Mentre in Italia e in Europa si registra un preoccupante calo delle vaccinazioni, Alberto Mantovani (foto Imagoeconomica in evidenza), presidente della Fondazione Humanitas per la Ricerca e accademico dei Lincei, lancia un appello per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, lo scienziato evidenzia come disinformazione e stanchezza vaccinale post-Covid stiano mettendo a rischio la salute pubblica.
“Chi si vaccina è come se allacciasse ogni giorno la cintura di sicurezza. E i bambini vaccinati è come se fossero sempre al sicuro nel seggiolino dell’auto”, sottolinea Mantovani, ribadendo l’urgenza di contrastare le false credenze sui vaccini.
IL CASO MORBILLO: UN VIRUS CHE COMPROMETTE LA MEMORIA IMMUNOLOGICA
Negli ultimi anni, i casi di morbillo in Italia sono aumentati in modo allarmante, passando dai 44 del 2003 ai 1.045 del 2023. E il problema non è solo legato all’infezione in sé:
“Il virus del morbillo crea un’immunosoppressione della durata di due anni. Significa che, anche dopo la guarigione, rimaniamo suscettibili ad altre infezioni”, spiega Mantovani. Uno studio ha dimostrato che il morbillo compromette la memoria immunologica, rendendo l’organismo incapace di riconoscere agenti patogeni già affrontati in passato.
Nonostante la legge Lorenzin abbia introdotto l’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola, la copertura sta nuovamente calando, con oltre mille infezioni registrate nel 2024.
ALBERTO MANTOVANI CON ANNA MARIA BERNINI (Foto Imagoeconomica)
VACCINI E DISINFORMAZIONE: “LA BUGIA SUL LEGAME CON L’AUTISMO VA SMENTITA”
Le fake news continuano ad alimentare il rifiuto dei vaccini, nonostante le evidenze scientifiche. Negli Stati Uniti, il ministro della Salute Robert Kennedy Jr. ha annunciato una commissione per indagare sul presunto legame tra il vaccino contro il morbillo e l’autismo. Una teoria già smentita dalla comunità scientifica:
“Iniziativa inutile. È un falso scientifico acclarato, ma per anni i ricercatori hanno dovuto perdere tempo a smentirlo”, afferma Mantovani.
PERTOSSE E HPV: “GLI UOMINI DEVONO ESSERE RESPONSABILI”
Anche la pertosse rappresenta un grave pericolo, soprattutto per i neonati:
“Le future mamme devono vaccinarsi, perché durante la gravidanza trasmettono anticorpi al bambino”.
Un altro tema critico è il vaccino contro il papilloma virus (HPV), che protegge dal cancro alla cervice. In Italia si registra una forte disparità di genere nella copertura vaccinale:
“Le ragazze si vaccinano di più, mentre i maschi devono capire che il virus non arriva alla cervice volando. Si trasmette con i rapporti sessuali e può provocare anche tumori testa-collo e all’ano negli uomini”.
COME INVERSIRE LA ROTTA? “LA MIGLIOR VACCINAZIONE È PARLARE CON LE PERSONE”
Per arginare la crescente diffidenza, Mantovani propone un’azione concreta:
“Bisogna investire in comunicazione. Tutti noi scienziati dovremmo impegnarci di più. Spiegare agli scettici in modo pacato l’importanza dei vaccini è come immunizzarli”.
Tre messaggi chiave per chi è ancora dubbioso:
Vaccinarsi è come allacciare la cintura di sicurezza ogni giorno.
Non date retta alle bugie.
Proteggere se stessi significa proteggere anche chi non può vaccinarsi, come i bambini malati di cancro.
L’ITALIA NON È L’UNICA IN CRISI: COPERTURE IN CALO IN TUTTA EUROPA
Nonostante i dati preoccupanti, l’Italia non è il paese più colpito dal calo delle vaccinazioni:
“Regno Unito e Irlanda sono nei guai. Il problema è diffuso in tutta Europa”.
Mantovani sta attualmente lavorando in Mozambico con il Cuamm – Medici con l’Africa, dove ha riscontrato entusiasmo e voglia di imparare tra i giovani studenti di medicina. La prossima settimana sarà in un liceo di Milano, dove parlerà proprio di vaccini.
“La speranza per il futuro sta nei giovani. Investire sulla loro formazione è il modo migliore per contrastare la disinformazione e proteggere la salute pubblica”.
Nel risiko bancario c’è grande fermento. Archiviata l’assemblea di Mps, con il via libera all’aumento di capitale per la scalata a Mediobanca, ecco che sulla scena torna l’offerta di Unicredit per conquistare Banco Bpm. La banca guidata da Andrea Orcel incassa dal governo il via libera condizionato all’operazione. In particolare i paletti riguarderebbero le sedi e il perimetro dell’eventuale cessione di sportelli, mentre sarebbero più sfumate le possibilità di un intervento anche sul personale e sugli equilibri della governance. Altro tema centrale, secondo indiscrezioni, sarebbe quello relativo alla presenza di Unicredit in Russia. In realtà la banca da quando è iniziata la guerra, con le relative sanzioni a Mosca, avrebbe già ridotto di molto le attività ma non sarebbe completamente uscita facendo anche ricorso alla Corte di Giustizia contro le sollecitazioni della Bce. Ora però la richiesta sarebbe quella di uscire dal Paese al più presto. In consiglio dei ministri, intanto, la delegazione di Forza Italia, secondo fonti del partito azzurro, ha fatto mettere a “verbale le grosse riserve sulla base giuridica della Golden power per l’ops di UniCredit su Bpm”.
Nel corso degli incontri tra i dirigenti di Unicredit e i tecnici del comitato di Palazzo Chigi era stato approfondito anche il tema della partecipazione del gruppo di Piazza Gae Aulenti nella tedesca Commerzbank. La banca guidata da Andrea Orcel ha una quota del 28%, il 18,5 in derivati, ed ha ottenuto l’autorizzazione dalla Bce a salire fino al 29,9%. Il tema di Commerzbank è stato affrontato per il timore che, in caso di una futura aggregazione, il cuore pulsante del gruppo possa spostarsi verso Berlino. Una circostanza che però è stata smentita più volte con forza dalla stessa Unicredit. L’acquisizione di Banco Bpm, inoltre, consentirebbe proprio di rafforzare la presenza in Italia del gruppo guidato da Orcel. Oltre al golden power Orcel deve fare i conti anche con la posizione, non troppo amichevole, di Credit Agricole, salita al 19,8% di Bpm con la conversione dei suoi derivati. Con la banca francese si aprirà sicuramente un confronto il cui esito potrebbe avere tra i punti di caduta il rinnovo dell’accordo di distribuzione che Amundi ha con Unicredit, in scadenza nel 2027. Intanto non cambia la tempistica dell’offerta pubblica di scambio che partirà il 28 aprile per concludersi il 23 giugno.
La settimana prossima, inoltre, è attesa anche la risposta di Bpm che ha già peraltro respinto le avance di Unicredit. L’offerta è soggetta a condizioni che consentirebbero alla banca guidata da Andrea Orcel di ritirarsi dall’operazione dopo che l’istituto di Giuseppe Castagna ha completato l’Opa su Anima, con il prezzo alzato a 7 euro e la rinuncia ai benefici patrimoniali del ‘Danish Compromise’. Ogni decisione finale sarà comunque possibile fino al 30 giugno. Nell’ambito di questo contesto arriva la decisione di S&P che ha alzato il rating di Unicredit da BBB a BBB+. L’agenzia di rating ha anche migliorato l’outlook a positivo, valutando la banca potenzialmente idonea a ricevere un rating superiore a quello sovrano. Ciò dipenderà anche dalla “configurazione finale della banca e dal suo bilancio in seguito all’esito delle potenziali transazioni con Banco Bpm e Commerzbank”, si evidenzia. Secondo l’agenzia, UniCredit ha accumulato “buffer per supportare gli obbligazionisti senior e ha un potenziale upside sul suo rating standalone, data la maggiore diversificazione geografica rispetto ai suoi concorrenti”. Per Unicredit e il mondo finanziario in generale si prospettano settimane cruciali. Il gruppo di Orcel è sotto la lente per la quota in Generali. La partecipazione del 5,2% ha il suo peso specifico in vista dell’assemblea del Leone a Trieste il prossimo 24 aprile con tre liste per il cda. A sfidarsi saranno Mediobanca, l’unica di maggioranza e che ricandida il tandem Donnet-Sironi, la lista di minoranza lunga di Caltagirone, contrario all’operazione Natixis, e poi i fondi. Sul rinnovo del Cda di Generali arrivano le indicazioni di voto rese note da Norges Bank, azionista del Leone con l’1,5% circa. Il fondo, in occasione dell’assemblea, voterà per la lista presentata da Mediobanca.
Il Tribunale delle Imprese di Torino ha ammesso l’azione collettiva promossa da diverse associazioni di tutela dei consumatori contro Stellantis, Groupe PSA Italia e Automobiles Citroën SA, in merito alla campagna di richiamo legata agli airbag Takata montati sui modelli Citroën C3 e DS3. L’ordinanza, depositata il 14 aprile 2025, rappresenta un primo importante passo verso il riconoscimento dei diritti dei consumatori coinvolti.
Secondo quanto riportato nel provvedimento, i giudici hanno ritenuto ammissibili le domande risarcitorie avanzate da associazioni come Adusbef, Codacons, U.Di.Con, Altroconsumo e Movimento Consumatori, riunite in un’unica azione collettiva a seguito della denuncia del cittadino Carlo Regina. Il caso riguarda centinaia di migliaia di veicoli che, pur essendo dotati di dispositivi potenzialmente pericolosi, sono stati richiamati solo tardivamente, con comunicazioni inviate ai consumatori a partire dal novembre 2023 e – per molti – solo nel maggio 2024, ordinando addirittura di interrompere immediatamente la guida.
L’avvocato Giuseppe Sorrentino in prima linea per la difesa dei consumatori
Tra i legali che hanno svolto un ruolo importante in questa complessa battaglia legale si distingue l’avvocato Giuseppe Sorrentino, patrocinante dell’associazione U.Di.Con., che si è costituita a difesa degli automobilisti danneggiati. Con grande competenza e tenacia, l’avvocato Sorrentino ha evidenziato la responsabilità delle case automobilistiche nella commercializzazione di veicoli dotati di airbag difettosi, sostenendo la necessità di un risarcimento sia patrimoniale che morale per tutti i consumatori colpiti.
Sorrentino ha sottolineato come “la mancata informazione preventiva, l’assenza di mezzi sostitutivi adeguati e i ritardi nelle riparazioni” abbiano compromesso il diritto alla mobilità dei cittadini, “determinando gravi conseguenze personali ed economiche”. La sua azione ha contribuito in maniera determinante alla ricostruzione di una linea difensiva solida, riconosciuta dal collegio giudicante come meritevole di approfondimento nella fase di merito.
Il prossimo passo
Con l’ammissione dell’azione, il Tribunale ha aperto la procedura che permetterà agli utenti coinvolti di aderire all’azione collettiva. Ora le case automobilistiche dovranno affrontare un giudizio destinato a fare scuola nel panorama italiano, anche in ragione della portata del difetto, della dimensione dei richiami e della rilevanza dei diritti lesi.
Nel frattempo, la figura dell’avvocato Giuseppe Sorrentino si conferma punto di riferimento per la tutela dei diritti collettivi, portavoce di una battaglia giuridica che mira a ristabilire l’equilibrio tra consumatori e grandi gruppi industriali.
È l’unico ciclista nella storia del Giro d’Italia ad averlo vinto due volte di fila senza conquistare neanche una tappa. A 85 anni, Franco Balmamion, ultimo piemontese a trionfare nella Corsa Rosa, conserva una memoria prodigiosa e uno stile sobrio e razionale che ha contraddistinto tutta la sua carriera. In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex campione ha raccontato la sua infanzia difficile, i primi lavori da operaio e l’ingresso nel ciclismo grazie allo zio Ettore, corridore negli anni ’30.
«Mio padre morì sotto le bombe, mia madre non voleva che corressi»
Nato nel 1939, Balmamion ricorda con nitidezza il primo dramma della sua vita: la morte del padre sotto un bombardamento a Torino nel 1943. Cresciuto con la madre e la nonna, ha iniziato presto a lavorare come operaio metalmeccanico e idraulico, prima di passare, a 21 anni, professionista con la Bianchi. «A 17 anni mia madre mi distrusse il tesserino da corridore. Temeva di perdermi come aveva perso mio padre», ha raccontato.
Una carriera fatta di costanza, silenzio e scelte lucide
Franco Balmamion non era uno showman, e lo rivendica con orgoglio. Nei dieci Giri d’Italia a cui ha partecipato, appariva silenzioso e sorridente anche nel celebre “Processo alla Tappa” condotto da Sergio Zavoli: «Non mi interessava la polemica. Volevo solo riposarmi», ha detto, descrivendo l’ambiente come un teatro dove ognuno recitava un ruolo. Taccone, Gimondi, Adorni erano i personaggi. Lui preferiva restare se stesso.
I trionfi al Giro e la delusione del Ventoux
Vincitore nel 1962 e nel 1963, Balmamion spiega come il secondo successo fu il più difficile: «Ero marcato a vista, l’effetto sorpresa non funzionava più». Pur non avendo mai vinto una tappa, salì anche sul podio del Giro del 1967 (secondo dietro Gimondi) e del Tour de France (terzo). Tra i ricordi più drammatici, il giorno della morte di Tom Simpson sul Mont Ventoux, nel 1967: «Era un ragazzo buono, simpaticissimo. Quella fu la giornata più brutta della mia carriera».
Tra Anquetil e Merckx, il cuore resta con Bartali
Se Merckx lo impressionava per la forza, non lo amava: «Era disumano, si nutriva del sangue degli avversari». Al contrario, ammirava Jacques Anquetil, per stile ed eleganza. E da ragazzo tifava Bartali, su invito della parrocchia e dell’Azione Cattolica, che vedevano in Coppi una figura “sconveniente” per via della Dama Bianca.
Un uomo sobrio anche nella vita fuori dalle corse
Tifoso del Toro, per istinto e per la tragedia di Superga, Balmamion ha scelto dopo la carriera una vita semplice, girando per il Piemonte a distribuire jukebox, flipper e biliardini: «Li affittavo, li riparavo, li rifornivo di 45 giri. Ho avuto una bella vita, sa?», ha concluso sorridendo.