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Aggressioni ai medici, 2 italiani su 3 pronti a protesta

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L’85% degli italiani è spaventato dalle aggressioni ai medici: un dato che cresce ulteriormente, raggiungendo quota 91%, tra gli over 54, che hanno un rapporto di tendenziale maggiore frequentazione con il medico. Per gli italiani è dunque importante contrastare la violenza contro i medici, tanto che due su tre si dicono pronti a scendere in piazza per difenderli. Emerge dal Focus sulla percezione del cittadino e dei medici riguardo al fenomeno della violenza in sanità, realizzato dall’Istituto Piepoli e presentato oggi a Foggia dal suo presidente Livio Gigliuto nell’ambito delle celebrazioni della Federazione nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) per la Giornata di prevenzione della violenza contro gli operatori sanitari e socio-sanitari. Istituto Piepoli ha condotto per Fnomceo un’indagine su due campioni: uno composto da 500 cittadini italiani maggiorenni e uno da 200 medici. La ricerca offre un quadro complessivo sulla percezione della sanità pubblica e sull’attenzione che la politica dedica al settore.

Un altro aspetto critico riguarda le condizioni di lavoro dei medici, che sono percepite come determinanti per la qualità̀ del servizio sanitario. Otto italiani su dieci ritengono che le difficili condizioni in cui operano i professionisti incidano direttamente sull’efficacia dell’assistenza che ricevono. “Se il mio medico – commenta Gigliuto – lavora in un contesto che non lo fa stare bene, rischia di non curarmi come vorrei: è questo il pensiero della maggioranza degli italiani”. A preoccupare particolarmente l’opinione pubblica è il livello di stress a cui i medici sono sottoposti: il 78% degli intervistati teme che questo possa compromettere la loro capacità di garantire cure adeguate. Tiene la fiducia nel sistema sanitario nazionale, confermata dal 56%, anche se risulta più̀ marcata nel Nord del Paese e più̀ bassa al Sud e nelle Isole. Qui, a prevalere sono gli insoddisfatti. Tuttavia, è quando si parla dell’attenzione che la politica riserva alla tutela della salute che si percepisce forte delusione: tre italiani su 4 ritengono che il settore sanitario non riceva dalla politica la considerazione che merita e quasi 9 italiani su 10 si dichiarano preoccupati per le conseguenze che questa mancanza di attenzione potrebbe avere sulla qualità̀ dell’assistenza sanitaria che ricevono.

Dal punto di vista dei medici, la situazione appare altrettanto critica. La maggioranza di loro considera le proprie condizioni di lavoro non adeguate, con oltre la metà che le definisce mediocri o addirittura scadenti. Inoltre, solo un medico su quattro si percepisce realmente supportato dalla struttura sanitaria in cui opera, e la stessa percentuale dichiara di sentirsi al sicuro sul luogo di lavoro, anche rispetto al rischio di episodi di violenza. Il personale medico, insomma si avverte spesso isolato nel fronteggiare difficoltà operative e minacce alla propria sicurezza. “L’indagine – conclude Gigliuto – restituisce l’immagine di un sistema sanitario che, pur godendo ancora di un certo livello di fiducia tra i cittadini, appare indebolito da una scarsa attenzione politica, da condizioni di lavoro difficili per i medici e da un problema sempre più̀ urgente legato alla sicurezza del personale sanitario”. “È necessario e urgente investire sui medici – commenta il presidente della Fnomceo Filippo Anelli (foto Imagoeconomica in evidenza) – sui professionisti della salute: solo valorizzando il capitale umano si può sostenere e ricostruire il Servizio sanitario nazionale. Questo i cittadini lo hanno compreso, e ora sono loro a chiederlo alla Politica”.

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Bradisismo nei Campi Flegrei: il punto sulla gestione dell’emergenza con Josi Gerardo Della Ragione

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Abbiamo fatto il punto sulla gestione del bradisismo. Insieme al Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ai massimi vertici regionali delle forze dell’ordine e a tutte le funzioni di supporto del COC. Fabio Ciciliano, Capo della Protezione Civile, ha elogiato il lavoro svolto in questa fase complessa, sottolineando l’efficacia dei protocolli sanitari e scolasticifirmati in Prefettura.

GARANZIE SU RISORSE E SICUREZZA DEL TERRITORIO

Il sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, ha riferito dell’incontro avuto in mattinata con il Capo della Protezione Civile, confermando che vi è massima attenzione nazionale sul territorio dei Campi Flegrei. Il Governo ha assicurato uomini, mezzi e risorse per il sostegno e l’assistenza alla popolazione, escludendo al momento qualsiasi piano di evacuazione.

MESSA IN SICUREZZA DEGLI EDIFICI E INFRASTRUTTURE

L’amministrazione comunale continuerà a lavorare per migliorare la sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato, con interventi su case e scuole. Tra le priorità discusse con il Prefetto e il Capo Dipartimento della Protezione Civile vi è anche il tema viabilità, con l’obiettivo di potenziare le infrastrutture stradali per agevolare la mobilità nel territorio.

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Pm, Pazzali può usare gli hacker per notizie sull’indagine

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C’è il “concreto pericolo” che Enrico Pazzali (foto Imagoeconomica in evidenza), presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, agenzia investigativa al centro dell’inchiesta sulle cyber-spie, indagato e “a piede libero” possa “acquisire informazioni segrete relative alle indagini a proprio carico”, entrando in chat e mail degli investigatori “sulle quali scorrono” dati ed elementi dell’inchiesta. E ciò grazie ai “servizi illeciti offerti” da Gabriele Pegoraro, anche lui indagato e “a piede libero”, o da altri hacker. Lo scrivono i pm di Milano che per Pazzali insistono al Riesame per i domiciliari, dopo il no del gip alla misura.

Il pm della Dda Francesco De Tommasi e il collega della Dna Antonello Ardituro hanno chiesto al Riesame dodici custodie cautelari in carcere per altrettanti indagati, tra cui l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, finito ai domiciliari su decisione del gip, e i domiciliari per altri tre indagati, tra cui Pazzali e Gabriele Pegoraro, hacker esperto e “collaboratore esterno” del gruppo. La posizione di Carmine Gallo dopo la morte è stata stralciata e archiviata. Per gli inquirenti, Pazzali può godere ancora di una “fortissima rete di relazioni” e della “forza del ricatto”, data la presunta fabbrica di dossieraggi che ha costruito, ma soprattutto potrebbe avvalersi ancora di hacker “a disposizione dell’organizzazione”, come Abbadessa, Rovini, Di Iulio, Coffetti, tutti indagati ma senza misura cautelare ordinata dal gip. L’ultimo, scrivono i pm, è “capace di inoculare captatori informatici nei dispositivi”.

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‘Azzolini racconti la verità su Moro, pm lo convochino’

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A 47 anni dalla strage di via Fani, il caso del sequestro di Aldo Moro potrebbe presentare elementi di novità. Il legale dei familiari delle vittime, Valter Biscotti, presenterà infatti nei prossimi giorni un’istanza alla procura di Roma per chiedere di ascoltare Lauro Azzolini. In una delle intercettazioni disposte nel 2023 per un’inchiesta su un altro episodio legato alle Br – avvenuto in Piemonte – l’ex terrorista fa il nome di un’altra persona presente sul luogo del rapimento e della strage il 16 marzo 1978, un soggetto mai indagato per quei fatti. Un nome su cui le famiglie dei cinque uomini della scorta di Moro, morti per mano delle Br 47 anni fa, ora vogliono sapere di più.

“Non intendo commentare le iniziative di Biscotti in procedimenti di cui peraltro neppure mi occupo”, le poche parole dell’avvocato di Azzolini, Davide Steccanella. Le novità che presto finiranno sul tavolo dei magistrati di piazzale Clodio sono collegate all’inchiesta sul caso della Cascina Spiotta di Arzello, nell’Alessandrino, il luogo dove il 4 giugno 1975 ci fu uno scontro a fuoco tra i brigatisti e le forze dell’ordine per la liberazione dell’imprenditore vinicolo Vittorio Vallarino Gancia. Nella sparatoria rimasero uccisi l’appuntato Giovanni D’Alfonso e la brigatista Margherita Cagol, moglie di Renato Curcio. L’inchiesta, nata nel 2021 in seguito all’esposto del figlio di D’Alfonso, Bruno, ha chiuso le indagini preliminari a febbraio dello scorso anno. Nel fascicolo sono finite anche le intercettazioni effettuate dal Ros di Torino sulle persone indagate, tra cui proprio Azzolini. Nelle sue conversazioni telefoniche, l’ex brigatista – che poi a sorpresa ha ammesso la sua partecipazione nella sparatoria della Cascina Spiotta – ha fatto cenno anche all’agguato di via Fani tirando in ballo un nuovo soggetto finora mai indagato né attenzionato dagli inquirenti in tutti i processi che si sono celebrati negli anni.

“Chiedo ai magistrati della Procura di Roma di effettuare verifiche su una intercettazione del marzo del 2023 e citata in un rapporto del Ros in cui l’ex brigatista Lauro Azzolini fa riferimento ad ‘altro soggetto’ presente a via Fani quel giorno e mai indagato per quei fatti – sono le parole dell’avvocato Biscotti -. Mi chiedo che fine abbia fatto l’inchiesta della giornalista Simona Zecchi con la quale ha segnalato una intercettazione tra Azzolini e un’altra persona dove dice chiaramente che in via Fani c’era anche un altro soggetto mai indagato. I pm di piazzale Clodio in primo luogo verifichino se sia davvero Azzolini il soggetto intercettato. Dopodiché visto che l’ex brigatista, che a distanza di 50 anni si dichiara ‘sofferente’ per le sue azioni del passato, mi domando se non sia il caso che gli inquirenti lo convochino per ascoltarlo al fine di aprire una nuova indagine sulla possibile presenza di altri killer in via Fani, mai individuati”. Intanto oggi l’Italia intera ha voluto ricordare il giorno dell’agguato di via Fani, che portò poi all’omicidio di Aldo Moro. Dal presidente del Senato Ignazio La Russa al capo della Polizia, Vittorio Pisani, tutti hanno voluto omaggiare le vittime della strage di 47 anni fa sulla quale, ancora oggi, alleggiano ancora troppe ombre.

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