I rischi e le opportunità dell’intelligenza artificiale, le sfide della cybersecurity e il cybercrime, dalla difesa alla sanità. Sono i temi che CyberSec2024 ha messo al centro della sua terza edizione e lo ha fatto “nell’era dell’Ai”, anche sottotitolo all’evento. A partire dalla Difesa, come è stato ricordato più volte nei panel della prima giornata al Palazzo delle Esposizioni di Roma, si sta potenziando la digitalizzazione. “Questo include l’adozione di tecnologie all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, i servizi cloud evoluti, le info-strutture spaziali, fino ai nuovi standard di cifratura a protezione delle informazioni”, ha infatti sottolineato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un messaggio letto all’inizio della prima giornata di CyberSec2024.
L’Ia rappresenta, quindi, “una priorità per il governo italiano”, si legge ancora nella lettera, “soprattutto per contrastare il potenziale uso improprio da parte di organizzazioni con finalità ostili”. Parlando proprio di Cybercrime il direttore del Servizio Polizia Postale, Ivano Gabrielli, ha ricordato come questo sia sempre più “una realtà criminale sfruttata da gruppi criminali che cominciano a mettere a rischio la moderna economia”. Soltanto a gennaio si sono contati “1008 casi di sicurezza cibernetica” e “66 cyber attacchi critici”. Pericolo e futuro, rischi e opportunità. Le due facce dell’intelligenza artificiale sono state quindi illustrate nel corso di tutti i panel. Come ha infatti sottolineato il direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), Bruno Frattasi, l’Ia “può portare un beneficio immenso alla vita della nostra società”.
Ma “ci sono dei rischi associati anche alle ultime forme di intelligenza generativa”. Questo diventa un problema di sicurezza informatica per “la protezione e la vulnerabilità dei dati che possono essere oggetto di un intervento esterno di manipolazione”. È un rischio che riguarda “non solo le nostre istituzioni e aziende ma anche i singoli cittadini”, ha poi ribadito il capo del III Reparto del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, Paolo Aceto. Per il capo del VI reparto informatica cyber e telecomunicazioni dello stato maggiore della Difesa, Giovanni Gagliano, sull’intelligenza artificiale “è necessario quindi unire le forze. Da soli non possiamo guidare tale complessità”. E proprio per riuscire a gestire questi nuovi fenomeni e il mondo cyber, la sfida che suggerisce il vicecapo della polizia Vittorio Rizzi è di “adeguare il nostro codice di procedura penale alle scie digitali, poter imparare a riconoscerle, usarle nell’ambito di un processo penale”. Questo perché le norme nate con il mondo analogico “vengono tirate e stirate e alla fine si spezzano per potersi adeguare al mondo digitale”.