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Allarme Covid in Cina, ‘test per chi arriva a Malpensa’

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Rischia di trasformarsi in un disastro globale l’allentamento delle restrizioni anti Covid in Cina e lo stop alla quarantena che entrerà in vigore l’8 gennaio, pochi giorni prima del capodanno cinese, la festa più importante dell’anno, quando milioni di persone si metteranno di nuovo in viaggio per riunirsi a familiari e amici all’interno del Paese o al di fuori dei confini dopo tre anni di stop. Già mezzora dopo l’annuncio, i siti di viaggio sono stati presi d’assalto, con la concreta possibilità di provocare nel resto del mondo una nuova ondata di Covid ad altissimo rischio di nuove varianti. La regione Lombardia è stata la prima, in Italia, a richiedere il tampone molecolare per i passeggeri in arrivo dalla Cina.

Un banner sul sito dell’aeroporto informa i passeggeri della nuova disposizione che sarà valida fino al 30 gennaio, con un rimando al sito Viaggiare sicuri dove si legge che “la Regione Lombardia ha dato indicazione alla ATS INSUBRIA, di riferimento per l’aeroporto di Malpensa, di sottoporre a tampone molecolare di screening per Covid-19 tutti i passeggeri/operatori provenienti dalla Cina”. Si tratta di una misura di prevenzione – al momento non obbligatoria – che serve anche ad accertare il tipo di variante Covid di chi arriva dal Paese asiatico.

Ieri sono stati eseguiti 90 tamponi, oggi 120 e domani si avranno i primi risultati sul sequenziamento. Misure di difesa dal virus sono state decise anche in Paesi come Giappone e India, dove i tamponi sono però obbligatori. In Cina l’esplosione del numero di contagi e dei morti dall’inizio di dicembre, quando sono state abolite le rigide misure di contenimento anti Covid dopo le proteste dei cittadini, è difficilmente misurabile anche a causa dello stop alla diffusione dei dati deciso qualche giorno fa dalle autorità. Ma i numeri che circolano sono allarmanti. Secondo la società di ricerca britannica Airfinity, ad oggi ci sono oltre un milione di nuovi casi e almeno 5 mila morti al giorno.

E la situazione rischia di peggiorare ancora. I modelli elaborati da Airfinity suggeriscono un numero di decessi compreso tra 1,3 e 2,1 milioni a seguito dell’attuale ondata di Covid in Cina. La stima della società è di 3,7 milioni di infezioni al giorno a metà gennaio per arrivare, in marzo, a 4,2 milioni di casi quotidiani. Il virus viaggia sulle gambe delle persone, ripetevano ossessivamente i virologi di tutto il mondo nei mesi più bui della pandemia segnati dai lockdown. E ora, sospesi i test di massa e liberalizzati gli spostamenti dei cinesi, le conseguenze appaiono preoccupanti. Ieri, mezzora dopo l’annuncio della riapertura ai viaggi da parte della National Health Commission, i dati della piattaforma di viaggi Ctrip hanno mostrato che le ricerche di destinazioni oltre frontiera erano aumentate di 10 volte: tra le più gettonate Macao, Hong Kong, Giappone, Thailandia e Corea del Sud.

I dati di un’altra piattaforma, Qunar, hanno mostrato che 15 minuti dopo la notizia, le ricerche di voli internazionali sono aumentate di sette volte. Proprio il Giappone ha annunciato oggi una strategia di difesa. Per decisione del premier Fumio Kishida, a partire da venerdì i viaggiatori provenienti dalla Cina saranno obbligati a fare un tampone e i positivi dovranno sottoporsi ad una quarantena di 7 giorni. Tokyo sta anche valutando limitazioni al numero dei voli provenienti dalla Cina, da Hong Kong e Macao.

L’India, da parte sua, aveva già deciso che chi arriva dalla Cina, oltre che da altri Paesi, deve mostrare un test negativo. L’Unione europea invece, non ha preso alcuna misura. Anche se, ha avvertito un portavoce della Commissione, “è stato mantenuto un freno di emergenza che potrebbe essere attivato, se necessario, per reintrodurre le restrizioni”. In Italia è sceso in campo Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, per chiedere una “barriera” perché “quello che rischiamo oggi è molto peggio di quanto accadde con Wuhan”.

Per Bassetti “servono controlli su tutti i voli dalla Cina, restrizioni ai viaggi, tampone molecolare ai passeggeri nelle 24 ore precedenti la partenza o quarantena all’arrivo con test molecolare per uscirne, altrimenti chi arriva non deve circolare”, misure che andrebbero prese per almeno sei mesi in tutta Europa. I dati evocati da Bassetti sono i peggiori di tutti: “Email criptate che arrivano da fonti cinesi riportano numeri da far paura, come 325 milioni di cinesi contagiati in 20 giorni, circa 10.000 morti al giorno e almeno 29 varianti di Omicron, alcune delle quali rientrano in quelle che evadono il vaccino in tutto”.

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Covid: in Italia 188.750 vittime in tre anni

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Curve Covid stabili. Verso l'estate senza mascherine

Sono 188.750 le vittime del Covid registrate in Italia al 16 marzo, a poco più di tre anni dall’inizio della pandemia, mentre i contagi sono stati 25.651.205. Nel mondo, invece, secondo l’Oms, ci sono quasi sette milioni di decessi segnalati per Covid-19, “anche se sappiamo – ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus – che il numero effettivo di decessi è molto più alto”. Questi i dati che fanno da sfondo alla Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, proclamata per il 18 marzo. Per l’Oms la fine della pandemia appare finalmente prossima, e si è detta “fiduciosa che l’emergenza internazionale possa terminare entro l’anno, ed il virus Sars-CoV-2 diventerà paragonabile a quelli dell’influenza stagionale”. Tornando ai dati italiani, colpiscono anche quelli sugli operatori sanitari, a cui è stata dedicata la Giornata nazionale lo scorso 20 febbraio. Hanno perso la vita, come ha ricordato in quell’occasione il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, 379 medici e, secondo il sindacato Nursing Up, 90 infermieri. “Nei primi mesi di pandemia – aveva sottolineato Anelli – circa 60-80 medici morivano ogni mese. Metà dei decessi sono stati sul territorio, dove erano soli senza dispositivi di protezione e con mille difficoltà”. La situazione allora era ben diversa da quella attuale, dove, secondo i dati del ministero della Salute, continua a diminuire in Italia il numero dei nuovi casi e dei decessi per Covid-19. Nella settimana 10-16 marzo 2023 sono infatti 23.730 i nuovi casi positivi, con una variazione di -1,1% rispetto alla settimana precedente, mentre i deceduti sono 212 con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente. L’impatto clinico appare essere molto basso.

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Vaccini: studio, risposta più debole se si dorme poco

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Covid vaccino

Le persone che dormono meno di sei ore a notte hanno una peggiore risposta alle vaccinazioni, con una minore produzione di anticorpi e una protezione più breve. È quanto emerge da una ricerca coordinata dall’University of Chicago e pubblicata su Current Biology. La ricerca ha analizzato congiuntamente quattro studi che avevano indagato la relazione tra sonno ed efficacia della vaccinazione contro epatite B o influenza. Dall’analisi dei dati è emerso che chi aveva una durata del sonno inferiore alle 6 ore aveva una risposta alla vaccinazione più debole di circa il 20% rispetto a chi dormiva di più. “Un buon sonno non solo amplifica, ma può anche prolungare la durata della protezione del vaccino”, ha affermato in una nota Eve Van Cauter, coordinatrice della ricerca. L’effetto del sonno, tuttavia, è stato osservato soprattutto nei maschi, mentre nelle donne era più sfumato. La ragione di questa differenza di genere, spiegano i ricercatori, potrebbe essere legata agli ormoni. “Sappiamo dagli studi di immunologia che gli ormoni sessuali influenzano il sistema immunitario – ha aggiunto Van Cauter – Nelle donne, l’immunità è influenzata dallo stato del ciclo mestruale, dall’uso di contraccettivi, dalla menopausa e dallo stato post-menopausa, ma sfortunatamente nessuno degli studi che abbiamo riassunto aveva dati sui livelli di ormoni sessuali”.

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Inchiesta Covid: Iss, mai chiesti 750 euro a tampone

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L’Istituto superiore di Sanita’ difende il proprio vertice dall’accusa di truffa nei confronti del presidente Silvio Brusaferro per la vicenda dei cosiddetti ‘tamponi d’oro’, test da 3 euro che, secondo l’accusa stralciata a Bergamo e trasmessa a Roma per competenza, erano costati circa 750 l’uno. L’Istituto ha fatto sapere di non avere “mai chiesto” questa cifra e “di non avere mai ricevuto la somma prevista dall’articolo 6 dell’Ordinanze OCBPC n 640/2020, prevista tra l’altro anche per coprire i costi della sorveglianza”.

Nella prima fase l’Istituto “con proprie risorse ordinarie ha processato oltre 5.000 campioni di cui 3.000 provenienti dalla sola Lombardia e non gli 800 di cui si parla” nelle notizie uscite riguardo le indagini. L’istituto ha anche voluto precisare che “i costi effettivamente sostenuti nella prima fase della pandemia comprendono materiali per l’esecuzione dei test, dispositivi di protezione individuale per il personale addetto, materiale monouso e potenziamento dei macchinari” e che in una prima fase della pandemia non esistevano test commerciali e venivano quindi realizzati con protocolli in house sviluppati in aderenza a quelli previsti dall’OMS. Fuori dall’inchiesta arrivano invece i calcoli di Giovanni Sebastiani, dell’istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). L’attuazione di una zona rossa nella provincia di Bergamo avrebbe ridotto, dal primo marzo al 30 aprile 2020, il numero di decessi di circa 4.500 unità, indicano le analisi a posteriori dei dati dell’epidemia di Covid-19 in quel periodo di tempo.

Una cifra che si avvicina fortemente ai 4 mila morti evitabili calcolati nella perizia di Crisanti. Dopo la lettera sottoscritta solo pochi giorni fa dai 37 direttori dei dipartimenti dell’Istituto Superiore di Sanita’, oggi e’ arrivato anche dal neo Cda dell’Istituto un documento di sostegno nei confronti del presidente Giuseppe Brusaferro. Francesca Cirulli, Claudio Borghi, Luigi Genesio Icardi e Giovanni Zotta, componenti del nuovo Consiglio di amministrazione insediato lo scorso febbraio esprimono il pieno sostegno umano e professionale al presidente.

“Questo perché sin da prima del nostro ingresso in Istituto, in tutte le occasioni in cui ti abbiamo incontrato, abbiamo potuto apprezzare, che il rigore scientifico e l’onestà, sono state le caratteristiche che ti hanno sempre contraddistinto Siamo certi che la vicenda giudiziaria che ti ha coinvolto renderà giustizia alla correttezza del tuo operato e anche alla generosità con cui in quei mesi ti sei adoperato, lontano dalla tua famiglia, e incondizionatamente, per il nostro Paese. Abbiamo potuto, inoltre, apprezzare nella nostra prima e unica riunione la visione scaturita dal programma di attività che ci hai presentato per i prossimi tre anni e che testimonia la capacità di immaginare un istituto al fianco della sanità pubblica, diverso da quello prepandemico, forte e incisivo nelle strategie di tutela della salute di tutti. Siamo quindi onorati di far parte di questo progetto e ci auguriamo di poterlo realizzare insieme, ringraziandoti di averlo maturato in tempi così difficili con il contributo di tutto l’istituto. Infine, ci fa piacere ricordare una frase di Seneca, ‘è nella tempesta che conosciamo il navigatore'”.

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