato sia i Dem che Liberi e uguali. La dirigenza dei cinquestelle sta tuttavia lavorando per ridurre l’area del dissenso a una decina di deputati e a massimo 20 senatori. E in serata arriva anche l’appello di Casaleggio a favore dell’astensione. La fiducia al governo Draghi sicuramente non verra’ votata da Fdi che conta solo 33 deputati e 19 senatori. Questa posizione verra’ proposta da Giorgia Meloni domani agli organi del partito che dovrebbero farla propria. Anche Si neghera’ la fiducia, ma Loredana De Petris al Senato e Erasmo Palazzotto alla Camera voteranno a favore, in dissenso dal partito, per cui contro Draghi si esprimera’ solo Nicola Fratoianni a Montecitorio. Per il nuovo esecutivo, dunque si prospettano due assemblee “bulgare” in termini aritmetici. Sul piano politico i partiti devono ancora metabolizzare lo stare insieme ai propri avversari. Le voci dei dissidenti di M5s si sono fatte sentire anche nella giornata di domenica: la senatrice Barbara Lezzi ha ribadito il proprio “niet” e la richiesta di una seconda votazione su Rousseau; a lei si sono uniti Mattia Crucioli, anch’egli senatore, e Pino Cabras, deputato. Alla Camera sono orientati al no anche Francesco Forciniti, Alvise Maniero e Raphael Raduzzi. Uno smottamento politico, oltre che numerico di M5s, per esempio con la nascita di un soggetto di fuoriusciti che lo incalzi da destra, potrebbe mettere in difficolta’ il Pd che vedrebbe scricchiolare la prospettiva di una alleanza con M5s e Leu. Un Movimento incalzato dall’esterno dall’area Di Battista, avrebbe difficolta’ alle amministrative a correre insieme ai Dem in alcune citta’, dove invece una alleanza risulterebbe vincente o anche competitiva. In piu’ Matteo Salvini ha mostrato di voler continuare ad essere “di lotta e di governo”, e per frenarlo al Pd serve un asse solido con M5s. La dirigenza di M5s, da Vito Crimi a Luigi Di Maio, non sta tuttavia con le mani in mano ed ha aperto un canale di dialogo con con tutti i dissidenti sul cosiddetto “lodo Brescia” dal nome di Giuseppe Brescia che sabato ha fatto notare come si possa incidere sulle scelte del governo piu’ come voce critica all’interno del Movimento che non fuori dalla maggioranza di governo. Martedi’ 16 si votera’ su Rousseau sulla nuova governance del Movimento che prevede un direttorio di 5 persone, entro cui potrebbe trovare posto la voce della minoranza, che avrebbe dunque garanzie interne. L’obiettivo e’ di ridurre da 40 a non piu’ di 20 il numero dei senatori dissidenti (sui 92 complessivi) e a una decina quelli a Montecitorio (su 190). A perorare la causa del si’ al governo e’ stato in serata di nuovo Beppe Grillo: in un post ha raffigurato Draghi con la scritta “Now the environment. Whatever it takes”. Ora l’ambiente, a qualsiasi costo. Davide Casaleggio ha invece invitato “chi e’ a disagio” ad astenersi, evitando il “no” alla fiducia, cosi’ da “non spaccare i gruppi parlamentari” e a non contraddire il responso della sua creatura, Rousseau.

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Politica

Spiragli per la Consulta, spunta la giurista Sandulli

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I contatti, sotto traccia, non si sono mai del tutto interrotti. E si sarebbero intensificati nelle ultime ore, alla vigilia della nuova convocazione del Parlamento in seduta comune, nonostante sulla scena maggioranza e opposizioni siano più lontani che mai, dopo le bordate sul caso Almasri, la mozione di sfiducia – che non si voterà a breve – su Daniela Santanché e ora pure su Carlo Nordio. Per evitare che anche giovedì ci sia l’ennesima fumata nera sui giudici della Corte Costituzionale mancherebbe ancora, però, il via libera di Giorgia Meloni. La premier si potrebbe confrontare con gli alleati nelle prossime ore, anche per vagliare il nuovo nome messo sul tavolo dal centrosinistra: la figura tecnica prevista dallo schema di massima già concordato da mesi potrebbe essere la giurista Maria Alessandra Sandulli.

Figlia di Aldo Maria Sandulli, considerato uno dei padri del diritto, la professoressa ordinaria di diritto amministrativo all’Università di Roma Tre fa già parte di una corte costituzionale, ossia il Collegio garante della costituzionalità delle norme della Repubblica di San Marino. Se l’intesa fra i partiti andasse in porto – e i più ottimisti dicono appunto che manchi solo la ratifica finale – approderebbe alla Consulta. Un salto che già le era stato proposto nel 2014, quando il Parlamento doveva eleggere due giudici costituzionali e si profilava un tandem rosa con Silvana Sciarra. Poi lei stessa, pur “onorata”, fece un passo indietro ritirando la disponibilità alla luce dei malumori in Forza Italia di chi rivangò la firma apposta dalla giurista su un appello contro la riforma della giustizia del 2005 del governo Berlusconi.

Certo il menù di un vertice tra i leader del centrodestra difficilmente potrebbe evitare di affrontare anche le altre questioni aperte, comprese le ultime incursioni di Matteo Salvini sul fronte del fisco, con la richiesta martellante di una “definitiva” rottamazione delle cartelle, sia in politica estera. Ma chiudere sulla Corte costituzionale potrebbe essere un segnale di distensione dopo settimane piuttosto burrascose anche nei rapporti tra governo e magistratura. In Transatlantico si rincorrono le voci anche di una nuova sconvocazione, che però non trovano conferme. Anzi.

“Qualcosa si muove”, dicono i capannelli dei bene informati, anche se nessuno è pronto davvero a scommettere che il 13 febbraio sarà la volta buona. Si parla anche di nuovi contatti diretti tra la premier e la segretaria Dem Elly Schlein che non trovano però conferme ufficiali. Ancora coperto resterebbe in questo puzzle il nome di Forza Italia, che potrebbe puntare sull’avvocato Gennaro Terracciano – professore ordinario di diritto amministrativo, prorettore dell’Università Roma Foro Italico, nel 2022 nominato dalla Federcalcio commissario ad acta per adeguare lo statuto della Lega di serie A -. Ma erano circolate anche le ipotesi di Andrea Di Porto o Bruno Cassinelli, in una partita che, nella maggioranza, qualcuno lega a quella della Rai, ancora in totale stallo. Per la presidenza gli azzurri hanno puntato tutto, fino ad ora, su Simona Agnes, che continua a trovare il muro delle opposizioni non tanto sul nome quanto sul “metodo”.

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Politica

‘Chiarimenti e dialogo’, Nordio smorza i toni con la Cpi

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Dopo la tempesta scoppiata sul caso Almasri, il Governo cerca di trovare un terreno di confronto con la Corte penale internazionale: una interlocuzione che ha come obiettivo primario quello di calmare i toni, dopo giorni di violenti attacchi, e in secondo luogo quello di individuare procedure che possano scongiurare il ripetersi di quanto avvenuto per il generale libico. Il tribunale incassa intanto il sostegno dell’Unione Europea, dopo le parole di Donald Trump. “Il sistema di cooperazione multilaterale è cruciale per avere giustizia e la difesa dello stato di diritto. E oggi questo sistema – sottolinea il Commissario Ue alla Giustizia, l’irlandese Michael McGrath – viene messo in discussione” dal presidente degli Stati Uniti. Una “sfida alla Cpi che avrà un impatto sulla stabilità a livello mondiale”.

Per questo, assicura, l’Ue difenderà “a spada tratta la Cpi, che promuove da sempre pace e libertà”. Da via Arenula è partita una richiesta informale al tribunale dell’Aja per avviare delle consultazioni, un confronto sulle criticità che hanno costellato il caso del generale libico accusato di crimini contro l’umanità. L’obiettivo è di avviare una sorta di ‘agreement’ per una migliore collaborazione futura.

All’attenzione dei giudici c’è un documento in cui si chiedono alcuni chiarimenti e si individuano ipotesi per facilitare la comunicazione in futuro con il tribunale olandese. Sul tappeto ci sarebbero anche alcune proposte, tra le quali quella di rivedere le procedure di invio al ministero dei mandati di cattura internazionali. Si valuta una sorta di comunicazione diretta in modo da eliminare il passaggio con l’ufficiale di collegamento dell’ambasciata italiana in Olanda. Dal canto suo la Cpi fa filtrare che al momento non sarebbe arrivata alcuna comunicazione di indagini nei confronti dell’Italia per quanto avvenuto tra il 19 e il 21 gennaio con il rilascio e l’espulsione di Almasri rimpatriato a bordo di un Falcon. Ma se sul fronte internazionale si cerca una linea di dialogo con i giudici dell’Aja, su quello interno il clima sulla giustizia resta rovente, con le opposizioni sul piede di guerra contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio, oggetto di una mozione di sfiducia che verrà presentata da tutti i gruppi in Parlamento. E c’è poi il fronte più strettamente giudiziario.

Quello aperto dalla Procura di Roma che ha iscritto la premier Meloni e i ministri della Giustizia e dell’Interno nel registro degli indagati dopo un denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, in cui si ipotizzano i reati di favoreggiamento e peculato. L’iniziativa del procuratore Lo Voi ha scatenato una violenta reazione di Palazzo Chigi nei suoi confronti. Un attacco su cui è tornata l’Anm, esprimendo “vicinanza e solidarietà” al procuratore della Capitale oggetto, per il sindacato delle toghe, di una “ingiustificata e gratuita aggressione mediatica solo per aver rispettato il disposto della legge costituzionale in materia di reati ministeriali”. I magistrati “stigmatizzano, inoltre, l’iniziativa dei consiglieri laici” di centrodestra del Csm, a seguito della denuncia presentata dal Dis a carico di Lo Voi per chiedere l’apertura di un procedimento per incompatibilità ambientale dopo il caso legato alla gestione di atti riservati nel fascicolo nato da una denuncia del capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi. La giunta esecutiva dell’Anm afferma che la richiesta di pratica “desta serie perplessità, per la sua natura puramente strumentale, volta a delegittimare la Procura di Roma e l’intera magistratura “.

A Perugia, intanto, muove i primi passi il procedimento avviato sull’esposto del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Gli inquirenti, che procedono al momento contro ignoti, acquisiranno una serie di atti per valutare i vari passaggi della vicenda. Il dipartimento che coordina i servizi segreti contesta la violazione del comma 8 dell’articolo 42 della legge speciale istitutiva dei servizi segreti. Accuse che però Lo Voi respinge e attende una convocazione al Copasir, la “sede opportuna” al netto delle decisioni che prenderà Perugia, per offrire i suoi chiarimenti.

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Economia

Milleproroghe, resta rottamazione ma via il concordato

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Trovata la quadra per il decreto Milleproroghe. L’emendamento dei relatori che prevede la riammissione dei decaduti dalla rottamazione-quater e il differimento dei tempi per l’adesione al concordato preventivo biennale, ragione di stallo per tutta la giornata, sarà ritirato. Prenderà il suo posto una riformulazione in cui non è prevista la parte sul concordato, e in cui viene precisato che la rottamazione riguarderà soltanto chi ha già fatto richiesta.

Si chiude così una faticosa opera diplomatica, anche perché le posizioni sono distanti anche nella maggioranza. Il minitro degli Esteri, Antonio Tajani ha infatti ricordato che, pur essendo favorevole alla rottamazione, la “priorità” è “l’abbassamento dell’Irpef dal 35 al 33% e l’allargamento della soglia fino a 60mila euro”. Nel frattempo, comunque, si continua a parlare di rottamazione-quinques. Salvini, alla vigilia del consiglio federale della Lega dedicato alla pace fiscale, ha ribadito che il partito è “pronto a formalizzare una proposta dettagliata, che condivideremo con gli alleati come da programma elettorale”.

Il che si va ad aggiungere al malumore delle opposizioni, le quali a maggior ragione hanno mantenuto una linea dura sul Milleproroghe in commissione. Tra i temi delle proposte del Pd c’erano “liste d’attesa, carenza personale medico, abbandono scolastico, povertà educativa, disabilità” ha spiegato Andrea Giorgis (Pd), tutte misure bocciate: “l’unica proposta che la maggioranza ha avanzato dopo settimane di incertezza è una che continua a strizzare l’occhio a chi non adempie a doveri di contribuzione fiscale”. Il magazzino delle contestazioni non riscosse, secondo un calcolo del Sole 24 Ore, a fine 2024 ammonta a 1.275 miliardi di euro, un valore che statisticamente è pari a 21.611 euro per ogni italiano, neonati compresi. In testa alla classifica nazionale Lazio, Campania e Lombardia.

A palazzo Madama i lavori sul Milleproroghe sono cominciati poco prima di pranzo, alle 12. Ma la discussione è partita subito in salita. Intanto perché doveva ancora arrivare il ministro Ciriani. Poi, alla seconda convocazione alle 12.40, perché le opposizioni hanno fatto muro. Pd e Avs hanno ribadito il punto di vista della sera prima: o l’emendamento viene rimosso, oppure si vota tutto. Le proposte di modifica da vagliare sarebbero oltre un migliaio.

Allora ci si è dati appuntamento alle 14, ma nel frattempo c’è stata una riunione informale tra ministro, maggioranza e minoranza nell’ufficio del presidente della prima commissione, Balboni. Difficile la mediazione, e come risultato un nulla di fatto e un’ulteriore proroga stavolta a dopo i lavori d’Aula. La promessa: intanto di lavorare “agli ultimi pareri”, come ha detto Balboni. Poi, il governo si è impegnato a fornire “i dati degli effetti che possono avere” rottamazione e concordato, come hanno dichiarato Giorgis (Pd) e Magni (Avs).

Informazioni arrivate dalla bocca del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone (le opposizioni avevano richiesto il contributo del viceministro all’Economia e alle Finanze, Maurizio Leo). Dopo quasi tre ore di trattative vis à vis, intesa raggiunta: appuntamento alle 8.30 del giorno dopo per cominciare a votare, con l’obiettivo di “chiudere il provvedimento entro domani”, come ha dichiarato il presidente di commissione Balboni. Intanto, sul decreto incombe la scadenza del 25 febbraio: per allora dovrà essere approvato da entrambe le Camere (al Senato è ancora in prima lettura).

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