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Cronache

Agli arresti cinque presunti tifosi del Frosinone, rapinarono Adam Ounas fuori lo stadio

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Gli agenti della Digos di Frosinone, in collaborazione con l’omologo ufficio della Capitale, hanno eseguito stamani una misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di cinque tifosi ciociari ritenuti responsabili di rapina aggravata ai danni del giocatore algerino del Napoli, Adam Ounas, commessa al termine della partita di calcio disputata a Frosinone il 28 aprile, quando si registrarono disordini vicino allo stadio. Gli arrestati dovranno rispondere di rapina aggravata. Per i cinque tifosi il questore di Frosinone ha adottato la misura preventiva del Daspo per un periodo di cinque anni.

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Migranti in Albania, 9 milioni per alloggio 300 agenti

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Nove milioni di euro l’anno. A tanto potrebbe arrivare il costo per vitto, alloggio e servizi per i 300 appartenenti alle forze di polizia italiane impiegati nei centri migranti di Shengjin (nella foto Imagoeconomica in evidenza) e Gjider, in Albania. Una spesa che comprende la locazione di strutture alberghiere a quattro stelle con alloggio in camere singole, ristorazione e connessi servizi. Numeri che hanno innescato l’inevitabile polemica politica con il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, che accusa la premier Giorgia Meloni di aver sbagliato di nuovo i conti “anche sui Centri di detenzione per migranti in Albania”.

ALBANIA CENTRO DI SCHENGJIN ATTESI I PRIMI MIGRANTI DALL’ITALIA (Imagoeconomica)

Per il capogruppo di Avs Filiberto Zaratti nella commissione Affari costituzionali della Camera, “l’affaire dei Cpr in Albania si profila ogni giorno di più come uno scandalo nazionale voluto dal governo Meloni e gestito dalla mano del ministro dell’interno Piantedosi”. Fonti del Viminale spiegano però che “l’importo di 9 milioni di euro rappresenta la spesa massima stimata nel caso in cui fosse utilizzata l’intera aliquota di personale di vigilanza prevista” e che “La scelta delle strutture è stata effettuata tenuto conto degli standard indicati dagli accordi sindacali”. In ogni caso, si tratta di una spesa minima rispetto ai costi dell’intera operazione Albania. I numeri li ha forniti lo stesso ministro dell’Interno Matteo Piantedosi rispondendo ad un question time alla Camera lo scorso 16 ottobre: “Lo stanziamento previsto, che potrà anche rivelarsi superiore ai costi effettivi, è riferito all’arco di cinque anni e consiste in 134 milioni di euro all’anno”. Secondo il ministro si tratta di “un investimento” che consentirà di abbassare le spese per la gestione della prima accoglienza straordinaria “che oggi sono pari a circa un miliardo e 700 milioni all’anno”.

ALBANIA CENTRO DI SCHENGJIN ATTESI I PRIMI MIGRANTI DALL’ITALIA (Imagoeconomica)

Il protocollo che affida il servizio di alloggiamento è valido per 12 mesi ed è stato approvato il 5 agosto scorso. Il costo giornaliero per ogni singolo agente è di 80 euro. In totale la spesa complessiva è di 8.897.200 euro. L’appalto è stato vinto dalla società Rafaelo Rosort in accoglimento di una offerta ritenuta “congrua e corrispondente al fabbisogno dell’Amministrazione”. Prima che venisse affidato l’appalto, il Viminale ha svolto una serie di verifiche per escludere che le strutture fossero legate ad ambienti della criminalità.

“Preso atto dell’assenza di elementi o comunicazione ostative” – si legge infatti nel protocollo – e “alla luce degli elementi documentali e istruttori” raccolti, si “può procedere all’aggiudicazione della procedura di affidamento” alla società. La vicenda ha però innescato la polemica del segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria Gennarino De Fazio. “La società contraente metterà a disposizione degli operatori due alberghi con spiaggia privata, centro benessere, piscine e ristorante. Tutto questo mentre il ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, continua a tenere gli appartenenti alla Polizia penitenziaria impiegati nella gestione del penitenziario a Gjadër in strutture prefabbricate, in camera multipla, senza gli arredi più elementari”. “La Giorgia Meloni che sbaglia i conti con la calcolatrice è riuscita in Albania nell’impresa di mettere contro la Polizia di Stato con la Polizia Penitenziaria” commenta il portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.

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Cronache

Anm allo scontro col governo, ‘ferite le istituzioni’

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Si alza ogni giorno di più il muro tra politica e magistratura. Dopo le critiche mosse dalla maggioranza, prima contro il Tribunale di Roma che convalida il trasferimento dei migranti in Albania, poi contro i magistrati bolognesi che chiedono lumi in Europa sui Paesi considerati sicuri per gli eventuali rimpatri, è ora l’Anm a far sentire la propria voce. E a parlare di “continui attacchi” anche “personali” nei confronti di tutte le toghe che “non assecondano la volontà del governo”. Una protesta che viene bollata come “il solito comizio” dalla Lega che invita i Pm ad andare “a lavorare”. Mentre il Pd concorda: “Ormai siamo all’intimidazione quotidiana”, così “si delegittima” l’ordine giudiziario. La Giunta esecutiva centrale dell’Associazione Nazionale dei Magistrati (Nella foto in evidenza Giuseppe Santalucia, presidente ANM) si riunisce per fare il punto della situazione e in una nota osserva: “Si respira un’aria pesante”. Quindi, alza il tiro parlando di “ferite” inferte alle “istituzioni” e di un centrodestra che non accetta “l’autonomia e l’indipendenza” dei magistrati e che “non tollera che i giudici si esprimano senza assecondarli”.

Ma le toghe puntano il dito anche contro i giornali di destra che “rastrellano informazioni” per colpire chi è considerato “di parte e ostile”. Quello che se non si allinea viene considerato una “toga rossa”, come denuncia anche il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia che lunedì sarà a Bologna “per una assemblea straordinaria che testimonia il clima di inquietudine” creato da “questo modo di fare della politica” che “priva di serenità il lavoro dei magistrati”. Ed è proprio Santalucia a criticare il modo “fazioso e antitaliano” usato dal ministro Matteo Salvini “per rappresentare la magistratura”, osservando come il compito dei giudici non sia quello di “completare il lavoro del Governo”, ma di “far rispettare i diritti delle persone”. A lui ribatte Maurizio Gasparri (FI) invitando il Csm, “al quale si appellano” gli “amici di Santalucia” che “boicottano il Parlamento”, a “cacciarli via dall’ordine giudiziario”. Ma non sono solo gli “attacchi”, anche “mediatici”, a preoccupare le toghe. Il ‘j’accuse’ riguarda anche “le riforme peggiorative” della Costituzione “il cui percorso parlamentare non a caso viene ora accelerato” per “impaurire i magistrati”.

E tra queste riforme, oltre alla separazione delle carriere – che il Governo vorrebbe veder approvata entro dicembre almeno in un ramo del Parlamento – i giudici guardano con timore a quella che il governo vuole tirar fuori dal cassetto, come spiega il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (Fi), “subito dopo la Manovra” e “l’approvazione di progetti di legge” caldi “come quelli che riguardano il tetto di 45 giorni alle intercettazioni, la modifica della prescrizione e la nuova disciplina per il sequestro di Pc e smartphon”. Si tratta di un altro ddl firmato dal senatore di FI Pierantonio Zanettin che punta a indicare per legge i criteri di priorità dell’azione penale. “E’ un testo – spiega Zanettin – necessario per dare esecuzione alla riforma Cartabia che prevedeva che queste priorità venissero elencate per legge”. Ma fatta ora e con “queste modalità”, incalza la capogruppo M5S in Commissione Giustizia del Senato Ada Lopreiato, è “un nuovo attacco alla Magistratura che rischia di compromettere il principio di uguaglianza di fronte alla legge e di indebolire la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario”.

Non può essere “la politica – osserva – a dover decidere quali reati perseguire e quali no”. “Di fatto governo e maggioranza – commenta la vicepresidente della Commissione Ilaria Cucchi (Avs) – hanno messo i carrarmati davanti alla magistratura” e sono pronti a far fuoco. “Prima fanno leggi sbagliate, impossibili da applicare e poi scaricano sui giudici questa impossibilità di applicazione”, osserva Cucchi che definisce “incostituzionale il ddl Zanettin. Altro nodo è quello dei Giudici della Consulta per il quale si è deciso di rinviare a dicembre. Così la trattativa sarà su 4 nomi e non su uno solo. E l’ipotesi è che la maggioranza insisterà sul costituzionalista Francesco Saverio Marini e su Sisto. Mentre in quota opposizione si parla di Stefano Ceccanti oltre ad un tecnico non di area per il quarto nome.

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Massimiliano morto in Ucraina, soccorreva i feriti

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“Sei volato via da eroe per me e per tutte le persone che hai salvato in questi anni”. Le parole della figlia Aurora sui social per ricordare Massimiliano Galletti, 59 anni, il soccorritore morto a Kiev lunedì scorso, dopo essere stato ferito un mese fa da schegge di un colpo di ‘Rpg’, lancia granate portatile anti carro. Galletti, marchigiano di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), non era un foreign fighter ma svolgeva servizio di assistenza ai combattenti al fronte in una località non distante dalla capitale ucraina.

Nelle retrovie, dove operava, il colpo fatale di granata e la morte dopo un mese di coma in ospedale. Si tratta del primo italiano, in questo caso un paramedico, morto sul fronte ucraino. “Sono stati 30 giorni di buio totale” anche per la moglie Donatella Scarponi: “sapevo che mio marito era morto ma non dove, come, con chi, dov’era?”. La donna, sconvolta, aveva avuto conferma in Commissariato del decesso del marito a seguito di gravissime lesioni subite nello scoppio di una granata. “Non era un combattente – conferma – perché non avrebbe saputo neppure usare un fucile da guerra”. Il sindaco di San Benedetto Antonio Spazzafumo, che ieri ha incontrato la moglie di Galletti e due sorelle della vittima, si sta interessando per il ritorno in patria della salma del 59enne che era un dipendente comunale in aspettativa per questa missione umanitaria: era ‘soccorritore paramedico’, impegnato con le unità cinofile, nella ricerca di persone ferite o morte durante i combattimenti. Della vicenda è informata la Questura di Ascoli che è in contatto con il ministero degli Esteri, e la diplomazia si è attivata.

“La parte italiana dell’iter per il rientro è completa, ieri i tempi sembravano brevi; ma ci sono ancora le questioni in Ucraina da sistemare”, dice il sindaco Spazzafumo che aveva incontrato qualche mese fa Galletti negli uffici del palazzo comunale, e ci aveva parlato per qualche istante prima della partenza verso l’Ucraina. “Sei sempre stato il mio punto di riferimento – scrive Aurora, la figlia di Galletti – la persona sulla quale sapevo di poter sempre contare da bambina, sognavo in futuro di avere un marito come te che mi hai sempre trattata da principessa. Hai sempre trovato le parole giuste per confortarmi anche quando non avevo voglia di sentirti, eri lì per me in questo momento che non ci sei più che mai ho bisogno di te, ma so che sei volato via da eroe l’eroe che si è sempre stato per me e per tutte le persone che hai salvato in questi anni sono orgogliosa di te come padre, ma soprattutto come uomo sarai sempre nel mio cuore”.

Circa due anni fa, il 59enne si era recato per la prima volta in Polonia, con la Protezione civile italiana, nelle zone di confine con l’Ucraina per aiutare gli sfollati che scappavano dalla guerra. Ritornato a San Benedetto del Tronto si era organizzato con un amico sardo, per ritornare autonomamente in Ucraina. Poi aveva prestato assistenza come paramedico nelle retrovie del fronte. Da circa un mese i contatti con lui si erano interrotti dopo la deflagrazione di una granata in una zona di violenti combattimenti tra russi e ucraini. Il 28 ottobre scorso, il decesso a causa delle devastanti ferite.

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