Collegati con noi

Politica

Addio Letta-Salvini a larghe intese, e su guerra è scontro

Pubblicato

del

Insieme per l’ultima volta. Anche se non cambiera’ la legge elettorale, Matteo Salvini ed Enrico Letta hanno escluso che dalle prossime politiche possa uscire una nuova coalizione di unita’ nazionale, che va da destra a sinistra. “Il governo delle larghe intese termina con questo Parlamento”, ha ribadito il segretario Pd. Mentre il leader della Lega e’ andato oltre: “Sto gia’ lavorando a una squadra dicentrodestra che riprenda per mano questo Paese”. Nei giorni scorsi era stato Giuseppe Conte a dire: grazie, abbiamo gia’ dato. Piu’ che all’anno 2023, le attenzioni sono pero’ puntate su questo mese. Per le amministrative del 12 e, soprattutto, per il passaggio del 21 e 22, quando il presidente del consiglio Mario Draghi parlera’ alla Camera e al Senato, col voto sull’Ucraina: “Una crisi di governo sarebbe negativa per tutto il lavoro che si sta facendo sul Pnrr – ha detto Letta – Affronteremo il passaggio parlamentare con la consapevolezza di questi rischi. Mi auguro ardentemente che la maggioranza tenga”. La campagna elettorale per le amministrative spinge i partiti a marcare le distanze. Anche la politica estera, con la guerra in Ucraina, e’ terreno sempre piu’ di scontro. Salvini ha praticamente detto addio al viaggio a Mosca: “Preso atto delle reazioni scomposte dei colleghi di governo – ha spiegato – mi sono confrontato con i vertici della Lega e abbiamo convenuto di imboccare altre strade”. Una frenata che arriva in giorni piuttosto movimentati dentro la Lega, con i malumori per quelli che un big del partito definisce le scelte “istintive” del leader, specie in politica estera, e con le voci di personalita’ tentate dalla competizione per la leadership. Anche se il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha garantito che vorrebbe “rifare il presidente della Regione”. Sul fronte Pd, sono state alcune parole di Letta a dare il la’ alle polemiche: “A me – ha spiegato il segretario dem – e’ sempre piaciuta una frase del presidente della Bosnia negli anni ’90, Izetbegovic: ‘Anche una pace non completamente giusta e’ meglio della continuazione della guerra’. Credo che questo valga anche oggi. Bisogna far di tutto perche’ l’Europa unita riesca a convincere o costringere Putin a fermarsi e si riesca ad arrivare a una pace anche se non completamente giusta”. E quando su Twitter e’ stato accusato di “svendere” la solidarieta’ agli aggrediti, ha risposto: “Mi pare una polemica sul nulla. Nessun cambio di linea sul no a Putin e sul sostegno a Ucraina”. Anche Silvio Berlusconi si e’ fatto sentire sul tema guerra: “E’ indispensabile un’Europa coesa – ha detto – cosciente dei suoi valori, saldamente legata a Usa e Occidente, capace di darsi una politica di difesa comune e di assumere a maggioranza e non piu’ all’unanimita’ le principali decisioni strategiche”. In vista del 2023, secondo Carlo Calenda, i “no” di Lega e Pd a una riproposizione delle larghe intese sono “balle”. Per il leader di Azione ci sara’ Draghi anche dopo: “Non vedo altre soluzioni”. Matteo Renzi ha usato gli stessi toni: quella di un Draghi bis “non e’ un’ipotesi da escludere”. E i rischi per il governo il 21 giugno? “Terra’ la barra dritta, perche’ ci sono gli adulti: Mattarella e Draghi”, ha risposto il leader di Azione. Il M5s continua pero’ a insistere sullo stop all’invio di armi. E le posizioni del resto della maggioranza, compreso il Pd, non sono cosi’ nette. La via d’uscita l’ha indicata il vicecapogruppo del M5s al Senato, Gianluca Ferrara: il testo da votare “deve chiaramente indicare quello che sosteniamo da tempo: e’ indispensabile concentrare tutti gli sforzi verso una soluzione politica del conflitto”. Dalle parti della maggioranza, comunque, non tutti fibrillano: “Confido nel fatto che il Parlamento possa esprimere la massima compattezza”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Che poi ha criticato Salvini per l’atteggiamento nei confronti del governo: “Arriverebbe anche ad attaccare i ministri della Lega pur di ottenere uno slogan elettorale”.

Advertisement

Politica

In Aula alla Camera la prima deputata che allatta bebè

Pubblicato

del

Camicia bianca e sguardo ridente. La deputata del Movimento 5 Stelle Gilda Sportiello fa il suo ingresso nell’Aula di Montecitorio con un marsupio bordeaux, da cui spunta un piccolissimo berretto nero. É il copricapo di suo figlio. Per il Parlamento italiano è un giorno storico. Per la prima volta, nell’Emiciclo della Camera entra una parlamentare con il suo bebè in grembo. Sportiello prende posto in uno scranno nella parte alta dell’Aula e partecipa regolarmente alla votazione finale sul dl Pa. Poi, con naturalezza, comincia ad allattare il suo bimbo, tra gli applausi dei colleghi. “Oggi si compie un passo importante, soprattutto perché rappresenta un precedente e un messaggio per il Paese e per tutte le donne”, commenta poco dopo la protagonista di questa prima assoluta.

Non è un caso che sia proprio la deputata pentastellata a scrivere questa pagina di storia. Sportiello, infatti, aveva depositato un ordine del giorno all’ultimo bilancio interno di Montecitorio “sulle modalità di partecipazione delle deputate madri ai lavori parlamentari”. Sulla base di quel documento, a novembre la Giunta per il Regolamento ammise una deroga alla norma in base alla quale “nessuna persona estranea alla Camera può sotto alcun pretesto introdursi nell’Aula dove siedono i suoi membri”. Da oggi, dunque, il Parlamento italiano è un po’ più vicino a quello di Strasburgo, dove l’ingresso alle neomamme con figli è consentito già da tempo.

La foto dell’allattamento nell’emiciclo europeo di Licia Ronzulli, oggi capogruppo al Senato di Forza Italia, risale addirittura al 2010. Al risultato raggiunto oggi a Montecitorio si è arrivati per tappe. Nel 2006, vicino alla tribuna stampa, venne allestita una prima saletta dedicata alla cura dei figli delle deputate. Più tardi, venne introdotta anche una nursery. Oggi, fa il suo primo ingresso in Aula una deputata con bebè in braccio. E potrà continuare a farlo, a norma di regolamento, fino al compimento del primo anno di età del figlio. All’evento riserva un’accoglienza speciale anche il vicepresidente della Camera Giorgio Mulé, che presiede la seduta. “É stato finalmente trovato il modo di consentire a quest’Aula di lavorare in perfetto e assoluto silenzio, dal momento che da questa seduta fa il suo esordio in Aula un piccolo, piccolissimo figlio”, scherza il deputato di Forza Italia. Che poi fa gli auguri a mamma e piccolo.

Nel corso della seduta, Sportiello viene raggiunta dal padre del bambino, anche lui un deputato pentastellato, Riccardo Ricciardi. E insieme ricevono auguri e congratulazioni dei colleghi. Si celebra come un giorno di festa. O meglio, come la vittoria di una prima battaglia. “Se le massime istituzioni italiane permettono alle lavoratrici di allattare sul posto di lavoro, a nessuna donna, qualsiasi sia la sua professione, potrà più essere negato questo diritto”, dice Sportiello.

Continua a leggere

Politica

Meloni, tavolo permanente sull’alluvione e rimborsi 100%

Pubblicato

del

Un tavolo “operativo permanente” per stabilire gli interventi necessari per fronteggiare i danni del maltempo, coordinato dal ministro Musumeci, e “indennizzi che siano il più possibile alti con l’obiettivo del 100%”, dopo una “ricognizione precisa dei territori”. Sono questi i risultati che emergono dall’incontro a Palazzo Chigi tra il governo, con la presidente Giorgia Meloni in prima fila, insieme ai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, e i sindaci e presidenti di Regione e delle Province colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna, Marche e Toscana. Rimane in stand by la nomina del commissario che per gli amministratori locali rappresenta invece una urgenza. Durante il vertice, però, alcuni partecipanti hanno notato attriti tra componenti dell’esecutivo. In particolare quando la premier ha annunciato il ruolo da “collettore” di Musumeci, a qualcuno è sembrato che sul punto altri ministri, tra cui Salvini, non fossero stati informati e per questo avrebbero dimostrato il loro disappunto.

“Nessuna scintilla tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni” ha replicato secco il Mit in una nota. “La riunione di oggi – prosegue il ministero – ha ribadito la compattezza dell’esecutivo e la totale collaborazione con gli amministratori emiliano-romagnoli”. E anche Palazzo Chigi conferma che non c’è stata tensione: il governo è coeso e il clima nella maggioranza sereno. L’obiettivo dell’esecutivo è lavorare e portare a casa risultato concreti. La cosa certa è che la convocazione dell’incontro prevedeva la partecipazione di Salvini e del sottosegretario Alfredo Mantovano, mentre non era prevista la premier che all’ultimo si è liberata e ha presieduto la riunione. “Questo è un tavolo operativo che serve per stabilire gli interventi necessari per fronteggiare i danni. Sarà un tavolo permanente che, in attesa della definizione della struttura commissariale, sarà coordinato dal ministro Musumeci”, le parole di Meloni. “Più siamo precisi nella ricognizione dei territori, più quelle risorse andranno dove devono andare. Così come più si sarà capaci di distinguere quello che è il frutto dell’evento alluvionale dai problemi che erano preesistenti, più si avranno risorse per avvicinarsi a indennizzi che siano il più possibile alti con l’obiettivo del 100%”.

Anche il dl maltempo, per la premier, può essere “oggetto di miglioramento e affinamento. Penso ad esempio alle zone e ai comuni che potrebbero essere stati esclusi in prima battuta sulla base delle indicazioni che arrivavano dai territori perché anche i territori non avevano contezza di quanto avvenuto”. Gli amministratori locali alla fine ringraziano l’esecutivo per l’impegno, ma rimangono con diversi dubbi. “Preoccupato” si dice il sindaco di Bologna Lepore. “Non tocca a me stabilire chi debba essere” nominato commissario per la ricostruzione, ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, noi “abbiamo chiesto che decidano in tempi brevi. Decidano chi vogliono”. Anche le risorse sono un punto spinoso. “Non siamo riusciti ancora a fare il conto se nel decreto ci sono 2,2 o 1,6 miliardi, lo si vedrà anche perché in alcuni casi bisogna fare delle verifiche molto puntuali. Poi che siano 2,2 o 1,6, è comunque una quantità di risorse importanti, ma non basta”. Come lui il sindaco di Cesena Enzo Lattuca, “non c’è l’individuazione delle risorse e non ci è stato comunicato in che modo saranno erogate”, e il collega di Ravenna, Michele de Pascale: “E’ stata accolto la nostra richiesta di insediare un tavolo permanente per la ricostruzione, ora però occorre entrare nel concreto delle azioni da mettere in campo”.

Continua a leggere

Politica

Arriva stretta del governo contro la violenza alle donne

Pubblicato

del

Arriva la stretta dal governo contro la violenza sulle donne. Il consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge con un ‘pacchetto’ di misure il cui filo conduttore, come ha spiegato la ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella è la prevenzione “per interrompere il ciclo della violenza” e per “agire tempestivamente e efficacemente” tanto che ci sarà la richiesta al Parlamento della procedura d”urgenza. Sono state rafforzate le misure cautelari: il braccialetto elettronico, il distanziamento fissato a 500 metri e non solo dall’abitazione della vittima ma anche nei luoghi che abitualmente frequenta, l’ammonimento e previsto l’arresto in flagranza differita con la produzione di video e foto. Ma è anche un provvedimento che mira a ridurre i tempi di tutte le fasi dei procedimenti visto anche alcune condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Sono infatti previsti 30 giorni per il pubblico ministero per poter valutare il rischio e decidere la necessità delle misure cautelari, e dall’altra parte 30 giorni perché il giudice possa poi metterle in atto. Altro punto è la formazione. “Abbiamo stabilito che il magistrato – ha puntualizzato Roccella – debba essere abbastanza specializzato e che questo tipo di processi siano affidati sempre agli stessi magistrati in modo che sviluppino le competenze con una formazione sul campo”. E per sveltire i processi i reati di specie verranno inseriti nell’elenco di quelli considerati prioritari. Inoltre la vittima, o gli eredi, in stato di bisogno può chiedere una provvisionale sulla liquidazione definitiva dell’indennizzo proprio per consentire a chi è stato offeso di non dover attendere la fine dell’iter giudiziario. Vittime che saranno costantemente informate: sapranno quando l’aggressore tornerà in libertà o della presenza nella propria città dei centri antiviolenza. Non solo provvedimenti ma quello che vuole il governo è spingere per una svolta culturale.

“Tutto questo non basta – ha puntualizzato Roccella – se non viene accompagnato da un cambiamento culturale e se non c’è una presa di coscienza delle nuove generazioni”. Con questo obiettivo le vittime, in occasione della prossima giornata contro la violenza delle donne, in autunno, testimonieranno la loro esperienza direttamente nelle scuole, mentre Nordio ha ipotizzato: “Non sarebbe male se portassimo nei carceri anche le vittime di reati, a portare testimonianze, in modo da far capire ai detenuti la gravità fisica, morale e psicologica di questi comportamenti odiosi”. perché, ha concluso Roccella, dobbiamo lavorare su “una consapevolezza crescente che dobbiamo assolutamente alimentare”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto