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Economia

Aiuti agli autonomi e garanzie per le imprese, già si lavora al Decreto Legge aprile

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 Almeno 25 miliardi in piu’ per arginare l’impatto economico e sociale del coronavirus, aiutando ancora le famiglie, le imprese, ma anche il sistema sanitario e la Protezione civile, i veri soldati che ogni giorno in prima linea combattono la guerra contro il virus. Il nuovo ‘decreto aprile’ partira’ dunque, come ribadito dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte anche nell’Aula del Senato, da una dotazione pari, se non superiore, a quella del ‘Cura Italia’ di marzo e dallo stesso decreto partiranno anche alcune delle misure essenziali, dalla probabile nuova sospensione dei versamenti al ‘ristoro’ per gli autonomi, fino alla proroga del congedo per i genitori, se si decidera’ – come probabile – di mantenere le scuole ancora chiuse. Il governo e’ al lavoro per semplificare le procedure degli investimenti pubblici, sul famoso modello Genova, per rafforzare il golden power (che potrebbe pero’ finire in un altro provvedimento), ma anche per garantire ancora liquidita’ alle Pmi cosi’ come alle imprese piu’ grandi, finora rimaste escluse. Il tutto per riuscire ad attivare una cifra anche piu’ alta dei 340 miliardi annunciati appena due settimane fa.

CONGEDO E VOUCHER BABY SITTER – Con le scuole ancora chiuse e senza ancora una prospettiva concreta di riapertura a breve, il congedo di 15 giorni concesso ai genitori obbligati a stare a casa con i figli under12 potrebbe essere esteso, cosi’ come potrebbe esserlo anche il voucher per tate e baby sitter.

TUTELE PER IL LAVORO – Dopo il potenziamento di cigo e cigs, potrebbero arrivare misure a favore dei contratti a tempo determinato, a rischio di mancato rinnovo. Una delle opzioni potrebbe essere quella di prorogare lo stop ai licenziamenti, a cui Confindustria si dice pero’ contraria. L’Upb sollecita intanto di allentare i requisiti per l’accesso al reddito di cittadinanza e prorogare Naspi e Dis-coll in modo da tutelare il piu’ possibile i lavoratori (come i domestici) esclusi dalla cassa integrazione ma che hanno comunque questi strumenti a disposizione.

STOP TASSE – Tra le misure attese arrivera’ con ogni probabilita’ anche la seconda proroga delle scadenze fiscali. Come gia’ per i pagamenti Iva del 16 marzo, dovrebbero essere sospesi anche quelli del 16 aprile. Non a caso Gualtieri ha spiegato che il decreto dovra’ arrivare ben prima di quella data. Lo stesso dovrebbe valere per contributi, ritenute e premi Inail, oltre che per le cartelle fiscali. Sul fronte fiscale dovrebbe arrivare un beneficio per i benzinai, probabilmente sotto forma di credito d’imposta.

RISTORO PER GLI AUTONOMI – A marzo il governo e’ intervenuto su partite Iva e autonomi con un bonus ‘a pioggia’, concesso a tutti in egual misura, 600 euro. Ad aprile l’idea e’ quella di intervenire ancora, ma in modo piu’ mirato, con una forma di “ristoro” legata al reddito o alla perdita di fatturato.

NUOVE GARANZIE PER LE IMPRESE – Dopo il rafforzamento del Fondo per le Pmi, dovrebbe arrivare una nuova maxi garanzia per le imprese anche di dimensioni piu’ grandi. A fianco di interventi di sostegno al reddito, ha spiegato Gualtieri parafrasando Mario Draghi, il governo punta a mettere a disposizione “ingenti garanzie pubbliche per consentire al sistema finanziario di erogare alle imprese tutta la liquidita’ necessaria per sostenere il sistema economico ed evitare una distruzione di capacita’ produttiva e di posti di lavoro che avrebbe conseguenze disastrose”.

ANTICIPO CIG DALLE BANCHE – Intanto, per dare piena attuazione al Cura Italia, il governo sta lavorando alla possibilita’ che le banche possano anticipare ai lavoratori l’indennita’ della cassa integrazione, versandola direttamente sui loro conti correnti.

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Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

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Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

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