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Cronache

Agenti minacciati a Barra, rinvenute armi a casa degli aggressori

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Agenti dell’Unità Operativa San Giovanni della Polizia Locale, nell’effettuare controlli ad un venditore ambulante di frutta e verdura che stazionava su via delle Repubbliche Marinare, hanno scoperto che questi, privo di qualsiasi titolo autorizzativo atto alla vendita, trasportava mercanzia su un furgone ricercato per furto e privo di assicurazione. E’ stata quindi immediatamente sequestrata la merce che era stata messa in vendita senza alcun titolo ed è stato disposto il rimessaggio del veicolo da sottoporre a sequestro con conseguente consegna al legittimo proprietario. Il fermato, C.P., 45 anni, numerosi precedenti penali, spalleggiato da figli e dalla moglie, R.G. di anni 43, opponeva una forte resistenza, spargendo tra l’altro la frutta sulla pubblica via. Gli stessi si sono resi protagonisti di frasi ingiuriose e volgari nei confronti degli agenti ed il tutto è stato ripreso dai telefonini degli stessi che hanno poi postato sui social il video con altre frasi offensive e minacce nei confronti degli agenti. Successivamente in un post pubblicato su Facebook, gli agenti hanno riconosciuto l’immagine della moglie dell’indagato, tale R.G. di anni 43, che si mostrava con una pistola tra le mani. Gli agenti del reparto della Polizia Investigativa Centrale, dopo aver avvisato il Pubblico Ministero di turno, hanno dato seguito alla perquisizione domiciliare presso l’abitazione degli indagati, nel quartiere Barra. Durante la perquisizione gli agenti hanno rinvenuto due pistole prive del tappo rosso che venivano sequestrate. Il soggetto, C.P., è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, diffamazione, detenzione abusiva di armi ed alterazioni di armi ex art. 3 L. 110/75.

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Cronache

Svolta nel giallo del Rione Sanità: investitore identificato, si indaga su un inquietante retroscena

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Negli ultimi giorni, il Rione Sanità è stato teatro di una vicenda che ha scosso l’intera comunità. Tutto è iniziato con la protesta di 50 genitori davanti alla scuola dell’infanzia Angiulli, in piazza Mario Pagano, dopo la diffusione di voci su presunti abusi da parte di un collaboratore scolastico.

A rendere il caso ancora più complesso è stata la scoperta di un possibile collegamento tra questa protesta e un grave episodio avvenuto il giorno precedente: l’investimento del collaboratore scolastico da parte di un pirata della strada.

La svolta nelle indagini

Le indagini dei carabinieri della compagnia Stella hanno portato, nella giornata di ieri, all’identificazione e denuncia dell’investitore, che è risultato essere un 34enne napoletano, padre di una bimba di quattro anni iscritta alla scuola della Sanità.

Il primo intervento dei carabinieri era avvenuto mercoledì scorso, durante l’assalto dei genitori davanti all’istituto, necessario per mantenere l’ordine pubblico. Alcuni genitori, in preda alla rabbia, avevano ritirato i propri figli dalla scuola denunciando verbalmente gli abusi, senza però depositare alcuna querela formale. Nel frattempo, i militari hanno accertato che il collaboratore scolastico non era presente a scuola perché ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cardarelli, dopo essere stato travolto da una moto.

L’investitore si era presentato in caserma per autodenunciarsi, a distanza di alcune ore dall’incidente. Tuttavia, le immagini della videosorveglianza e le testimonianze raccolte nel Rione Stella hanno permesso ai carabinieri di confermare la sua responsabilità.

Le ipotesi investigative

L’uomo è stato denunciato a piede libero come presunto pirata della strada, ma il vero nodo dell’indagine è stabilire se l’investimento sia stato doloso. Le voci di quartiere e i post sui social ipotizzano un’azione premeditata: il padre della bambina avrebbe creato un profilo fake, fingendosi una dodicenne per attirare l’uomo in una trappola e poi investirlo con la moto.

Le indagini informatiche in corso mirano a verificare se l’uomo abbia realmente creato il falso profilo per adescare il collaboratore scolastico e attirarlo nel luogo dell’incidente.

Il ruolo dei social nella vicenda

Il racconto della vicenda si è diffuso rapidamente nel quartiere e sui social network, dove in molti hanno espresso solidarietà al padre della bimba, considerandolo autore di un atto di giustizia fai da te. L’episodio ha acceso un dibattito sull’utilizzo dei social per diffondere notizie e sulla pericolosità di processi sommari condotti al di fuori delle sedi giudiziarie.

Al momento, non risultano denunce formali nei confronti del collaboratore scolastico, mentre le forze dell’ordine proseguono gli accertamenti per fare piena luce sui fatti e stabilire l’attendibilità delle accuse diffuse online.

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Cronache

Furto di energia elettrica a Chiaia: due noti locali nel mirino dei carabinieri

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I carabinieri del comando provinciale, insieme ai tecnici dell’Enel, hanno effettuato una serie di controlli a tappeto in diversi locali di Napoli. L’obiettivo: verificare eventuali manomissioni ai contatori per il furto di energia elettrica. A sorpresa, a finire nella rete delle verifiche non sono stati cittadini in difficoltà, ma due noti esercizi commerciali nel cuore della movida di Chiaia.

Le irregolarità riscontrate

Durante i controlli, avvenuti alla vigilia di San Valentino, le forze dell’ordine hanno visitato vari locali tra Mergellina e piazza del Plebiscito. Tra questi, il ristorante Terrazza Calabritto, dove i tecnici hanno scoperto una manomissione del contatore con un errore di fatturazione del 72% rispetto ai consumi reali. Il contatore è stato immediatamente sostituito con uno nuovo.

Stessa situazione è stata riscontrata nel Caffè la Nuit, in via Nazario Sauro, dove il consumo risultava alterato per un 67% in meno rispetto ai dati reali. Anche in questo caso, è scattata la contestazione del reato di furto di energia elettrica, punito con da due a sei anni di reclusione e una multa che può variare da 927 a 1.500 euro. In presenza di aggravanti, la pena può salire fino a dieci anni.

Le reazioni

Abbiamo tentato di contattare i titolari dei due locali coinvolti. Il proprietario del Caffè la Nuit non è stato reperibile. Ha invece risposto Vincenzo Politelli, titolare di Terrazza Calabritto, che ha espresso il suo rammarico: «Ci siamo resi conto solo dopo il controllo che c’era un problema al contatore. Il nostro locale ha sempre superato tutte le verifiche e non ha certo bisogno di lucrare sull’energia elettrica». Politelli ha aggiunto che la vicenda è ora nelle mani della magistratura e che la difesa è stata affidata all’avvocato Lelio Della Pietra.

I controlli sulla movida

La movida napoletana resta sotto il controllo serrato delle forze dell’ordine. I carabinieri della compagnia Napoli Centrohanno intensificato i controlli nella zona dei baretti, dichiarata “zona rossa” dal prefetto di Napoli, Michele di Bari. Particolare attenzione è stata rivolta ai parcheggiatori abusivi, con sei persone denunciate per aver occupato illegalmente le aree più affollate, tra cui largo Vasto a Chiaia e via Imbriani.

Nel corso della serata, i carabinieri hanno:

  • Identificato 138 giovani;
  • Controllato 39 veicoli;
  • Elevato 23 sanzioni al codice della strada;
  • Sequestrato 2 scooter;
  • Segnalato sei ragazzi alla Prefettura per possesso di modiche quantità di droga.

I controlli continueranno anche nei prossimi giorni, con l’obiettivo di garantire sicurezza e legalità nel cuore della movida partenopea.

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Caso Ravasio, Adilma accusata di aver ucciso anche il secondo marito

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

È ufficialmente indagata anche per l’omicidio del secondo marito Michele Della Malva Adilma Pereira Carneiro, 49 anni, cittadina brasiliana, già a processo con l’accusa di aver orchestrato l’assassinio di Fabio Ravasio, suo ultimo compagno, morto lo scorso 9 agosto a Parabiago (Milano) dopo essere stato travolto da un’auto che inizialmente sembrava Pirata. Quello di Della Malva è un cold case riaperto dopo 13 anni.

Per la sua morte oggi i carabinieri, su mandato del pubblico ministero della procura di Busto Arsizio Ciro Caramore, che ha coordinato anche le indagini per la morte di Ravasio, coadiuvato dall’ispettore di Pg Antonello Ciriaci, è stato eseguito un fermo. In manette è finito l’ex cognato di Della Malva, 59 anni, con numerosi precedenti, sospettato di essere vicino alle cosche calabresi, residente in zona Quarto Oggiaro (Milano), ex marito della sorella di Della Malva, che per gli inquirenti all’epoca aveva una relazione con la 49enne. Adilma e il secondo marito si conobbero da detenuti.

Lui, appartenente a una famiglia vicina alla criminalità organizzata pugliese, scontava 29 anni per omicidio. Lei ne scontava 4 per essere stata fermata con oltre 13 chili di cocaina. I due si conoscono nel 2006 durante un incontro nell’ambito di un progetto organizzato da un’associazione che aiuta i detenuti a reinserirsi nella società. La coppia si sposa quando lei torna in libertà. Nel 2011, durante un permesso premio che vede gli sposi insieme, Della Malva muore in circostanze che, al pm Caramore, sono apparse molto misteriose.

Si parla di infarto. Dalle indagini della procura bustocca è emerso che Della Malva è morto in seguito a un’intossicazione per aver ingerito un sacchettino in plastica, di quelli che confezionano i fazzoletti di carta, con all’interno della cocaina. Secondo quanto ricostruito, Della Malva inizia a stare male alle 5 del mattino. La moglie chiamerà i soccorsi intorno alle 10, 5 ore dopo, quando era ormai troppo tardi. Il movente ipotizzato dagli inquirenti, così come per Ravasio, è economico. I due amanti avrebbero ucciso per intascare il denaro che Della Malva teneva nascosto e impossessarsi della sua collezione di orologi di valore. La 49enne ereditò, alla morte del marito, anche una villetta a Vieste.

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