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Tecnologia

Alexa, l’assistente vocale digitale di Amazon che ti gestisce casa, ti racconta barzellette e parla con i bambini

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Alexa. Segnatevi questo nome. È un’amica di Siri, ma rispetto all’assistente vocale digitale di Apple, è più smart, più veloce, dialoga di più, suscita maggiore empatia, non si offende mai, non ti manda a quel paese e se la insulti, nel peggiore dei casi, non ti risponde proprio.
Alexa è una scatoletta robot, non ha le sembianze umane, la produce Amazon, ha  piccole dimensioni, si collega alla rete wi-fi e pure al cellulare e consente di effettuare operazioni soltanto con l’uso della voce. Dalle telefonate ai messaggi scritti, dalle previsioni del tempo alla playlist di qualsiasi genere musicale, dall’impostazione della sveglia alla creazione di una lista per la spesa, Amazon – che l’ha lanciata nel 2014 ma l’ha perfezionata e  portata in Italia lo scorso anno – la definisce una “assistente personale intelligente”.
Non siamo ancora alla intelligenza artificiale ma dalla voce computerizzata al sistema di conversazione e alla qualità della conversazione che si può avere con lei (Alexa), diciamo che è uno(a) dei modelli più avanzati di assistenti digitali capaci di interagire con il sistema di automazione domestica, nel caso di abitazioni dotate di robotica. Alexa ascolta la tua voce, capisce quello che dici (che non è poco), esegue i tuoi ordini e risponde alle tue domande.

Alexa  l’ha ricevuta in regalo questo Natale Raffaele, junior manager di una azienda di moda napoletana proiettata sui mercati del mondo. Ha piazzato Alexa dentro casa sua a Napoli. L’ha nascosta da qualche parte. E quando arrivano i suoi amici in salotto, affida l’intrattenimento a lei. Alexa senza mai protestare, senza mai battere ciglio e senza chiederti mai nulla in cambio, cerca la musica che ti piace, trova la canzone che vuoi ascoltare, ti serve le ultimissime notizie che non hai ancora sentito, ti dice che tempo fa dove ti interessa, ti consiglia il film più carino, ti aiuta anche psicologicamente se sei un po’ giù di corda e vorresti sorridere, sceglie l’albergo migliore nel posto in cui devi andare per lavoro o vuoi andare per vacanza. Se glielo chiedi, Alexa ti racconta barzellette, luoghi comuni e scemenze varie per tenerti allegro. Raffaele, non c’è ancora riuscito, ma l’altra sera ha pregato Alexa di rispondere ed esaudire anche le richieste di sua figlia. Ha appena un anno, ma quando la bimba chiede “acqua” e lo fa con un timbro di voce nitidissimo, vorrebbe l’acqua per bere non  le spiegazioni di Alexa sulle proprietà dell’acqua. Ma Raffaela su questo ci sta lavorando.

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Nobel per la fisica a Hopfield e Hinton, pionieri dell’IA

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Il Nobel per la Fisica 2024 è stato senza dubbio un riconoscimento alle ricerche che hanno aperto la strada alla realizzazione dell’Intelligenza Artificiale, che ormai è sempre più presente nella vita quotidiana così come in moltissimi campi della ricerca. L’americano John Hopfield e Geoffrey Hinton, nato in Gran Bretagna e naturalizzato canadese, sono riusciti a far dialogare fisica, matematica, biologia e psicologia come nessuno aveva mai fatto prima in modo così efficace e il risultato delle loro ricerche, condotte in modo indipendente, sono state le prime reti neurali artificiali. Queste imitazioni del modo in cui funziona il cervello umano hanno aperto la strada a una rivoluzione ancora in corso, che entusiasma alcuni e preoccupa altri, ma che sicuramente richiede regole e strumenti per controllare queste nuove possibilità.

Tutto è iniziato circa 40 anni fa, con le ricerche di Hopfield. Nato a Chicago 91 anni fa, Hopfield ha concluso la sua lunga carriera all’Università di Princeton ed è stato il primo a utilizzare gli strumenti della fisica per imitare il funzionamento del cervello, ma non solo: il suo lavoro scientifico segnato dal continuo passaggio dalla fisica alla biologia lo ha portato all’inizio degli anni ’80 a riconoscere le potenzialità delle reti neurali artificiali: simulazioni nelle quali i neuroni sono imitati da nodi ai quali vengono assegnati valori diversi e le loro connessioni, le sinapsi, sono rappresentate da connessioni tra i nodi che possono essere rese più forti o più deboli.

Di qui l’idea di poter addestrare le reti neurali artificiali, diventate la base dell’apprendimento automatico. Geoffrey Hinton, 77 anni, ha condotto le sue ricerche fra Gran Bretagna, Stati Uniti e infine in Canada dopo avere lasciato Google, alla continua ricerca della possibilità di lavorare in modo indipendente. Si devono a lui, nella seconda metà degli anni ’80, gli algoritmi che hanno permesso di utilizzare le reti neurali al meglio, aprendo definitivamente la strada all’apprendimento automatico. Grazie alle ricerche condotte da Hopfield e Hinton si è passati quindi dai tradizionali programmi per i computer, basati su descrizioni chiare e puntuali per generare risultati, all’apprendimento automatico, nel quale il computer apprende per mezzo di esempi e su questa base riesce ad affrontare problemi troppo vaghi e complessi per essere gestiti con istruzioni puntuali. Un esempio è l’interpretazione di un’immagine per identificare gli oggetti in essa contenuti. Entusiasmo e sorpresa sono state le reazioni con cui la comunità scientifica ha accolto questo Nobel.

“Un premio per le scoperte rivoluzionarie e lo sviluppo delle reti neurali artificiali che costituiscono le pietre miliari dell’IA è una garanzia”, ha commentato Giorgio Parisi, premiato nel 2021 con il Nobel per Fisica.”Penso che il premio Nobel per la fisica – prosegue – dovrebbe continuare a diffondersi in più regioni della conoscenza: la fisica sta diventando sempre più ampia e contiene molte aree di conoscenza che in passato non esistevano o non facevano parte della fisica”. Entusiasta anche il commento di molti ricercatori dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare, che hanno rilevato l’importanza dell’apprendimento automatico in molti capi di ricerca, soprattutto quelli relativi ai grandi progetti internazionali che producono enormi quantità di dati, come quelli condotti al Cern di Ginevra, quelli sulla ricerca delle onde gravitazionali, ma diventa sempre più importante anche l’utilizzo nella fisica medica, in particolare alla diagnostica per immagini.

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Economia

Partnership da un miliardo tra Google e Vodafone nell’Ai

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Google e Vodafone hanno annunciato una partnership strategica “da oltre un miliardo di dollari” che porterà le tecnologie di Google nell’Intelligenza artificiale “a milioni di persone e aziende in Europa e Africa” tramite i dispositivi dei clienti Vodafone. Lo afferma un comunicato, nel quale si precisa che questa collaborazione decennale si concentrerà sull’alimentazione dell’innovazione con Google Cloud: Vodafone sfrutterà la piattaforma Vertex AI e le soluzioni di sicurezza di Google Cloud “per accelerare lo sviluppo di nuovi servizi e migliorare la sicurezza informatica dei propri clienti”. Viene anche allargato l’accesso all’AI generativa: Vodafone sta ampliando la sua partnership per migliorare le offerte di telefonia mobile e TV con l’AI e i dispositivi di Google.

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In Evidenza

Zuckerberg spinge sull’IA e svela il prototipo Orion AR

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Meta spinge sull’intelligenza artificiale e offre quello che Mark Zuckerberg ha chiamato un assaggio del futuro, ovvero gli occhiali Orion AR. Sono ancora un prototipo e ci vorrà ancora del tempo prima che saranno pronti per il pubblico. Ma – ha assicurato l’amministratore delegato – sono gli “occhiali più avanzati che il mondo abbia mai visto”. “Questi occhiali esistono, sono fantastici e sono uno scorcio di un futuro che penso sarà entusiasmante”, ha detto Zuckerberg presentando soddisfatto l’atteso prototipo. Si tratta di un paio di normali occhiali, che pesano meno di 100 grammi, con funzioni di realtà aumentata attraverso la visualizzazione di ologrammi sovrapposti alla realtà.

Il sistema di input di Orion combina voce, movimento oculare e tracciamento delle mani con un bracciale EMG che consente di scorrere e cliccare, permettendo a chi li usa di rimanere presente nel mondo e con le persone che gli sono intorno. In attesa che Orion AR arrivino al grande pubblico, Meta continua a puntare sui Ray-Ban smart con Luxottica. Zuckerberg ha infatti ne lanciato un’edizione limitata e ha annunciato nuove funzionalità in grado di renderli ancora più attraenti per il pubblico.

I Ray-Ban hanno avuto un molto successo: cifre ufficiali sulle vendite non ci sono, ma secondo alcune stime di IDC le spedizioni da parte di meta sono raddoppiate dal primo al secondo trimestre di quest’anno. Dal palco della conferenza degli sviluppatori Connect, Zuckerberg presenta anche il nuovo visore Meta Quest 3S. “Lo aspettavo da molto tempo”, ha detto sorridendo. Il visore ha le stesse caratteristiche di Quest 3, “ma abbiamo ottimizzato il sistema, e ridotto il prezzo”, ha spiegato l’amminsitratore delegato. Gli ordini di Meta Quest 3S sono aperti e le consegne saranno in ottobre. Il visore costerà 329,99 euro.

“Meta AI è sulla strada buona per diventare l’assistente IA più usata entro al fine dell’anno”, ha aggiunto ancora Zuckerberg presentando ‘Meta AI with voice’, che offre la possibilità di interagire a voce con l’IA. Per rendere l’esperienza migliore, Meta ha lavorato anche con “alcune voci iconiche”, quali gli attori l’attrice Awkwafina, John Cena e Keegan-Michael Key. Meta sta anche sperimentando il doppiaggio automatico dei video e il sincronismo labiale nei Reel come modo per far vedere più contenuti nella lingua preferita dall’utente. Novità che piacciono a Wall Street, ottimista da mesi sul futuro dell’intelligenza artificiale. In una giornata di calo dei listini americani, meta arriva a guadagnare oltre il 2%.

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